Domenica 12 ottobre 2014 Marco Guzzi ha condotto il primo incontro della prima annualità dei Gruppi Darsi Pace. Il video dell’incontro, che costituisce una presentazione del percorso e del metodo proposto nei Gruppi, sarà pubblicato sul nostro sito lunedì prossimo 20 ottobre.
Anche il secondo incontro, che avrà luogo domenica 9 novembre alle ore 10, sarà gratuito e aperto a tutti coloro che desiderano conoscere il cammino Darsi Pace prima di iscriversi eventualmente ai corsi (info sul sito www.darsipace.it, al link “Iscriviti ai Gruppi”). E anche questo secondo incontro si svolgerà presso l’Aula Zatti del Pontificio Ateneo Salesiano di Roma.
Questi primi incontri possiedono delle peculiarità uniche, innanzitutto non si ha quasi mai un’idea precisa del numero di persone che si presenteranno all’Ateneo Salesiano: due, 10 o 100 è sempre una sorpresa!
Ma soprattutto sono momenti densi di emozione, sia per chi arriva come principiante sia per chi accoglie!
E così è stato per me che domenica scorsa, insieme a Marco, Paola, Alessandro ed altri amici praticanti, ho atteso ed accompagnato le persone nella grande sala Zatti dell’Ateneo.
L’affluenza è stata buona, circa un centinaio di presenze tra nuovi iscritti ai gruppi, qualche praticante degli anni precedenti che ha sentito l’esigenza di riapprofondire il lavoro già svolto ed un nutrito gruppo di persone spinte da curiosità o invitate da membri attivi in vari settori di Darsi Pace.
Anche il numero dei telematici iscritti al primo anno si prospetta corposo.
La sorpresa è stata una presenza significativa di giovani e quella, come già in anni passati, di donne dedite alla vita consacrata, disorientate perché non si riconoscono più negli ambiti di appartenenza!
Si conferma, come ogni anno, che le pecorelle smarrite sono molte e in tanti siamo (di qualunque età ed in ogni ambito) ad avere fame e sete di quel nutrimento spirituale, di quella ricerca di senso o meglio, come dice Marco di quella “ricerca di una risposta vera il cui anelito unisce molte persone anche profondamente diverse”.
Nel suo discorso introduttivo egli ha accennato quindi all’intento dei nostri gruppi che è innanzitutto accogliere le persone, spinte da tale anelito, e a volte, anzi spesso, anche da disperazione, delusione e smarrimento, aiutandole a re-imparare a parlare, … parlare un nuovo linguaggio, seguire un nuovo metodo di trasformazione, ed a rovesciare la propria tendenza di fondo a rinviare…. non possiamo più rinviare di Darci pace, ora è il momento, la realtà quotidiana ci chiama, ci interpella.
La crisi di ideali, di fede, di identità può diventare una “occasione di crescita”, dobbiamo credere che anche una profonda sofferenza è l’inevitabile sintomo di una trasformazione fisica, mentale e spirituale “evolutiva” e quindi positiva.
Alla domanda di un ragazzo che ha richiesto un cenno di speranza se, portando avanti questo lavoro con costanza, se ne possano raccogliere davvero i frutti, Marco ha risposto che i gruppi DP non danno illusioni, pur essendo convinti, avendolo sperimentato, che la trasformazione è possibile per chi ne ha fede!
Il lavoro non può certo prescindere, come Marco indica, dalle qualità fondamentali per una vita spirituale autentica e cioè:
- La pazienza (nessun traguardo è dietro l’angolo, tanto meno la pace dell’anima)
- La perseveranza (solo reiterando il lavoro e la pratica ogni giorno, ogni minuto della nostra esistenza, si potrà sperimentare concretamente anche per piccoli passi il cambiamento autentico della nostra mente ordinaria)
- L’umiltà
- Il coraggio
E vorrei aggiungere, questo lavoro non può prescindere dalla relazione tra le persone e dalla condivisione, è fondamentale il reciproco appoggio ed ascolto per non sentirsi soli nei momenti che possono essere di gioia e di pace, ma anche di grande travaglio, specie all’inizio. Da questo il senso dei Gruppi!
Quindi ridiamoci appuntamento in un luogo che non è solo fisico e telematico ma è soprattutto il luogo della nostra interiorità, il “luogo del ricominciamento”.
“Questo è un tempo estremo, ma anche estremamente favorevole per ri-cominciare”.
Buon anno di Darsi Pace a tutti!
Gabriella
Pazienza, perseveranza, umiltà e coraggio… L’ho segnato sul mio tablet, domenica mattina, cercando di trattenere qualche “indicazione operativa” per avviare il lavoro personale. L’entusiasmo dell’inizio infatti, so bene come è, è bello e confortante ma va nutrito e rinfocolato ogni giorno, altrimenti “darsi pace” rimane un bellissimo anelito ma il lavoro concreto rimane sempre “dietro”: dietro a qualcosa che appare sempre più urgente, foss’anche “girare il sugo” come diceva Marco (quando del resto s’era quasi fatta ora di pranzo…). Del resto con quattro figli, una moglie, un lavoro, uno gli impegni non se li va a cercare. Ti trovano loro, puoi stare tranquillo.
Lunedì mentre la mia Paola faceva il suo piccolo intervento in day hospital (tutto bene, grazie ai cielo), ero lì in sala d’attesa: sotto di me una meravigliosa veduta di Roma che si svegliava pigramente alle prime luci del sole, accanto a me il mio volume Darsi Pace rispolverato per l’occasione (vuoi vedere che stavolta il lavoro si fa veramente?), un po’ di sonno per l’alzataccia, ma tanta voglia di mettermi all’opera. E un senso sottile ma piacevole, come di nuova nascita. Come di un possibile ritorno.
Ritorno. Marco l’ha scritto sulla lavagna, come prima cosa. E mi ha colpito, come fosse un messaggio personale. Il mio tentativo letterario più ambizioso, tempo fa, l’ho chiamato “Il ritorno”. Non ci credo alle coincidenze. Tutto ha un senso. Non in generale: un senso per me, adesso.
Il sole è ormai alto, Roma è sveglia. Da qui, da questa collina, è come se si abbracciasse tutta quanta. Si potesse quasi amare tutta, lei e le persone che la abitano. E lo stato di forzata attesa, favoriva quest’idea della lettura meditativa. Passare e ripassare sulle stesse frasi, fino a farne uscire il succo, a sentirne il gusto, percepirne – almeno un po’ – la carica terapeutica.
Passare e passare sulle stesse pagine: ma perché? Per una cosa di pura esperienza, perché in questo momento mi fa bene. Esperienza: di discorsi – anche giusti, soprattutto giusti – ne ho a sufficienza. Poi uno sperimenta l’amarezza dello scarto tra i discorsi “edificanti” e il tono generale della vita. Basta discorsi. Esperienza, ci vuole.
E l’esperienza di avere questo libro vicino, da prendere e riprendere, durante l’attesa, è buona. Conforta, riscalda. Dona una prospettiva di senso, anche se ancora potenziale.
Poi l’attacco dei dubbi (preannunciato da Marco) avviene, strisciante ma concreto: sono troppo vecchio, troppo giovane per questo lavoro? Sto troppo male (che direbbe la mia psicologa), troppo bene? E il più subdolo, “ma quante complicazioni: non basta pregare”? Dubbi che devo affrontare anche nel lavoro proposto dal movimento cui afferisco (con alterne vicende, dal lontano 1984).
Lavoro vicino e compagno di quello di DP. Così per me, almeno. Da domenica mattina.
Marco
Grazie Marco,
anch’io sto qui in quel di “dp” ben radicata nell’ incontro con il movimento nel quale mi sono convertita nel lontano 1972… . Dal mio punto di vista, il persocrso trasformativo di dp è ciò che può completare l’esperienza del movimento (che a sua volta potrebbe radicare socialmente “dp”) nel frattempo continuamo personalmente, perseverando in allegrezza.
Auguri di ogni bene a te e ai tuoi cari.
Rosella
Grazie Marco C. per il bellissimo contributo