All’inizio del tempo dell’Avvento, mentre ci chiediamo con sempre maggiore profondità chi è per noi il Cristo, incontriamo il mistero della nascita immacolata di Maria, il fatto che ella fu preservata immune, “per singolare grazia e privilegio”, dalla ferita del peccato originale.
E’ possibile avvicinarsi a questo mistero, sperimentandone la verità e la potenza trasformatrice, a partire dallo stato che, nel percorso dei Gruppi Darsi Pace, viene definito dell’io in relazione.
L’io in relazione è un io che ha messo definitivamente a tacere il monologo folle dell’ego, ha silenziato tutti i rumori della mente paranoica e si è messo in ascolto: è un io in dialogo, un’anima contemplativa, che attende e spera di essere fecondata dal Verbo divino, dalla Parola creatrice uscita dal silenzio.
“L’io in relazione è immacolato proprio perché accoglie integralmente (senza scissioni interiori) la fecondazione dello Spirito di Dio che lo riempie di umanità nuova e divina; è cioè immacolato in quanto materno, ed è anche virgineo in quanto “non conosce uomo”, è chiuso cioè a qualsiasi altra fecondazione psichica, proveniente dall’uomo vecchio ego-centrato e dai suoi automatismi distruttivi” (Darsi Pace, pag.153).
Quando entro nel campo della “vergine gioconda” sento la liquidazione progressiva dei blocchi che mi tengono ancora prigioniera, e sperimento la freschezza sorgiva di un tempo che scaturisce dall’eterno. Credo nella nascita della donna nuova in me e mi dispongo ad esserne la madre.
Desiderando realizzare sempre di più nella vita i misteri della fede, affidiamo alla parola poetica il compito di risvegliare in noi quelle verità che i dogmi ci aiutano a contemplare, ma che possono essere concepite solo con il cuore.
IL CAMPO DELLA GIOCONDA
Il campo che amo è la mia stanza
Disimmaginata. Questa qui.
Libero è il cuore del mondo.
Senza colpa.
Il martello
Pneumatico dischiuse
La terra.
Ora è un respiro
Che scende
Sul riso della vergine
Gioconda.
Mi accampo qui.
Resto felice. Il tempo
Più giocondo
Procreando.
M.Guzzi, Parole per nascere, Paoline 2014
INTERCESSIONE DELLA MADONNA DELLA GUARDIA
La vergine potente di Liguria
Mi guardava. E se scambiavo
Con lei uno sguardo
Ero nel campo
Suo, immacolato.
Assolto senza condizioni.
Ero libèrta,
Libellula, ero l’aureola
Vibrante, il tuo salterio.
E rispondevo
A te sommessamente.
Ero il tuo salmo
Responsoriale.
“Fenomenale
Parto rinascevi: Marco:
Figlio di Dio”.
Marco Guzzi, Nella mia storia Dio, Passigli 2005
La festa dell’Immacolata nel tempo di Avvento viene ad indicare il destino dell’uomo, il progetto per lui preparato.
Mi dice la verità di una promessa e la grandezza del desiderio di Dio per ciascuno di noi.
Nel mistero di peccato e di bellezza che ognuno di noi è avviene la salvezza.
L’io che si costruisce sulla paura di essere annientato e si illude di essere felice facendo in proprio, ritorna a contattare il Principio, scopre che la sua identità si fa dentro questa relazione e che il suo vero desiderio non è quello di controllare il gioco creativo, ma di prenderne parte.
Grazie Marco per la tua poesia e grazie Paola per continuare ad offrircela.
Un abbraccio.
Giuliana
Oggi ho vissuto la festa dell’Immacolata con una serenità nuova, inimmaginabile prima del lavoro nei gruppi DP!
E ora queste parole e queste poesie sono un regalo inaspettato e gradito! Grazie, Paola e Marco, grazie davvero, di cuore!!
Silvia
grazie Marco, nella meditazione , tu dici di sederci senza illusione alcuna e , questa volta , mi rigira da un po di giorni questa parola “illusa”. Forse inizio veramente a capire. E oggi, nella tua poesia,” siedo disimmaginata, senza colpa”, e qui cambio, “resto felice, mi accampo procreando. Buona relazione. Antonella
Al terzo anno di lavoro nei gruppi forse sto incominciando a capire cosa significa “immacolata” …e perché non si poteva che partire da lì per mettere al mondo il “bambino divino”! Silenziare l’ego, lasciar andare, lasciar morire le sue pretese…questo ci può rendere davvero in grado di concepire vita nuova (mi piace ricorrere all’immagine del mandorlo che fiorisce quando gli chiedono di raccontare di Dio perché anch’io mi sento ‘fiorire’ quando finalmente fiducia e speranza tornano ad abitare in me …)! mcarla
Penso a quante volte sono salita io, genovese, alla Madonna della Guardia; con parenti ed amici, era l’occasione per una scampagnata, era talvolta per ringraziare, per sciogliere un voto. La prossima volta cercherò di sentirmi immacolata. “ Assolta senza condizioni.” Mariapia
Raccolgo con gioia gli spunti di questo post, così intenso. “Il monologo folle dell’ego”, “i rumori della mente paranoica”. Io sono al primo anno di DP anche se tanti ne ho trascorsi nella mia cella monastica per diventare “ascolto fecondo”. Il modello – e fonte di speranza – è proprio Lei, l’Immacolata, sorella in cui l’impossibile è diventato realtà, Umanità Nuova, nell’ascolto, nel “si compia”, nel magnificat.
Dalle poesie di Marco prendo tre parole che mi sembrano particolarmente forti: “mi accampo qui”. E’ una decisione ferma! Mi ricorda il desiderio di Pietro di fermarsi sul monte della Trasfigurazione. Era bello stare lì.
Ma nel frastuono della mente (tutt’altro che Tabor), per fermarsi ci vuole determinazione, e saper dire ogni giorno “mi accampo qui” nel silenzio, fonte della relazione.
Grazie Paola, grazie Marco
elisabetta