Nel percorso con i gruppi Darsi Pace, ho trovato la strada per conoscere, capire, accettare e superare tanti lati oscuri della mia storia personale, tante zone d’ombra sono state illuminate, messe alla luce, tanti aspetti della mia vita si sono rivelati e pacificati.
Tra le dinamiche difficili della mia famiglia c’era il rapporto con mia sorella, portavo in me un peso inerme e dolorante, uno stato d’impotenza che nasceva dall’incapacità anche solo di comprendere cosa ci divideva.
Poi lentamente in un continuo schiudersi di verità, tra un esercizio di auto-conoscimento e una pratica meditativa, ho cominciato a sentire che quella condizione non era una condizione ineluttabile, che potevo credere in qualcosa di nuovo, che c’era una via di luce. Gradatamente la mia mente esasperata e fagocitante si è lasciata pacificare e sono scivolata in un abbandono fiducioso nella sovrabbondanza della Grazia di Dio.
Da questa conversione del mio sguardo tutto si è rivelato, ho visto con occhi nuovi, sentito, capito nuova- mente ed ho imparato a perdonarmi e a perdonare, ho visto quante attese avesse mia sorella su di me e quanto avrebbe voluto condividere qualcosa d’in-condivisibile: la nostra vita.
Mi sono resa conto di aver partecipato, collusa e onnipotente, alla sua stessa illusione, sostituendomi a lei, imponendomi con una prevaricazione pari alla rivalità che lei aveva verso di me, quella era per noi un’unione, non ne conoscevamo altre, vittime e carnefici allo stesso tempo, in una perfetta riproduzione del rapporto tra nostro padre e nostra madre.
Una relazione basata sui ruoli assegnatici e sulle folli dinamiche familiari, dove le identità erano negate e dove la prevaricazione, tacita o palese, era l’unica arma di scambio.
Noi così diverse e così lontane, così estranee. Ci siamo formate per negazione e contrapposizione, assoggettate ai diktat materni e scrupolosamente accondiscendenti alle prevaricazioni paterne. Noi ci siamo perse.
Per conoscersi, ci voglio luoghi sicuri e disponibili, l’ambiente della nostra famiglia era tutt’altro che un luogo sicuro, tutto lo spazio era completamente occupato dalle irrisolutezze dei nostri genitori e dalla loro dolorosissima unione.
Nel tempo anche noi abbiamo imparato a ritenerci normali così, folli e unite in questa follia, quel tanto che ci bastava per evitare che ci sentissimo troppo sole e precipitassimo nel gorgo del gelo e della separatezza della nostra famiglia, non sapendo che c’eravamo già dentro.
Accondiscendenti e compiacenti a un’ingiunzione, tanto soffusa quanto feroce, di unione forzata, di non separazione, incastrate e paralizzate, dentro ruoli assegnati, con i nostri “io” costruiti sulla follia, deprivate di ogni possibilità di crescita e con la morte nel cuore, ci guardavamo l’una l’altra come in uno specchio che ci confermava la nostra non esistenza.
Quando la morsa del comando ha cominciato ad allentarsi e i nostri genitori hanno iniziato il loro declino, è emersa tutta la crudezza della nostra relazione, nulla ci univa se non delle malsane rivendicazioni.
Era necessaria una nostra profonda separazione, non c’era nulla da salvare del passato, tutto era da ricapitolare. E’ stato difficile capire che solo una separazione ci avrebbe salvato, è stato molto difficile, abbiamo resistito, accettare di separarci per unirci è stata la sola condizione per liberarci della follia nascosta dentro di noi e dal grande inganno cui avevamo partecipato.
Ora non ci rimane che accogliere questa possibilità di rinascita come persone libere, vere, uniche e unite per scelta.
All’ inizio del cammino in Darsi Pace pensavo alla maschera come a qualcosa che ci siamo messi e che possiamo togliere, tipo maschera di carnevale.
Più mi addentro nelle mie specifiche strategie difensive, più mi accorgo che la maschera scorre nel sangue, impregna la carne, è come un codice genetico.
Smascherarmi è un lento, incessante cambiamento della prima visione che ci siamo fatti della vita, fondata principalmente sulla paura e su una impalcatura di pensieri male-detti.
Chi comincia a farlo ne sente il beneficio e riesce anche a portarlo al di fuori di sé, trova il coraggio di tagli relazionali che non vogliono separare, ma liberare da una follia nascosta per ricominciare dentro relazioni vive, libere, autentiche.
Grazie Patrizia, la tua testimonianza dimostra che la liberazione interiore è anche trasformazione del mondo.
Un abbraccio e arrivederci a presto.
Giuliana
Anch’io cerco di lavorare secono il metodo di darsi pace sul rapporto difficile con una mia sorella, prevedo però un cammino lungo, perchè quando mi pare che le cose vadano meglio, gli ostacoli si profilano ancora forti e infidi. Vado comunque avanti con sperasnza! mariapia