” l’arte del volere bene partendo dalla nostra ricerca di integrità, senza troppi sforzi, senza troppe forzature.”
Questa frase rivoltami nel telematico da Marco, mi ha indotta a fare il punto sulla mia situazione circa la via iniziatica che conduce all’integrità.
Pur facendo tesoro delle lezioni somministrate, sono proprio solo “quasi adatta” ad un lavoro di ordine, precisione, fine cesellatura e ancor meno propensa alla paziente dolcezza necessaria all’attesa. Direi, anzi, che sono negata. Somiglio più a un frutto acerbo che necessiti ancora di molto sole per diventare, anche solo di poco, più zuccherino.
Ho provato anche a forzare un poco la mia natura selvaggia nell’essere più diligente, ma, ciò che reputavo un “retto sforzo” mi ha condotta quasi, sull’orlo di un baratro.
Così ho deciso di ritornare sui miei passi rivisitando la mia storia in “dp” con cuore riconoscente e grato alla Vita.
Il mio io entra molto facilmente in conversione quasi fosse un automatismo: un’onda emotiva s’informa come pensiero e sono nel luogo della fusione: concepita “non so chi sono”; ancora insufficientemente riconosciuta OSSERVO LA RELAZIONE che m’informa.
Sono molti anni che riconosco di funzionare così e lo trovo anche adatto a lavorare su me stessa, solo che ora, talvolta, questo automatismo, mi crea qualche difficoltà.
In una delle ultime lezioni ho proprio voluto vedere, se fosse realmente semplice e chiaro, l’esercizio proposto, non lo capivo, preda com’ero di una sorta di paralisi mentale.
Con mia grande sorpresa ho dovuto ammettere che: “si, rilette nel libro le indicazioni erano chiarissime”, però a me non risultava ancora né facile, né naturale, scrivere “una lettera accusatoria” a chi mi aveva fatto del male.
Sono in grado di contattare la mia rabbia, il mio desiderio di vendetta e l’odio che è in me, sentimenti sui quali posso lavorare, ma, nonostante un grandissimo sforzo di capovolgimento mentale, non ce l’ho proprio fatta ad ultimare l’esercizio; non mi riusciva di credere alla sua utilità: “è una perdita di tempo accusare l’altro!” pensavo in me stessa.
Quando mi sento ferita, ritengo che il problema sia mio, e che solo io possa risolverlo.
Non ho alcuna difficoltà ad “arrangiarmi da sola” assumendo la responsabilità della mia vita, anzi, questo è l’unico modo che conosco per procedere nella storia, però PRATICAMENTE cancello l’altro, voltandogli le spalle.
Ciò nonostante, sono riconoscente e grata a questa mia modalità solitaria di cavarmela nelle situazioni più diverse, poiché: è proprio tramite (attraverso) questa solitudine che sono giunta a riconoscere e a fidarmi della forza della Vita che vive in me e in seguito ad affidarmi ad essa nel nome di Gesù.
Quando regredisco introspettivamente sino al punto di scissione, il cui dolore insopportabile evidenzia tutta la mia impotenza, sono come una bambina piccolissima alla quale non interessano né i come né l perchè:
“Fammi stare bene!” “Guariscimi e basta!”
che nella Fede in Cristo equivalgono al grido: “Signore salvami”.
Da questo punto di vista, l’esercizio a 9 punti che completa la pratica psicologica nel secondo anno, mi calza a pennello.
Per quanto concerne la parte culturale e la sua visione della realtà l’ho condivisa da subito, riconoscendo in me una grande affinità “intuita” delle cose che via via vengono declinate e approfondite con competenza.
Forse non comprendo veramente tutto quel che ci viene somministrato e, anche se questa è la parte che maggiormente m’interessa, resto in attesa di una sorta di “compimento dei tempi” nei quali possa fiorire una differente relazione tra le persone e tramite la quale si velocizzi la trasformazione personale e globale.
Un dialogo più efficace e procreativa di quel mutamento dell’umano che va rendendosi indispensabile se vogliamo continuare ad abitare e a vivere sul pianeta terra.
In sintesi desidererei una proposta culturale “sperimentale” che s’incarnasse maggiormente “anche nel metodo” rendendolo più incisivo.
Quanto alla pratica meditativa (che nella mia somma ignoranza per molto tempo ho effettuato: lavando piatti “felicemente”, passando l’aspirapolvere “felicemente”, andando per boschi “felicemente” in quel: “Sorrido e mi abbandono” che dilata il cuore) è risultata essere per me un’esperienza controversa nel momento in cui ho creduto di sbagliare tutto e mi son forzata al cambiamento.
Cercando di seguire meglio gli insegnamenti impartiti: centrandomi sulla postura del corpo e concentrandomi sul respiro per silenziare, nel vano tentativo di perseguire “momenti meravigliosi” che non arrivavano mai, ho perso per strada la gioia nel cuore di cui già godevo.
Oggi ho cambiato registro. Trovo grandissimo giovamento nella pratica quotidiana guidata da Marco che mi accompagna nelle profondità degli argomenti trattati e apre il mio cuore al mistero della conoscenza di: “come funziono io nel tutto” ma, anche se difficilmente entro nello stato di silenzio, non ritengo che questo sia un problema insormontabile o un fallimento: se qualcosa deve cambiare, cambierà e me ne accorgerò, ora va bene così e me la godo.
Sono soddisfatta del mio dialogo interiore e durante la giornata, mi fermo spesso per rivolgervi l’orecchio e lo sguardo, soprattutto se qualche contrattempo mi varia l’umore in senso negativo. Mentre “sorrido e mi abbandono” sento e riconosco quei piccoli tocchi di gioia che donano sollievo e senso nuovo al mio agire.
Altre volte invece mi è proprio necessario prendere carta e penna (veramente no: tastiera e computer) e lasciare che il pensiero che mi pensa “chiacchieri liberamente” con la mia bambina interiore, come fosse l’amico del cuore che aiuta a dipanare le matasse più intricate della vita.
E’ bello avere un amico nel cuore con cui confidarsi e rielaborare le delusioni che derivano dalle nostre illusioni: uno sul quale puoi sempre contare.
“Caro Gesù pensaci tu” .
Ma tu credi ancora a Gesù Bambino?
Ebbene sì!
A detta degli adulti, i bambini sono per loro natura degli “illusi” che finiscono inevitabilmente con essere “delusi”.
Riconosco di non nutrire “sempre” un reale interesse per il genere umano adulto; e non sono ancora neppure troppo propensa a lasciarmi alla sostanza palpitante cui tutti apparteniamo.
Sarà la paura di perdermi, ma, non intendo correre il rischio di finire ancora, e quasi senza accorgermene, DENTRO L’OSSERVATORE che, a detta di molti, è “equanime” ma: nell’incarnazione quotidiana, nella relazione tra le persone che differenza c’è tra equanimità. distacco e separazione?
Qui ci vuol discernimento e volendo possiamo lavorarci.
ciao
Cara Rosella,
il bello di ciò che scrivi sta in quel respiro di libertà che si avverte fortemente….
Un uso spregiudicato, un po’ anarchico e sovversivo, delle regole alle quali pure provi a sottoporti.
Credo che il processo di trasformazione ci debba attraversare proprio così per essere vero.
Grazie e buona giornata. Paola
p.s. e se l’Osservatore fosse il Bambino Gesù? Che ci dà la misura e il discernimento? ciaociao
… bella ipotesi la tua Paola, ma istintivamente ho una “retrazione” che me ne allontana; però la prendo in considerazione come “domanda vera”.
Nella mia esperienza è stato con estremo piacevole stupore, che mi sono resa conto che la mia attenzione alla relazione era proprio una bella mistificazione.
Un po’ come dire che “nella meditazione” ad un certo punto va spento tutto, anche l’osservatore…
bacio
Rosella
Cara Rosella,
Parto dal titolo, che mi piace molto.
Mi richiama quel “se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.”
Ora, la mia parte perfezionista vorrebbe fare per benino tutti i compiti, fare tutte le meditazioni perfette, gli esercizi con il massimo impegno, trovare ogni volta risultati sorprendenti, e vedere ogni giorno grandi miglioramenti, e ….
Per fortuna il lavoro DP tira fuori anche il meglio della mia parte bambina, estremamente giocherellona, che prende tutto questo lavoro come un serissimo gioco, che qualche volta riesce, qualche volta proprio no, ma guai a smettere di giocare! Quando sono un disastro nella meditazione, vorrei fare/leggere/riuscire e invece va tutto a rotoli, e la parte egoico-precisina si arrabbia e si intestardisce nello sforzo, allora arriva la parte bambina che ride!
Umiltà, pazienza, e un bel sorriso: tutti i miei adattamenti quotidiani mi insegnano questo, quando mi concedo di ascoltare questa semplice/difficile lezione.
È bello leggere dei tuoi adattamenti, del tuo spirito “selvaggio” che prova e riprova, poi cambia direzione e trova una strada tutta sua.
Incarnare la lezione per me è questo: un continuo adattamento, non rigido, ma serio e giocoso allo stesso tempo.
Ciao
Antonietta
Sono perfettamente allineata con Antonietta.
Grazie Rosella per il tuo coraggio spregiudicato, mi è di grande consolazione e mi rinfranca. Anch’io sono un po’ ribelle ma ancora intrappolata nel senso di colpa per il dovere mancato di essere una brava bambina. Devo ammettere che le descrizioni che talvolta leggo su questo blog di esaltanti meditazioni dagli esiti fenomenali mi scoraggiano un po’ e mi fanno sentire inadeguata: perché io non ci riesco? Dove sbaglio? Invece tu mostri come sia possibile procedere nel cammino spirituale coniugando il rigore di un metodo con la libertà della sua interpretazione sul piano personale.
Comunque, mi sto impegnando per far uscire la birichina che c’è in me. Ed eccome se c’è!
Un abbraccio
iside
Non lamentatevi se nella meditazione non vedete luci o immagini. Entrate profondamente nell’esperienza della Beatitudine; là troverete la reale presenza di Dio. Non cercate una parte, ma il Tutto.
Paramahansa Yogananda
Antonietta, tu pazienta un po’! per ora accetta il mio grazie: ho poco tempo
ciao Iside.
il tuo intervento mi sollecita moltissimo e provo a corrispondervi:
io credo che la sinergia delle tre pratiche sia la vera chiave di volta del metodo.
Ho praticato per anni il training autogeno e sono “intuitivamente certa” che spesso la pratica meditativa possa condurre in stati di esperienza “analoghi”, ma, questo non mi basta.
Io desidero quella specifica trasfigurazione unificante del mio io (spirito incarnato) attraverso la quale sentire e conoscere il FATTO che il senso del peccato/colpa (che non sono la stessa cosa) mi sono rimessi.
Attraverso il training autogeno io facevo esperienza (e talora ancora la faccio, poichè può servire) di un luogo estremamente godibile, rilassante ed energetico; ed anche misteriosamente magico per taluni versi (la mente è magnifica) ma che non mi fa acconsentire ad “amare il mio nemico”, interno od esterno che sia, ad offrire la mia vita per concepire il nuovo “noi”: l’io Cristico.
In fondo è una fuga dal “senso del dolore” che abita il mondo e che IL RISORTO trasfigura:
Sperimentare una goccia di amore, o di passione “integre” per la vita che vive (in me come in te) incarnata sulla terra: quello è l’orizzonte del mio desiderio.
Molte condivisioni che ho postato nel blog riservato del telematico tendono a dare testimonianza del cammino umano e in quanto tale, personale, della mia specificità, della mia lentissima liberazione dalla morte che mi abita ancor prima di essere concepita.
Se vuoi ne possiamo riparlare più approfonditamente lì.
Ciao ti abbraccio.
Rosella
p.s. vorrei fare una rettifica: ho parlato di tre pratiche: la culrurale la meditativa e la psicologica, ma ve ne è una quarta a mio parere, che passa spesso in secondo ordine, ma dalla quale non si può prescindere nell’incarnazione della parola che è quella di condividerla.
ciao
@ Antonietta
““se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.”
Cara Antonietta,
penso che ciascuno di noi, per lasciarsi fare “nuovamente”, abbia una sua propria modalità.
Quel che mi aveva colpito maggiormente a Taizè (44 anni fa) è che loro invitavano le persone (me compresa che sono proprio negata) ad organizzare la festa della/nella Domenica.
La Festa “integra” è realmente la gioia creativa dei bambini (non del bambino ma “dei bambini”) il loro girotondo… .
Oggi, quando scrivo: “sono la stessa eppure diversa”, intendo proprio il fatto di godere di una gioia nel cuore che prima non avevo: “non parlo se prima non tocco la gioia, non voglio mentire”, altro è quando entro nel laboratorio interiore per dispormi alla trasformazione, lì la musica è differente, ma tu la conosci almeno quanto me.
Grazie sai, e: stammi bene.
@ anonymous
grazie per i tuoi interventi (a meno che sia un denominatore comune utilizzato anche da altri) precisi e puntuali.
Io ancora non sono così “viva sempre” da saper cercare il tutto, spesso riconosco di essere ancora un passo indietro e mi tocca implorare il desiderio di vivere mentre lavoro per estirpare ciò che lo soffoca.
La questione “desiderio di vita” per me è ancora un gran mistero da contemplare.
ciao e alla prossima.
Rosella
Cara Rosella,
Nella storia del tuo cammino mi pare ci sia una costante che apprezzo molto e che tu descrivi come un “ fidarmi della forza della vita che vive in me.. ed affidandomi a essa nel nome di Gesù”. Così cerco di fare anch’io e prima o poi, nonostante i miei impuntamenti e resistenze, va tutto molto meglio. Dei bambini vorrei avere la forza vitale e la capacità di vivere con intensità e concentrazione attiva ogni momento.
Auguri! Mariapia
Grazie MariaPia.
Sono molto contenta di sentire che tutto va meglio, nonostante che anche dentro di noi ci siano forze che remano contro il nostro desiderio di felicità.
Il lavoro interiore è efficace per risanare anche “il dolore infantile”.
Anch’io ammiro la forza della vita che hanno in sè stessi, i bambini, ma percepisco anche il loro immenso dolore inespresso per mancanza di parole. E parlo dei “nostri bambini” quelli nati qui, non è facile che qualcuno di noi sappia comunicare loro che “sono solo bambini” ed il loro lavoro è quello di imparare a vivere preservando la gioia che hanno nel cuore.
Ciao cara, anche per me va meglio, mi sto assestando nella mia nuova vita.
Un abbraccio
Rosella