Quando nacque Francesco io ero ancora totalmente incapace a comprendere che cosa avrebbe significato diventare padre di quella creatura, senza sperimentare quella potenza risanante dell’unione con lui, che avrei imparato a conoscere solo man mano che cresceva. Anche con l’arrivò di Lucia, vieppiù che andava a occupare il suo spazio nella vita, ci interrogavamo come fosse stato possibile prima vivere non in comunione con lei, accettando, senza saperlo, un’esistenza parziale. Gabriele confermerà ancora una volta questa sensazione.
Il tipo d’amore che provo per i miei figli mi era del tutto sconosciuto prima. E’ uno solo, il medesimo per tutti tre, come se, nonostante così differenti, fossero fatti per me di un’unica sostanza. E’ immenso e per nulla possessivo; in se stesso esaustivo di ogni ambizione di realizzazione umana. Necessario da conoscere per poter capire quale possa essere realmente l’amore di Dio Padre su di noi (e quello di Maria, dal suo stesso Figlio prediletto donataci come madre). Più volte ho avuto la sensazione concreta che per essi davvero sarei disposto a perdere la mia vita. Mentre li abbraccio trovo infatti la vera vita, quella che non mi appartiene esclusivamente; la sento donarsi e rigenerarmi. In quel momento avverto di venire guarito spiritualmente e fisicamente: quando il piccolo, nella sua piena libertà, si concede accovacciato e si abbandona con totale fiducia, io in realtà sto facendo “Lele-terapia” (dal suo nome Gabriele). E questo amore che fluisce sanando non è più né il mio né il suo ma quello di Dio e nasconde in sé un grande mistero. Lo stesso amore che come figli del Padre nostro siamo tutti invitati a vivere.
Come sono belle queste parole dette da un padre che ha imparato a riconoscere le proprie emozioni, senza negarle per un insensato “maschilismo”, e che le sa esprimere con tutta l’amore che gli sgorga dal cuore.
Sono parole che hanno il potere di trasportarci dolcemente fra le braccia del Padre, come ci ricorda il salmo 130: “Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l’anima mia.”
Grazie per questa testimonianza
Rosanna
Ho aperto lo scrigno dove custodisco la lista dei ricordi più belli, e che continuo ad arricchire, ma comunque, te lo dico con piacere, che il primo della lista è ancora e credo resterà “ Ti ricordi una partita a volano?!”:
Da bambino con mio padre, nel cortile di casa, in un pomeriggio di primavera, ma quanto avevamo riso, e quanto ci eravamo divertiti! Non volevo mai smettere! Sentivo quanto grande era, e ancora rimane tutto il Bene che ci siamo voluti!
E questo amore che fluisce sanando non è più né il mio né il suo ma quello di Dio e nasconde in sé un grande mistero, davvero un GRANDE MISTERO!
Grazie, Fabio.
Grazie, Paolo, di questa confessione e riflessione sull’amore paterno . Io non sono mai stata genitrice, ma credo di potere, almeno in parte, capire ugualmente. Qualcosa di simile ho vissuto, durante l’assistenza alla mia vecchia mamma, ormai impotente e bisognosa di tutto come un bimbo. Un’esperienza analoga la vivo adesso, quando vado a trovare una signora ultranovantenne, da qualche anno ricoverata in un istituto, cerco di rasserenarla e gratificarla con piccoli servigi, ma soprattutto con tante carezze e vicinanza fisica. Il nostro tesoro di amore e tenerezza, che spesso ignoriamo, o sottovalutiamo, è pronto ad aprirsi, quando le circostanze della vita lo stanano. Mariapia
Grazie Paolo per questa bella figura paterna che ci hai offerto. E’ ciò che ogni padre dovrebbe sentire e vivere, ma purtroppo sappiamo bene che non è sempre cosi.
Infatti a mio parere quando si fa fatica a credere e fare esperienza di un Dio Padre, buono e amorevole è perché sicuramente qualcuno ha distrutto quest’immagine. E allora ci vuole per forza un salto nella fede che va oltre la figura paterna distorta. Per noi umani è più facile e meno faticoso pensare Dio a nostra somiglianza, piuttosto che essere noi a Sua somiglianza. Oggi mi hai aiutato ad essere un po’ più consapevole dell’amore di Dio Padre nei nostri confronti e di sentire la sua presenza vicino a me.
Auguri per i vostri tre figli. Sr. Teresa
Mi piace molto questa riflessione, e proprio vero che vicino ai bimbi così puri che si abbandonano senza paura agli adulti impariamo moltissimo ,lo dico con la mia attuale esperienza di nonna. Anche se non faccio parte di d arsi pace vi seguo e vi ringrazio molto,
GRAZIE, Paolo.
Fare esperienza , raccontarla e comunicarla come hai fatto e, sono certa continuerai a fare, è ri-cordare e fare memoria di quanto è immenso e capace di fluire il Bene. Q uesto ci fa e semplicemente
Bene. Misteriosamente , anche se non siamo mai stati genitori , genitrici e nonni, ci fa ri-cordare, vivere e sperimentare di essere FIGLI DELLA VITA ,che non ci sarà mai tolta e che ci viene data per farla fluire in abbondanza.
Grazie anche per gli altri interventi , in particolare a Fabio e Paola, a M. Pia che ri-cordo con affetto.
Giuseppina
Che meraviglia Paolo, … in un particolare momento della mia vita, in cui percepivo l’essere bimbi come una condizione molto limitante quasi un disagio … all’improvviso di un meraviglioso giorno prendendo tra le mie, le piccole manine di una bimba di pochi anni e guardandola negli occhi … occhi negli occhi … ci sono “caduta dentro” ed il tempo non era più tempo … tutto si è dilatato in immensità e ho sentito un sentimento che chiamarlo amore con parole umane, è riduttivo e tu lo spieghi così bene che … è quella cosa lì … è Uno solo, Immenso e per niente possessivo … si dona e rigenera … si concede e si abbandona con fiducia e … fluisce sanando. Anch’io sono guarita sentendomi “toccata” da questa meravigliosa Forza, guarita in un’istante
Grazie di cuore, con affetto
L’intensità della tua esperienza di padre fa sentire anche a me l’effetto benefico della “Lele-terapia”.
Penso che più impariamo a riconoscere le forme distorte del nostro modo di amare e di essere amati, più abbiamo la possibilità di sperimentare, attraverso l’adesione alla fede cristiana, l’amore incondizionato e fedele di Dio per l’uomo.
Grazie, giuliana
L’arrivo dei figli è stato nella mia esistenza una grande benedizione, perché solo con loro ho potuto finalmente cominciare a “perdere” la mia vita. Provo immensa ammirazione per chi, anche senza bisogno di questa “lezione”, sa donare e amare e si riconosce FIGLIO DELLA VITA. Così come mi rammarico a vedere genitori che non hanno accettato di imparare, nonostante il dono grande che hanno ricevuto. Vi ringrazio per i vostri commenti, che come spesso accade in questo spazio, risultano più belli del contributo di chi ha postato.
Paolo.