Così si interrogava il teologo Dietrich Bonhoeffer negli anni tragici della persecuzione nazista.
Come è accaduto per Etty Hillesum, che abbiamo ricordato nella conferenza di Marco Guzzi pubblicata recentemente, una situazione drammatica di guerra, prigionia, violenza, fame, freddo, può far emergere insospettate energie di resistenza e di contrapposizione pacifica al male.
In circostanze storiche meno tragiche, quali quelle che ci troviamo a vivere, la domanda resta ugualmente valida: chi resta al suo posto? chi è capace di non farsi sopraffare dagli eventi, perdendo l’orientamento e la guida interiore della propria vita?
Affidiamo la risposta a due testi poetici che, nella loro sintesi espressiva, possono offrirci alcune preziose indicazioni:
- Vive e resiste chi non si offende di fronte all’urto del tempo, al bolide che può travolgere l’esistenza personale e collettiva: è cioè una questione di spegnimento dell’ego e della sua infantile suscettibilità, delle sue errate concezioni della realtà;
- Solo il contatto con Dio e la sintonia con la coscienza divina ci dà la forza di reggere lo scontro, di mantenere la rotta della nave mentre sul ponte infuria la battaglia. Il Comandante in me, il Resistente, sa che il centro della vita è “fuori”: lui sa come fare delle mie deboli truppe una brigata d’assalto per l’insurrezione.
Tremano i cuori
lasciati sul fondo; si spengono
le torce in forti umori.
”Vivrà chi non tremò, chi non si offese
All’urto. Vivranno i mari
Dei mari, e le colombe
Azzurre convertite
In quest’istante
Qui, in cui riparo”.
Marco Guzzi, Teatro Cattolico, 1991
IL COMANDANTE
C’è un uomo in contatto con Dio
Sul lato occidentale della casa.
Il suo sguardo non tradisce la mimosa
Mai, né di notte
Si scorda il giorno fatto, l’altra parte
Dell’eterno giro.
Sa ridere
Di tutto. Ha compassione.
E’ al centro del mondo
Perché ne è fuori.
E’ il comandante
Della prima brigata
D’insorti.
Sa leggere
I fonogrammi del cielo. Sa reggere
Lo scontro.
E’ il Resistente.
Marco Guzzi, Preparativi alla vita terrena, 2002
Il lavoro che compio nel laboratorio dP e la formazione che ne ricevo, mi aiutano a rompere vecchi schemi mentali, mi aprono ad una nuova modalità di conoscere, ad un modo diverso di esistere che coinvolge la totalità dell’essere.
Le pratiche sono mezzi indispensabili per il passaggio dell’anima vivente allo spirito vivificante (1Cor 15,45).
Scopro in me il Comandante che sta al centro del mondo perché ne è fuori, comprendo che posso restare salda se resto in relazione a Lui perché è Relazione che mi espande e mi fa tramite della sua azione creativa.
Grazie e un abbraccio.
Giuliana
chi resta saldo se nel fare
questo o quello è uguale
che tu sia chiamato alla prima ora
o nel sole del meriggio
al tramonto la paga è uguale
che tu abiti la casa nell’attesa
riconosciuta della paterna eredità
o ne sperperi i talenti ricevuti
è uguale
ma allora tu sei geloso perchè io sono buono
vanità delle vanità tutto è vanità … tanto è uguale
ma allora tu sei geloso
SI’
perchè
non è giusto…
io sono così …
buono … anche da mangiare
chi non s’arrende
se non colui che sa
che tutto è uno
il dentro e il fuori
il centro e la periferia
gode di Dio nel deserto
sterile e vuoto che fiorisce
l’onda spumeggiante della rosa
bianca senza inizio e senza fine
ieri era una festa particolare per i cristiani e così
sommando e contemplando questo e quello “è uguale” o forse anche no.
Ciao
Rosella
Ogni giorno la mia preghiera consiste nel chiedere di restare salda “fa che io sia il sostegno gioioso per chi mi sta accanto” dico. Le avversità grandi ma anche quelle piccole quotidiane minano il nostro equilibrio continuamente. Il lavoro in Dp mi ha cambiato tanto in questo senso, mi ha fatto comprendere che anche le avversità sono un’occasione per crescere spiritualmente e per apprezzare ciò che abbiamo davanti agli occhi ma che non sempre vediamo. E’ una scoperta meravigliosa sapere che lo Spirito, che da Lui ricevo ogni giorno, mi illumina, mi guida.
Mi piace l’idea del Comandante che è in me, che non molla il timone, che guida chi mi si affida per approdare all’isola della Vita piena.
Gabriella
Qualche giorno fa ho letto che il vero bene è quello che si compie non intenzionalmente, ma quasi automaticamente e quasi nonostante se stessi. Dapprima questa idea mi aveva indignata. Come è possibile fare il bene senza volerlo? Poi ripensandoci ho pensato che c’era molto del vero in questa affermazione. L’ho verificato nella mia vita e continuo a farne esperienza. Quindi forse resterà saldo chi il bene lo compio quasi nonostante se stesso e non potendone fare a meno. Del resto Simone Weil diceva che la fonte del vero bene è impersonale. Ripeto: ho fatto molto fatica ad accettare questo, ma ho dovuto ammettere che è così. Accetto volentieri smentite – mi rassicurerebbero.