Da quando sono in pensione vivo in un tempo dilatato e rallentato che segue il ritmo dei miei gesti dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina.
Non c’è fatica nel movimento, nel susseguirsi di azioni, di parole, di sguardi, di silenzi che si fanno e si disfanno nell’adesso, nel tempo che è.
Non c’è il dovere prima e dopo il piacere, ma lo stare dentro ciò che accade.
A volte, a fine giornata, mi capita di percepire un senso di inconcludenza, ma se mi ascolto più attentamente osservo che non sono stata a girarmi i pollici, semplicemente ciò che ho fatto non è stato un “lavoro forzato” svolto con la tensione di controllare tutto né gli imprevisti intervenuti hanno avuto il potere di agitarmi e di appesantirmi.
Nel capitolo che si apre della mia vita mi concedo finalmente di stare in ciò che accade.
Ciò che mi meraviglia è riuscire a stare in ascolto nel vuoto che percepisco come tempo fermo, lasciando che il silenzio si faccia più profondo, in un’ attesa senza ansia.
In questo stato mi ritrovo nella stanza più luminosa di casa mia guardandone i cambiamenti avvenuti nel tempo insieme alla mia trasformazione nello scorrere lento dei ricordi.
Un ricordare per ritornare e un ritornare per procreare.
Nella sala riempita dai libri del fratello maggiore, vedo la piccola Giuliana piangere da sola, non capisce perché papà la respinga bruscamente, lei vuole giocare.
Nella veranda adiacente la sala, seduta sul divano rosso a parlare con il sacerdote, c’è l’adolescente contratta, chiusa a riccio, cupa in volto, spaventata dalla vita che percepisce come pericolo.
Ora Giuliana ha vent’anni, il lavoro che desidera e tanti sogni in testa.
Il confronto con la realtà la mette a dura prova, aumenta in lei la rabbia e un senso profondo di solitudine. Si sente braccata, chiusa in gabbia, tradita dalla vita.
Seduta al tavolo della sala, trascorre interi pomeriggi a programmare la lezione per il giorno dopo e a studiare; la carica vitale degli alunni, lo studio e i viaggi attenuano il suo dolore, aprono spiragli di luce nella sua disperazione.
Dalla lavanderia arriva il pianto straziante della madre, è lì che la figlia trova il coraggio di comunicarle che andrà a vivere da sola trattenendo il dolore dentro le pareti di ghiaccio del suo cuore.
Lo sguardo ritorna in sala dove la donna è accanto alla bara del padre e poi a quella della madre e del fratello. E’ ancora spaventata, ha paura di restare sola, senza radici, ma la sua postura è cambiata.
Ora è in ginocchio, determinata a fare ordine e pulizia dentro di sé.
Nel tempo che si ferma dentro lo spazio che si dilata, parti infantili e immature di me si unificano nel modo di essere della donna di oggi, nei suoi gesti, nel suo sguardo, nella sua voce, così come la lavanderia, la sala e la veranda di un tempo fanno della cucina e del soggiorno attuali un unico spazio, luogo di incontro di anime sofferenti e anelanti che condividono il cammino di liberazione interiore e di trasformazione del mondo.
E’ calda e amorevole la voce che adesso parla alla bambina ferita.
“Non stare sola” le dice “avvicinati a me, siediti sulle mie ginocchia e lasciati abbracciare”.
E’ dolce lo sguardo che accoglie la rabbia e la paura dell’adolescente, compassionevoli gli occhi che sussurrano all’orecchio della giovane “Non avere paura, non sei sola, io sono accanto a te”.
Solo ora riesco a spostare da questa stanza i libri di mio fratello per fare posto ai miei senza sentire di volermi sbarazzare di lui.
E sto bene, come cantava G. Gaber, io sto bene, proprio ora proprio qui, dentro casa mia come quando cammino per le strade del centro di Milano o nel rumore del traffico romano.
Nell’infinitamente presente, dove la pace non è la meta ma la condizione di partenza della trasformazione, mentre il sole ricama sul frigorifero il filet della tenda, sento mie le parole del Salmo 22, 23
Tu mi hai risposto!
io annuncio il tuo Nome ai miei fratelli,
ti lodo in mezzo all’assemblea.
In quel …’luogo di incontro di anime sofferenti e anelanti che condividono il cammino di liberazione interiore e di trasformazione del mondo.’…
..anch’io mi siedo accanto a te …virtualmente e realmente,…per lasciarmi contagiare dalla tua luminosa quiete divenuta cosi concreta e palpabile….nell’attesa che anche il mio ricordo diventi fecondo di nuova vita.
cinzia m.
Che bello!Grazie Giuliana!Maria Antonietta
Cara Giuliana, entrare in questa stanza è sentirsi subito a casa, avvolti dal calore della tua accoglienza, il tuo ascolto profondo scioglie ogni resistenza, la veranda luminosa della tua trasformazione è un invito ad aprire ogni cuore imprigionato. Qui ti puoi concedere di penetrare l’oscurità per far entrare lo spiraglio di Luce che ridisegni la tua vita come un ricamo di filet e il profumo di futuro lo respiri ampiamente.
Grazie. Vanna
Grazie cara Giuliana, per la condivisione di questo tuo viaggio di andata e ritorno a casa. Di questo” ricordare per ritornare e ritornare per riaccordare e procreare.” Ancora mi porto dentro quell’incontro ( durante un esercizio ad Eupilio) dei nostri sguardi sostenuti per un’infinità di tempo che si sciolsero in calde lacrime. Con gratitudine e stupore ringrazio di averti incontrata e di vedere i frutti del percorso di liberazione di D.P. che ci porta ad attraversare con Grazia i muri interiori per incontrare la Grazia dei volti. Ti riconosco come donna coraggiosa e di grande dolcezza e misericordia. Sento la profonda verità e dolcezza della domanda – risposta di D. Benedetto Calati : “Che cosa rimane di noi, della nostra vita? Tu rimani se hai saputo fermarti nello sguardo degli altri”. Grazie, preziosa compagna di viaggio. Un abbraccio e buon ritorno Pasquale a tutti nella casa del Padre-Madre misericordiosi. Giuseppina
Ciao Giuliana, sento solo il desiderio di partecipare anche con “quattro righe” di parole, alla Bellezza del Benessere di cui anche solo leggendo, posso assaporarne il piacere … “ E’ dolce lo sguardo che accoglie la rabbia … “
… “ … dove la pace non è la meta ma la condizione di partenza … “ sono felice di intuire Nuovi Inizi, insieme a voi, in un modo sempre più concreto e di cui stavo perdendo ogni speranza in una solitudine sociale che percepivo come prigionia, qui invece si può respirare proprio il profumo dei fiori a primavera.
Ieri proprio, vedi il caso … ho fatto dei fiori con della lana colorata ed un bambino di pochi anni che parla appena, ne prendeva tra le manine, con una delicatezza degna di un principe, prima uno, poi un altro e poi un altro ancora e in ammirazione per i loro colori se li portava al nasino e con un’azione seria ed impegnata … ne annusava il profumo! … che solo lui sentiva! e d’un tratto anche a me che osservavo il suo fare, mi è sembrato che potessero profumare come i fiori di un campo verde e pieno di colori, Vita!
Qui sento così, stiamo facendo nuova Vita e molti iniziano, ne sentono già il sapore, quando sembra che ancora il sapore non c’è e coloro che non lo sentono ancora, fidandosi di quelli che già lo intuiscono, li seguono.
Un abbraccione e grazie, Barbara
Tempo di ricapitolare …di tornare alla memoria di ciò che è stato, per riconoscere ciò che allora nel dolore non potevamo accogliere . Riattraversando con sguardo leggero, le stanze della nostra memoria, accarezzando ogni ricordo che affiora dal nostro cuore, possiamo oggi mutare di segno e colore, ogni emozione che non potemmo respirare e accogliere con un sorriso. Mutando in noi lo sguardo sul nostro passato, pacificando il mondo dei nostri affetti nel ritrovare in noi ciò che ci aveva smarrito, siamo fatti oggi capaci di rimanere senza ansie, dentro ciò che accade ….come dentro una preghiera , allo stesso modo, mi pare, di Simone Weil che diceva di sé ” io non prego, accolgo con amicizia il tempo che viene ” .
Grazie Giuliana,
Un caro abbraccio
ivano
Grazie per la serenità che trasmetti.
Trascrivo una frase letta anni fa, che mi aveva colpito e aiutato, non so di chi sia.
“Nella nostra vita, una alla volta cadono le illusioni e si entra in una stagione più semplice, più rasserenata, dove l’agire e l’operare non vengono meno, ma sono sempre più legati a una resa complessiva dell’esistenza, al farsi piccolo, al gusto della riconciliazione e del perdono, al lasciar parlare la vita, il riscoprirsi discepolo, il rinnovare la sequela di Gesù, nella continua scoperta dei segni dell’infinita tenerezza di Dio.”
Un caro saluto
Conosco Giuliana dall’ottobre 74 quando, giovane insegnante, fu assegnata alla classe di mia figlia.
Fu una intesa a prima vista e da lì iniziò il nostro sodalizio.
Sono stata testimone diretta del travagliato rapporto con la famiglia; percepivo le sue grandi doti che però non riuscivano ad esprimersi compiutamente all’esterno.
Credo che da quando ha iniziato il cammino in DP sia avvenuto piano piano un fatto sorprendente: il vento forte dello Spirito ha soffiato sulla cenere che copriva le braci disperdendola; allora da queste braci si è sprigionato un fuoco vivo che ha sciolto il ghiaccio e fuso le sbarre della prigione (vedi video del 4° incontro secondo anno ed il post “quarant’anni dopo”).
Anche la nostra amicizia, non senza dolore, è stata oggetto di purificazione; fortunatamente il mio contemporaneo approdo ai corsi DP mi ha aiutato a comprendere.
Tutti voi che siete intervenuti nel blog avete colto la profondità, la semplicità e la poesia con le quali si è descritta.
Rendo grazie a Dio per averla posta sulla mia strada.
Un fortissimo abbraccio.
Rosaria
La cosa che sempre ci sorprende e ci commuove è che veramente le nostre ferite, le nostre amarissime mancanze possono trasformarsi in sorgenti di luce per altri.
E’ proprio vero che la ferita può rivelarci il carisma segreto, il destino messianico della nostra persona.
La ferita come sorgente scavata nell’anima, luogo dolorosissimo e fecondo.
Un abbraccio. Marco
Grazie cara Giuliana perché ricordi che Il tempo di ricapitolare può portare a rivedere, riesaminare, rileggere o raccontare nuovamente, tutta la storia, tutta la storia personale ma, credo e voglio aggiungere, non solo, anche tutta la storia in generale, quella dell’uomo e quella del mondo.
E mi rendo conto che questo lavoro non vuole essere altro che una ricerca del bene, un estratto di energia nuova pulita e buona da utilizzare adesso e che diventa proprio necessaria, nel presente, ora, e in ogni momento, per me e per ciascuno!
Mi sembra di comprendere questo:
la benedizione del passato, anche se tanto tormentoso, è la chiave o la via per cercare di ottenere un senso, un significato benevolo del presente in cui mi ritrovo, del mio essere, del mio esistere, e della vita!
Mi fa piacere riportare una poesia di Marco dal libro “Nella mia storia Dio” pag 125
BATTESIMO DI FUOCO
Benedire il giorno
Della propria nascita
Non è un evento naturale.
Ci vuole una corrente surreale
Su per la schiena :
Un cambio d’occhi.
Ci vuole un refrigerio
Più che umano.
Ci vuole una mano
Che ti salva.
Questa è la fede
Forse : vedere
Il quadro della vita delinearsi
Mentre lo vivi : un uomo
Che prova figurarsi
In te, perfezionando
Ogni sfumatura.
“ E benedetta
E’ la tua figura, Marco,
Perché è una carne
Che ormai ho sposato”.
Un caro saluto a tutti e un forte abbraccio a Giuliana
Fabio
Mi ha tanto commossa leggere il commento di Rosanna come bellissima testimonianza di amicizia.
Anch’io sono molto grata a DP perché questo percorso è stato l’occasione di incontri fondamentali per la mia vita con persone davvero speciali.
Lo so che con queste mie righe vado fuori tema, ma forse in questo momento anche riuscire a scrivere fuori tema è per me un piccolo passo di liberazione, e dico grazie…
iside
Ri-cordare …….un cammino per ri- tornare al cuore.
Il tuo post ha riportato alla mia memoria il ricordo della tua casa legato ad un pomeriggio bellissimo dove con entusiasmo ci siamo trovate con Vanna ed altre per muovere insieme alcuni passi di un cammino, una meta insieme condivisa con la gioia nel cuore……
Sono ritornata in altri momenti, incontrandoci a casa di Rosanna, per continuare un pezzo di strada , per vedere e togliere gli inciampi trovati sul cammino.
Si questa é la strada , strada da percorrere insieme aiutandoci.
Grazie anche alle condivisioni precedenti dei compagni di viaggio che mi hanno offerto preziosi pensieri per ripartire per incamminarci lungo i sentieri della nostra trasformazione ..affidandoci…
“Fammi conoscere , Signore le tue vie,
Insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi ,
perchè sei Tu il Dio della mia salvezza”
Un abbraccio Irenilde
Cari compagni di cordata,
grazie di cuore per le vostre parole nelle quali sento accoglienza, ascolto profondo, vicinanza, amicizia ed affetto.
Darsi pace mi è arrivato come dono inatteso.
In questo laboratorio della fede, insieme a voi e a tante persone in cammino, mi sento accompagnata con delicatezza e dolcezza ad attraversare le paure che mi abitano fino a toccare il dolore murato e congelato della mia esistenza, causa di tanta sofferenza, sentendo nel suo lento e graduale scioglimento la gioia della rigenerazione.
E’ come uscire da un incubo, la fatica di oggi si alleggerisce di tante zavorre e l’attesa si fa dentro una nuova visione simile a quella che ci offre l’alta montagna quando dopo ore e ore di cammino tocchiamo la vetta e tra Cielo e Terra sentiamo di essere piccoli e liberi contemporaneamente.
Un grande abbraccio, Giuliana.
Grazie Giuliana di queste tue parole nelle quali riaffiorano ricordi duri, ma che ci parlano di un animo che li ha saputi integrare e ora più pacificato sa guardare con benevolenza a se stesso, alla propria storia e si estende benigno agli altri, alle “ anime sofferenti e anelanti che condividono il cammino di liberazione interiore…”. Ti auguro che questa serenità d’animo e ampiezza di cuore si dilatino sempre più. Un saluto. Stefania
Cara Giuliana, sembra di vedere un film con i passaggi evolutivi fondamentali della tua vita, accompagnati dai cambiamenti della tua casa: si evidenzia un doppio processo di crescita di luce.
“Ora è in ginocchio…” : immagine plastica di un io in relazione, che dall’umiltà e dalla preghiera ottiene la forza.
Volevo scrivere prima, ma sono in Friùli, nella Venezia Giulia e precisamente nella Bisiaccherìa, dove tengo alcuni incontri con la Caritas di Monfalcone impegnata nell’accoglienza dei migranti.
Mi viene spontaneo accostare al tuo percorso il percorso degli avvenimenti in atto qui, tra il Carso e la Laguna.
Ai ventimila monfalconesi si sono affiancati, senza la minima integrazione, cinquemila bengalesi che lavorano nei grandi cantieri navali.
Dopo che ho tenuto tre relazioni, una donna della Caritas, consigliere nel partito di sinistra che amministra il comune , mi ha chiesto di non dire più la verità dei dati oggettivi, perchè potrebbe provocare rifiuto del diverso.
Il direttore dei Cantieri vuole i bengalesi per un accordo tra i governi italiano e bengalese e perchè li paga meno, ma ciò implica sfruttamento degli immigrati, chiusura delle attività dei Bisiacchi, enormi problemi di non-convivenza.
In questo momento mi stanno davanti le immagini di questi problemi drammatici e quelle di una donna di “darsipace” che sta inginocchiata, come immagini del problema e della sua soluzione: ma i tempi non collimano.
Dalla canonica in cui sono ospite, nelle strade della città, vedo passare i Bengalesi che portano orgogliosamente il casco dei cantieri. Vedo don Paolo, direttore della Caritas della diocesi di Gorizia ( quella che i nostri ragazzi nel 1916, esattamente 100 anni fa, cantavano ” Gorizia tu sei maledetta”, e infatti ne sono morti seicentomila), che non è mai fermo un minuto da mattina a sera, sulle iniziative e sulle emergenze.
A questo prete, un Bisiacco alto quasi due metri, ho parlato della nostra esperienza di “Darsipace”: il tempo lui non l’ha, ma mi ha chiesto i testi e gli ho consigliato per primo “La nuova umanità”.
Ai problemi quantitativamente enormi possiamo provare ad opporre soluzioni qualitativamente potenti: celebrando la festa delle Palme, la festa del Re Salvatore.
buon cammino a tutti noi, Giancarlo.
Ciao Giancarlo, ho letto ora, casualmente come accade … che sei proprio a casa mia, chissà se sei ancora da queste parti? Nel caso leggi, fammi sapere, una Bellissima Pasqua a noi tutti!
Barbara
Cara Giuliana, con la tua testimonianza anche io ho tentato di entrare nelle ” stanze” della mia infanzia.
In ogni piano c’è un ricordo .. a volte dolce … Molte volte doloroso.
In cucina mia madre che piange per la morte di mio padre , asciugandosi le lacrime appena io entro.
La mia cameretta in cui piangevo perchè non mi sentivo capita…
Sensi di colpa enormi mi hanno accompagnato nel giro di quella casa
Ora non c’è più, abbattuta fisicamente per volere di mio fratello perchè portatrice di malaugurio; ma io quante volte la notte sogno di tornare e quanto sto bene!
Questo io ora voglio fare: ” tornare” , riprendermi in braccio e poi volare
Grazie Giuliana per quello che ci stai dando
Luisa
Cara Giuliana, la bellissima testimonianza del tuo cammino dà a tutti noi più forza e determinazione nel nostro.
Le immagini della tua casa, i ricordi dei tuoi familiari sono lo specchio della tua anima rinnovata e piena di pace.
Mi congratulo con te!
Non finirò mai di ringraziarti per il modo accogliente e gentile con cui ci accompagni.
Eliana ( terzo anno d. p.)
Cara Eliana,
anche le tue parole mi aiutano e mi incoraggiano a perseverare con fiducia nel cammino.
Ti ringrazio di cuore e ringrazio Stefania, Giancarlo e Luisa per la loro vicinanza e per le loro risonanze.
Un grande abbraccio.
Giuliana
Grazie! Oltre a condividere con te il nome di nascita e la condizione di pensionata…..mi rivedo prendere in braccio quella bambina e dargli tutto l’amore di cui ha bisogno per crescere !
Cara Giuliana Anna sono sempre più convinta, anche sulla scorta di ciò che sto sperimentando in Darsi pace, che possiamo amare gli altri se siamo capaci di consolare, abbracciare, incoraggiare la bambina ferita dentro di noi che chiede ascolto e accoglienza. La condizione di pensionata è l’ ideale per le coccole e le carezze.
Auguri.
Giuliana