Sono al quinto anno di esperienza nei Gruppi DP e, come spesso Marco Guzzi ci esorta, provo a fare il punto della situazione con la mia personale motivazione a far parte di questo movimento, inevitabilmente inscritta nell’attesa collettiva.
Dentro la prospettiva teorico-culturale che sta alla base dei Gruppi, leggiamo il tempo di grande crisi che stiamo attraversando come un tempo di dissolvimento di strutture antropologiche, ormai insostenibili nelle nostre vite personali e storico-collettive, ma contemporaneamente come un tempo propizio per la costruzione di nuovi paradigmi di umanità. Infatti, è proprio quando i legami si allentano e la materia si fa più malleabile che è possibile rimodellare la sostanza per darle una nuova forma.
Quale forma dare, però, ad un’umanità che si è finora definita in funzione di contrapposizioni, lotte, scontri violenti, aggressioni? In realtà, nell’annuncio della buona notizia di Gesù di Nazareth, gridata sui tetti da ben due millenni, possiamo trovare i lineamenti di un’umanità tratteggiata a partire da una relazionalità di cura e di dedizione, che sappia spezzare le catene di violenza con il gesto rivoluzionario del perdono.
Dentro questo clima di crisi siamo tutti disorientati e confusi. Il Vangelo è a portata di mano, da duemila anni tentiamo di interpretarlo, ma farlo veramente percolare nelle fibre più profonde del nostro corpo pare sia un compito dato agli uomini del XXI secolo come missione specifica, cui non possiamo più sottrarci, pena la distruzione disperata di un intero mondo. Tuttavia, la ferita su cui poggiamo è tale per cui le resistenze alla trasformazione sono fortissime. Talvolta preferiamo il calduccio comodo del già noto, per quanto del tutto insufficiente ad uno sguardo minimamente onesto. Oppure ci lasciamo andare alla deriva del non pensiero, di un fuggevole attimo che si consuma nel brivido dell’illusione pilotata dal marketing mediatico.
In questo disorientamento personale e collettivo, i Gruppi DP rappresentano una possibilità di percorso guidato e ben strutturato di formazione personale, in un momento di grande bisogno educativo, ma allo stesso tempo di grande vuoto da questo punto di vista.
Noi, umanità in camerino, dove ci stiamo spogliando di vecchi abiti e mascheramenti, abbiamo un immenso bisogno di poterci guardare allo specchio e vederci per ciò che siamo, per saper scegliere poi un abito finalmente corrispondente alla nostra personalità. Questi passaggi trasformativi richiedono però una guida su cui poter contare, un percorso da seguire e che ci segua passo passo, con pazienza, gradualità, delicatezza, costanza. I Gruppi DP hanno tutte queste caratteristiche.
Un altro aspetto di grande valore ed originalità sta nel fatto che i Gruppi sono pensati su tre livelli – culturale, psicologico e spirituale – che offrono una sintesi preziosa nella formazione di un’umanità integrata. Infatti, non è difficile trovare proposte formative nei singoli ambiti: conferenze, psicoterapie, corsi di teologia o esercizi spirituali ecc. Tuttavia, la divisione settoriale rispecchia esattamente la frammentarietà delle nostre personalità là dove abbiamo invece bisogno di integrazione.
L’integrazione, però, deve essere innanzitutto anche metodologica e il metodo che prevede i tre livelli è indispensabile se si vuole arrivare ad un’umanità integrata e perciò pacificata.
Inoltre, la dimensione di gruppo favorisce la nostra grande fame di relazionalità dotate di senso, facendone esperienza tra persone con cui si condividono obiettivi e linguaggio.
Il metodo, poi, nella modalità telematica, permette una flessibilità che sa andare incontro alla complessità pratica delle nostre vite di donne e di uomini di oggi.
Pertanto, buon viaggio a tutti, in questa modalità esperienziale di entrare dentro la Vita.
E’ sempre bello leggerti, cara Iside, e sentirti vicina nel cammino trasformativo.
Ciò che continua a motivarmi nel lavoro dei Gruppi DP non è solo il metodo che integra i tre livelli formativi, ma il cambiamento che vedo avvenire in me e negli amici di cordata perseverando nelle pratiche e utilizzando strumenti semplici ed efficaci.
E’ faticoso e doloroso morire alla vecchia forma di Io che vomita all’ esterno il proprio dolore senza riconoscerlo ed è fondamentale credere per vivere nella concretezza delle relazioni quotidiane il gesto rivoluzionario del perdono.
Nel travaglio di questo tempo e nella fatica di ogni giorno mi accorgo di essere facilmente religiosa e faticosamente credente.
Stare in Darsi pace mi aiuta a tenere viva la fede, ad entrare nel profondo della mia interiorità dove comprendo che Cristo non è un concetto, ma una rivelazione che ancora oggi apre gli orecchi ai sordi e scioglie il nodo della lingua ai muti che hanno l’umiltà di ricominciare ogni giorno partendo dalla propria carne ferita e credendo nel Dio vivente.
Grazie
Giuliana
Grazie Iside per avermi ricordato lo sviluppo del sentiero Darsi Pace. Una benedizione che ho incontrato nel mio cammino lo scorso anno. L’integrazione dei tre livelli conoscitivi mi ha permesso d’illuminare alcune zone d’ombra del mio passato, ha ampliato gli orizzonti di conoscenza culturale del mondo in cui viviamo, ma, soprattutto, mi ha fatto avvicinare alla figura centrale di Cristo: Nuova umanità, che prende le mosse dalla mia personale autocoscienza di
trasformazione. La mia partecipazione ai Gruppi s’appresta ora a vivere il secondo anno, un grazie di cuore a Marco ideatore del metodo ed un augurio di proficuo sviluppo di liberazione a tutti i miei “colleghi” Arrivederci!
Massimo