Nel cammino di crescita psicologica e spirituale è importante esaminare ciò che ci ripugna e ci allontana dal cuore pulsante della vita. Provare repulsione verso ciò che è male – inteso come tutto ciò che è portatore di morte, mortifero, come qualcosa di nocivo alla crescita integrale della persona umana – è (dovrebbe essere) secondo natura, cioè secondo l’uomo fatto ad immagine e somiglianza di Dio.
Egli è sommo bene e bontà infinita, per cui chi viene da Lui ha (dovrebbe avere) una ripugnanza naturale verso tutto ciò che potrebbe separarlo dalla Sua grazia ed essere attratto da tutto ciò che è buono in sé. Non solo. Chi è secondo natura, nel senso appena indicato, è anche naturalmente portato a diffondere il bene che ha appreso e ad amare sempre meglio. Poiché è divenuto più consapevole della sua natura divina, del rapporto di figliolanza che lo lega amorevolmente al Padre, è in grado di emanare una energia spirituale i cui tratti caratteristici sono la tranquillità, la pace, la luce, la misericordia, la comprensione, il perdono, l’altruismo. In altre parole, egli riceve i doni dello Spirito Santo, che è Dio. Potrei dire che l’uomo cui Dio non ripugna, si trasforma sempre meglio a Sua immagine e somiglianza, sino ad identificarsi con Lui. Diviene florido e creativo, più ricco di vita perché il Cristo è Via, Verità e Vita.
Tuttavia, nel corso del depotenziamento dell’io egoico-bellico, cioè dell’io primordiale ed aggressivo, ci si può imbattere in alcune ripugnanze che non sono propriamente suggerite dalla Luce, ma dall’Ombra. È come se quest’ultima, sentendosi in pericolo, attaccata, lanciasse suggestioni proprie della Luce. Una sorta di camuffamento, in altri termini, che può disorientare tanto i principianti quanto le anime proficienti, che S. Teresa descrive così: “Hanno gran desiderio di non offendere la divina Maestà; schivano anche i peccati veniali; amano la penitenza; hanno le loro ore di raccoglimento; impiegano utilmente il tempo; si esercitano in opere di carità verso il prossimo. Tutto è ben regolato in loro: le parole, le vesti, il governo della casa, quelle che ne hanno”. Anzi, quanto più un’anima è proficiente tanto più le ripugnanze sono, a ben vedere, dei mascheramenti dell’Ombra. Questo tipo di ripugnanze hanno una caratteristica in comune: avvizziscono l’energia vitale, la risucchiano nel cono d’ombra dell’Ombra, per l’appunto, così che la vita spirituale si allontani dalla vita reale ed imbocchi la strada dell’alienazione. Dobbiamo tenere sempre presente che anima e corpo, mente e spirito, soma e psiche devono trovare il sapido punto di equilibrio, in che consiste la saggezza, direi l’ars vivendi.
Facciamo qualche esempio concreto. Parliamo di immagini che attengono al sesso. Che sia single oppure no, mi vengono in mente certi pensieri, immagini, etc. Mi allettano e, nello stesso tempo, sono fonte di turbamento. Avverto piacere frammisto a senso di colpa. Si fa strada l’idea che stia commettendo un peccato di pensiero. Mi sento sporco, non posso accostarmi alla comunione, che pure è medicina. Commetterei sacrilegio. Più lotto per allontanare il pensiero erroneamente definito impuro, più esso si consolida e si ramifica. Ora, dove sarebbe il peccato? C’è il peccato in nuce oppure è in azione l’Ombra con le sue finte perfezioni, meglio col suo implacabile perfezionismo che mi tenta, affinché vesta i panni dell’angelo e dismetta quelli della mia umanità? Nel respingere quel pensiero, in realtà mi ripugna l’idea che la sessualità – se ben agita – sia cosa buona, fonte di benessere psico-fisico, manifestazione dell’amore che produce altro e nuovo amore, che lenisce le ferite quotidiane, che assottiglia, fino a demolirla, la barriera che ci separa dall’altro e che ci precipita nel demone dell’isolamento e della separazione? C’è un Dio vero e c’è un dio partorito dall’Ombra. Mentre il primo è salute e floridezza, il secondo è malessere e anemia, quindi espediente escogitato dall’Ombra per separarci dal Dio vivo e vero. Per quale finalità? Essenzialmente per una finalità: perpetuarsi, ingigantirsi, egoistizzarsi ancora di più.
Altro esempio. Entro in una chiesa e vengo assalito da pensieri blasfemi. Si può trattare pure di ossessioni, quindi di manifestazioni o di pulsioni nevrotiche che, in poche parole, sono assorbimento di energia vitale da devolvere all’io egoico e paludante. C’è un conflitto interiore in atto che non riesco a risolvere e che, quindi, si manifesta sub specie di nevrosi. Lo scontro è fra sacro e profano, ancora una volta, perché ci hanno insegnato a fuggire le cose del mondo (malinteso, ovviamente), ad essere perfetti, impeccabili, insomma dei borghesi dello Spirito. Ma cos’è questo impulso alla blasfemia se non l’escamotage ideato dall’Ombra per allontanarci dalla preghiera, dal sacro, dal Dio vero? In realtà, quella difficoltà terribile è la prova che siamo capaci di rapportarci sanamente al Dio vero. Proprio per questa ragione, ecco che l’Ombra si scatena e si esibisce con tutto il suo repertorio di condanne, di freni, di immagini devianti. È evidente che vi è un problema psicologico, poiché quella pulsione – come altre pulsioni – ha radici, come ho detto, in una educazione psicologica e religiosa incentrata più sul timore del diavolo che sul timore di Dio. Cosa intendiamo per timore di Dio? Che Dio ci punisce non appena trasgrediamo la sua legge. Cos’è il timore del diavolo? Che il diavolo ci rende la vita impossibile. Dio ed il diavolo, due facce della stessa medaglia. Invece, cosa dovremmo intendere per timore di Dio? Che abbiamo il santo timore di offendere Dio che ci ama, allo stesso modo come in una coppia di persone che si amano una parte teme di offendere l’altra, di venir meno all’amore che l’altra parte gli/le dimostra.
Avvertiamo repulsione per una persona. Quella persona non ci piace, non ci ispira fiducia. Ci è antipatica a pelle. Non la conosciamo bene, ma ci sta sulle scatole. In realtà, non c’è un motivo valido alla base di questa repulsione, se non che essa si fonda sulla filautia (amore per sé stessi), cioè sull’apprezzamento estremo di sé e sull’avvilimento sistematico dell’altro, sul rifiuto dell’altro. Tipica operazione diabolica, cioè volta alla separazione, alla divisione, al bellicismo. Ma quella repulsione, se andassimo a fondo, non potrebbe significare il contrario del sentimento che evoca, che cioè possiamo andare oltre il sentimento diabolico e riconoscerci figli dello stesso Padre? Ora, quella repulsione è l’espediente escogitato dall’Ombra per allontanarci da chi, invece, ci è vicino per natura, per discendenza, per destino, a meno che non sia, per scelta volontaria, un servitore delle tenebre. In questo caso la repulsione sarebbe più che giustificata, anzi dovuta.
Né, ciò detto, dobbiamo dimenticare quanto si legge nel Siracide: “Figlio, se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione”. Alle tentazioni grossolane quanto a quelle raffinate.
Lo stesso, mutatis mutandis, può dirsi per le paure, ad esempio per la paura di viaggiare, per quella di impegnarsi. Proprio quella paura indica che vi è invece la necessità di viaggiare, di impegnarsi, di vincere quella ritrosia, per progredire sul piano spirituale ed umano.
Sono, a mio avviso, esempi di ripugnanze significanti, nel senso che esse ci rivelano qual è l’attività demoniaca dell’Ombra che non vuole venire alla Luce, farsi curare, integrarsi nel cammino di pacificazione inaugurato dal Cristo.
Credo che il viaggio iniziatico verso la salvezza comporti come primo passo quello di “aprire le finestre”, affinché ciò che è altro da noi ed in cui siamo immersi da sempre possa entrare e rigenerarci.
Purtroppo (o per fortuna), quando il vento entra non trova una stanza vuota.
Trova una stanza ingombra di tante cose, per lo più statiche ed impolverate, che sono state da noi ammassate nel corso della nostra vita.
Cose con cui abbiamo vissuto, e a cui siamo affezionati: idee, convinzioni, autocompiacimento…il nostro io, in poche parole.
Ebbene, se apriamo le finestre ciò che entra inizia a far piazza pulita, e di certo questo comporta il vincere nostre forti resistenza.
Se nascono delle ossessioni blasfeme dobbiamo passarci in mezzo: divenire nulla e farci trasportare.
Se sentiamo del rancore nei confronti di qualcuno dobbiamo passarci in mezzo e farci trapassare dal rancore stesso.
Solo così, secondo me, si può arrivare a comprenderlo in pieno facilitando l’opera di sradicamento che sta compiendo lo spirito santo.
La ripugnanza è significativa perché finalmente emerge, perché finalmente abbiamo intaccato strati del nostro essere che devono essere superati.
Credo che in questo cammino l’unica cosa da fare sia quella di farsi trasportare.
Caro Bernocco
capisco e sono d’accordo.
ma mi chiedo perché nei tuoi post siano ispezionati e sezionati i nostri movimenti interiori in maniera cosi minuziosa,
mancando dall’altra parte di quella comprensione poetica del tutto.
mi sembra tutto molto da manuale e anche non rispondente a quella semplicità di secondo grado di cui ci parlava Marco.(stranamente non ne parla più anche il maestro)
insomma mi sembra tutto un po’ difficile e poco empatico.
naturalmente è una mia opinione,ma penso che i post debbano essere piú corti e semplici.(
Credo che non tutto sia così semplice e quindi oggettivamente comprensibile senza un minimo di sforzo intellettuale. Gli stessi testi di Marco non sono comprensibili inmancanza di uno sforzo intellettuale, culturale. Se ha compreso, ha pur letto e, appunto, capito. Quando scrivo parto sempre da episodi di vita vissuta, direttamente o indirettamente. Se poi ciò che scrivo ha sapore manualitsico, be’, è il mio stile, fermo restando che ho la presunzione di dilettarmi anche di poesia. Cercherò comunque di fare meglio la prossima volta.
Caro Salvatore,
io che sono una mente semplice, non ho compreso tutto esattamente. Soprattutto come discriminare quali siano le ripugnanze giuste e quelle sbagliate. Ad esempio io ritengo accettabile e mi aspetto che le persone che s’impegnano in politica, oltre a porsi come obiettivo quello di ben amministrare e contribuire a creare una società migliore (sai io credo ancora in queste cose), cerchino anche un riconoscimento personale che li gratifichi, anche che, ben operando soddisfino il loro bisogno di potere, mentre trovo molto ripugnante chi utilizza la Chiesa per questi fini, dalla base (parrocchie) ai vertici ovviamente. Gli scandali, in tempi recenti, dei vertici sono gravissimi e noti a tutti. Grazie al cielo abbiamo un Papa santo (il quarto/quinto consecutivo). In questi tempi in cui le funzioni religiose e le chiese vengono parecchio disertate, i parroci chiudono gli occhi sui loro collaboratori (ma li hanno mai tenuti aperti?), purché riescono a trovarne di collaboratori che contribuiscano a organizzare belle funzioni e a non far languire le casse (forse le priorità sarebbero altre?) senza capire che invece il clima che queste efficienti persone creano contribuisce ad allontanare le altre persone (oltre alle discutibili priorità). Queste ed altre vicende rappresentano il presente e il recente passato ad esempio della parrocchia che frequento che è feudo di poche famiglie imparentate fra loro (questo in un territorio tradizionalmente considerato di sana tradizione cristiana), per non guardare altrove con l’immagine degli inchini ai boss mafiosi. Verrebbe da dire altro che nuova evangelizzazione, appena gratti emerge il medioevo (con vicende che hanno dell’incredibile, tragedia e commedia). Questa è la Chiesa che dovrebbe mostrarci il volto del suo fondatore? Fin dall’infanzia la discrepanza fra quanto veniva detto nel vangelo e la realtà delle “comunità” cristiane mi sbalordiva e indignava, continua anche oggi. Non saranno questi alcuni aspetti che creano “ripugnanza” in molte persone e le allontanano dalla Chiesa. Cambiando argomento mi potresti spiegare che cosa rappresenta l’immagine che hai scelto? Grazie. Un saluto.
Matteo 23
Gesù condanna gli scribi e i farisei
=(Mr 12:38-39; Lu 20:45-47; 11:43, 46)(Mt 6:1-5, 16; Lu 14:7-11)
1 Allora Gesù parlò alla folla e ai suoi discepoli, 2 dicendo: «Gli scribi e i farisei siedono sulla cattedra di Mosè. 3 Fate dunque e osservate tutte le cose che vi diranno, ma non fate secondo le loro opere; perché dicono e non fanno. 4 Infatti, legano dei fardelli pesanti e li mettono sulle spalle della gente; ma loro non li vogliono muovere neppure con un dito. 5 Tutte le loro opere le fanno per essere osservati dagli uomini; infatti allargano le loro filatterie e allungano le frange dei mantelli; 6 amano i primi posti nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe, 7 i saluti nelle piazze ed essere chiamati dalla gente: “Rabbì!” 8 Ma voi non vi fate chiamare “Rabbì”; perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. 9 Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli. 10 Non vi fate chiamare guide, perché una sola è la vostra Guida, il Cristo; 11 ma il maggiore tra di voi sia vostro servitore. 12 Chiunque si innalzerà sarà abbassato e chiunque si abbasserà sarà innalzato.
Caro Anonymous, credo che queste parole di Gesù siano esaustive. Quanto all’immagine, rappresenta il buco nero dell’io egocentrato. Mi è sembrata adeguata. Cordialità.
Ma perchè più li combatti e dopo un po’ di tentativi (ora ho esaurito le idee per combatterli) ogni mio tentativo di cacciarli via “sembra” essere vano perchè più desideri che si allontanino e di cacciarli via e più si moltiplicano più che diminuire? Molti preti dicono di ignorarli ma poi temo che siano pensieri del cuore e di peccare se non li combatto. Però se li combatto si moltiplicano. Non so più come uscirmene ci deve essere pure una strategia un qualcosa per uscirne! Oltre alla preghiera ovviamente! La preghiera serve per chiedere aiuto a Gesù ma sempre con il suo Santo aiuto serve anche il nostro impegno. Ps: no, Maurizio. Chiediti se provo rancore ciò a che cosa mi porterà? Ad odiare, al desiderio di vendetta e di vendicarmi sulla persona che mi ha fatto il torto. <> Salvatore ma nel vangelo c’è scritto anche: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.>> Quindi cercare di correggere i propri errori non è un voler innalzarsi ma un tentativo di cambiamento.