Ogni giorno, ogni giorno, impotenti, assistiamo alle tragedie che si consumano in mare, e ci difendiamo da tanto dolore, ci anestetizziamo, perchè l’impotenza è intollerabile all’ego.
Allora volgiamo altrove lo sguardo o guardiamo distrattamente, senza più vedere: diveniamo indifferenti!
Ma cosa sta accadendo? Cosa significa questo fenomeno migratorio inarrestabile?
Me lo chiedevo in post pubblicati anni fa: Tsunami umano: catastrofe o liberazione? (2/11/2008) e Umanità in coma: le cifre del risveglio (2/4/11).
Il fenomeno era già evidente, preannunciato dai profeti dei numeri, ma lo sguardo miope dell’ego ha impedito di vedere/leggere il segno.
L’io egoico non ha soluzioni, tratta il fenomeno migratorio come un’emergenza, una catastrofe da cui difendersi alzando muri, militarizzando mari: soluzioni dettate dalla paura, perché l’ego è paura. E’ solo affrontando fino in fondo la paura, sprofondandoci dentro, accettando di morire come ego che è possibile acquistare la visione ampia capace di trovare soluzioni nuove, creative, all’onda anomala dei nostri mari.
La Vita ci sta ponendo prepotentemente davanti ad un passaggio evolutivo non più rinviabile, pena la stessa sopravvivenza della specie umana e ciò che accade nei mari è l’occasione favorevole al nostro risveglio, l’occasione propizia della nostra liberazione se ci rendiamo disponibili alla trasformazione, ad aprire occhi e cuore all’ascolto.
Voglio parlarvi di una famiglia che ha saputo vedere, ascoltare ed agire: i coniugi Regina e Christopher Catrambone e la figlia Maria Luisa.
Ho avuto modo di conoscere Regina e Maria Luisa in casa di amici e sono rimasta affascinata dalla semplicità, dal coraggio e dalla forza morale di queste due esili donne.
Racconta Regina: “Era l’estate del 2013, mio marito e io ci trovavamo in vacanza, stavamo lasciando Lampedusa ed eravamo diretti in Tunisia. In questo tratto di mare abbiamo visto galleggiare tra le onde un indumento che ha attirato la nostra attenzione. Ho chiesto al capitano della nave cosa fosse, e la sua risposta è stata molto forte: ‘Sicuramente questa è la giacca di qualcuno che non ce l’ha fatta’. Le sue parole ci hanno fatto realizzare che il tratto che noi stavamo percorrendo in senso opposto vivendolo come una vacanza, quello che per noi era un paradiso, per tante altre persone era un infermo, e per molti era addirittura una tomba.
Entrambi conoscevamo bene la situazione dei migranti, ma in quell’occasione abbiamo capito che non potevamo rimanere indifferenti. Siamo originari del Sud Italia, l’emigrazione e le sue tragedie fanno parte della nostra storia. Dopo la tragedia del 3 ottobre 2013 a Lampedusa, nella quale persero la vita centinaia di persone, la denuncia della Globalizzazione dell’Indifferenza di Papa Francesco nella sua visita a Lampedusa, io e mio marito abbiamo deciso di fare qualcosa”.
Detto fatto: i coniugi Catrambone danno fondo ai loro risparmi, comprano una nave, la Phoenix, la attrezzano, e l’anno dopo, con un equipaggio motivato e competente, iniziano le azioni di soccorso nel Mediterraneo impegnandosi essi stessi nel salvataggio dei naufraghi insieme alla figlia Maria Luisa. Danno così l’avvio al MOAS (Migrant Offshore Aid Station), la prima operazione di soccorso privata al mondo!
“Vedere gli abissi dell’umanità in quel mare cambia la vita –dice Regina– In quelle barche di profughi, abbandonati in mare al loro destino, viaggiano creature trattate peggio degli schiavi, che ricordano la lotta per sopravvivenza degli ebrei nei campi di concentramento.
Chi assiste a tutto questo non può voltarsi dall’altra parte e rimanere in silenzio. L’anno scorso abbiamo salvato più di 3000 persone in due mesi, e mentre altri discutono i pro e i contro di salvare la vita di questi migranti, noi restiamo fermi nella nostra idea che nessuno dovrebbe essere lasciato annegare.
Quando l’anno scorso il MOAS ha deciso di solcare il Mediterraneo per salvare le persone che continuavano a morire, in tanti ci hanno detto che era una ‘idea folle’ . La verità è che questa è una soluzione semplice ad un problema complesso, ma penso che finché le persone continueranno a rischiare la vita in mare, la priorità è salvarle.
Quello a cui stiamo assistendo è un esodo senza precedenti. Migliaia di persone disperate continueranno a rischiare la propria vita se tutti noi, come società civile, non saremo in grado di offrire alternative a questa gente.
Ci rincuora ricevere il supporto di tante persone da diverse parti del mondo che come noi si rifiutano di stare a guardare questa tragedia senza fare nulla. La nostra azione ha ispirato altri ad agire, siamo profondamente orgogliosi di questo ”.
Fino ad oggi il MOAS ha contribuito a salvare più 9 mila persone
Non sono solo rose e fiori: c’è chi non condivide questa iniziativa di soccorso e la ostacola con vari mezzi. Regina e la figlia Maria Luisa sono oggetto nel web di irripetibili insulti e pesanti minacce, ma non si tirano indietro e continuano ogni giorno con grande generosità e forte determinazione la loro azione di salvataggio in mare e in terra dal coma dell’indifferenza.
Regina, Christopher e Maria Luisa, insieme ai tanti che collaborano a queste operazioni di soccorso (penso ai tanti volontari: quelli di Lampedusa principalmente, ma anche di Pozzallo, Palermo, Messina, e adesso di Kos in Grecia) possano essere annoverati, al pari di coloro che salvarono la vita degli Ebrei durante la Shoah, tra i Giusti dell’umanità.
Giusti del Mediterraneo è il titolo del Convegno che si è tenuto nel giugno scorso al Senato al quale è stata invitata Regina a rendere la sua testimonianza.
I Giusti sanno di correre un pericolo, ma preferiscono rischiare la vita piuttosto che rimanere indifferenti, perdendo così il loro specifico umano; con la loro azione ogni volta salvano l’umanità.
Mentre i Paesi Europei alzano muri, scaricano le loro responsabilità e trattano il tema in termini di cifre e risparmio economico, le voci dei Giusti ci ricordano che i profughi sono nomi, volti e storie e dimostrano che in ogni circostanza ognuno può fare la differenza, che l’indifferenza, tomba della nostra umanità, si può combattere, che la storia è determinata da quello che ciascuno di noi è disposto a fare per rimanere ‘umano’.
Essere Giusti oggi significa dunque non delegare ma assumersi la responsabilità di fare il possibile, ciò che è nelle concrete possibilità di ciascuno, anche offrire un solo bicchiere d’acqua come dice Gesù: una piccolissima goccia che inizia a sciogliere i ghiacciai delle nostre paure.
L’importante è iniziare, rompere il muro di indifferenza e silenzio, che diventa omertà, collusione.
L’esempio di chi oggi nelle acque del Mediterraneo e dell’Egeo compie azioni di bene è segno visibile di quella Nuova Umanità capace di relazione e condivisione che preme per nascere in ognuno di noi.
Cara Giovanna
E’ bello leggere questa testimonianza, ma “i Giusti del mediterraneo” che vita offrono dopo ai profughi che vengono in Italia o in Europa …. è importante salvarli non c’è dubbio ma è altrettanto importante offrire loro una vita dignitosa nel paese dove vanno sia per loro che per la popolazione che li accoglie; è un discorso molto ampio che non si può fermare alle semplici parole di condivisione “che bravi sono stati i coniugi….. oppure bisogna uscire dall’indifferenza del nostro io ….” Nuova Umanità non significa solo salvare le persone in acqua , significa anche offrire loro e al paese che li accoglie una vita dignitosa : oppure ci chiudiamo nel nostro io egocentrico : “ho salvato 9000 profughi all’anno”, poi però ce li ritroviamo per strada a spacciare, ai semafori a chiedere elemosina sotto il sole a 40 gradi, nei treni o bus a violentare le ragazze, ecc… ecc… il discorso è molto più ampio naturalmente è un discorso che i nostri politici italiani, europei e dei paesi da cui provengono i profughi dovrebbero fare , bisognerebbe creare condizioni di vita favorevoli nei paesi da dove provengono, eliminare il marciume che c’e al governo; salvare 9.000 profughi all’anno: azione encomiabile ma non risolve il problema , anzi ne crea degli altri, purtroppo cara Giovanna intorno a questa “tratta di profughi” ci sono troppo interessi economici e “Dio denaro ” fa muovere il mondo.
Con affetto
un vostro affezionato lettore
con affetto
Sicuramente il problema qui è molto complesso. È evidente che l’urgenza dell’immediatezza di salvare vite umane va di pari passo con un approccio di lungo termine che lavori a livello governativo internazionale per cambiare la situazione nei paesi di provenienza dei migranti. Ma il cambiamento in “quei” paesi non può accadere se non a partire da un cambiamento nei “nostri” paesi. E non è neanche più questione di un battito di ali di farfalla che provoca un uragano dall’altra parte del mondo. Qui diamo colpi d’ala così potenti che la distruzione rimane inevitabile, ma già qui sotto casa nostra.
È chiaro che il semplice travaso di persone da un continente all’altro ha dell’assurdo. Intanto di semplice capienza. Comunque poi, ogni sradicamento, a seguito di violenze inaudite, porta con sé tali conseguenze che non basta una vita per liberarsene.
Sul piano personale non possiamo che agire nella cerchia di vita che ci è concessa, con le forze che abbiamo, ma appunto con tutte quelle che abbiamo e non meno. Problematiche come queste richiedono analisi ad ampio raggio, ma anche poi azioni a raggio corto. Cosa posso fare io, con le mie forze, qui e ora? Perché non posso dire a chi sta affogando: “sai il governo del tuo paese dovrebbe essere meno corrotto, gestire meglio le risorse interne ecc”. Anche perché mi sentirei rispondere: “anche il governo del tuo paese dovrebbe essere meno accondiscendente e connivente, con trattati economici e militari dubbi o chiaramente compromessi con i corrotti di tutte le latitudini. Te la senti di scagliare la prima pietra?”
Nel frattempo però il poveretto è affogato e io sto al sicuro sul pontile, a guardare.
Le soluzioni a lungo termine le possiamo costruire solo a partire da qui, nel breve termine della nostra singola esistenza, con le scelte nel nostro qui e ora che facciamo a favore della vita, anche quando è scomodo.
Sgominare il nostro io egocentrato, spaventato, arrabbiato, riottoso, rancoroso, invidioso, sospettoso, diffidente, dargli parola, riconoscerne la sofferenza e la paura di fondo, prendercene cura per lasciare andare il marciume e lasciare emergere un’umanità che veda nella relazione la sua vera ricchezza: se ciascuno di noi è disposto a far diventare questo lavoro di rifinitura di sé l’ordinario modo di vivere, allora c’è speranza che gli squilibri tremendi, che costringono così tante persone a lasciare le loro case, possano essere bilanciati a favore della vita.
iside
Cara Iside
grazie per le tue precisazioni a sfondo, scusa se mi permetto, un po’ polemiche e teoriche….
un abbraccio
un simpatizzante DP
Grazie, Giovanna, per la consolante notizia che ci sono ancora persone coraggiose e capaci di essere generose; grazie, Iside, perché ci hai ricordato che anche per affrontare grandi problemi sociali e politici ci vuole il nostro coinvolgimento. Il problema dei migranti è enorme, forse siamo a una svolta della nostra storia; pur attraverso grandi sofferenze, i nostri egoismi non possono non essere smantellati. Forse in questa congiuntura possiamo riconoscere che una nuova civiltà sta nascendo. Le nostre paure respingono il nascente, ma perderanno! Qui siamo tutti in gioco! O l’Europa impara a essere accogliente, o percorrerà la china della sua decadenza e sconfitta . Mariapia
Credo che il maggior intento del post di Giovanna sia quello di porre
l’ attenzione, oltre a quello inquietante del fenomeno immigratorio, sul coraggio e la determinazione di alcune persone che si adoperano per il prossimo, mettendo a rischio anche la propria vita.
Leggevo qualche giorno fa un bellissimo articolo di Enzo Bianchi in cui denunciava: “Purtroppo in Europa abbiamo perso il valore della fraternità, valore generato dal cristianesimo e conquistato anche a livello politico dalla modernità”.
Mi ha colpito di recente la storia di Keyla Mueller la volontaria californiana che ha scelto di andare nei campi profughi turchi per dare il suo aiuto. È stata rapita dall’Isis, data in moglie ad un militante e poi uccisa.
Non oso pensare al suo calvario!
Cristofer, Regina e Maria Luisa sacrificano la loro vita, subiscono minacce ma continuano ad esporsi.
Mi chiedo chi siano i “santi” di oggi se non loro!
Carissime Amiche
Iside, Maria Pia, Giovanna, ….. è emozionate leggere i vostri post, ricchi di speranza con parole cariche di gioiosità , è bello sentirvi, ci apre il cuore e la mente ci dona una speranza per un nuovo e migliore futuro, per una nuova umanità, ma perdonatemi se vi faccio una domanda …. quando i profughi (dato che è questo l’argomento) arrivano in Italia, Voi che fate ? .. perchè non ne accogliete qualcuno a casa vostra….invece di lasciarli a loro stessi, nelle strade a delinquere , nella loro sofferenza ….. …mentre Voi siete cariche di gioia ed entusiamo per ciò che fanno gli altri….. che giustamente li salvano nei mari …. per la speranza di una nuova umanità….mentre questi poveretti bivaccano nelle strade ….. fratellanza significa anche accogliere il vagabondo e non solo elogiare cià che fanno gli altri!
Con infinito affetto
un simpatizzante DP
Ogni benemerenza ai Giusti di oggi e di ogni tempo che onorano l’umanità e ne conservano la dignità.
Il tuo post e i commenti sottolineano i vari aspetti di un problema quanto mai complesso, ma che non può non interrogare tutti, qualunque sia la nostra possibilità di azione concreta.
Forse dobbiamo fermarci a riflettere su quale sia il bene, quale la giusta direzione verso cui cercare di indirizzare questo fenomeno in modo che ognuno nel proprio ambito, dai governi ai singoli, sia convinto e sappia ciò che deve fare.
Conosciamo le varie posizioni, alcuni sostengono che vanno chiuse le frontiere, molti chiedono ai governi di intervenire sui paesi di origine per controllare alla partenza il fenomeno dei migranti, il che sarebbe forse fattibile se ci trovassimo come controparte paesi in situazioni politiche normali, ma, correggetemi se sbaglio, in Libia, paese da cui partono la maggior parte dei migranti che giungono da noi, ci sono due governi in contrasto fra loro, ognuno dei quali rivendica di essere legittimato a governare, la città di Sirte è stata bombardata ed è assediata da miliziani alleati dell’Isis e il precipitare degli avvenimenti è a dir poco allarmante. In una tale situazione pare difficile sperare che le autorità locali possano corrispondere alla richiesta di regolamentare l’esodo di tanti disperati.
Appellarsi alle organizzazione sovranazionali perché intervengano per aiutare ad affrontare un fenomeno tanto grave è non solo giusto ma doveroso sperando che diano applicazione concreta alla difesa dei valori umanitari scritti sulla carta.
Chiediamoci quindi quale sia il bene, quale la prospettiva percorribile e auspicabile. Se soccorrere i migranti in mare per evitare che muoiano appare evidentemente un bene, chi affermasse il contrario dimostrerebbe di aver perso ogni senso di umanità, il seguito ci vede disorientati.
Accanto alle più eclatanti notizie di disordini e difficoltà legate alla presenza dei migranti ho letto (le troviamo anche in internet) di esperienze di accoglienza positive in comuni italiani anche piccoli, ma che si sono mostrati ingegnosi, creativi e hanno trasformato la situazione da problema a risorsa per sé e per gli immigranti. Potrebbe essere questa la strada da intraprendere? Non la disperazione, ma provare a rovesciare la prospettiva.
Se fossero inseriti in piccoli gruppi, imparassero la lingua, un lavoro, magari utile alle comunità in cui vanno a vivere, oltre che, al presente e in futuro, anche a se stessi, se contribuissero con il loro impegno a sostenere e ad accogliere gli immigrati già presenti e che giungono, sarebbero ancora un problema?
Con quale prospettiva? Sperando e agendo, chi ne ha la possibilità, perché le condizioni nei loro martoriati paesi migliorino, poiché è questa l’origine del dramma e dramma in sé, ma se davvero fossimo capaci di trasformare il problema in risorsa già avremmo compiuto un grande passo e nessuno avrebbe motivo di inquietudine né difficoltà per questi arrivi. Possiamo considerare un bene questa prospettiva, diffonderla e sostenerla? E’ una visione troppo ottimistica e sbagliata?
Sempre confidando in un Aiuto più grande.
Un affettuoso saluto.
Stefania M.F.
Cara Stefania
ho letto il tuo post , certamente trasformare il problema dei migranti in risorsa sarebbe il modo migliore per offrire loro una vita migliore , ma non vedo soluzione fattibile, date le condizioni disatrose in cui ci troviamo anche noi italiani ed europei….. cosa possiamo offrire loro se non è rimasto nulla nemmeno per noi (intendo il popolo non i govenanti o i ricconi seduti in poltrona a gesticolare ipotetiche frasi “umanitarie” ) ! , siamo sommersi dal marciume creato intorno a noi e dentro di noi, come possiamo affrontare queste migrazioni, li portano qua e dopo ???? il DP serve per risanare le nostre anime per risvegliarle dal nostro torpore, per gettare il marcio che c’è dentro di noi non è facile, è un percorso difficile con molte ricadute, a volte con la tentazione di scappare via per la paura di non essere all’altezza di quanto proposto.
Un affettuso saluto
A. (gruppo DP )
In Italia la Lega e il Movimento 5 stelle dicono che gli immigrati sono troppi. I partiti di sinistra si indignano, li accusano di razzismo e fascismo e invitano all’umanità. Tre giorni fa una motovedetta del governo greco di Tsipras, sulla linea del partito italiano” Sinistra Ecologia Libertà”, nel mar Egeo ha affondato un gommone con su gli emigranti e si è allontanata. ( così dice la Tv di Repubblica del 15 agosto)
Se l’avesse fatto Salvini tirerebbero giù il mondo intero. Siccome l’ha fatto il compagno Tsipras c’è un silenzio assordante dei compagni ipocriti. E’ questa l’umanità dei governi della sinistra? Rossa, ma di vergogna.
“Umanità” cosa significa:
da punto di vista oggettivo cercare nel volabolario , ma soggettivamente ciascuno attribuisce a questa parola il significato che gli fa più comodo !
Cara Giovanna,
condivido la sollecitudine che hai nel richiamare ciascuno di noi alla LINERTA’ di fare quello che può per essere/restare/diventare un po’ più umano (e, non dimentico che l’uomo è l’autocoscienza dell’universo, co-creatore nell’universo stesso).
Però dissento sul fatto che noi siamo una società civile, forse perchè dalla ricostruzione del dopoguerra in poi ne ho perso gradatamente e sempre più velocemente memoria.
Quel che mi sembra in atto è che le popolazione di uno o più continenti stanno spostandosi verso il cosiddetto “occidente” e questo produce un vero e proprio terremoto umano, con effetti non dissimili da quelli prodotti dall’attrito tra le placche; e noi, in questo assestamento, faremo la fine dell’uomo di Neanderthal.
Saremo come il sale disciolto nel pane, e lo saremo comunque sia: a prescindere dalla nostra volontà, quel che ciascuno di noi può fare è “acconsentire” a comprendere il senso ampio e infinito di questo travaglio per una nuova umanità globale.
Non è facile essere cristiani, spezzare un pane e offrire un calice nel quale offrire in cibo noi stessi, ma a quanto pare solo la SAPIENZA gioisce sulla terra.
Ciao
Rosella
La domanda di Anonimo è una che mi pongo continuamente: cosa posso fare io di pratico per i migranti?
Se penso alla questione “migranti” nella sua genericità vengo presa dallo sconforto, vedo un problema troppo grande per me con l’esito di alzare le braccia in segno di scoraggiamento e di resa.
Circa un anno fa, però, mi sono imbattuta in Amin, un perseguitato pachistano che è rifugiato nella mia città. Quel generico “problema” è diventato un uomo, con una storia, una famiglia, una personalità, tanta voglia di farcela per sé e per i suoi figli ancora sotto attacco in Pakistan. Mi sono lasciata coinvolgere sul piano personale.
Una persona tra le centinaia di migliaia che migrano: cosa può essere? Statisticamente è insignificante. Umanamente è un incontro che ha, almeno per me, valore inestimabile.
So che è pochissimo, ma è tutto ciò che ho da offrire, almeno per ora.
Mi rendo ben conto di quanto il problema sia immenso e non ho né l’illusione né la pretesa di risolvere nulla. Tuttavia sono persuasa che fenomeni come questi mettano in luce questioni molto più profonde che hanno radici nel cuore di ciascuno di noi. Se non provo a cambiare prospettiva intanto dentro di me, non posso pensare che qualcosa si muova fuori di me. Perciò anche – o proprio – il lavoro che faccio da cinque anni in DP è il mio piccolissimo contributo alla trasformazione del mondo, e quindi anche alla prospettiva con cui provare ad affrontare questioni soverchianti, compresa quella dell’immigrazione. La trasformazione è quella di cui parla Marco G., in cui confido per cambiare la sostanza del mondo in cui viviamo, una trasformazione a lungo termine, ma nel credito che ho deciso di accordare alla Vita so che potrà accadere solo così, a partire dal mio contributo personale, per miserrimo che sia.
Non riesco (più) a vedere le cose separatamente.
iside
Grazie Iside,
io sono d’accordo con te; in questo cammino che ho intrapreso con il DP però mi è sorto un dubbio: noi del DP più che trasformare il mondo (impossibile, anche a lungo termine mi sto rendendo conto) , trasformiamo il nostro modo di vedere il mondo e questo ricolma la mia anima di gioia e speranza aiutandomi a superare il male che ci circonda.
Un abbraccio
A. (gruppo DP)
All’ Anonimo del post del 19 agosto ore 10:43 AM che chiede conto del significato attribuito al termine umanità, non so se si riferisca a ciò che ho scritto io comunque rispondo poiché penso sia bene anzi necessario interrogarci su cosa significhi umanità e su cosa ci renda veramente umani.
Ho utilizzato la parola umanità nel senso di comune appartenenza alla specie umana nella prima riga, per “senso di umanità” intendevo capacità di provare empatia per gli altri, di considerarli un valore, rispettarli, aiutarli…, ho scritto “valori umanitari” in riferimento ai diritti contenuti nella Dichiarazione universale dei diritti umani dell’ONU.
Io, come dicono dalle mie parti, scrivo “balosade” che tradotto significa “sciocche ingenuità”, visto che conosci Dp saprai che mArco Guzzi ha scritto il libro “La nuova umanità”.
Un saluto.
Stefania
P.S. Non so se tu sia sempre lo stesso anonimo che ha fatto tutti gli interventi anche a Iside qui sopra, ma in questo caso mi rallegro nel vederti decisamente rinfrancato rispetto ai primi post.
Caro Anonimo, grazie dei tuoi interventi; capisco le tue preoccupazioni e le tue paure, appartengono un po’ a tutti: la paura di essere invasi, di perdere le nostre sicurezze, persino la nostra identità. Come sai noi lavoriamo sulle paure, impariamo ad ascoltarle anziché agirle: le paure ci rivelano molto di noi.
Cosa mi sta dicendo la mia paura? Cosa temo di perdere? A cosa tengo attaccato il mio cuore?
Impariamo anche ad ascoltare i tempi, i segni dei tempi. Cosa significa questa migrazione di massa? La Vita dove ci sta portando? Quale cambiamento ci richiede?
Il dentro e il fuori sono correlati. Come è dentro è fuori. Nel micro come nel macro: Tutto è Relazione. Lo slogan di Darsi Pace è infatti: Liberazione interiore→Trasformazione del mondo.
Con il lavoro interiore non cambia solo il nostro modo di vedere il mondo ma si realizza una vera trasformazione del mondo.
Riporto le parole di Etthy Hillesum, ebrea, morta in Campo di Concentramento: “Il marciume che c’è negli altri c’è anche in noi, continuavo a predicare, e non vedo nessun’altra soluzione, veramente non ne vedo nessun’altra, che quella di raccoglierci in noi stessi e di strappare via il nostro marciume. Non credo più che si possa migliorare qualcosa nel mondo esterno senza aver prima fatto la nostra parte dentro di noi. E’ l’unica lezione di questa guerra: dobbiamo cercare in noi stessi, non altrove”.
Nel percorso di liberazione le ricadute sono tante e così la tentazione di lasciar perdere, di scappare via, di non ritenersi all’altezza. Ogni giorno anch’io mi confronto con questi sentimenti e ogni giorno imparo ad accoglierli ed a lasciarli andare; accolgo con dolcezza la mia bambina impaurita e sciolgo le paure nel calore dell’abbraccio in un oceano di pace.
Un grande abbraccio. Giovanna
Carissime Iside, Mariapia, Gabriella, Stefania, Rosella, grazie di cuore dei vostri contributi che hanno aiutato ad approfondire il problema.
Le tragedie assolutamente previste che continuano a ripetersi mi riempiono il cuore di amarezza ma le esperienze di accoglienza che iniziano a realizzarsi, come quelle suggerite da Stefania, mi riempiono il cuore di speranza.
Trasformare il problema in risorsa mi sembra l’unico modo per affrontare un fenomeno di queste dimensioni, ma richiede un cambiamento di mentalità, una trasformazione dell’Io: questa la sfida posta oggi a ciascuno di noi.
Mi sono sensibilizzata al fenomeno migratorio nel 2006 leggendo i dati del Dossier Statistico sull’Immigrazione pubblicato dalla Caritas: le cifre parlavano da sé e richiedevano interventi urgenti non solo nel macro, a livello politico, ma soprattutto nel micro, a livello personale.
L’enorme squilibrio nella distribuzione della ricchezza (il 2% della popolazione mondiale possiede la metà della ricchezza mondiale), e della popolazione mondiale (su 7 miliardi di persone quasi 6 vivono nei Paesi poveri e di questi circa 4 miliardi soffrono la fame) non lasciavano dubbi su una prossima migrazione di massa. Le previsioni parlavano già di 50 milioni di migranti nei prossimi anni.
Cifre che fanno paura, ma milioni di persone che fuggono da fame, guerre, persecuzioni, possono essere fermate da strategie dettate dalla paura? Questo dovrebbero capire i nostri politici!
La Vita ci sta ponendo davanti ad una sfida evolutiva non più rinviabile: solo trasformandoci possiamo trovare soluzioni al problema, trasformarlo in risorsa, accoglierlo come l’occasione favorevole alla nostra trasformazione. Per questo ho iniziato Darsi Pace, mi è sembrata l’unica risposta politica possibile ad un fenomeno così vasto.
Vi abbraccio con grande affetto. Giovanna
Nel secolo scorso i veri scopi e interessi di una guerra venivano nascosti sotto l’Amore per la Patria.
Adesso ho il dubbio che, nello stesso modo, vengano usati valori sacri come Accoglienza e Tolleranza per nascondere e favorire scopi e interessi che sacri non sono.
Un caro saluto
Caro Aldo credo che il tuo dubbio sia fondato, la nostra mente distorta mistifica e mente, per questo bisogna impegnarsi nel lavoro interiore, per trasformare la nostra mente: solo da uno stato di integrità scaturirà la giusta azione capace di trasformare il mondo. Ti abbraccio. Giovanna
Cara Stefania
non ti manca la grinta …. il tuo atteggiamento difensivo non mi sembra sia uno degli ingredienti ben accettati nel gruppo anzi ! stai tranquilla è solo uno scambio di pensieri ! certamente ho letto “La nuova Umanità” di M. Guzzi , e tu ?
Anonimo del 19 agosto ore 10.43 AM
Cara Giovanna
Sono d’accordo con quanto scritto da te : bisogna che siamo noi a cambiare, le nostri menti dis-torte, la nostre parole male-dette, i nostri pensieri male-interpretati.
Riusciamo a farlo noi del DP (con molta fatica e molte ricadute) ma gli altri 7 -8 miliardi di persone che vivono sulla terra come faranno ? Continueranno a farsi la guerra ? Non credo che noi e/o le nostre generazioni future, contagiate dal nostro spirito di trasformazione, riescano a incanalarli tutti nei nostri ideali.
Cosa succederà ?
Con affetto
A. (DP)
Caro A. (DP), cosa succederà non lo so, so che ognuno di noi è chiamato a fare la sua parte là dove si trova, con i doni e i carismi ricevuti, e che delle nostre omissioni ci verrà chiesto conto nel Giudizio finale (conosciamo già le domande!).
Ognuno ha un suo compito, non a caso siamo nati in questo tempo, quello che accade è la sfida che siamo chiamati ad affrontare, il nostro campo d’azione e di trasformazione. E chi prima si libera è chiamato a liberare altri, a farsi agente di liberazione nel mondo, denunciando tutto ciò che appartiene alla distorsioni dell’ego e si è cristallizato in strutture e istituzioni. Questo l’impegno messianico che scaturisce dal lavoro di DP, l’insurrezione.
Viviamo tempi finali con tutte le contraddizioni che li caratterizzano, la modalità egocentrata di vivere la nostra umanità è ormai in fase terminale: dobbiamo aiutare il morente a morire e il nascente a nascere, dentro e fuori di noi.
Dobbiamo comprendere che vivere è condividere, che “Ama il prossimo tuo come te stesso” non è più solo un imperativo morale ma l’unica strategia di sopravvivenza per l’umanità, perché tutto quello che non siamo disposti a condividere in buona pace ci verrà sottratto con la forza.
Ti abbraccio. Giovanna
All’anonimo di 2 post sopra.
Per favore spiegami visto che hai letto il libro e sai tante cose di Dp, forse io non l’ho capito, c’è scritto o si sostiene che per diventare un’ umanità migliore, più relazionale dobbiamo lamentarci degli altri scrivendo messaggi anonimi?
Saluti.
Stefania
Ieri, mentre percorrevo una via del centro città, sono stata fermata da un giovane intervistatore di una TV locale. Mi è stato chiesto se ospiterei alcuni migranti a casa mia. Io ho risposto di sì, se ne avessi la possibilità ( pensavo alla piccolezza del mio appartamento e forse anche alle mie deboli forze di persona sola). Lui ha proseguito : – Perché lo farebbe?- Io: Per spirito umanitario, perché li sento vicini a me, come persone umane” L’intervista è finita così.
Ora continuo a chiedermi: sono stata sincera, ho detto la verità? Sì, se mi propongo di cambiare me stessa, impegnandomi nelle pratiche che Marco ci continua a insegnare; durante le vacanze le ho un poco trascurate… e ora la ripresa è un poco dura. Ma lì si gioca la mia concretezza nel costruire un mondo migliore. Buon lavoro a tutti! Mariapia
In Italia la politica si trova anche nell’insalata a pranzo, imperversa sempre e ovunque. Tranne su questo.
Se Maroni, che parla e parla, avesse fatto affondare un barcone con sopra i migranti, cosa avrebbe mai fatto SEL?
Le forze armate del governo Tsipras, hanno affondato realmente un gommone carico di migranti nell’Egeo.
E in Italia chi ha votato la Lista Tsipras, cosa dice? dove protesta? davanti a Tsipras e Hollande fa come la scimmietta.
Attenzione, dobbiamo fare i conti con la nostra maschera culturale e politica oltre che con la nostra personale.
Carissima Giovanna e carissimi tutti conoscete la bellissima leggenda ebraica dei giusti .
Si dice che il mondo esista e continui ,a dispetto del male che impera ,per opera di 36 ignari uomini giusti per ogni generazione che con i loro atti di bontà gratuita salvano il mondo .Ora mi viene da riflettere , il giusto è colui che esce dalle categorie egoiche del pensiero e del giudizio e salva dove c’è da salvare .il suo Io profondo e relato lo indica con precisione e non puoi fare altro che adempiere alla missione.
Bastano solo 36 giusti centrati e profondi per salvare il mondo dall’estinzione .Quindi non vi viene una voglia pazza di lavorare ,liberarvi, accogliervi per favorire la trasformazione .
Nel mondo dell’ego i migranti sono per molti solo un problema ,ma più’ ci sposteremo ( le urgenze dei tempi ce lo impongono ) in Cristo i migranti sono fratelli il cui accoglimento sarà gioia e ricchezza senza paura per tutti .
Per me è anche una questione di numeri. Sono in corso spostamenti enormi di persone che -è inutile negarlo- stanno mettendo a dura prova la capacità di ‘assorbimento’ da parte dei Paesi che le accolgono.
Parlare di possibilità di integrazione in queste condizioni è secondo me illusorio e ipocrita.
Non sono contraria alle ragioni umanitarie di chi sostiene l’accoglienza ad oltranza ma neppure sono indifferente alla voce di chi denuncia i traffici illeciti sulla pelle dei migranti e l’ incapacità di governi nazionali e internazionali a gestire un’emergenza che sembra non finire mai…
Non ho certo ricette da dispensare ad alcuno però non si può non prendere in seria considerazione la paura di molti e le future conseguenze dello sradicamento dai Paesi d’origine di centinaia di migliaia di persone…
mcarla
Cara Stefania
se non l’hai capito ti consiglio di soffermarti brevemente in una lettura più approfondita del libro. I miei non sono “messaggi anonimi” esprimo un modo di vedere le cose diverso dal tuo e ciò ti crea disturbo (leggo nelle tue parole una grande carica di aggressività) .
Umanità : ecco UN suo significato: accettare il punto di vista degli altri senza irritarsi.
Non sono lamentele: quanto scritto sono fatti realmente accaduti o che accadono.
Per quanto riguarda l’anonimato: se in calce scrivessi Marco, Giovanni o Giacomo saresti più felice ?
Con affetto
Ho ben poco da dire, penso d’essere, un po’ come noi tutti, totalmente impotente, al di la del mio piccolo possibile. Mi chiedo spesso: “perché accade tutto ciò?”. La risposta, dentro, mi viene “in automatico”: per le gravi colpe dell’umanità d’oggi (compreso le mie). E così, come accade spesso, sono gl’Innocenti quelli che pagano. Ma nel cap. 3 del Libro della Sapienza è scritto:
Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio,
nessun tormento le toccherà.
Agli occhi degli stolti parve che morissero;
la loro fine fu ritenuta una sciagura,
la loro partenza da noi una rovina,
ma essi sono nella pace.
Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi,
la loro speranza è piena di immortalità.
Per una breve pena riceveranno grandi benefici,
perché Dio li ha provati
e li ha trovati degni di sé:
li ha saggiati come oro nel crogiuolo
e li ha graditi come un olocausto….
(solo in queste parole riesco a trovare ancora un po’ di pace di fronte a tanto assurdo orrore)
-Mariapia grazie. Con grande sincerità hai messo in luce qualcosa che appartiene anche a me (un po’ a tutti): il divario tra i valori in cui credo e la loro coerente applicazione. Nel concreto mi scontro con le resistenze del mio ego: ogni giorno è una battaglia e se trascuro il lavoro interiore l’ipocrisia regna sovrana.
-Maria Carla proprio così, è una questione di numeri, che spaventano!
Non siamo in grado di accogliere un numero così grande di persone!
Non siamo attrezzati! Non siamo mentalmente preparati!
Ma il fenomeno non si può arrestare: è una questione di numeri! Miliardi di persone che soffrono la fame, milioni di persone che fuggono da guerre e persecuzioni non potranno essere fermate alzando muri!
Una sconcertante cecità ha impedito di vedere/leggere dati già noti da decenni e di adottare per tempo le contromisure necessarie. La responsabilità è non solo politica ma anche personale e ciò che accade oggi è anche una resa dei conti personale e collettiva. L’umanità è al suo esame di maturità, il superamento dipenderà da quanto avrà lavorato per la trasformazione della sua mente. Non si potrà risolvere l’attuale squilibrio di ricchezza e di popolazione che c’è nel pianeta con la stessa mente che l’ha generato.
– Chiara e Giovanni grazie per aver riportato la riflessione sui Giusti: coloro che liberi dalla paura fanno semplicemente quello che va fatto in quel momento, senza preoccuparsi di perdere nulla, anzi ritenendo ogni perdita un guadagno, come dice S.Paolo. Solo in questa morte iniziatica, in questo perderci in Cristo, liberati dalla paura della morte troveremo pace.
I migranti che rischiano tutto per la speranza di una vita migliore, disposti anche a morire per vivere, mi sono maestri di vita, mi insegnano l’atteggiamento nel cammino spirituale: la disponibilità ad affrontare ogni fatica, ad attraversare il deserto, il mare aperto, pur di raggiungere la meta agognata.
Io che temo di perdere le mie comodità, le mie abitudini, le mie piccole sicurezze, che non sono disposta a rinunciare a nulla ho molto da imparare da loro.
Grazie a tutti , anonimi e nominati, per i vostri interventi.
Un grande abbraccio. Giovanna
Cara Giovanna,
ciò che hai scritto è bello e lo condivido .
Caro/a anonimo,
grazie per il tuo fraterno interessamento .
Un saluto.
Stefania
A causa del computer guasto leggo solo ora il dibattito sull’arrivo degli immigrati in Italia.
Negli interventi vedo tanta generosità accompagnata da altrettante delusione, angoscia ed impotenza.
Essendo noi creature dotate di cuore ma anche di ragione, possiamo seguire le indicazioni di sant’Ambrogio, che ha fatto grande Milano, e diceva che l’economia serve sì ad arricchire ma è necessaria anche a fare bene il bene perchè: ” si fa del male a fare male il bene”. Occorre guardare i numeri : quanti immigrati possiamo accogliere? quante risorse abbiamo?
Ricordiamo che i cristiani, che riscattavano gli schiavi nelle Americhe, hanno fatto crescere il loro valore e, conseguenza
paradossale, hanno incrementato lo schiavismo. La carità di quegli ottimi cristiani da sola non bastava, anzi danneggiava.
L’economista socialista Francesco Forte chiede di finanziare l’organismo dell’ONU, UNHCR, per assistere i fuggiaschi nelle loro terre, ricordando che l’Italia oggi lo finanzia solo con trenta milioni di euro l’anno.
Lo Stato italiano spende 35 euro al giorno per ogni immigrato, abbiamo circa 100.000 nuovi arrivati, e il costo giornaliero è di circa tre milioni di euro. Moltiplicato per 365 fa circa un miliardo di euro l’anno.
Invece di 30 milioni perchè non diamo questo miliardo, che là vale enormemente di più, per lo sviluppo di quei Paesi?
In tal modo eviteremmo di fare i salvataggi in mare, con tutti gli annegati. Ed eviteremmo una carità che fa oggettivamente da anello di saldatura tra gli schiavisti neri ed arabi da un lato del mare e gli sfruttatori italiani dall’altro lato.
Tutto doloroso e difficile, e Rosella dice bene dei cristiani che offrono sè stessi come cibo nel calice.
Torneremo a lungo su tutto questo, e intanto vi saluto tutti.
Riflettevo sulle parole di Giovanna e di Giancarlo e mi sembra che questa immigrazione di massa non sia un evento naturale. Come le guerre del secolo scorso, che non erano eventi naturali, ma erano volute, organizzate, preparate, le persone erano spinte a partecipare facendo leva sull’amore per la patria, per cui, una volta avviata, la guerra si autoalimentava e tutti erano contemporaneamente coautori e vittime.
Così oggi, di fronte a questa immigrazione di massa, il sentimento di solidarietà umana ci spinge a intervenire, accogliere, aiutare e così diventiamo coautori e vittime di chi questa immigrazione ha voluto e organizzato. Se non vogliamo partecipare dobbiamo diventare indifferenti, dobbiamo spegnere i nostri sentimenti di solidarietà umana, allora il nostro cuore di esseri umani si inaridisce e siamo ugualmente coautori e vittime.
Un meccanismo raffinato e tremendo.
Sosteniamoci a vicenda.
Sono d’accordo con l’analisi di Giancarlo( sinceramente aspettavo che intervenissi visto le tematiche affrontate nei tuoi precedenti ‘post’) e condivido l’amara riflessione finale di Aldo.
Aspetto di “tornare su tutto questo” insieme a voi e ad altri che vorranno discuterne.
Buona domenica a tutti, mcarla
Caro Giancarlo! Molti dei migranti che arrivano in Italia o in altri paesi europei, sono oggi PROFUGHI che scappano dai loro paesi incendiati dalle guerre, basti pensare a diversi stati africani, alla Siria, all’Iraq. Come aiutarli nella loro patria? Le guerre causano enormi sofferenze nella popolazione civile e terribili situazioni di emergenza a cui è necessario in qualche modo provvedere. In Europa, e soprattutto in Italia, c’è un enorme calo demografico, come non pensare che quel vuoto possa essere riempito da popolazioni provenienti da altri continenti, anche per il principio fisico dei vasi comunicanti ? Prepariamoci, questo è solo l’inizio! Mariapia
Il principio dei vasi comunicanti è benefico per per la terra quando l’acqua scorre per vie controllate.
L’acqua che esplode violenta oltre gli argini produce una limacciosità mortale sia per l’acqua che per la terra.
Potenti petrolieri arabi fascisti ( sessisti e ferocemente maschilisti) e gli islamisti dell”Isis, che è nazista, sperano solo che un’esplosione migratoria cancelli la civiltà occidentale illuminista e culla della libertà e della democrazia.
Da noi alcuni movimenti alternativi sembrano aspettarsi il rinnovamento non dalla nostra conversione, ma da uomini di altre terre, come se anch’essi non avessero il peccato originale. Per avere conferma che non basta non essere occidentali per essere nuovi, ricordiamo i neri e gli arabi schiavisti di oggi, e nella storia ricordiamo che l’impero africano degli Ashanti è diventato potente perchè i neri rapivano e schiavizzavano i fratelli neri, e ben prima della scoperta delle Americhe.
Che sia solo una mia impressione sbagliata che il punto esclamativo dopo “caro” abbia una forma puntuta?
Sono abituato, quando tengo conferenze su migrazioni e Islam, a sentirmi dire da destra che sono troppo di sinistra e da sinistra che sono troppo di destra.
Non potevo deludere mcarla. Un caro saluto a tutti, GianCarlo
Grazie Giancarlo
per i tuoi preziosi interventi, che mi sollecitano ad approfondire un aspetto di quanto ho postato in precedenza.
LA LIBERTA’ di un cuore che ama è IL PUNTO.
E questa libertà noi, in dp, la tocchiamo dopo aver attraversato il dramma dell’impotenza umana.
Voglio dire che non tutti siamo chiamati a fare la stessa cosa ma che ciò che vale è il punto d’integrità all’interno del quale si genera la nostra decisione di agire nella storia contingente.
LA PACE NEL CUORE non è l’assenza di dolore ma frutto di un dono, quello che ci fa gustare l’essenza che ci costituisce essere umani: noi siamo un dono d’amore, e solo quando amiamo siamo veramente felici e realizziamo noi stessi.
La pace nel cuore è un dono grande che SERVE LA VITA.
Facciamo quello che possiamo in comunione di preghiera ma se hai tempo non privarci del dono della tua esperienza: è un arricchimento culturale che a me personalmente è molto utile.
ciao
Rosella
Un saluto particolare a Stefania e alle sue puntualizzazioni !
Con Affetto
E la Chiesa dovè , perche non prende una posizione pratica di fronte a questo problema. La CEI e il Papa perchè non dispongono di accogliere nelle loro strutture questa povera gente invece di lanciare solo messaggi di fraternità e di amore che rimangono sospesi nell’aria ? Perchè non intervengono ?
E’ la stessa cosa successa con la strage degli ebrei . Anche a quel tempo la Chiesa non è intervenuta . Perche ?
Con affetto
Gianlugi
Carissimi, ringrazio tutti per questo vivace confronto in un luogo in cui si può dialogare nella pace, nel rispetto, nella stima reciproca, su un tema che tocca le ‘corde’ di ciascuno. Questo è già un gran risultato!
Aiutare le persone nei loro Paesi è naturalmente la soluzione auspicabile e spetta alla politica e agli Organismi Internazionali. Ma quali interessi persegue la politica? Cosa hanno fatto finora gli Organismi Internazionali?
L’aumento dei profughi per cambiamenti climatici, guerre e calamità era previsto da decenni: 50 milioni nei prossimi decenni, di cui 103 milioni circa in Europa, ma la miopia della politica che guarda solo l’immediato personale interesse ha impedito (e continua ad impedire) di vedere il fenomeno nella sua globalità, prendere misure per ridurre l’enorme divario nella distribuzione della popolazione (l’Africa a noi vicina nel 2050 rappresenterà ¼ della popolazione mondiale) e nella distribuzione del reddito (attualmente diviso a metà tra PSA e PVS, solo che nei primi vive il 15% della popolazione mondiale, e nei secondi l’80%).
Naturalmente in questa situazione si inseriscono grandi e piccoli trafficanti a tutti livelli.
Adeguate misure di inserimento e integrazione dei nuovi arrivati potrebbero compensare la diminuzione di forza lavoro con ricadute sulla produzione (66 milioni in meno in Europa nel 2050 a causa del calo delle nascite) e il pagamento della pensione ai pensionati. Questi solo alcuni minimi dati per rendere conto di un problema di portata globale.
Nel frattempo che i Grandi decidano, che fare con i profughi che arrivano?
Ignorarli? Evitare di salvarli? Lasciarli annegare? Ognuno risponda secondo coscienza.
“LA PACE NEL CUORE non è l’assenza di dolore ma frutto di un dono, quello che ci fa gustare l’essenza che ci costituisce essere umani: noi siamo un dono d’amore, e solo quando amiamo siamo veramente felici e realizziamo noi stessi.
La pace nel cuore è un dono grande che SERVE LA VITA”. Grazie Rosella e buon onomastico!
Vi abbraccio tutti con affetto. Giovanna
Ho letto su facebook lo scritto di Guzzi “Prendere respiro”, che denuncia come il mondo sia diventato preda dei mass media che hanno elevato la menzogna a sistema: vivono di menzogna e ci fanno vivere nell’ignoranza.
Clamoroso che a forza di ripetere che l’Italia è il Paese più vicino all’Africa, il suo ponte naturale, sono riusciti a far dimenticare a tutti che c’è una differenza enorme tra le centinaia di km. del Canale di Sicilia e lo stretto di Gibilterra.
Clamoroso che siano riusciti a farci dimenticare che la Massoneria ( ricordiamo la P2?) e i radicali hanno spinto per decenni la politica contro la famiglia e contro la natalità, col duplice scopo di stravolgere la cultura europea per avere oggi un mercato del lavoro con un nuovo proletariato abbondante e a buon mercato e facile da sfruttare per molti anni.
Clamoroso che ci siano persone che non vedono che la Chiesa in Siria aveva riaperto un monastero del V secolo per accogliere i profughi, e che è stato raso al suolo dai nazisti dell’Isis. E che in Italia sono centinaia le strutture della Chiesa che ospitano migliaia di immigrati regolari ed irregolari: basta volerlo e li si può visitare per smascherare la menzogna.
Caro Giancarlo
questo osannato affanno nel difendere sempre la Chiesa che è responsabile quanto i politici,se non di più, di ciò che sta accadendo e che è accaduto nei secoli scorsi; dato che sei a conoscenza di migliaia di strutture che la Chiesa mette a disposizione dei profughi perchè non ne elenchi qualcuna ? Prendono soldi anche loro dal governo per ospitare i profughi o lo fanno semplicemente con spirito caritatevole ?
Un abbraccio
G.L.
In questi ultimi mesi anch’ io-come G.L.- mi sono fatta diverse domande a proposito delle strutture di accoglienza che la Chiesa potrebbe rendere disponibili per immigrati (clandestini e non): ex collegi e convitti, seminari quasi vuoti…
Sono contenta di leggere che “centinaia” di queste strutture sono state aperte a questo scopo (anche nello Stato del Vaticano?) ma mi piacerebbe anche avere qualche segnalazione più concreta a riguardo (per es. in Lombardia).
Concordo pienamente con le riflessioni di Giancarlo (e relativi esempi) a proposito del sistema di menzogna e di ignoranza costruito dai mass media…davvero tutti noi siamo chiamati ad una vigilanza e ad un discernimento estremi!
mcarla
G.L., hai sbagliato indirizzo perchè ho sempre duramente denunciato gli errori della mia Chiesa, che ha chiesto perdono (ciò che non è stato fatto, in politica, dagli eredi delle ideologie dei campi di sterminio nazisti e dei gulag comunisti).
La Chiesa che mi è madre, è piena di ombre, di limiti, di errori e di tradimenti: come lo è ogni essere umano.
Ma è anche piena di luce, portatrice di Via, Verità e Vita:questo i cristiani lo pagano col sangue ogni giorno nel mondo.
Ora non difendo nessuno ma parlo di fatti, e sarò lieto di accompagnarti a visitare, in provincia di Bergamo, le strutture della Chiesa che accolgono gli emigrati, e i centri della Caritas che se ne fanno carico, sostenuti dalle parrocchie e dalla diocesi, con i soldi del governo e con quelli che offrono i cristiani (autorizzo dp a darti la mia mail).
Resto convinto che è meglio aiutarli a casa loro, come fa mio fratello prete che, a 70 anni, sta partendo per il Bangladesh.
Cari amici, mi pare che queste parole di Benedetto XVI, pronunciate per la Giornata del Migrante del 2013, possano essere di orientamento per questa bella conversazione, in quanto tengono conto della complessità del problema, senza cedere alle tentazioni di visoni parziali e unilaterali (e quindi in definitiva irreali e ideologiche), tipo “accogliamo tutti” o “chiudiamo le frontiere”:
“Il diritto della persona ad emigrare – come ricorda la Costituzione conciliare Gaudium et spes al n. 65 – è
iscritto tra i diritti umani fondamentali, con facoltà per ciascuno di stabilirsi dove crede più opportuno
per una migliore realizzazione delle sue capacità e aspirazioni e dei suoi progetti. Nel contesto sociopolitico
attuale, però, prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè
a essere in condizione di rimanere nella propria terra, ripetendo con il Beato Giovanni Paolo II che
«diritto primario dell’uomo è di vivere nella propria patria: diritto che però diventa effettivo solo se si
tengono costantemente sotto controllo i fattori che spingono all’emigrazione» (Discorso al IV Congresso
mondiale delle Migrazioni, 1998). Oggi, infatti, vediamo che molte migrazioni sono conseguenza di
precarietà economica, di mancanza dei beni essenziali, di calamità naturali, di guerre e disordini sociali.
Invece di un pellegrinaggio animato dalla fiducia, dalla fede e dalla speranza, migrare diventa allora un
«calvario» per la sopravvivenza, dove uomini e donne appaiono più vittime che autori e responsabili
della loro vicenda migratoria. Così, mentre vi sono migranti che raggiungono una buona posizione e
vivono dignitosamente, con giusta integrazione nell’ambiente d’accoglienza, ve ne sono molti che
vivono in condizioni di marginalità e, talvolta, di sfruttamento e di privazione dei fondamentali diritti
umani, oppure che adottano comportamenti dannosi per la società in cui vivono. Il cammino di
integrazione comprende diritti e doveri, attenzione e cura verso i migranti perché abbiano una vita
decorosa, ma anche attenzione da parte dei migranti verso i valori che offre la società in cui si
inseriscono.
A tale proposito, non possiamo dimenticare la questione dell’immigrazione irregolare, tema tanto più
scottante nei casi in cui essa si configura come traffico e sfruttamento di persone, con maggior rischio
per donne e bambini. Tali misfatti vanno decisamente condannati e puniti, mentre una gestione regolata
dei flussi migratori, che non si riduca alla chiusura ermetica delle frontiere, all’inasprimento delle
sanzioni contro gli irregolari e all’adozione di misure che dovrebbero scoraggiare nuovi ingressi,
potrebbe almeno limitare per molti migranti i pericoli di cadere vittime dei citati traffici. Sono, infatti,
quanto mai opportuni interventi organici e multilaterali per lo sviluppo dei Paesi di partenza,
contromisure efficaci per debellare il traffico di persone, programmi organici dei flussi di ingresso
legale, maggiore disponibilità a considerare i singoli casi che richiedono interventi di protezione
umanitaria oltre che di asilo politico. Alle adeguate normative deve essere associata una paziente e
costante opera di formazione della mentalità e delle coscienze. In tutto ciò è importante rafforzare e
sviluppare i rapporti di intesa e di cooperazione tra realtà ecclesiali e istituzionali che sono a servizio
dello sviluppo integrale della persona umana. Nella visione cristiana, l’impegno sociale e umanitario trae
forza dalla fedeltà al Vangelo, con la consapevolezza che «chiunque segue Cristo, l’uomo perfetto,
diventa anch’egli più uomo» (Gaudium et spes, 41).”
Grazie Marco, proprio ci voleva questo intervento che offre davvero lumi su questo drammatico problema!
mcarla
Grazie Marco
speriamo che il tuo intervento offra lumi a chi ha le competenze, religioso o politico, per gestire questo problema.
Un abbraccio
A. (DP)
Grazissime proprio a tutti, in primis sempre a Marco G., per questo serrato confronto su un problema cosi’ scottante e drammatico. Mi provoca ancora di più ad impegnarmi seriamente e prioritariamente nel Laboratorio D.P, luogo che ci offre gli strumenti necessari ed urgenti per la liberazione interiore e una sempre più incarnata liberazione del Mondo. Giuseppina
Collegandomi all’intervento di Marco Guzzi, volevo ricordare che negli ultimi 10 anni circa 2 milioni di italiani sono emigrati, cioè quasi la metà dei giovani italiani quando si affacciano alla vita adulta sono costretti ad andarsene dall’Italia. A me sembra un problema gravissimo, stiamo distruggendo il nostro futuro. Eppure il governo, i mezzi di informazione dedicano molta più attenzione ad altri emigranti. Perché? Dove sta il buon senso? O ci sono altri scopi?
Cara Giuseppina
ma ti hanno fatto il lavaggio del cervello ???
Caro/a anonimo/a, perché senza nome? perché nascondersi?
normalmente noi tutti ci nascondiamo perché e quando abbiamo paura.
Ma la paura, specialmente se non la riconosciamo, si trasforma facilmente in aggressività, come ci insegna l’etologia.
Noi umani però possiamo fare altro, possiamo riconoscere umilmente le nostre paure, e piano piano depotenziarne la carica aggressiva e distruttiva, innanzitutto, bada bene, autodistruttiva.
Perché non ci pensi un po’ ….?
Ciao. Marco
Caro Aldo, concordo pienamente con quanto scrivi (conosco più di uno di questi giovani- e relative famiglie- che partono con le migliori intenzioni di tornare ma poi la vita li trattiene lontano dall’ Italia)…è davvero inquietante!
Anch’ io con te mi chiedo (e non sono la sola): a chi giova tutto ciò?
Siamo davvero in mano a poteri più o meno occulti che ci usano come pedine di un gioco devastante soprattutto per le giovani generazioni? mcarla
Pubblico volentieri una poesia che Antonella, un’amica dei nostri gruppi ha postato su facebook: la poesia è di una sua amica, Yamile Darias Betancourt, che ringrazio.
Olocausto moderno
Il barcone sbanda eternamente
Le onde lavano i corpi ,
caduti all’improvviso.
Le urla si perdono nel buio.
Il sole si è spento.
Cimitero infinito
Caronte ha cambiato casa.
Il treno passa.
Destinazione incerta
Vagoni pieni di corpi.
Respiro moneta di scambio
La speranza è fuggita.
Il disprezzo fa a botte con la tolleranza.
Olocausto moderno.
La vecchia matrona
siede a guardare, diventa giudice.
Demenza senile
Il mantello che la copre ormai è pieno .
Non deve ricordare le sue malefatte.
il Dio denaro impunito brama linfa umana.
L’umanità è cosa passata.
Signora Speranza torna a salvarci!
Apri un varco nella mente degli ottusi
Fa ritornare il sole nelle nostre anime.
Mi colpisce molto la poesia di Yamile, per quanto è bellica.
Chiede che vengano illuminate le menti degli ottusi, cioè degli altri: ma gli altri pensano esattamente lo stesso.
La logica è quella di buttare sempre all’esterno, la colpa è sempre dell’altro.
Le montagne di soldi li fanno gli schiavisti dell’Africa nera e dell’Africa araba: abbiamo il coraggio di dire la verità?
Oggi la brama di linfa umana non è tedesca o francese o italiana, ma è dell’islamismo terrorista in Nigeria e in Libia, dove l’Isis ha chiesto ai Libici di consegnare le loro figlie ( merce) per darle in “spose” ai terroristi.
E’ odio buttare sterco sull’Europa anche quando fa il bene, e salva i disperati: menzogna e odio che fanno male alla pace.
Grazie Giancarlo,
anche se io non ho letto i versi nello stesso modo, trovo la tua riflessione importante e vorrei girare un’altra carta.
In me, uno dei frutti del lavoro di trasformazione, è stato quello di riconoscere che il SENSO DI COLPA personale o collettivo non fa altro che perpetuare un atteggiamento di sottile complicità con la distruttività, interna o esterna, che agiamo.
Riconoscere le nostre colpe per LASCIARCENE LIBERARE DA CRISTO consente una maggior chiarezza nella visione della realtà e una maggiore energia nell’azione da compiere.
In un certo qual modo la nostra società occidentale è troppo ripiegata sotto questo inutile e maligno peso, più che libera di riparare agli errori commessi o a FARE LIBERAMENTE IL BENE POSSIBILE, oscillando tra l’erigere muri o il buonismo ad oltranza. E non mi riferisco alla chiesa che già un decennio o più fa, tramite il Card. di Bologna Biffi, invitava ad un certo realismo per poter favorire l’integrazione tra le persone che si affacciavano allora al nostro mondo di lavoro, sollevando un polverone che non ti dico.
Fare quello che si può fare IN PACE nel nostro proprio limite umano E’ UNO SCANDALO.
D’altro canto, quel che tu dici dell’Isis è vero (e se dovessimo apprendere da loro rispetto e accoglienza del diverso, te li raccomando), ma, intuisco anche altre sottili verità internazionali sul piatto della bilancia, .
Ciao e buon lavoro.
Son contenta che tuo fratello stia bene ed abbia ripreso la sua missione.
Rosella
Gli ultimi versi della poesia mi hanno fatto venire in mente la tematica di uno spettacolo teatrale a cui vorrei assistere proprio stasera presso il santuario della Madonna di Prada a Mapello (Bg) dal titolo “Volgiti Madre” di Valentino Salvoldi (sacerdote missionario, fratello di Giancarlo, VERO?).
Da quanto ho letto si parla di una gravidanza inattesa, in un contesto di dubbi laceranti, di punti interrogativi che solo nel finale dovrebbero risolversi attraverso lo sguardo di Maria (“Signora Speranza torna a salvarci…”).
Dopo analisi inquietanti di una realtà drammatica come quella di cui si è scritto, sento il bisogno di un sollievo che mi ridia speranza per poter nuovamente respirare un po’ di aria fresca…
Spero di poterci andare e di ricavarne nutrimento.
Buona domenica a tutti, mcarla
Scusate se uso impropriamente questo canale ma non ho riferimenti personali.
Cara Rosella, è proprio così: il senso di colpa è dannoso a livello personale ma anche a livello culturale, e storico.
E grazie anche per Valentino che proprio da oggi è in Bangladesh, mentre c’è la prima di una sacra rappresentazione cui ha lavorato molto.
Mcarla, ti vedrò volentieri stasera al santuario mariano, e potrebbero venire anche altri lombardi, anche se è tardi.
Vi ringrazio per i commenti. Personalmente credo che un flusso di coscienza non implichi il giudizio ma solo nudo sentire per amaro che sia davanti una realtà alla quale non possiamo sfugire.
Grazie ancora!