Sta terminando ora il mio primo anno di praticante in Darsi Pace, così quel lavoro iniziato nell’ottobre del 2014 – e quanto tempo mi sembra passato da allora – sta arrivando ad un punto importante, ad un primo piccolo ma significativo traguardo. Se ci penso, intravedo già, anche ad uno sguardo distratto, una ricchezza di parole, di incontri, di suggestioni culturali e spirituali, che solo a pensarci fa compagnia.
Soprattutto, che non censura niente e non si contrappone a niente, tanto meno al mio percorso nel movimento di Comunione e Liberazione. Anzi, se possibile, lo rende perfino più vero. Più motivato, più radicato. Del resto, non si tratta qui di un’altra cosa da mettere sopra o al posto delle cose che già ci sono. Come dice Marco Guzzi, il problema è il come non il cosa. E’ in fondo un problema poetico, ovvero assolutamente reale.
Se guardo alle cose generate, innestate e poi fiorite da quel seme deposto in ottobre, rimango sorpreso. Poi capisco che, come per tutto il resto, non sono per nulla cose che ho generato io. Non lo so fare, non saprei proprio come iniziare. Mi tremerebbero i polsi a pensare di poter generare anche solo un decimo di questa ricchezza. “Se non tutto almeno l’inizio”, cantava il grande Lucio Battisti nel suo ultimo, bellissimo disco. Ma qui sbaglia, nemmeno l’inizio potrei generarlo io: nemmeno quello potrebbe mai essere il risultato di un mio pensiero, di un mio progetto.
La vera fortuna è che, grazie al cielo, la vita si approfitta anche delle mie distrazioni. Così l’unica cosa da fare è cedere il comando, lasciar accadere delle cose. Ma nemmeno questo, in verità, perché già questo mi è difficile. Basta meno: basta appena distrarsi un poco, lasciare che le cose accadano. Sì, basta questo. Lasciarsi appena sorprendere, allentare un poco: anche solo per la stanchezza, per lo stremo che comporta questo mio ordinario delirio di progettualità. E ci pensa la vita. Per chi crede, possiamo dire ci pensa il Mistero.
Io non ho altri compiti che avere pazienza con me stesso, con la mia ferita. Non ho altri lavori.
Solo allora posso iniziare a rilassarmi: provare, appunto, a darmi pace.
Così la fine di questo primo anno in Darsi Pace segna anche una nascita, perché ogni fine è un inizio. La mia idea di un gruppo Facebook per aiutarci a raccontare questa esperienza, per provare a dialogarne con tutti, è stata ragionata all’interno del Gruppo di Creatività Culturale (se il nome vi dovesse apparire un po’ pomposo, non vi fate impressionare: siamo poveracci come tutti). Dopo un breve periodo di sperimentazione interna, apre le porte proprio in questo periodo. “nascenti” (www.facebook.com/groups/nascenti), come titolo, rende bene l’idea che siamo tutti in un cammino, in un cammino per partorire noi stessi davvero.
Perché proprio un gruppo Facebook? E’ un tentativo, dico subito. Aggiungo, un tentativo ironico. Mi appoggio ad una frase di Juliàn Carron, per spiegarmi: “Possiamo aiutarci soltanto se la nostra compagnia è vera, cioè se ci lasciamo correggere costantemente in ogni tentativo che facciamo – perché ogni tentativo, come dice Giussani, è un tentativo ironico – dall’esperienza stessa, perché ogni esperienza ha dentro un giudizio. (…) nel tentativo che fa ciascuno personalmente o che fa un’associazione si sia anzitutto leali col nostro bisogno. Se c’è qualcosa che non va, se c’è qualcosa in cui la realtà incomincia a dare dei segni, se cominciano ad accendersi delle spie, non dobbiamo incaponirci dicendo che va tutto bene. Sembra banale, ma a volte prima di riconoscere che nel nostro tentativo c’è qualcosa che non va preferiamo morire, tanto siamo orgogliosi.(…) Vi dico un’ultima cosa: nel modo di operare non fate prevalere il progetto sul dilatarsi della gratuità di Dio” (da Il punto sorgivo della gratuità)
Ed ecco, così accolto, è un progetto che non è più assolutamente un mio progetto ma è un tentativo (ironico!, tengo a precisare), un esperimento di più persone. E si può, si deve cercare una mediazione, lavoro già benefico per addolcire le intemperanze del proprio ego. Se poi dovessi dire per me, io lo vedo come un luogo di frontiera, di ibridazione e contaminazione del materiale e del lavoro che ruminiamo in Darsi Pace. Del resto, ogni punto filosofico “forte” è una luce sul mondo, dona un nuovo modo di vedere le cose. Tutte le cose. Diceva Romano Guardini che “nell’esperienza di un grande amore tutto ciò che accade diventa avvenimento nel suo ambito”. Così la sfida è provare ad illuminare il buio, anche e soprattutto il nostro buio personale, nella luce di questo percorso.
Tengo a dirlo, è nato come un posto per tutti, per chiunque sia interessato seriamente a confrontarsi con la proposta Darsi Pace. Per me, e immagino per altri, è anche un modo per poter invitare amici incontrati in diverse occasioni e in altri percorsi, perché anche loro possano gustare la deliziosa scoperta che ho fatto io: che quello che c’è qui, non esclude nulla, ma rende tutto più vero.
Ecco: non mi piace fare bilanci, ma se dovessi farne uno, ora che il mio primo anno di darsipacista (perdonate il neologismo) volge al termine, direi proprio che questa per me è stata la sorpresa più dolce. In questi mesi ho potuto gustare la scoperta sul campo (sperimentale, esattamente nell’accezione scientifica del termine) della verità di quanto mi scrisse Marco, esattamente un anno fa: “Darsi pace è una proposta che si concilia benissimo con altre esperienze, noi non escludiamo nulla, anzi tendiamo ad integrare”.
In fondo questo, secondo me, è anche lo spirito del nuovo gruppo Facebook. Lo scopo è accogliere, dialogare, invece di distinguere o separare. Io ritengo che oggi vi sia un fortissimo bisogno di proposte come questa: proposte che non esortino le persone appena a qualcosa di nuovo, all’ennesima aggiunta in una vita già convulsa, magari forzandosi in nuove pratiche nel tentativo – eternamente fallimentare – di coprire o stemperare il disagio, quella ferita che brucia dentro e chiede innanzitutto di essere accolta, capita. Amata.
Abbiamo invece estremo bisogno – a mio umile avviso – di ambiti che ci accompagnino a comprendere come, attraverso il lavoro su sé stessi finalmente appreso ed accolto, tutto ciò che facciamo possa essere rilanciato ed investito di senso, perché sia ancora più vero.
In fondo ogni guarigione è come una nuova nascita. Allora mi piace pensarci così, in un percorso di guarigione. Ovvero, nascenti.
caro Castellani,
magnifico, bello, troppo.
Hai fornito input per le vacanze, l’intero anno e la vita in corso d’opera.
Grazie veramente anche se:
“Basta meno: basta appena distrarsi un poco, lasciare che le cose accadano.
Sì, basta questo.
Lasciarsi appena sorprendere”
ecco
io sono RI CONOSCENTE
E GRATA
e questo è tutto
il lavoro di una vita
che non ha
FINE
fare che informa
L’ESSERE che sono
io per grazia
DI DIO
Grazie Marco per avere risposto alla chiamata: l’insurrezione é anche avere il coraggio di osare cose nuove, senza preoccuparsi troppo del giudizio. Ciò che conta, come dici così bene, é avere pazienza: pazienza con se stessi, prima di tutto, e pazienza con chi ci é dato di incontrare. Vale la pena provare: abbiamo tutti bisogno di confrontarci nelle nostre incertezze e un gruppo Fb puo`diventare, nello spirito del Nascente, un luogo dove fare esperienza del nostro essere così simili.Se non sarà nello spirito del Nascente ,non porterà frutti di pace.Pazienza, allora!. E tanti auguri a tutti di rinascere ogni giorno più veri, più autentici , più NOI.
Credo che il gruppo dei nascenti su fb sia la naturale conseguenza della scoperta che ogni praticante vive, con stupore e gioia, dopo aver frequentato anche per poco il nostro percorso.
Viene subito la voglia di trasmettere di annunciare che c’è qualcosa di nuovo! C’è un luogo dove non ci si sente ignorati o giuducati ma si può essere se stessi prendendosene la dovuta cura.
Il mezzo telematico può servire per anche per questo.
Grazie Marco
Vorrei lasciare un commento a beneficio di chi magari entri per la prima volta in questo sito e legga le nostre parole.
Accoglienza, integrazione, non esclusione mi pare dicano l’atteggiamento che cerchiamo di tenere verso le persone. Il metodo Darsi Pace, però, mi pare qualcosa di molto preciso, che non si possa proprio confondere con un calderone in cui si può infilare qualunque cosa. Ci chiede di distinguere con raffinatezza nel nostro chiasso emotivo, ci mette di fronte a scelte che non lasciano scampo: c’è molto da sciogliere, da spegnere, da eliminare senza rimpianti, con dolcezza certamente, ma senza sconti, ammiccamenti, abbozzate, approssimazioni. Che è poi l’atteggiamento di Gesù di Nazareth: accogliente e misericordioso con le persone, ma durissimo su ciò che è Verità – di Dio e di noi.
iside
Aggiungo che questo spazio dei “Nascenti” in Facebook è un “luogo”, in questo momento, opportuno . Non ha pretese, ma è ” qualcosa”, perché secondo me potrebbe a poco a poco mettere a fuoco alcuni tratti del Nascente, almeno ci si prova … Anche se in modo ” ironico” come dice Marco. Potrebbe essere intanto una piccola spinta a ” svegliarsi” da un letargo troppo lungo, proprio come dice la Singer ” ciò che dorme nell’ uomo dormirà sino alla fine dei tempi se niente arriva a svegliarlo” e poi Etty ci dice anche che ” Le poche cose grandi che contano devono essere tenute d’occhio” . Credo che questo sguardo attento sul Nascente può aiutare anche a partorirlo. Grazie Marco. Chiara
Grazie Marco
L’acqua della conoscenza lava e purifica l’anima dalle distorsioni che ci bloccano in vicoli ottusi e dolorosi. il nostro spirito di rinascenti vuol diventare vento, libero, unendosi allo Spirito del creatore. Un’armonia da incarnare, giorno dopo giorno, con fatica,ma nella fiducia che può realizzarsi. Del resto Gesù lo dice chiaramente a Nicodemo; chi non nasce dall’acqua e dallo spirito non può vedere il Regno di Dio. Questo è ciò che ognuno di noi ricomincianti agogna, il percorso è lungo, non mi illudo, ma confido sorridente, grato al buon Dio di avermi fatto conoscere questa comunità di anime aperte alla speranza di salvezza. Grazie del tuo approfondimento Marco, la strada è aperta per noi che siamo all’inizio di questa avventura. (sono un collega del primo anno ) Ciao
Grazie caro Marco e aspiranti nascenti-rinascenti… si, è cosi “io non ho altri compiti che avere pazienza con me stesso e con la mia ferita”.
Sono sempre più consapevole che per il mio orgoglio-paura, la ferita del non sentirci amati rischia di incancrenirsi impedendomi di mettere al centro il mio-nostro unico compito: imparare a guarire, a ri-nascere, ad esistere nascendo ogni giorno senza tradirsi e senza tradire. Il lavoro molto serio-ironico personale e di condivisione che sperimentiamo nel metodo DP ci aiuta davvero a tenere “lo sguardo attento sul Nascente” aiutandoci a partorire noi stessi.
Tanti secoli dopo il secondo comandamento di Gesù di Nazareth” ama il prossimo tuo COME te stesso” JUNG ci ricorda che “c’è un fratello che da tanto tempo aspetta di essere amato: te stesso” ….
Si, veramente urge imparare a ri-nascere, con gratitudine, ironia e solidarietà in-finitamente rinascente.
GRAZIE Giuseppina
Caro Marco,
che bello quello che dici sulla distrazione, su quel tipo benedetto di “distrazione”.
Grazie,
Giuseppe