Autori:Irenilde Manzoni e Luisa Susanna
“Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio” (Isaia 43,1)
“Prendendo in considerazione il tuo nome potrai comprendere esperienze che hai già vissuto.
Ti apri a ciò che è già presente in te e nella tua persona, che però spesso, nella routine quotidiana, non vedi. Il nome ti mostra il tuo potenziale nascosto, ti mostra sotto il segno di quale promessa stia la tua vita.” (A.Grün)
Irenilde é il nome che ho ricevuto in dono da mia mamma. Nome donato con la gioia di un dono importante, dono di una rarità e di una preziosità unica. Nome legato al ricordo di un’amica, accolto nel segreto del sogno di diventare madre…. Sogno che si é realizzato con la mia nascita e il mio battesimo: Irenilde
Nome accolto con stupore e meraviglia da quasi tutto il clan familiare eccetto la nonna paterna che avrebbe voluto impormi il suo nome: Rachele, messo poi come terzo nome (il secondo era Domenica)
Con il passare degli anni ho usato Irenilde solo per i documenti ufficiali. Quotidianamente questo nome veniva via via diminuito, abbreviato, separato, modificato. Io mi sono adeguata a tutte le variazioni, distorsioni, senza correggere, prendendo come definitivo una sola parte del nome: Irene che significa Pace.
Un nome bello, comunque importante e significativo: pace! Finalmente mi ritrovavo una bella identità lasciando perdere Ilde, l’altro pezzo del nome.
In questa Ilde, dal germanico guerra-battaglia, io vedevo la mia parte bellica, una bellicosità da non mostrare … da lasciare nascosta ….da lasciare in ombra….per non oscurare la pace di Irene.
Lentamente é arrivato il momento di guardare questa parte bellica con le sue paure, i risentimenti e le rabbie trattenute e ben nascoste …tutto sotto controllo. E piano piano questa Ilde, guardata, osservata e accolta quasi con tenerezza…non mi spaventa più. Imparo ad osservarla, a scandire una ad una le singole lettere del nome.
Affidandomi al respiro vocalizzo la lettera I la lascio risuonare e “buco il cielo”, vocalizzo la lettera E, la lascio risuonare.. e ….mi espando… Mi ritrovo unificata nel cuore, ricongiunta, integra e ritrovo coraggio..forza per ricominciare con nuove energie….e vitalità. Adesso, posso finalmente pronunciare in pienezza il mio nome: Irenilde.
Solo ora imparo ad apprezzare il dono di questo nome con infinita gratitudine a mia mamma Pierina.
Quando ho ascoltato la testimonianza di Irene, anzi Irenilde, ero abbastanza sorpresa da quel racconto sul suo nome. Nei giorni a seguire le domande rispetto al mio nome continuavano a venire a galla. Io negli anni, dopo la scuola, ho gradualmente perso il mio.
Il mio nome di battesimo è Luisa, non in molti lo sanno, infatti sin da piccola tutti o quasi, mi chiamano Lula. Nasco da una nobile famiglia calabrese e da tradizione come primogenita avrei dovuto prendere il nome dalla capostipite la mitica nonna Gigia (Luigia) e mia mamma (che guarda caso si chiama Irene) che aveva 18 anni quando mi ha partorito avrebbe tanto desiderato chiamarmi Melissa ma non fu possibile, si scese dunque al patto che il mio nome sarebbe stato Luisa, soprannominata Lula e avrei festeggiato il mio onomastico (evento determinante nella vita di ogni persona del sud) nel giorno di San Luigi Gonzaga che si celebra il 21 giugno. Povera me che confusione!
Tolleravo tutto di buon grado per far contenti un po’ tutti ma il nome Luisa proprio non lo sopportavo, forse per quella famosa pubblicità che vedevo da bambina che diceva: “Luisa comincia presto, finisce presto e di solito non pulisce il Water!” Oppure perché lo sentivo pesante come il nome di un compromesso, non so… Avevo difficoltà a girarmi se mi chiamavano con il mio nome di battesimo.. Quasi non lo sentivo mio..
Nel frattempo però i giorni passavano e il mio nuovo interrogativo non si toglieva dalla mente, continuavo a chiedermi il perché non riuscissi ad affezionarmi al mio vero nome.
Poi è arrivato il secondo incontro di approfondimento ed ho condiviso il mio pensiero con Irenilde la quale mi ha fatto notare che togliendo la lettera “i” nel soprannome “perdevo” quella che più mi elevava nella sfera spirituale. Il pensiero è andato giù come tanti altri pensieri ma durante l’ultima meditazione ho proprio visualizzato e compreso che nel mio nome di battesimo è contenuta una splendida verità: Lui sa!
Che meraviglia! Grazie a quest’esperienza ho imparato che a volte il rinnovamento parte dalle origini e visto che il giorno del mio compleanno quest’anno sarà il giorno di Pasqua questo mi sembra ancor più un segno di ricominciamento. Prendere coscienza che la sapienza di Dio è scritta nel mio nome da sempre mi fa leggere la mia vita sotto una nuova luce. Piano piano mi ci sto affezionando. Da quel giorno il suono del mio nome mi è più soave e gli do un nuovo valore.
Ho subito condiviso e ringraziato la compagna di avventura, in quel momento è nata l’idea di scrivere un pezzo a 4 mani….. Il nostro intento di condivisione è di dire che i piccoli passi di ciascuno possono aiutare in molti modi. Siamo tutti legati e realmente, come dice Marco Guzzi, il gruppo è un vero e proprio organismo vivente. Chissà che leggendo queste parole non accada anche a voi di scoprire un tesoro inaspettato nel vostro nome!
Grazie di cuore alle tante compagne e compagni di viaggio che con la loro amicizia e con il lavoro ci hanno aiutato a conoscerci meglio, accoglierci un pò di più e a darci pace.
Buona Pasqua di resurrezione a tutti! Irenilde e Luisa
A mia madre sarebbe piaciuto chiamarmi Chiara, ma mia cugina Anna, da lei scelta come madrina, al tempo fidanzata con Giuliano, accettò l’impegno a condizione di chiamarmi Giuliana.
Così venni battezzata Giuliana Anna, prendendo i nomi di una coppia che neppure si sposò.
In passato sentivo che qualcosa del mio disagio adolescenziale e giovanile veniva dal mio nome, da una rinuncia che giudicavo sbagliata e da un matrimonio incompiuto.
Ora la penso diversa-mente, certo avrei preferito chiamarmi Chiara e credo che questo nome abbia qualcosa a che fare con me visto che fu il commento di Chiara G. a darmi il coraggio di rompere il ghiaccio e di scrivere in questo blog.
Che coincidenza!
Ora sono i nomi comuni di “figlia” e di “sorella” a suonare in me, figlia e sorella un po’ più libera e consapevole, in cammino verso la vera identità.
Grazie Irenilde e Lula in un forte abbraccio, Giuliana.
Rosanna è il nome che mi è stato dato perchè mia madre non sopportava i diminutivi e riteneva che Rosanna non si potesse trasformare in altro. Così fin da bambina, quando qualcuno accennava ad un Rosy o Rosa in sua presenza interveniva con la correzione ” lei si chiama Rosanna..” . Io mi sentivo prevaricata e sminuita , bloccata in quelle relazioni dove essere Rosy o Rosa mi sarebbe piaciuto. Un paradosso, alla fine per non sminuire il nome sminuiva me, o almeno è quello che percepivo.
Oggi mi sento chiamata ogni giorno mamma , maestra dentro ruoli che sento sempre più uniti nel profondo dove la mia postura mi dice dove sto e proprio lì, mi sento nuovamente e gioiosamente Figlia.
Un abbraccio a Irenilde e a Lula.
Scusate, c’è stato un errore.. Il post sarà completato al più presto
Grazie Giuliana e Rosanna delle vostre preziose condivisioni. Vi chiediamo di voler rileggere il post appena la redazione l’avrà completato . Ci scusiamo e vi abbracciamo Irenilde Luisa
Si, abbiate pazienza, c’è stato un errore di pubblicazione, manca la parte di Luisa (Lula): il post è stato scritto a quattro mani da Luisa (Lula) e Irenilde (Irene). Matteo provvederà al più presto a pubblicare la parte mancante.
Ringrazio di cuore Irenilde e Luisa per questa bella riflessione.
La gioia del Cristo risorto illumini le nostre giornate. Giovanna
manca anche la seconda parte, molto importante del testo di Irenilde, Matteo dove sei?
Questa mattina la sorpresa del post a quattro mani mi ha solleticata e sollecitata ad intervenire.
Ora gusto il post nella sua completezza.
E’ davvero bello riconoscere nelle nostre biografie il senso e la potenza del Nome e trovare spazi in cui sia possibile condividere la ricerca.
Ancora grazie in un ri-abbraccio e a Lula auguri di compleanno nel ricominciamento.
Giuliana.
La completezza del post mi conferma nella risonanza iniziale, quasi a dirmi che le nostre storie sono rilette e approfondite per ri-nominarci sempre più chiaramente. Grazie a entrambe per la condivisione.
Anche da parte mia un ri- abbraccio a Lula e Irenilde.
Grazie a voi, Giuliana e Rosanna! Un abbraccio circolare
in quanto a nome “tribolato” anch’io ho la mia parte. Dovevo chiamarmi Laura (o Fabio in caso fossi stata maschio), poi un giorno mia madre, a passeggio con mio padre, gli ha proposto invece il nome Iside, come quello della sorella più giovane di mio padre che sarebbe stata mia madrina. A mia madre piaceva perché era poco comune ed era breve – anche per lei requisito fondamentale per evitare storpiature. Poi per il solito bilanciamento intrafamiliare, mi sono beccata pure Giovanna di secondo nome, dato che mio padrino si chiama Giovanni.
Il mio dramma però iniziò ben presto, quando scoprii che nessuno capiva come mi chiamavo. Così la tiritera era copione fisso: “Come ti chiami?”, “Iside” rispondevo. “Iride?”. “No Iside” cercavo timidamente, sotto voce, di correggere, vergognandomi come un cane, come se ci fosse stato qualcosa di storto in me da non farmi capire. “Ma dillo bene così la signora capisce!” rincarava l’adulto di turno al mio fianco – ma non dalla mia parte…
Con gli anni mi sono sentita chiamare nei modi più disparati: oltre al più ovvio Iride, sono transitata per Iris, Elide ecc.
A scuola, poi, nessun insegnante mi ha risparmiato la citazione dotta della dea egizia, la luna, la fertilità ecc ecc.
Adesso, sono contenta di avere un nome non troppo comune, anche se, tra il serio e il faceto, ancora oggi di tanto in tanto rinfaccio a mia madre che se mi avesse chiamata Laura la mia vita sarebbe stata più semplice, ordinaria, meno complicata di quella che è con un nome così pesante.
Insomma, la partita non è ancora chiusa……
iside
Cara Giuliana , anch’io sento che il nome che tua mamma aveva scelto per te,abbia davvero qualcosa che ha a che fare con te…..
Spesso le madri , di un tempo,per accondiscendere a madrine , padrini, nonne ,suocere e parenti vari recedevano dal desiderio e dalla scelta sul nome della creatura che portavano in grembo.
Ma come scrive C.Bobin” Ciò che una madre vuole con la scelta del nome , lo fa scivolare fra il corpo e l’anima del suo bambino, lá , bene in fondo , come un sacchetto di lavanda tra le lenzuola”
Grazie per il dono della tua condivisione .Un abbraccio al profumo di lavanda. Irenilde
Cara Iside , anch’io come te mi sono trovata in situazioni dove difficilmente si capiva il mio nome ed io ero imbarazzata “proprio come se ci fosse stato qualcosa di storto in me da non farmi capire”
Inoltre io non sempre osavo correggere, lasciavo correre, mi adeguavo alle storpiature varie pur di farmi accettare. Lavorare sulle mie accondiscendenze e sul mio nome mi ha portato a conoscermi più chiaramente .Ti auguro di giocare fino in fondo la tua partita alla ricerca della tua vera identità e della preziosità del tuo nome !Un abbraccio Irenilde
Ciao Irenilde, grazie per la bella citazione di Bobin oltre che per le riflessioni sul nome tue e di Luisa.
Anche a me ha colpito la bellezza della citazione di Bobin tratta dal libro ” Francesco l’infinitamente piccolo”. Sempre Bobin nel suo libro su S. Francesco scrive che ” all’inizio , il bambino si chiama Giovanni . È desiderio della madre, una sua scelta . É battezzato con questo nome in assenza del padre. Al suo ritorno , egli toglie questo nome come un’erbaccia , lo cancella per rivestire il bambino di un nome nuovo: Francesco .
Due nomi , uno sopra l’altro .Due vite una sotto l’altra”……
Il commento di fratel Fabio, monaco di Bose, al vangelo di oggi Gv 21,15-25, riporta una riflessione che trovo attinente a questo post e alla coincidenza del compleanno di Luisa con la Pasqua:
“Colpisce il fatto che Simone, già ribattezzato Pietro (cf. Gv 1,42), qui è chiamato per tre volte con il suo nome di prima, Simone di Giovanni. Non è che la vocazione significata dal nuovo nome sia venuta meno: gli è rinnovata anche dopo il rinnegamento. Forse però lui stesso la comprende altrimenti alla luce della Pasqua. Come ogni discepolo, egli non può dimenticare il proprio nome e le proprie origini, deve fare i conti con la propria verità, ha anzitutto bisogno di riconoscere la vanità dei suoi buoni propositi di sequela (cf. Gv 13,36-38). Solo allora potrà dialogare in verità con colui che sa tutto, poiché conosce i cuori. Solo allora – a partire dal suo fallimento, abbandonata ogni presunzione, senza più sopravvalutare se stesso – potrà confessare il suo amore in verità ed essere confermato nella sua vocazione.”
Che la luce del Risorto ci aiuti a dialogare in verità.
Giuliana
Oggi ho telefonato a mia mamma in Romania per chiederle se aveva avuto un motivo particolare per chiamarmi Mihaela (in italiano Micaela). La sua risposta è stata come io immaginavo, che semplicemente a lei piaceva tanto questo nome, poi coincidenza che il mio nonno materno si chiamava Michele. Quando ho cominciato a capire l’importanza di San Michele che vuol dire “chi è come Dio?” allora ero molto contenta e fiera di avere il nome di un arcangelo cosi forte e combattente. Infatti le situazioni della vita hanno fatto si che io a volte fossi veramente come un angelo per gli altri sempre pronta a difendere, custodire e salvare la vita di qualcun altro.
Poi quando ho fatto la professione religiosa ho trovato l’usanza di poter cambiare nome per chi lo desiderasse. E mi entusiasmò molto la possibilità di poter scegliere un nome nuovo come significato di appartenenza a Cristo e diventare nuova creatura.
In quel periodo leggevo “La storia di un’anima” ed ero innamorata della spiritualità di santa Teresa di Lisieux per la sua semplicità, l’amore per Gesù e l’attenzione alle piccole cose. Quindi scegliere il suo nome era per me come una garanzia, una prova sicura della possibilità di poter diventare santa senza dover fare cose straordinarie.
E cosi un nome nuovo è diventato per me un programma di vita: diventare santa nella quotidianità attraverso le piccole cose. Difficile???? Direi proprio di si, ma non impossibile. Se santa Teresa ce la fatta io perché no? : )
Grazie Irenilde e Luisa per questo post e grazie a tutti per le bellissime condivisioni.
Un saluto caro da suor Teresa e come dice bene Giuliana senza mai dimenticare il nome di battesimo e le origini, infatti nei documenti sono sempre Mihaela Patras. Un po’ l’angelo forte e potente e un po’ Teresa semplice e fragile.
Che bello leggervi prima di andare a dormire.. Grazie a tutte di vero cuore ❤️??
Ma che bella coincidenza!!che sintonia!! Proprio ieri tra Luisa ed io ,ci siamo scambiate questo commento di fra Fabio per farne una riflessione e poi inserirla .Stamane ci hai anticipato! Che meraviglia!
Luisa e Irenilde
Sono molto significativi i commenti della comunità di Bose,ci si può iscrivere alla lista il Vangelo con noi info@monasterodibose.it e ricevere quotidianamente la loro mail.
Cara Mihaela -suor Teresa ,
” due nomi , l’uno sopra l’altro.E sopra , quell’altro nome, quell’altra vita “senza
mai dimenticare il nome di battesimo .Nella Bibbia il nome di Battesimo di un uomo é icona del suo nome segreto, del nome che conoscerà solo diventandolo, secondo la vocazione totalmente inscritta in lui.
Rosella – mi sono percepita amata, impunita, petulante selvatica e spinosetta da sempre, sino al momento in cui, a 14 anni, per la mia prima carta d’identità ho scoperto di chiamarmi Rosa Maria.
Son tarda ad accorgermi dell’evidenza.
Ora la mia storia sacra era già complicatella, essendo io nata il giorno di Maria Maddalena, la madre di Mio padre, nonchè il nome della sorella concepita prima di me, morta alla nascita prima del mio concepimento e ora, mi ritrovavo a portare il nome della madre di mio padre che aveva potuto stringerlo tra le braccia forse solo per tre mesi; e quello della sorella sua che lui aveva incontrato e conosciuto per la prima volta a 16 anni e morta a soli 23 anni di tisi (faceva la mondina) portando con se il figlioletto di sei mesi e lasciando orfana una figlia di pochi anni che venne ad abitare da noi e mi fece da madrina.
Devo dire che, nel paese limitrofo a Milano in cui sono nata e cresciuta, il cimitero era il luogo più fiorito della terra ed io mi ci trovavo bene a giocare con i sassolini bianchi tra le tombe.
La morte mi ha sempre fatto compagnia, è sempre stata ricca di storie.
Rosa Maria, una scogliera a picco sul mare, una donna vestita di bianco che lancia una rosa bianca tra i marosi schiumeggianti, si volta e se ne va per la sua strada.
La solitudine della mia adolescenza piena di “buttarsi via per niente”.
La presenza di mio padre è sempre stata determinante nella mia vita “lui è stato il mio salvatore” e così ho iniziato a collegare tutte queste morti con la vita, con il cognome che porto: una landa dorata.
Solitudine di un deserto che fiorisce bianche roselline selvatiche, qua e là tinte di rosso: rosso sangue.
La vita nuova che Gianni ed io abbiamo generato è cresciuta ed ha deposto sulla riva delle nostre braccia stanche, altri piccoli boccioli profumati perchè ce ne prendessimo cura.
Nonna Rosella la sera è “felicemente distrutta” e fa l’occhiolino alla sua compagna di viaggio “Rosa Maria” augurandole la “buona notte” mentre ripensa alla madre che le faceva recitare l’angelo di Dio in memoria della sorellina in cielo.
Mi fanno compagnia i vivi e i morti e non soffro di solitudine
Ciao e grazie a Irenilde e Luisa che mi hanno “intrigato” auguro a tutti una buona domenica.
Con affetto
Rosella.
In famiglia sono la terza femmina. Esauriti per le prime due i nomi delle nonne, a me è stato dato il nome di una sorella di papà, che, entrata nel Carmelo, è diventata Suor Maria Pia. E’ stata la mia madrina di battesimo per procura! La zia ha sempre accompagnato con la preghiera me e la mia famiglia. Mi sento protetta da lei, che ora penso in paradiso. Il mio nome mi è sempre piaciuto. Ora lo scrivo tutto in una sola parola, anche perché non mi piace essere chiamata solo Pia. Io sono Mariapia!
Mia mamma mi ha chiamata Silvia perché così si chiamava sua nonna che lei amava moltissimo. Quando ero piccola le Silvie erano poche e il mio nome mi è sempre piaciuto. Ho anche un secondo nome: Maria Grazia. Da qualche anno ho aggiunto Maria a Silvia nel mio indirizzo di posta elettronica: ricordo che un amico mi disse che si dovrebbe cambiare nome nelle varie fasi della vita… E così mi piace molto sentirmi Silviamaria, ed essere in ascolto del saluto dell’angelo: rallegrati! Sei piena di grazia, il Signore e’ con te!
Grazie a tutte voi perché il dono delle varie storie rilette e ri-approfondite
ci ha aiutato a ri-nominarci ,
a ri-pronunciare il nostro nome di battesimo ascoltandone le risonanze,
a fare l’occhiolino alla nostra più intima compagna di viaggio racchiusa in un nome ,
a fidarci e affidarci alla garanzia contenuta nel nome,
a ri-cordarci modo consapevole del nostro nome -dei nostri nomi avuti in dono e quindi del nostro onomastico….Auguri!!! Irenilde e Luisa
Wahoo, quante risonanze e vibrazioni , in questo post!!!, da meditazione infinita… in compagnia di tante compagne di viaggio.
Per essere fedele al mio nome”aggiungo” anche la mia storia. Ho 69 anni e nelle diverse fasi della vita ho fatTo più volte i conti col mio nome doppio e tribolato che è diventato sempre più l’ intimo esperto navigatore , compagno di viaggio e di memoria.
Mi chiamo Giuseppina( che significa aggiunta, come Giuseppe, padre “aggiunto” per fede, di Gesù), come la mia nonna materna e la sorellina morta avvelenata per un fatale errore della farmacista, 7 mesi prima della mia nascita .
Il secondo nome è Francesca, come quello della nonna paterna, aggiunto da mio padre, all’insaputa di mia madre che nel suo inconsolabile dolore continuava a ripetergli:” Giuseppina era e Giuseppina sarà”
Solo nel tempo , come Rosella ho sentito mio padre, “come mio salvatore” che sognava e voleva indicarmi un altro destino di vita, quello che riconosco come la mia chiamata:” essere vita dentro la morte”.
Per tanto tempo ho bisticciato con questi due nomi. Per tanti motivi li ho sentiti entrambi molto importanti ma “pesanti”, avrei preferito solo un nome, il secondo .
Sono stata motivo di vita e consolazione per mia madre che ha potuto richiamarmi da subito Giuseppina, come lei desiderava( ho avuto quattro fratelli). Nell’adolescenza ho spesso protestato perchè invidiavo la loro libertà.
L’arrivo di Francesco, inserito con urgenza, all’età di otto anni in affidamento e poi “aggiunto” in adozione, dentro la mia nuova famiglia, quando avevo 33 anni, mi ha costretto-aiutato a fare i conti non solo col mio nome ma con mio marito e col primogenito anche lui adottato. In quel momento aveva 16 mesi e molto presto ebbe crisi di asma, come me…
Seguo i corsi di D.P da diversi anni e posso dire che sulla soglia dei settant’anni “sorrido e mi abbandono” ogni mattina per poter fare sempre più spesso, l’occhiolino al mio nome, con fedele gratitudine ai vivi e ai morti.
Grazissime, Irenilde e Luisa, insieme a voi ,come fa Marco Guzzi alla fine degli incontri, facciamoci di cuore e in coro gli AUGURI, perchè possiamo scartare e vivere come un DONO, il nostro onomastico.. e perchè l’avventura quotidiana di sentirci chiamati per nome continui nella Gioia del Risorto.
Un abbraccio a tutti
Giuseppina Francesca
Grazie Giuseppina Francesca per il prezioso dono della tua storia legata ai tuoi nomi…..!
Ma lo sai che proprio grazie a te, che la mia attenzione sul mio nome di battesimo iniziò in quel di S.Marinella?! Ricordo che rivelandoti il mio nome per intero, tu lo ripronunciasti sottolineandone la musicalità contenuta e non solo…..
.nel tempo un sottile lavoro di accoglienza, di consapevole attenzione e di condivisione con le compagne di viaggio di darsi pace, le cose si sono via via svelate…..fino ad arrivare alle riflessioni condivise nel post .
È bello vedere come i piccoli passi di ciascuno possono aiutare in molti modi!
Ora ci sentiamo ancor più legate realmente, il gruppo è un vero e proprio organismo vivente con risonanze e vibrazioni.
Grazie ancora a tutte le compagne ( cum, “con ” panis , ‘pane) che condividono lo stesso pane , lo stesso viaggio.
Una speciale gratitudine a Lilliana per la preziosa collaborazione yogica!
Un abbraccio( per ora virtuale , nel desiderio di riabbracciarci a S.Marinella). Irenilde
Grazie ancora. Aspetto anch’io di incontrarci a S. Marinella, dove ri-cordo quell’avvio ,tanti anni fa, di ascolto dei nostri nomi. Sicuramente a S. Marinella era con noi anche Maria che continua ad insegnarci a “serbare tutte queste cose ” meditandole nel nostro cuore e a condividere la gioia dei frutti nascenti, come ha fatto Lei, con Elisabetta.
A presto, cara
Giuseppina Francesca
GIULIANA says:
31 marzo 2016 at 11:41 AM
A mia madre sarebbe piaciuto chiamarmi Chiara, ma mia cugina Anna, da lei scelta come madrina, al tempo fidanzata con Giuliano, accettò l’impegno a condizione di chiamarmi Giuliana.
Così venni battezzata Giuliana Anna, prendendo i nomi di una coppia che neppure si sposò.
In passato sentivo che qualcosa del mio disagio adolescenziale e giovanile veniva dal mio nome, da una rinuncia che giudicavo sbagliata e da un matrimonio incompiuto.
Ora la penso diversa-mente, certo avrei preferito chiamarmi Chiara e credo che questo nome abbia qualcosa a che fare con me visto che fu il commento di Chiara G. a darmi il coraggio di rompere il ghiaccio e di scrivere in questo blog.
Che coincidenza!
Ora sono i nomi comuni di “figlia” e di “sorella” a suonare in me, figlia e sorella un po’ più libera e consapevole, in cammino verso la vera identità.
Grazie Irenilde e Lula in un forte abbraccio, Giuliana.
Cara Giuliana , anch’io sento che il nome che tua mamma aveva scelto per te,abbia davvero qualcosa che ha a che fare con te…..
Spesso le madri , di un tempo,per accondiscendere a madrine , nonne ,suocere e parenti vari ,recedevano dal desiderio e dalla scelta sul nome della creatura che portavano in grembo.
Ma come scrive C.Bobin” Ciò che una madre vuole con la scelta del nome , lo fa scivolare fra il corpo e l’anima del suo bambino, lá , bene in fondo , come un sacchetto di lavanda tra le lenzuola”
Grazie per il dono della tua condivisione .Un abbraccio al profumo di lavanda. Irenilde
ROSANNA says:
31 marzo 2016 at 12:08 PM
Rosanna è il nome che mi è stato dato perchè mia madre non sopportava i diminutivi e riteneva che Rosanna non si potesse trasformare in altro. Così fin da bambina, quando qualcuno accennava ad un Rosy o Rosa in sua presenza interveniva con la correzione ” lei si chiama Rosanna..” . Io mi sentivo prevaricata e sminuita , bloccata in quelle relazioni dove essere Rosy o Rosa mi sarebbe piaciuto. Un paradosso, alla fine per non sminuire il nome sminuiva me, o almeno è quello che percepivo.
Oggi mi sento chiamata ogni giorno mamma , maestra dentro ruoli che sento sempre più uniti nel profondo dove la mia postura mi dice dove sto e proprio lì, mi sento nuovamente e gioiosamente Figlia.
La completezza del post mi conferma nella risonanza iniziale, quasi a dirmi che le nostre storie sono rilette e approfondite per ri-nominarci sempre più chiaramente. Grazie a entrambe per la condivisione.
Anche da parte mia un ri- abbraccio a Lula e Irenilde.
Nome tribolato …..Dovevo chiamarmi Laura (o Fabio in caso fossi stata maschio), poi un giorno mia madre, a passeggio con mio padre, gli ha proposto invece il nome Iside, come quello della sorella più giovane di mio padre che sarebbe stata mia madrina. A mia madre piaceva perché era poco comune ed era breve – anche per lei requisito fondamentale per evitare storpiature. Poi per il solito bilanciamento intrafamiliare, mi sono beccata pure Giovanna di secondo nome, dato che mio padrino si chiama Giovanni.
Il mio dramma però iniziò ben presto, quando scoprii che nessuno capiva come mi chiamavo. Così la tiritera era copione fisso: “Come ti chiami?”, “Iside” rispondevo. “Iride?”. “No Iside” cercavo timidamente, sotto voce, di correggere, vergognandomi come un cane, come se ci fosse stato qualcosa di storto in me da non farmi capire. “Ma dillo bene così la signora capisce!” rincarava l’adulto di turno al mio fianco – ma non dalla mia parte…
Con gli anni mi sono sentita chiamare nei modi più disparati: oltre al più ovvio Iride, sono transitata per Iris, Elide ecc.
A scuola, poi, nessun insegnante mi ha risparmiato la citazione dotta della dea egizia, la luna, la fertilità ecc ecc.
Adesso, sono contenta di avere un nome non troppo comune, anche se, tra il serio e il faceto, ancora oggi di tanto in tanto rinfaccio a mia madre che se mi avesse chiamata Laura la mia vita sarebbe stata più semplice, ordinaria, meno complicata di quella che è con un nome così pesante.
Insomma, la partita non è ancora chiusa……
Cara Iside , anch’io come te mi sono trovata in situazioni dove difficilmente si capiva il mio nome ed io ero imbarazzata “proprio come se ci fosse stato qualcosa di storto in me da non farmi capire”
Inoltre io non sempre osavo correggere, lasciavo correre, mi adeguavo alle storpiature varie pur di farmi accettare. Lavorare sulle mie accondiscendenze e sul mio nome mi ha portato a conoscermi più chiaramente .Ti auguro di giocare fino in fondo la tua partita alla ricerca della tua vera identità e della preziosità del tuo nome !Un abbraccio Irenilde
Ciao Irenilde, grazie per la bella citazione di Bobin oltre che per le riflessioni sul nome tue e di Luisa.
Anche a me ha colpito la bellezza della citazione di Bobin tratta dal libro ” Francesco l’infinitamente piccolo”. Sempre Bobin nel suo libro su S. Francesco scrive che ” all’inizio , il bambino si chiama Giovanni . È desiderio della madre, una sua scelta . É battezzato con questo nome in assenza del padre. Al suo ritorno , egli toglie questo nome come un’erbaccia , lo cancella per rivestire il bambino di un nome nuovo: Francesco .Due nomi , uno sopra l’altro .Due vite una sotto l’altra”..
Nonna Rosella la sera è “felicemente distrutta” e fa l’occhiolino alla sua compagna di viaggio “Rosa Mari
Bose
Colpisce il fatto che Simone, già ribattezzato Pietro (cf. Gv 1,42), qui è chiamato per tre volte con il suo nome di prima, Simone di Giovanni. Non è che la vocazione significata dal nuovo nome sia venuta meno: gli è rinnovata anche dopo il rinnegamento. Forse però lui stesso la comprende altrimenti alla luce della Pasqua. Come ogni discepolo, egli non può dimenticare il proprio nome e le proprie origini, deve fare i conti con la propria verità, ha anzitutto bisogno di riconoscere la vanità dei suoi buoni propositi di sequela (cf. Gv 13,36-38). Solo allora potrà dialogare in verità con colui che sa tutto, poiché conosce i cuori. Solo allora – a partire dal suo fallimento, abbandonata ogni presunzione, senza più sopravvalutare se stesso – potrà confessare il suo amore in verità ed essere confermato nella sua vocazione.
La completezza del post mi conferma nella risonanza iniziale, quasi a dirmi
che le nostre storie sono rilette e approfondite per ri-nominarci sempre più chiaramente.
Grazie a tutte voi perché attraverso il dono delle vostre storie rilette e ri-approfondite
abbiamo imparato a ri-nominarci”
a ri-pronunciare il nostro nome di battesimo ascoltandone le risonanze
a “fare l’occhiolino alla nostra più intima compagna di viaggio”
a ri-cordarci modo consapevole del nostro onomastico….Auguri!!! Irenilde e Luisa
Alla mia cara compagna di viaggio che mi ha stimolato alla stesura di qs post a quattro mani, vorrei dedicare l’acrostico con il suo ritrovato nome
Luisa
Unificata
Integra
Silenziosa-mente sperimenta
Apertura fiduciosa verso ciò che c’è e che viene.
A mia mamma Pierina dedico l’acrostico con il nome che mi ha donato
Irenilde
Ricomincia con
Entusiasmo a ri-cercare nel suo
Nome
I veri significati
Legati al suo
Destino:
Essere nuova umanità
A voi tutte compagne e compagni di viaggio l’invito a ..sperimentare l’acrostico con il vostro nome…
Scusate, nel selezionare e incollare ho selezionato e incollato i vostri commenti
Senza rileggere tutto potete semplicemente tener …conto solamente delle ultime 17 righe del testo….
Grazie irenilde…
(Qs post partito incompleto ……si è concluso un po’ troppo completo…..ma non mi preoccupo più di tanto…siamo tra amiche di viaggio….anche gli sbagli …aiutano)
Grazie Silvia Maria e a tutte coloro che si chiamano
Maria : un nome che inizia con un bacio e finisce con un sorriso