L’ennesimo tentato stupro di donne ha fatto saltare il tappo che comprimeva la rabbia anche in una città come Roma, tradizionalmente tollerante e onnimetabolizzante.
Sono venuti al pettine i nodi che si sono andati stringendo attorno alle aree urbane e sociali più disagiate.
Alcuni uomini politici e giornalisti hanno ammesso la loro distrazione riguardo alla realtà di degrado invivibile delle periferie di troppe città italiane, e spesso anche dei centri storici.
Il primo dato emerso sono le abitazioni: casermoni da socialismo reale, dove né bimbi né adulti possono star bene.
Lì abitavano le famiglie degli operai di un tessuto produttivo che, a causa della globalizzazione, è scomparso insieme ai servizi, con il conseguente sfilacciamento del tessuto sociale.
In cambio si sono espansi i fenomeni dello spaccio della droga e della prostituzione, e molti vivono di attività illegali a cielo aperto.
I residenti originari, portato di migrazioni interne, hanno visto peggiorare la loro qualità della vita, mentre il loro sogno era l’ascesa sociale con il miglioramento di quella qualità: ciò ha prodotto angoscia e rabbia.
Su questa condizione pesante invece dei sostegni sono arrivati nuovi problemi, costituiti dall’insediamento di gruppi di zingari (termine che, parola di “Zingarelli”, non è offensivo), e di gruppi di neri (sono i neri stessi che non vogliono essere definiti “di colore”).
Le analisi sui fatti esplosi a seguito dell’accumularsi di troppi elementi di difficoltà e di crisi le abbiamo sentite nei talk-show.
Mi ha colpito l’insistenza di molti sul vecchio stereotipo interpretativo che fa derivare tutto dal puro dato economico, per cui se ci fosse più denaro disponibile i problemi si risolverebbero: temo che Berlusconi concorderebbe.
Altri hanno puntato sull’emigrazione incontrollata che diventa invasione.
Molti hanno fatto populismo puntando il dito contro gli italiani popolo di razzisti.
Fortunatamente il popolo intervistato ha dimostrato di non essere razzista, ma di volere semplicemente condizioni di vivibilità legate alla sicurezza e al diritto di poter abitare il proprio quartiere senza la paura costante per sé e per i propri figli.
Ogni interpretazione è rispettabile perché contiene del vero, ma mi sembra doveroso riflettere su alcuni dati di verità che vengono sistematicamente nascosti, e che creano una visione distorta del reale.
L’Italia è un Paese che ha sempre mandato la propria marina militare a raccogliere tutti i barconi stracarichi di migranti.
Mi sento di dire con chiarezza che se il Mediterraneo è diventato un cimitero, ciò è avvenuto perché nei Paesi arabi ci sono potenti organizzazioni di trafficanti di “schiavi”, che vengono dissanguati con le loro famiglie, e che poi sono lanciati in alto mare allo sbaraglio, su mezzi che affondano.
Sull’invasione di cui la Lega fa slogan, direi che è preoccupante il fatto che essa sia incontrollata, con centri di accoglienza risibili.
Proprio in conseguenza di ciò il quotidiano inglese “The Times” ha denunciato che in Italia mancano all’appello dei clandestini sbarcati nientemeno che tremila bambini (non tre o trenta, ma tremila).
La situazione fuori controllo ci rende complici involontari dei nuovi orchi che usano i bambini per pedofilia e predazione di organi.
Un’altra verità che va riconosciuta è che il razzismo è un male universale e per niente specifico di italiani o europei: insistere in questa versione in gran parte sbagliata, non provoca altro che frustrazione e rabbia molto dannose.
Dovremmo invece riflettere sul perché sono falliti i tre modelli di integrazione europei, pur essendo tutti “politicamente corretti”.
Gran parte dei mezzi di informazione continua a dire che negli altri Paesi civili c’è più immigrazione e da più tempo, e che è questa la normalità, ma nasconde accuratamente il dato evidente che Londra e Parigi ed Amsterdam sono bombe ad orologeria.
A me è sembrato che le popolane delle borgate romane non fossero né razziste né fasciste, e i dati elettorali lo confermano.
Mi sembra che fossero esasperate soprattutto da un ambiente dove la delinquenza e l’illegalità non ottengono contrasto né sanzione, e loro ne restano vittime incolpevoli.
Fintanto che faremo diagnosi sbagliate fondate su falsi storici, sbaglieremo inevitabilmente le terapie, e i malanni si aggraveranno.
Nei dibattiti televisivi sono rimasto colpito più da quello che manca che dal poco che c’è.
Le elezioni in Emilia Romagna sono molto significative perché la regione più coerentemente progressista e “corretta” ha visto un gigantesco rifiuto del voto:ci sono certo questioni giudiziarie e questioni di forti contrasti politici tra i partiti e al loro interno, ma il 20% regalato alla Lega dice molte cose.
Non sarà forse che l’elettorato astenuto chieda che si parli proprio di ciò che i giornalisti sottopongono ad autocensura? che sia stanco della superficialità di un piatto materialismo, cinico ed incapace di ampi orizzonti?
Nel dibattito culturale si è ridotto lo spazio della verità, a vantaggio di relativismo e ideologismo.
Ne abbiamo avuto un lampante esempio nella commemorazione della caduta del muro di Berlino.
Se andiamo a rivedere i grandi servizi televisivi mandati in onda, possiamo facilmente verificare che non si dice quasi mai chi ha alzato il muro e perché: sembra che si tratti di un mostro uscito da solo dalle viscere della terra invece che costruito dal comunismo.
Credo che la crisi italiana ed europea abbiano bisogno di verità storica e di verità dell’informazione.
Ma soprattutto gli uomini che si occupano di cultura, di politica e di economia devono farsi domande fondamentali sulla verità.
Di conseguenza avranno più lumi per capire il senso della storia dell’umanità e individuare gli obiettivi necessari a realizzare il bene comune. Le ricette saranno diverse, ma la dialettica sarà utile se ogni posizione sarà fondata su basi di verità.
Noi che siamo nel cammino di “Darsipace” abbiamo il nostro contributo da dare, esercitando su queste tematiche sociali e politiche una riflessione critica e capace di darci la giusta misura.
Il nostro percorso messianico di ricerca della verità si fonda infatti su una misura giusta nel criticare, in modo tale che la critica dia spazio alla giusta demolizione per poi aprire alla ricostruzione.
Grazie Giancarlo, ottima analisi finalmente!!! dopo il marasma di chiacchiere insulse di “destra”,di “sinistra” e di “chiesa” basate sull’ ideologismo che mi son trovato ad ascoltare dopo questi fatti. Grazie per la tua analisi semplice e cristallina. Ciao paolo
Concordo pienamente! E’ ora di puntare lo sguardo sulla “qualità” della vita di chi accoglie e di chi è accolto senza paraocchi ideologici e relativi giudizi pre-confezionati! Accoglienza, integrazione, inclusione…non sono facili slogans del “detto/fatto” , implicano dinamiche profonde che hanno bisogno di tempo e serietà per essere affrontate…grazie Giancarlo, mcarla
Mi unisco a Paolo, che saluto! “Ottima analisi” ed ottima conclusione, aggiungerei! Grazie per la profonda riflessione! Maria Rosaria
concordo pienamente anch’io su tutto ma sopratutto sull’auto censura giornalistica, secondo me corresponsabile della classe politica e spesso della nostra condivisione o accondiscendenza. grazie a Giancarlo e a voi. Antonella
Caro Giancarlo, grazie.
Tento di corrispondere al tuo post e quel che immediatamente mi si appalesa è che “io stessa non ci credo” che possa esservi una soluzione d’integrazione sociale senza una catastrofe umanitaria vera e propria nelle nostre civilissime città europee.
E’ difficile accogliere il diverso, ma anche per il diverso è difficile “desiderare veramente di essere accolto” condividendo quello che, per così dire, passa il convento.
Quel che è accaduto a Roma serva almeno a far cadere alcuni stereotipi triti e ritriti, visto che lambisce i palazzi del potere.
Da troppo tempo il “buon senso” è stato vilipeso e bandita dai salotti buoni l’onestà.
E, con la banderuola di “razzista”, si è promossa la furbizia e la pretesa, così come l’illegalità.
Anche il volontariato è fatto oggetto di perfezionismo, da parte di uno stato che, di fatto ne deprime ogni potenzialità o quasi.
Pur con ogni limite ed imperfezione credo che solo la gratuità possa essere realmente foriera d’integrazione, ma anche la carità cristiana pare che indichi una misura, quella di amare il prossimo senza distogliere gli occhi da coloro che abitano la tua casa e noi sappiamo quando difficoltoso sia amare quelli che condividono le quattro mura di una stessa famiglia.
Auguri per tutto e per tutti: che il Signore della Vita ci converta il cuore donando luce ai nostri passi.
Ciao
Rosella
Come non essere d’accordo con quest’analisi, ma mi preoccupa il fatto che, mentre analizziamo e riflettiamo sulle situazioni esplosive che sono state sottovalutate e trascurate probabilmente di proposito, gli eventi proprio per questo sembrano così accelerati che ci piombano addosso ad una velocità che sembra non trovarci pronti ad una risposta che si concretizzi in un programma e in un progetto.
Personalmente non so che fare, mi sento impotente.
Grazie
Ciao
Irene
Interessante analisi. Volevo aggiungere, come esempio dei tristi tempi che viviamo, la sorprendente contemporaneità di due avvenimenti. La clamorosa conclusione, dopo 2 anni di intercettazioni, dall’inchiesta “Mafia Capitale” e nello stesso giorno la distratta, definitiva approvazione del Jobs Act, che trasformerà milioni di lavoratori in timorosi e obbedienti sottoposti.
Caro Giancarlo dici bene, ogni cosa per essere buona deve essere basata sulla verità.
Io che sono un’anima semplice e poco adatta a vivere su questo pianeta, mi risento e rattristo delle disgrazie altrui, ma per quanto si venga subissati dalle catastrofi e dai drammi che ci vengono continuamente comunicati non mi sono ancora assuefatta.
Nella mia ingenuità credo che nessun uomo possa vivere bene se privo del necessario e abita in luoghi squallidi, pieni di violenza, senza bellezza e snaturati. Occuparsi degli ultimi non fa notizia per i media, è socialmente poco attraente, non interessa ai politici, o meglio come vediamo in questi giorni ad alcuni interessano per poterci lucrare.
Esiste un proposta politica che sa e può proporre soluzioni politiche diverse, non di facciata, che guardi alla possibilità di vita dignitosa per le persone? Un saluto.
Desidero ringraziare uno ad uno quanti hanno condiviso e ampliato le mie riflessioni.
Ma soprattutto voglio confortare chi potrebbe pensare che la conversione di tutti è un lavoro lungo e difficile, di cui rischiamo di non vedere i frutti. Niente paura, perchè sappiamo che il bene non va mai perso, è sempre fecondo.
Ma soprattutto restiamo nella speranza, perchè sono inimmaginabili e sorprendenti le conferme al nostro metodo.
Proprio oggi parlavo con uno psicoterapeuta, marxista e ateo, che diceva che con la filosofia si può conoscere, ma che poi bisogna cominciare a cambiare il mondo: e non con la politica, ma attraverso il cambiamento che le persone devono fare.
Un’altra conferma mi è venuta da una radio che fa catastrofismo ambientale, e che non propone organizzazione o manifestazioni, ma che punta esclusivamente sul cambiamento del modo di pensare delle persone, una ad una.
Ieri ascoltavo l’economista Cantone, l’autorità preposta alla prevenzione del crimine, sul marcio che emerge nello scandalo romano dove sono coinvolte sia le destre che le cooperative rosse, e tutte le domande che gli facevano erano inerenti alla politica, alle riforme e alle sanzioni. Ebbene, la sua risposta era che deve cambiare la cultura, che si esce dal disastro solo se le persone, una a una, cambiano il loro modo di pensare: è sempre il principio della conversione.
Ultimo esempio che porto. Sono stato a visitare una comunità che si occupa di curare la salute invece della malattia.
Sono una goccia nel mare, e ci si potrebbe chiedere come fanno a spenderci una vita.
Eppure sono determinati nella convinzione che non vi sia altra possibilità che quella del cambiamento individuale.
E allora, mentre ribadisco l’importanza dell’impegno politico volto al bene comune, voglio confermare che il metodo di “Darsipace”, non solo è giusto, ma riceve sempre nuove conferme che vengono sia da mondi affini al nostro sia da mondi che sono stati agli antipodi rispetto a noi. Rallegriamoci che siamo sulla strada giusta.
Perdona l’amarezza dello sfogo. Di nuovo dici bene perché “Meglio accendere una lampada che maledire l’oscurità”
come ci insegna un saggio da oriente e un santo da occidente papa Giovanni XXIII: “Ogni credente, in questo mondo, deve essere una scintilla di luce, un centro di amore, un fermento vivificatore nella massa: e tanto più lo sarà, quanto più, nella intimità di se stesso, vive in comunione con Dio”. Allora le piccole luci possiamo essere anche noi quando proviamo ad illuminare le tenebre attingendo alla fonte della luce.
Auguri. Anonymous di qui sopra.
O
Ottimo il commento di Savoldi molto condivisibile Angelo
La goccia scava la pietra….forza GianCarlo