Per dare sapore ai cibi, di sale ne basta poco. Quel pizzico aggiunto ad ogni piatto si scioglie e si diffonde nella pietanza per renderla appetibile. L’importante è che il sale sia saporito perché non lo si può rendere saporito dall’esterno (Mt 5,13).
Nel Vangelo di Matteo, Gesù dice che noi siamo il sale della terra. Dunque, intanto, nessuna ossessione per i numeri eclatanti, per le grandi masse. L’annuncio del Regno di Dio è per tutti, ma è la libertà di ciascuno che deve decidere da che parte stare. E stare dalla parte del Regno – dove “I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella” (Mt 11,5) – non è questione di aderire ad un’ideologia.
Stare dalla parte del Regno è scegliere che tipo di uomo si desidera diventare, smantellare le proprie strutture egocentrate e scoprire una relazionalità meno difesa e più aperta all’incontro sereno e fiducioso con l’altro. Il Regno di Dio, cioè un mondo di relazionalità pacificate dove agape è misura di tutte le cose, lo possiamo sentire vicino (Mc 1,15) se cambiamo la prospettiva, se iniziamo a guardare noi stessi, il mondo, le altre persone da un’altra angolatura, lasciando che la fiducia nell’Abbà buono sia lo spazio d’incontro con il divino che dà forma alle nostre vite. La testimonianza sul campo, che parta dalle fibre più intime di noi, avrà in sé il gusto che le si spanderà tutto intorno.
“Sì, il sale della terra, che illusa! Va bene che ce ne vuole poco, ma mi pare che ne sia rimasto davvero pochino!” Ogni tanto spunta un diavoletto e mi propone il suo pensiero birichino. Posso dargli torto però? A prima vista la cucina sembra rimasta sfornita di sale, serve piatti insipidi, sfornati tutti uguali, ben omologati per soddisfare i gusti ordinati dall’ultima strategia di marketing.
“Sono certa però che, se spulcio un po’ tra le pagine della storia, riesco a scovare qualche figura di uomo e di donna che ha accettato la sfida e si è fatta granellino di sale” rilancio a mia volta. A questo punto non posso dargliela vinta, così inizio a scrivere e i nomi emergono da soli: persone più o meno famose, lontane dalla santità da calendario, che nello straordinario ordinario della loro quotidianità non hanno gettato la spugna, ma hanno continuato a credere che sia possibile che gli esseri umani non si riducano a burattini strattonati da interessi pubblicitario-economici esterni e da dinamiche egocentrate interne, ma siano libertà in corso d’opera (d’arte) che si costruiscono nella realtà terrestre con lo sguardo puntato in alto.
“Caspita, il sale sembra abbondare – mi è venuto da pensare, tanto che poi ho dovuto interrompermi per questioni di spazio.
Ecco dunque il mio elenco (in ordine alfabetico):
Luigi Ciotti, Paolo Dall’Oglio, Madeleine Delbrêl, Mbaye Diagne, Peppe Diana, Danilo Dolci, Dag Hammarskjold, Etty Hillesum, Martin Luther King, Lanza del Vasto, Mahatma Gandhi, Gino Girolomoni, Gyosho Morishita, Pino Puglisi, Zeno Saltini, Annalena Tonelli, Sorella Maria di Campello, Roberto Gabriella e Costanza Ugolini, Adriana Zarri…
A qualcun altro viene voglia di raccogliere la sfida del diavoletto birichino e allungare la lista?
Grazie, Iside, per aver ricordato lo splendido Dag Hammarskjold.
Leonella Sgorbati: assassinata a Mogadiscio per il suo impegno contro le mutilazioni delle bambine.
Ibrahim Rugova: nel Kosovo ha conservato la pace 10 anni, poi ha perso, poi ha rivinto la pace.
Adriano Olivetti: impresa e sviluppo non per la speculazione ma per il bene comune.
Ettore Majorana: la fede illumina il suo genio immenso nel tentativo di evitare la bomba atomica.
Dorothy Stang: la prima martire del Creato in Amazzonia.
Christophe Muzihirwa: assassinato come Romero, per essersi opposto ai massacri tra Hutu e Tutsi.
Albert Einstein che ha detto: ” La luce è l’ombra di Dio”.
Una madre nord irlandese cui hanno massacrato tutti i figli e ha voluto funerali con cattolici e protestanti insieme.
Il sale buono esiste ma molte volte viene sottratto alla nostra conoscenza e alla nostra memoria.
Ricordarlo ci dà speranza e coraggio. GianCarlo
Ciao Iside, mi vengono in mente gli autori di alcuni libri per me importanti:
Clive Staple Lewis, scrittore inglese, anglicano, convertito al cristianesimo
Tonino Bello
Carlo Carretto
Carlo Maria Martini.
Con loro parole, e la loro vita, hanno “salato” territori un po’ di confine, tra credenti e non credenti e hanno rianimato credenti spenti e assonnati.
Le loro parole hanno “salato” un po’ anche me.
Ciao
Antonietta
cara Iside,
grazie per questo post che mi ha indotta ad andare a rivedere, anche se solo in internet, ciò che le persone da te e Giancarlo citate, hanno compiuto.
Alcune già le conoscevo mentre altre no.
Io non aggiungo nomi all’elenco perchè la mia memoria emotiva dimentica sia i nomi che i volti (da un certo punto di vista filtra una semplicità di secondo grado) ed è proprio su questa differenza che desidero condividere.
Sono contenta di ascoltare la tua testimonianza perchè il dato culturale io lo vivo solo come “ricerca personale”;e ancora troppo poco relata con l’esperienza altrui.
Mentre tu mi testimoni come proprio la cultura possa essere di sostegno nella trasformazione della sostanza che ci anima.
Intendiamoci non è che io non sappia che la pratica culturale è una delle basi del lavoro dei gruppi, lo so bene, ma per una persona ignorante è difficile senza stimoli esterni, confrontarsi cambiando atteggiamento.
A me piaceva e mi era utile, quando in questo blog si trattava anche dei personaggi che hanno fatto la storia in un certo modo, erano spunti di approfondimento che ora mi mancano.
Grazie sai e buon fine settimana a te e a tutti
Rosella.
Io allungherei la lista con : Don Andrea Gallo, Henri De Lubac, Maria Montessori, Albert Schweitzer, Enzo Bianchi, Alcide De Gasperi, Don Gnocchi, G.La Pira per citare un po’ alla rinfusa alcuni nomi noti. Ma mi vengono anche in mente alcune persone ignote ai più che sono state per me “ eroiche”, dei veri modelli di umanità generosa. Come Olga, una contadina che oltre il suo duro lavoro, faceva ogni servizio gratuito alle persone del suo paese, come Alberto, medico che cura gratuitamente una ragazza piena di guai psicologici, fisici e spirituali.. come Luisa, infermiera affettuosa presso tanti ammalati abbandonati. Consoliamoci: il mondo spesso sembra sommerso dal fango dell’egoismo, ma ogni giorno, o quasi, si può ricevere dagli altri un gesto, anche minimo di bontà! Mariapia
Quando sono ben posizionata nel mio stato egoico, e cioè nella maggior parte del tempo, mi viene da pensare in termini di tutto o niente, non ammetto sfumature: voglio vedere campi di solo grano o di sola zizzania. Il tentativo di convertire lo sguardo sul mondo mi educa, invece, ad imparare a vedere i campi in modo più realistico, dove grano e zizzania coesistono. E con il sale è la stessa cosa. Difficilmente riusciamo ad essere sale “tutto d’un pezzo”, siamo sale a tratti, diamo sapore ma talvolta siamo anche insipidi, se non disgustosi. Quello che sperimento nel lavoro in dP è l’educazione all’’accettazione degli alti e bassi, dei momenti più saporiti e di quelli insipidi. Questo esercizio di consapevolezza diventa l’occasione per estendere i momenti saporiti. Così imparo che ognuno può diventare sale, nel silenzio della propria vita, lontano dalla ribalta, senza fama e nonostante l’incostanza. Allora gli esempi di sale si moltiplicano e sono persuasa che ognuno di noi, in un momento o in un altro, è stato sale per qualcuno e può esserlo ancora.
iside
D’accordissimo con te, Iside!
Sale e insipienza sono mescolati in continuazione nella nostra vita quotidiana…accettare che la realtà dell’ Essere sia fatta di questa mescolanza non è poco, ti stimola al ‘discernimento’ , un’attitudine molto poco coltivata ai nostri giorni ma di una valenza educativa-formativa straordinaria.
Ciao a tutti, mcarla