Carissimi amici, molti di voi sanno che, da poco più di un anno, all’interno del movimento Darsi Pace, sono stati avviati nuovi gruppi di praticanti che si dedicano ad approfondire ambiti culturali specifici. Tra questi è nato il gruppo “Vita consacrata, tra tradizione e innovazione” che, fedele al nostro modo di procedere, resta centrato nel lavoro interiore, tentando di diffondere lo sguardo nuovo che nasce da quell’esperienza spirituale profonda nella quale tutti siamo in cammino.
La finalità è quella di creare, nel tempo, un documento operativo, contenente Linee guida (moduli formativi), rivolte a laici e consacrati, per una rigenerazione della loro vita e della vita della Chiesa. Un primo elemento che ci ha molto divertito è che il gruppo iniziale, che rimane aperto ad accogliere coloro che anche in futuro potrebbero essere interessati, è composto da persone molto diverse: suore, laici, una monaca di clausura…Questo fatto, da non sottovalutare, ci dà già la misura che non vi può essere fecondità nella separazione dal diverso-da-sé. Un secondo elemento è naturalmente la consapevolezza di raccogliere i frutti del grande contributo di Marco Guzzi, sia nell’ambito generale, sia nel suo instancabile lavoro da anni svolto negli ambienti della vita consacrata e parrocchiale.
Per raccontarvi un po’ la nostra intuizione di fondo, ricorro ad un esempio che a mio avviso ben sintetizza il cuore della nostra esperienza: Anselm Grün, Padre benedettino tedesco molto autorevole nel campo della spiritualità, in un’intervista a lui rivolta sulla “cura dell’anima” sosteneva che “la Chiesa ha sicuramente perso competenza nel campo della cura della anime, si è occupata troppo poco dell’anima del singolo, e ne ha studiato troppo poco la struttura per poterla aiutare in modo adeguato nel cammino che porta a diventare uomini.”
Queste parole sono immediate e fortemente provocatorie, ma è pur vero che le cose che ci colpiscono e ci mettono in discussione le accantoniamo con altrettanta velocità, e ci immergiamo nuovamente nelle mille preoccupazioni che riempiono le nostre giornate. Se invece comprendiamo anche solo per un attimo che forse è bene non passare oltre, possiamo decidere di fermarci, silenziare la nostra mente con i suoi innumerevoli pensieri e fare un po’ di spazio per accogliere la novità che ci viene incontro. Solo così sentiremo emergere da dentro alcune domande: Ma l’anima ha una struttura? Di cosa si tratta? Io so come sono fatto, come funziono a questo livello?
Poi una amara consapevolezza. Penso alla mia vita, mi guardo un po’ intorno e vedo che davvero di questo non si parla abitualmente. Faccio un po’ di introspezione: forse ci sono cose che non conosco e che è bene sapere di me. Perché, ad esempio, nella mia esperienza quotidiana spesso faccio quello che non vorrei, oppure arriva all’altro un’immagine distorta della mia persona e di ciò che desidererei comunicargli? Perché ci sono situazioni conflittuali che vorrei evitare ma che si ripetono ciclicamente, anche in diverse tappe della mia vita? Chi mi aiuta ad ascoltarmi, ad interpretarmi?
Sento che abitano in me intuizioni profonde a cui non riesco a dar voce, e questo mi provoca sofferenza. Dico a me stesso che forse è il caso di rimandare questo ascolto a tempi più opportuni, ma con il tempo vedo che raggirare l’ostacolo non basta e quindi decido di chiudere definitivamente questo canale comunicativo. Facendo così però non si estingue completamente la mia sete di senso, né tantomeno il profondo travaglio in cui mi trovo immerso quotidianamente. Cosa fare? Dove andare? Esistono, oggi, maestri spirituali e madri spirituali dai quali mi posso recare ed essere interpretato fino in fondo nel mio travaglio? Posso compiere delle scelte autentiche nella mia vita vocazionale prescindendo da queste dimensioni spirituali profonde che mi abitano?
L’esperienza dei gruppi Darsi Pace è per tutti noi luogo esperienziale e relazionale nel quale poter dare voce a tutte queste domande, perché esse sono tutte legittime e sono quelle brecce attraverso le quali lo Spirito può parlare, lenire la sofferenza, guarire antiche ferite e rigenerare la vita per renderla nuovamente creativa.
Il camminare inizialmente a tentoni, verso territori inesplorati della propria interiorità, corporeità, psiche, all’inizio destabilizza molto e lo fa soprattutto in chi ha alle spalle percorsi di ricerca di senso non andati a buon fine, o in coloro che pensavano già di conoscere tutto e di essere solidi e ben “fluidificati”!
Poi con una pratica più costante, inizi ad assaporare i primi benefici. Nel tempo arrivi ad avere sempre meno paura, perché comprendi che nessuno ti giudica e che anche la tua consolidata abitudine auto-giudicante inizia a perdere forza perché smascherata nella sua inutilità. Allentare, poi, certe tensioni continue generate da paure arcaiche, alle quali solitamente segue un’illusione di controllo/difesa di sé e degli altri, libera energia vitale e spazio interiore per accogliere quella nuova umanità ridonata ogni giorno da Cristo, che ti incontra lì dove sei davvero e ti lascia libero di poter diventare un uomo nuovo.
Nel concreto del nostro gruppo sul rinnovamento della vita consacrata, questo ci spinge ad una presa di cura integrale verso noi stessi e verso l’intera umanità, come imperativo capace di dar vita ad una vera e propria CARITÀ SPIRITUALE. Questa si concretizza nell’ ACCOGLIENZA di tutte quelle anime che si trovano “in un grande travaglio”.
Sì, perché come impariamo esperienzialmente nei nostri gruppi di Darsi Pace, il nostro Ego è una cosa precisa, è fatto di pensieri, di paure, di antiche ferite, etc. E chi le ri-conosce? Chi mi aiuta a interpretarle e a guarirle? Servono uomini e donne che comunichino l’esperienza della guarigione, della liberazione come percorso realizzato e in continua realizzazione nelle proprie vite e che aprano ad uno sguardo “aperto all’infinito…”
Ciò richiede tanto approfondimento e discernimento, insieme alla realizzazione di itinerari formativi nuovi. Gli itinerari che già sono operativi nella Chiesa non vanno distrutti, ma integrati e adeguati ai corpi, alla mente, alle emozioni, alla cultura, alla psicologia delle persone che siamo e che incontriamo.
Che cosa possiamo aggiungere per rendere i nostri itinerari più adeguati?
Oggi siamo chiamati a realizzare percorsi che non assolutizzino la dimensione dell’apprendimento scolastico-frontale, ma che creino luoghi relazionali nei quali la persona si senta accolta così com’è, nella sua realtà in CRISI, come reale punto di partenza. Questo non è affatto scontato soprattutto nei nostri contesti ecclesiali!
Nei nostri abituali itinerari formativi comunitari e parrocchiali ascoltiamo la persona, aiutandola a raccontarsi in modo più autentico? L’ASCOLTO, affinché non tradisca la sua natura, dev’essere sapiente e finalizzato ad aiutare pian piano la persona a parlare. Attraverso la relazione, la persona attenuerà sempre più le sue difese e riuscirà a superare tutte le paure che le impediscono di raccontarsi. Solo così, con molta delicatezza, potrà arrivare a dire quello che pensa e vive davvero.
Solo ora si può inaugurare il delicato momento dell’ACCOMPAGNAMENTO che conduce alla trasformazione profonda. Ci vuole una grande sapienza spirituale, mentre negli ultimi secoli si è enfatizzata forse un’idea intellettuale della trasformazione.
La Chiesa nei secoli ha sviluppato già una sapienza spirituale da riscoprire e reintegrare nei suoi elementi altamente formativi che ci prefiggiamo di approfondire. Un percorso può divenire, allora, “Scuola Iniziatica”, cioè esperienza personale e totale di trasformazione, affinché tutti coloro che abitano le “periferie esistenziali”, possano trovare in Cristo ed in una nuova e personale esperienza dei suoi Misteri, il loro centro vitale e creativo.
Mi vengono spontanee, voglio credere in queste promesse, come non gratuite parole, ma come Parola/Promessa di Colui che è (la) Vita:
Mt 7,8: … perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Lc 11,10:… Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.
Cara Eliana e tutti i fratelli e le sorelle del gruppo “vita consacrata tra tradizione e innovazione”,
sono molto contenta di sapervi in campo così impegnati! Sono in darsi pace alla seconda annualità e sono anch’io una consacrata, che non ha smesso di sognare oltre il realismo storico (un po’ deludente….) di tutto ciò che la vita consacrata sta attraversando. Grazie della vostra lettura che trovo lineare e profonda allo stesso tempo, la condivido nella sostanza e negli interrogativi che ci stanno a cuore. Giorni fa, con una consorella cui era stato chiesto di offrire una testimonianza ad alcuni giovani, ci dicevamo che oggi il nostro approccio esistenziale e relazionale nella Chiesa dovrebbe interpellare più il ‘senso’ del nostro ‘esserci’ come espressione di una vita giocata in un divenire di fede e di amore/servizio. Spesso, invece, ci poniamo e ci proponiamo come un’affermazione sterilmente statica di un incontro che – diciamo a parole – ha cambiato la nostra vita, ma spesso la lascia così come l’ha trovata (se non la svilisce mediocremente) lì dove appunto tradisce il suo ‘essere in divenire’. Oggi non si dovrebbe chiedere più a noi religiosi “perché ti sei fatta suora/frate?”, quanto piuttosto:”perché RESTI suora/frate?”….Penso questo interrogativo briciante ri-attiverebbe anche in noi motivazioni e risorse di senso cui provare a dare risposte non preconfezionate, ma sgorganti da una Sorgente viva interiore cui si attinge senza interruzione, e a cui si possono invitare altri, assetati come noi, come faceva Gesù: “vieni e vedi!”, vieni, entra in te stesso, vedi con i tuoi occhi Colui che ti abita…Colui che dice ad ogni incontro, come alla samaritana al pozzo di Sicar: “Sono io (colui che tu cerchi) che parlo con te”. E provare arditamente a ‘condurre’ dentro questa esperienza viva, senza esaltazioni né timori, nel rispetto dei tempi di ognuno, ma anche con quella bella parresìa degli inizi del cristianesimo, in cui quelli ‘di Gesù’ capivano che ancora non avevano dato tutto quello di cui erano ‘capaci’ le donne e gli uomini del loro tempo se non erano riusciti a farLo incontrare loro.
Buon lavoro in cordata! Grazie di ESSERCI!
Gli assaggi del lavoro avviato dai partecipanti al Gruppo Cultura di Darsi pace mi fanno sentire sveglia dentro un sogno.
Grazie a chi sta riportando la vita dentro una cultura mortificante, grazie a tutti i sognatori che hanno il coraggio di insorgere.
Giuliana
Non posso non dire il mio GRAZIE a chi ha pensato e realizzato questo gruppo “Vita Consacrata”.
Capisco molto bene l’importanza di un continuo rinnovamento in tutti i campi.
E’ ciò che Amedeo Cencini nel campo religioso chiama Formazione Permanente, che è continuazione della formazione iniziale, anche se in realtà la precede. Egli sostiene che la vita se non è formazione permanente diventa frustrazione
permanente. E chi non si forma si deforma. E’ la stessa cosa che Marco chiama Trasformazione che dura tutta la vita.
Chiamiamola come vogliamo ma il concetto è sempre uguale: diventare nuova creatura in Cristo Gesù, da poter dire con san Paolo: “Non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me”.
Essere nei gruppi Darsi Pace mi fa sentire sempre più chiesa in cammino, insieme a tante persone con diverse vocazioni, ma uniti dalla prima e comune vocazione che è quella alla santità.
Quindi Auguri di santità a tutti, per un mondo migliore e rinnovato.
Suor Teresa ( Suore di Don Morinello)
Cara Eliana mi sento di dirti, come partecipante al gruppo, che hai raccolto e descritto benissimo lo spirito che ci anima e quanto sia concreto il nostro impegno sul rinnovamento della vita consacrata e lo dico da laico, la consacrazione sta nel prendersi cura integrale di noi stessi, in relazione con gli altri e con il Dio, sono profondamente convinta che non ci sia altro di importante da fare se non questa “consacrazione” capace di dar vita ad una vera e propria CARITÀ SPIRITUALE , presupposto essenziale per vivere in pienezza il dinamismo del “già e non ancora”, nel profondo travaglio di questa epoca, con uno spirito di fiducia piena e di gioia profonda nella certezza che siamo altro, molto altro di quella oscura e misera immagine di noi che ci propone l’ego.
Grazie e a presto. Patrizia
È bello vedere come si allarga il gruppo Darsi Pace a beneficio di tante persone che cercano di realizzare seriamente il cammino della liberazione interiore. Il segno di crescita e di maturazione è anche il gruppo “Vita consacrata, tra tradizione e innovazione” che permette di condividere le intuizioni profonde e offrire un aiuto alla formazione delle persone consacrate per questo tempo di svolta.
Per me personalmente l’esperienza dei gruppi Darsi Pace è vitale e giorno per giorno mi aiuta a vivere più coscientemente la mia consacrazione religiosa.
Oggi Gesù nel Vangelo davanti all’atteggiamento di ipocrisia ha detto con forza: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini» (Mc 7, 1-13).
Anch’io non sopporto più né la mia l’ipocrisia né quella altrui, tanto meno nei nostri ambienti, e voglio continuare questa “Scuola Iniziatica”, che offre un aiuto concreto ed esperienziale a divenire l’uomo nuovo per la nuova umanità.