“ Nell’ Amore non vi è timore” (1’ Gv 4, 17)
Oggi inizia così il mio viaggio fiducioso dentro la pratica meditativa. Un giorno, come tanti, denso di paura, di disperazione perché scopro un sentimento che non avevo ancora voluto vedere in me.
Penso che questa emozione abbia un nome preciso ma ho il terrore di pronunciarla e di riconoscerla in me: l’ invidia. No, non è possibile, proprio io? Forse non è vero.. Mi sbaglio, sarà un complesso di inferiorità?
Un forte senso di incapacità, una frustrazione pregna di rabbia, di insoddisfazione, una rabbia antica e recente per non essere mai riuscita ad esprimere ciò che veramente sono. Gli altri sono sempre migliori di me, loro sono capaci, io no, io non sarò mai all’altezza. Questi pensieri giudicanti fanno spesso da sottofondo. Le pratiche di lavoro di liberazione interiore intraprese in “Darsi Pace” mi aiutano nell’esplorazione delle emozioni più nascoste.
Sento in me un richiamo, un risucchio che mi invita all’abbandono, a scendere ancora più profondamente, ad andare dentro la mia disperata paura e di guardarla interamente.
“..Ne guariva molti…” Mc 3, 10
La mia malattia più profonda è la paura di essere esclusa, rifiutata, fatta fuori, annientata. Vedo e riconosco come il mio ego agisce e ha agito in difesa di questa paura.
Ogni volta che ti senti urtato, offeso o rifiutato, devi osare dirti questo: “ Questi sentimenti, per quanto forti siano, non mi dicono la verità su me stesso. La verità, anche se non posso afferrarla bene adesso, è che io son figlio scelto di Dio, prezioso agli occhi di Dio, chiamato Amato da tutta l’eternità e tenuto al sicuro in un infinito abbraccio” (Sentirsi amati – Henri J.M. Nouwen p.48)
Sento il desiderio profondo di essere amata per ciò che sono, di essere consolata ma vedo e riconosco la paura di buttarmi dentro l’abisso che mi separa dalla Vera Vita. Vedo ciò che mi separa dal Principio Vivente, sento e riconosco ciò che attanaglia il mio cuore.
“Signore della vita, aiutami!”
Mi sintonizzo con il ritmo del mio respiro.
Nell’ inspiro accolgo, riconosco i pensieri che mi sovrastano… riconosco un pesante groviglio di emozioni.
Nell’ espiro mi abbandono … accompagno il mio espiro fin sotto l’ombelico.
Accolgo e abbandono ad uno ad uno ogni mio pensiero, immagine, giudizio, sensazione, ciò che mi piace o non mi piace, adesso, la lascio andare fino a dove si spegne il mio espiro.
Collaboro concentrando la mia attenzione al movimento del respiro, mi lascio condurre.
Osservo e spengo la catena dei pensieri che alienano la mia mente relegandola in spazi angusti. Osservo e riconosco ad una ad una le sbarre della mia prigione…
“ Signore della vita, salvami!”
Ad ogni inspiro io sono presente al moto dell’inspiro … ad ogni espiro io sono presente al moto dell’espiro. Percepisco la profondità dell’abbandono che va oltre la mia attitudine interiore dell’abbandonarmi con tutta me stessa, va oltre la mia volontà di controllo.
Sento nell’abbandono forza, l’abbandono è il mio sostegno, ora è un punto di “contatto”.
Io sono in relazione:
“Signore Gesù tu sei la mia nuova umanità! Ti prego salvami con il tuo perdono”
Lascio ogni mia pretesa di controllo.. io non sono ciò che penso di essere…
Sono, nella mia impotenza, aperta all’infinito…
“La forza motrice del mio abbandono è il Tuo Amore”
Nel silenzio mi affido ..
Più l’ampiezza del mio inspiro si estende più divengo accogliente… ora non c’è paura!
Sono morbida mente nel flusso della vita. Stabile eppure in movimento, come albero piantato lungo rivi d’acqua, stabile mente radicata nella fluida corrente della vita.
“Nell’abbandono Signore la Tua Presenza mi sostiene.
ADESSO sono nelle mani Tue mani Padre.
ADESSO io ricevo il Tuo perdono.
ADESSO ri dai forma alla mia mente.
ADESSO sono stabile onda del Tuo pensiero.
ADESSO sono nel Tuo Grembo, opera della Tua Parola, opera del Tuo Amore.
Io sono UNO con Te.
In comunione con il Tuo Spirito sono nell’Amore che cerco, sono nell’Amore del creato.. sono nell’Amore di ogni mio fratello.
Questo è il Regno della Tua pace!
Avvenga di me secondo la tua Parola e così sia”
Apri le mie labbra, o Signore, e la mia bocca annunzi la Tua Lode. (Sl. 50)
Quanto male fa la ferita ogni volta che viene sfiorata o toccata!
In questi giorni anch’ io ne sento il dolore: il male percepito dopo l’intervento di una collega in Collegio Docenti nasce ancora da lì, dall’ amore ferito, dal bisogno di riconoscimento.
Nominare con precisione le emozioni, accogliere i pensieri che le accompagnano, sorridere alle pretese, ai giudizi, al bisogno di controllo della bambina ferita che mi porto dentro è incessante lavoro che ammorbidisce la materia indurita dell’anima.
In Cristo sperimento la liquidazione, l’assoluzione, il perdono che mi rigenera.
E’ Lui a riportarmi in assetto ogni volta che oscillo.
Quando la sua voce dolce e determinata passa attraverso me, consola la bambina ferita, la rassicura, la riporta nel fluire vita.
Grazie, carissima Vanna per la tua condivisione.
Toccare insieme la ferita ne dimezza il dolore e moltiplica la gioia per un millimetro di integrità guadagnato.
Un forte abbraccio.
Giuliana
Grazie Vanna, perchè parlando della tua paura, mi hai confortata! Ma allora non sono la sola ad aver paura di essere esclusa, di pensare che gli altri sono sempre più bravi di me, di…??
Io ho provato un pò di sollievo a fronte di questo problema con la meditazione del 7° incontro della seconda annualità; precisamente, dallo spostamento dal mio piccolo punto interiore all’apertura infinita. E’ come se i problemi legati al mio piccolo essere terreno, si fossero espansi nell’apertura infinita, eterna che tutto assorbe, trasforma e dissolve perchè Lì la Logica e gli Spazi, sono Altro! Il viaggio è appena agli inizi, ma sento dentro di me l’aiuto che mi arriva dalla Sacralità del viaggio stesso. A te e a tutti un abbraccio Maria Rosaria
Grazie Giovanna,
mi sono riconosciuta molto nelle tue parole e proprio in un momento della mia vita in cui sta affiorando tutto ciò. Anche in me emergono sentimenti di invidia che faccio tanta fatica a riconoscere. Riesco con relativa facilità a riconoscere in me diversi tipi di sentimenti e ad accettarli, ma quello no. Va ad intaccare un’immagine di me che mi sono costruita nel tempo, della persona bella e buona vittima dell’invidia altrui. E invece anche io ho questi sentimenti, solo che li ho sempre ricacciati indietro. Ora pian piano, nonostante la vergogna iniziale, li accolgo e li accetto. In effetti mi sento davvero molto più leggera con un cuore purificato, nel quale i sentimenti negativi non vengono ricacciati indietro, soppressi, nascosti dall’ego, ma accettati per come sono e attraverso la meditazione purificati.
Inoltre anche per me il problema più grande è il sentimento di essere esclusa, rifiutata. In realtà sono io per prima che mi auto-escludo dal mondo, come strategia difensiva per paura di essere aggredita. Sentimento di esclusione e paura dell’aggressione sono nodi fondamentali intorno a cui ruota tutta la mia attitudine agli altri e alla vita, e in qualche modo credo siano collegati, anche se ancora mi sfuggono molti nessi, che capirò nel tempo, attraverso la pratica.
Un caro abbraccio
Maila
Grazie Vanna è bello quello che hai scritto. Mi piace sentire come ognuno di noi si abbandona. Mi fa sentire un senso profondo di fratellanza e di unità. Ti abbraccio. Forse anche Questo è Chiesa?????
Ciao Vanna!
Grazie per questa bella condivisione di meditazione. Io, come al solito, mi identifico soprattutto con la prima parte, ma non perdo la speranza che arrivi la stagione del disgelo a sciogliere le contratture.
Un abbraccio affettuoso
iside
Carissime Giuliana, Maria Rosaria, Maila, Chiara, Iside,
le nostre esperienze di cammino concordano nell’aver sperimentato concretamente come il processo di liberazione interiore avviene ogni volta che tocchiamo dal profondo del nostro dolore la nostra disperazione, non negandola o fuggendola perché impaurite ma nel riconoscimento e nell’umile richiesta di aiuto.
La disperazione, la sofferenza, riconosciuta e sentita ci offre la possibilità di scoprire il nostro limite e di abbandonarci alla nostra impotenza.
Il Mistero della Salvezza lo tocchiamo proprio nell’abisso della disperazione e l’aiuto invocato diviene un punto di contatto. E’ lì che si apre un nuovo senso di noi e della realtà. E’ da lì che concretamente sentiamo il disgelo delle nostre contratture, sperimentiamo che la vita ri fiorisce, la guarigione avviene, il dolore svanisce.
Continuiamo nel rilancio fiducioso del nostro umile lavoro quotidiano e parteciperemo con gioia al sorgere della Vera Pace.
Vi abbraccio. Vanna
Grazie Vanna per il dono della tua condivisione! Vedere i frutti del cammino e la libertà e il coraggio delle tua parole mi aiuta a continuare senza timore.
Durante la meditazione,stamane, dopo alcuni giorni di influenza, ho sentito fisicamente sciogliere e ammorbidire le mie viscere e ne ho tratto grande sollievo.
L’abbandono è guarigione profonda delle nostre distorsioni e dei nostri mali.
Un forte abbraccio. Rosanna
viviamo la vita, vi amo
“Perché io invidiavo gli insensati, mentre osservavo la felicità dei malvagi che fino alla morte non sanno cosa sia il dolore e fino alla fine si mantengono sani” (dal 73, 3-4).
Dunque anche il salmista provava invidia. Non è. Sola. Coraggio.