Non si parla volentieri di gelosia e invidia. Ma qui si affrontano anche queste realtà interiori negative, per liberarcene.
L’invidia è sentirsi privi di qualcosa che l’altro ha , e perciò nasce da un confronto che crea ostilità e tormento, la gelosia è la paura, l’angoscia che l’altro ci porti via qualcosa di buono che abbiamo e nasce dall’insicurezza. Socialmente è più accettabile la gelosia che l’invidia. perché si pensa che la prima sia nutrita da un sentimento di amore, anzi talvolta è superficialmente considerata una prova di amore.
In pubblico si confessa più disinvoltamente di provare la gelosia piuttosto che l’invidia, della prima non ci si vergogna come della seconda, che spesso è più insidiosa e lavora nella parte più oscura e limacciosa della nostra anima e spinge ad allontanarsi dagli altri.
Papa Francesco, il 23 gennaio di quest’anno, durante l’omelia espressa a braccio, come è solito fare nella messa a Santa Marta, ci ha ricordato che ” La gelosia porta ad uccidere. L’invidia porta ad uccidere. E’ stata proprio questa la porta attraverso la quale il diavolo è entrato nel mondo. (…) E’ un veleno forte questo che troviamo nelle prime pagine della Bibbia con Caino(…) La persona invidiosa, gelosa è una persona amara: non sa cantare, non sa lodare, non sa cosa sia la gioia, sempre guarda che cosa ha quello ed io non ho. E questo la porta all’amarezza, un’amarezza che si diffonde intorno. (…) E ne conseguono chiacchiere malevole. Perché questo non tollera che quello abbia qualcosa, la soluzione è abbassare l’altro, perché io sia un po’ più alto.”
Queste parole mi hanno spinto a riflettere : quando e come sono affetta dal vizio dell’invidia? Sono stata anche stimolata recentemente da un commento sulla chiamata di Abramo ( Genesi, 12, 1-3) . Dio ordina ad Abramo: vattene dalla tua terra, o , secondo un’altra traduzione: vai verso te stesso! Metaforicamente Dio dice al patriarca:- scendi nel tuo profondo, e arriverai alla libertà, io sarò con te, ti darò il possesso della tua anima e la tua discendenza sarà benedetta! –
Un tempo non avrei saputo riconoscere in me la presenza molto frequente dell’invidia, ora il lavoro di auto conoscimento intrapreso in DP. mi ha reso molto più consapevole. Mi ritrovo a invidiare parenti e amici, soprattutto donne, quando questo mi capita, avverto che mi chiudo e incattivisco e soffro una sofferenza davvero inutile. Perché mi succede? Perché vivo troppo spesso il bisogno di confrontarmi , di non stimarmi , di rodermi per quello che non ho, invece di gradire ciò che ho ?
Mi è sempre capitato così, anche quando ero una bambina? Ricordo di sì e nel rammentare rivivo un misto di emozioni di allora, di imbarazzo, vergogna, colpa, odio e timore forte di essere punita. Così spiavo da lontano gli adulti e le mie sorelle più grandi che potevano giocare in modo diverso dal mio, parlare e stare con gli adulti come io non sapevo fare. Non mi accettavo, mi nascondevo , mi allontanavo dalla realtà per rifugiarmi in un mondo inventato a mia misura. Più grande, incominciai a reprimermi a sforzarmi di essere e apparire diversa da come ero dentro . Soffrivo, ma consideravo inevitabile questo tormento: gli altri erano meglio di me e io ero forse maledetta e degna di morte e poi dell’inferno.
Oggi, accetto di più le mie debolezze, perché dialogo con esse; la paura di essere disprezzata da tutti, di restare sola, di un rifiuto totale resta, ma solo a tratti è dominante. Quando capita, non mi stupisco, so che più riconosco il nemico, più lo saprò sconfiggere; attraverso con coraggio l’angoscia primordiale, perché credo, in base ad esperienze precedenti ,che accanto a me ci sia anche una Presenza che mi sostiene e mi ama comunque. Allora grido forte aiuto, ho fiducia di essere ascoltata, mi abbandono con dolcezza alla fonte di ogni vita e, gradualmente, subentra la consolazione. Il bene esiste contemporaneamente in me e negli altri, basta avere l’impegno di scoprirlo e riscoprirlo ogni momento e ogni giorno, senza stancarsi! Così si diventa più leggeri e si può anche danzare.
Cara Maria Pia, grazie per il tuo scritto. Stimolata dalle parole di Salvatore, stavo riflettendo in questi giorni, che se sono una sferzata di energia rispetto alle alte e basse maree della vita, in quanto leale esame di realtà dell’andamento della vita, non è possibile applicare lo stesso schema invece alla variabilità e conflittualità dei nostri sentimenti, che producono appunto i nostri alti e bassi.
Mi ritrovo perfettamente nelle situazioni – reazioni da te descritte, da bambina e da adulta, ma quello che io trovo ORA sconfortante è l’ambiguità/assurdità/ oppositività dei nostri sentimenti : ci troviamo ad invidiare, provare rabbia,.. nei confronti delle stesse persone alle quali vogliamo anche bene e che sono importanti nella nostra vita. E se sul singolo nodo è possibile lavorare e trovare la Luce e la strada, è più difficile in generale avere delle coordinate interiori di riferimento rispetto al mix/coacervo che ci abita e che contiene il tutto e anche il suo contrario. Il mio cuore in questi giorni è in doloroso stem-baj! Non vuole provare invidia, rabbia,.. per non alimentare la catena del male, nè re-agire a quello che riceve (si percepisce anche l’invidia,… degli altri!), ma è confuso e non è capace neanche di provare amore! Sembra che dica: “ma non è assurdo e paradossale invidiare,amare,avere paura, vergognarsi,avere bisogno,… della stessa persona”?
Dobbiamo schematizzare anche qui, dicendo che la nostra natura è così e che la relazione con gli altri è solo continua sfida/gioco?
La mente ne esce momentaneamente appagata da questa risposta, e sento che anche il cuore è sereno!
Sa che anche nei grovigli più bui, il “santo viaggio” riesce a portare la Luce!
Ti abbraccio e abbraccio tutti Maria Rosaria
Penso che l’invidia nasca dalla perdita di ciò che è profondamente nostro. Mi viene in mente l’episodio di Salomone con le due donne che avevano partorito. Quella che perse il bimbo invidiò l’altra. Si tratta chiaramente di una metafora:
chi perde il bimbo invidia.
Cari amici, vi ringrazio per queste riflessioni su un tema che mi trova molto “esperta” in quanto si tratta di un sentimento che ha segnato molto la mia vita e le mie relazioni.
Forse sì, la donna che ha perso il bimbo è mossa dall’invidia quando è disposta a farlo uccidere, in modo che non ce l’abbia nemmeno l’altra…. è questo l’aspetto terribile dell’invidia: non tollera la sofferenza della perdita e ancor meno tollera di avere sotto i suoi occhi un altro che invece gode pienamente di quanto le è stato tolto, allora sente che starà meglio solo se anche l’altro soffre…
Questo vale anche per le persone che si amano, almeno questa è la mia esperienza, e questo ha sempre generato in me un grande senso di colpa e paura della mia rabbia …. fino al punto che ho fatto il possibile per vivere da sola (non solo per questo però).
Vivere da sola voleva anche dire non avere continuamente sotto gli occhi chi era contento mentre io ero nell’angoscia e nello sconforto, chi poteva andarsene a fare un viaggio per me impossibile, chi era amata mentre io…
Poi ho visto che l’invidia sbiadiva con l’imparare ad apprezzare un po’ di più la mia vita e con l’imparare la compassione e la tenerezza per gli altri, sentimenti che mi hanno fatto vedere le fragilità e il bisogno d’amore che prima non potevo vedere accecata dal dolore e dalla rabbia.
Fondamentale anche il sentire sempre la presenza del mio preziosissimo angolo di meditazione dove lasciar scorrere via sentimenti e pensieri che mi ustionavano l’anima, come fare una doccia purificatrice e rappacificante…
L’invidia non svanisce, ma si lascia guardare con tenerezza.
Un abbraccio
Ennia
Voi siete per me luce, stelle del firmamento, nel Firmamento. Grazie, con affetto ,Antonella
L’invidia, per me, si mescola con il senso di inferiorità, il biasimo, il vittimismo, la rassegnazione e il senso di colpa.
La formazione religiosa che ho ricevuto da piccola ha accentuato l’idealizzazione e rinforzato il mio senso di inferiorità: nel passato mi sentivo sempre ultima a tutti e lontanissima da Dio, giudice e irraggiungibile, troppo tutto perché io potessi percepirmi fatta a sua immagine.
De-formarmi, togliermi di dosso immagini false di me, degli altri e anche di Dio è lotta interiore, interminabile, l’unica credo che valga la pena di compiere.
Sperimentare in questi anni di laboratorio dP, attraverso le nostre condivisioni, che funzioniamo tutti nello stesso modo, maschi e femmine, grandi e piccoli, modifica il modo di guardare me stessa, il mondo e Dio e mi apre alla visione del già e non ancora che sento profondamente dentro di me.
Le vecchie immagini si vanno deformando e lasciano un vuoto che si riempie di una Presenza che mi commuove ogni volta che ne vengo a contatto.
Le parole di Cristo dette a gran voce a Lazzaro suonano forti dentro di me
“Lazzaro vieni fuori!”
Mi pare che Cristo dica a me, all’uomo di oggi di uscire dalla tomba, dai loculi nei quali questo mondo ci rinchiude.
Nelle sue lacrime per l’amico morto, vedo ora il pianto di Dio, una dichiarazione d’amore per ogni uomo.
Sento sempre più urgente la creazione di itinerari concreti che aprano una nuova età della spiritualità cristiana, che ci aiutino a compiere una più profonda esperienza personale dei misteri della salvezza.
Anche noi, come Lazzaro, siamo malati e amati, in Cristo siamo sanati, liberati dal magma emotivo in cui siamo immersi, pieno di ostilità, di paure e di invidia.
In Cristo diventiamo una creatura nuova e il mondo una nuova creazione.
Grazie Mariapia e a tutti un grande abbraccio.
Giuliana
io invidio soprattutto la salute e elazioni appaganti. Anche a me pare che l’invidia poggi su una mancanza che ci illudiamo di colmare strappando all’altro la sua porzione. Forse, almeno per me, si tratta di imparare a leggere la mancanza, che nasce con noi, in parallelo all’apertura del desiderio, propulsore per una ricerca di vita sempre più piena, invece che come qualcosa da riempire dall’esterno a partire da un montepremi da contendersi. Se il grosso del lavoro spetta a me, nella conversione della prospettiva da perdita a vita piena donata, certo anche l’atteggiamento degli altri non è indifferente. Se una persona in salute condivide con me una parte del suo cammino, lenisce il mio senso di precarietà. E così il cerchio si chiude: sono le buone relazioni che ci aiutano ad accogliere la vita così come si presenta, dando voce allo Spirito che ci abita.
iside
Grazie di aver proposto, in modo così autentico, un tema aspro, ma tanto rilevante nella vita di relazione. Perché non possiamo gioire dei doni dell’altro? Non sappiamo apprezzare la bellezza, la bontà, la saggezza negli altri forse perché non ci sentiamo abbastanza amati, ma se noi fossimo alla reale ricerca della comprensione del progetto che Dio ha per noi è per l’umanità, ci sentiremmo pensati ed amati, apprezzeremmo tutto ciò che di buono l’altro ci può offrire come segno della bontà del Padre, saremmo grati della saggezza, intelligenza e di ogni capacità degli altri per quanto di luce possono riverberare su di noi. Guidati da questo spirito quale importanza potrebbe avere ciò che il nostro vicino ha più di noi? Avremmo comunque la nostra giusta eredità di figli amati.
L’ urgenza di Giuliana di ricerca di itinerari concreti per una nuova spiritualità più personale è anche la mia (la nostra?). Sicuramente sentimenti quali l’ invidia e la gelosia devono essere “lavorati” poiché sono probabilmente fra i più grandi ostacoli ad uno sviluppo comunitario di questi percorsi e ad una sempre più autentica testimonianza, che mi pare essere un punto essenziale, evidenziato anche nel discorso sulla Nuova evangelizzazione di Marco Guzzi.
Nell’augurio di essere una piccola o grande luce l’ uno/a per l’altro/a.
Affettuosamente vi saluto. Stefania.
Grazie per i vostri interventi che confermano la presenza dentro di noi di sentimenti negativi, spesso contraddittori tra loro. Togliamo loro energia, riconoscendoli e trattandoli con dolcezza, senza incupirli con i sensi di colpa. Infatti una cosa è provare invidia per qualcuno , un’altra è tradurla in azione, allontanandoci dalla persona invidiata, o peggio aggredendola.
Più che sulle nostre negatività, cerchiamo di concentrarci su ciò che è positivo in noi, aprendoci sempre al desiderio, come dice Iside, e alla relazione con gli altri. Con alcuni questo ci sembra difficile , ma proviamoci, così costruiremo in noi, a piccoli passi, una creatura nuova.
Presto festeggeremo la Pasqua del Signore, sia anche Pasqua, rinascita anche per noi! Auguri di gioia! Mariapia
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Jealousy, which envies, is more acceptable, because a person thinks that the first is fed by a feeling of love, indeed, sometimes this is superficially considered a test of love.
L’invidia è la causa di tutti i mali del mondo. Dall’invidia nasce la cattiveria, la superbia, la calunnia. Questi esseri spregevoli che sono gli invidiosi, invece di esser felici , accontentarsi di quello che hanno o cercare eventualmente di migliorarsi, cosa fanno? Cercano di distruggere il soggetto invidiato in ogni modo. Uno dei mezzi più usati da questi esseri immondi è la calunnia. Accecati da questo sentimento così negativo sono capaci di inventarsi e di fare le cose più assurde pur di nuocere a qualcuno. Non vogliono vedere la realtà. Arrecano grandi sofferenze alle persone che invidiano. Come combatterli? Come evitare di farsi il fegato così per siffatti esseri? Innanzitutto, non bisogna far vedere loro che per quel che si dice in giro di te stai male. Se quello che si dice non è una cosa vera però qualcuno dà credito a queste dicerie senza chiedersi se sono vere o false, lasciate perdere queste persone: o sono della stessa pasta dei calunniatori o sono dei babbei. Inoltre non si deve dare spiegazioni a nessuno : chi ci vuol bene sa la verità, chi non ce ne vuole ….. beh, anche se la verità fosse lampante e sotto gli occhi di tutti, continuerebbero imperterriti a sostenere le loro tesi. Bisogna avere una reazione intelligente , solo così si potranno limitare i danni ed evitare di soffrire inutilmente. Bisogna continuare a vivere la propria vita nel modo più sereno possibile, non dando importanza più di tanto a calunnie e calunniatori. Se possibile smentire con i fatti , ancora meglio, altrimenti bisogna cercare di non angosciarsi né di lasciarsi prendere dalla rabbia. Indifferenza e serenità e il calunniatore spacciato sarà.
Grazie, Isabella! per questa tua riflessione! Suggerisci di lasciarsi guidare dalla verità, dalla realtà nostra e altrui, piuttosto che dalle dicerie e supposizioni. Questo va bene, mettiamolo in pratico! Tanti auguri! Mariapia