Uno spermatozoo e un ovulo si incontrano e si fondono così profondamente da diventare uno: inizio ad esistere. Faccio la mia comparsa come zigote, una cellula totipotente – ma è bene che non mi monti la testa, vale solo per poco. Concitati meccanismi si danno da fare per maturare il più velocemente possibile: inizio il mio primo articolarmi in agglomerati di cellule che man mano si organizzano in tessuti e in organi. Divento sempre più complessa. Adesso posso distendermi un po’, inizio ad assumere forma umana, primordiale, ma umana.
Mi succhio il pollice, sento suoni ovattati provenire non so bene da dove, una tenue luminosità va e viene. Ma cosa ha mangiato oggi mamma? Hey, ma quanti stimoli mi continuano ad arrivare! Comincio a prendere coscienza del mondo che mi circonda. E siamo solo all’inizio!
Mi costruisco a partire da dentro e da fuori: un intreccio di cellule che crescono e di incontri con tante persone e con un mondo tutto intero mi plasma, pian piano. Talvolta, vengo strattonata dagli eventi e dai compagni di viaggio: devo scovare un modo per adattarmi anche a ciò che non mi piace. Sembra che impari per imitazione dei grandi che vedo intorno a me, ma il modello non è chiaro, forse non c’è proprio nessun modello.
Ho sentito parlare di Dio, ma non ho capito bene. Per vivere ho bisogno di qualcuno che mi ami, davvero. Non ho ricordi di quando ero nel pancione della mamma, ma deve essere un po’ così per tutto l’universo, anche adesso. Un universo dentro il grande ventre di Dio, caldo ed accogliente: esisto perché la Vita fluisce in me, in abbondanza, senza sosta. Ho bisogno di mio Padre che mi guidi da dentro, dall’esperienza che posso fare di Lui perché ogni mia cellula è da Lui.
Provengo da una storia antica, antica come l’universo. Qualcuno dice che siamo polvere di stelle, atomi che si sono originati in luoghi così lontani nello spazio-tempo che non riesco neanche ad immaginare. Ma siamo anche emozioni che si sono accumulate nei millenni, passate al setaccio delle fibre di carne che le hanno generate, contenute, diffuse e consegnate alle generazioni successive, come eredità talvolta pesante.
Il mio setaccio ha raccolto tanti grumi emotivi che urge siano sciolti. È il lavoro della mia vita, la consegna che la storia mi ha messo in mano, il progetto che dentro la Vita ciascuno è chiamato a disegnare per sé. Tutto da inventare. Sotto i buoni auspici di nostro Padre, che con sguardo amorevole e incoraggiante ci ha regalato il Suo dono migliore: la Sua buona intenzione, il Suo augurio profondo di bene che vuol dire il mio bene. A noi resta imparare a trovare il filo del Suo discorso, sapendo che le Sue sono buone parole per noi. Tra la Sua buona intenzione e il mio coinvolgimento fecondo con la Vita, lì c’è lo spazio della mia libertà, in crescita eterna.
Non ero prevista dall’economia dell’universo. La contingenza degli eventi ha forgiato lo spazio, mia madre e mio padre l’hanno (ac)colto. La Vita ha iniziato a scorrere anche dentro di me, mi attraversa con la sua energia.
Non ero prevista, ma ora che esisto l’universo non può più fare a meno di me, mio Padre non può più fare a meno neppure di me. Vivere la vita buona però non mi viene spontaneo. Come Paolo, spesso faccio esattamente il contrario di ciò che vorrei o che sento sarebbe la cosa giusta da fare.
Con tenerezza mio Padre guarda alla mia fatica, al mio arrovellarmi per creare anch’io qualcosa di nuovo, per generare. Non ci sono limiti, solo l’amore è il confine, è la cornice, ciò che dà figura e senso alla mia creatività. Per ogni cosa buona c’è già il suo compimento, me l’ha promesso, nulla andrà perduto, si sta già prendendo cura di ogni capello del mio capo. Non ho dubbi sulla mia destinazione, nelle Sue mani.
Che profonda tenerezza e sapienza, cara Iside, in questa poetica re-visione del nostro-mio viaggio divino umano aereo spaziale terrestre!!!
La lettura di questo post mi ha riempito di stupore e stamane dilata e rafforza lo spazio che la meditazione quotidiana mi dà la libertà di sperimentare e di custodire, decidendo di accogliere la Vita, di abbandonarmi e sorridere dentro la consapevolezza della sua millenaria semplice complessità …Mio Padre me l’ ha promesso “nulla andrà perduto, si sta già prendendo cura di ogni capello del mio capo.”
Anch’io mi sento nelle Sue mani e …in quelle di Iside( che conosco grazie al miracolo telematico sapientemente
animato da D.P) che mene fa il racconto.
Lo serbo con tanta gratitudine, dentro i sorrisi e gli abbandoni che da sempre ci precedono e ci attendono.
Con affetto Giuseppina
Cara Iside anch’io come Giuseppina ti ringrazio.
Questesono le parole che risuonano in me con maggior forza:
” Sotto i buoni auspici di nostro Padre, che con sguardo amorevole e incoraggiante ci ha regalato il Suo dono migliore: LA SUA BUONA INTENZIONE.”
Cancellata la voce del mondo che sussurra “di buone intenzioni sono lastricate le strade della terra” mi sono sentita liberata nella mia impotenza di madre, liberata nel mio NULLA.
E’ vero, quando la parola s’incarna Cristicamente realizza ciò che proclama. La salvezza ci ridona integrità e, il: “nulla” ANDRA’ PRDUTO di Gesù è la certezza che sostiene la nostra debole fede, aprendo il cuore alla speranza.
Abbraccio te e Giuseppina Francesca lodando Dio.
ciao
Rosella
Cara Iside,
anch’io leggendoti mi sento portata dentro uno spazio dilatato e unificato, in un Corpo vivente segnato da ferite che non sanguinano più.
Nelle tue parole e nelle risonanze di Giuseppina e di Rosella sento la profonda e intima vicinanza di compagne di viaggio con le quali condivido la lotta quotidiana di morte e di rinascita nel gioco creativo di un solo Spirito che soffia quando vuole e non sappiamo da dove viene né dove va.
GRAZIE a tutte e tre in un grande abbraccio.
Giuliana
Ciao Iside, molto bello, grazie!
Perché dici “non ero prevista dall’economia dell’universo”? Chi lo sa? Comunque se ci sei tenderei a pensare che c’è motivo.
Un salutone!
Walter
Cara iside,
grazie.
Il tuo post, la tua preghiera, me ne ha fatta venire in mente un’altra di Thomas Merton, che come il tuo scritto, mi aiuta a incarnare l’abbandono alla buona volontà divina, nel miracolo e nel mistero della venuta al mondo che si ripete ogni giorno:
« Io, Signore Iddio, non ho nessuna idea di dove sto andando.
Non vedo la strada che mi sta davanti.
Non posso sapere con certezza dove andrò a finire.
Secondo verità, non conosco neppure me stesso
e il fatto che penso di seguire la tua volontà non significa che lo stia davvero facendo.
Ma sono sinceramente convinto che in realtà ti piaccia il mio desiderio di piacerti
e spero di averlo in tutte le cose, spero di non fare mai nulla senza tale desiderio.
So che, se agirò così, la tua volontà mi condurrà per la giusta via,
quantunque io possa non capirne nulla.
Avrò sempre fiducia in te,
anche quando potrà sembrarmi di essere perduto e avvolto nell’ombra della morte.
Non avrò paura,
perché tu sei con me e so che non mi lasci solo di fronte ai pericoli. » (T. Merton, Preghiere)
Grazie!
Un caro saluto
Roberto
Convincente, semplice e profonda questa riflessione sulla Vita che ci è stata consegnata, già carica del passato , ma inevitabilmente aperta al futuro , sotto lo sguardo “ incoraggiante” del Padre. Spesso di questo sguardo ci dimentichiamo e allora ci manca il sostegno. Ma, se ne siamo fermamente convinti, lo ritroviamo e ritroviamo il senso della nostra avventura terrena. Mariapia
Cara Iside,
voglio descriverti la bella sensazione che ho provato ora nel leggere il tuo post e nel vederne l’illustrazione: questa mattina, meditando sullo ‘stato della mia anima’, l’ho ‘vista’ come un pulcino che si copriva il capino con un’ala, timoroso di nascere, ma finalmente nato e deciso ad esserci. Queste consonanze mi colpiscono sempre… Grazie.
Sono toccanti le tue parole, cara Iside, e affrontano un tema complesso, a cavallo tra fede e scienza.
L’intreccio è quello che unisce la nostra realtà biologica, il suo sviluppo naturale e le sue leggi, con un principio originario di amore totale e assoluto, senza nessuna ambiguità. E in mezzo c’è quella cosa misteriosa che è la nostra libertà.
Chissà quanti libri di teologia sono stati scritti per cercare di spiegare come tutto questo può stare insieme!
L’immagine del ventre materno riassume tutto con l’immediatezza e la potenza delle immagini poetiche: se l’universo è ospitato e nutrito dentro il grande ventre di Dio allora siamo veramente al sicuro. Perché anche noi siamo fatti di quella pasta, generati continuamente da quel principio di espansione e abbondanza che è sia dentro che fuori di noi.
Dobbiamo solo cercare di andare in quella direzione, anche (anzi, soprattutto) quando le nostre vicende ci appaiono invece come una smentita.
Grazie Iside!
Antonietta
Grazie, Iside, di questo sguardo profondo sul Principio e il Compimento della vita: Si può dire che coincidono e ci contengono dall’inizio alla fine. E dalla fine di nuovo l’inizio… La mia pratica meditativa sembra seguire questa stessa dinamica: comincia con un groviglio di pensieri e energie ammucchiate alla rinfusa o – peggio – disgregate, e il semplice ritornare nel grembo del respiro vitale mi ricompone, mi restituisce ogni volta di più la figura di me, come riplasmata dalle mani del “Padre-Madre” che continuamente mi genera. Accorgerci di questo flusso di vita che ci fa esistere è meraviglioso!
un abbraccio
elisabetta
Cara Iside grazie!
Ultimamente le domande anche per me diventano più cruenti e sopportare la mia condizione fisica di una malattia genetica cronica diventa sempre più pesante, e tante volte mi preoccupa molto e mi rattrista. È duro, difficile! E ho bisogno di avere pazienza, di aspettare, di riflettere, di accettare per continuare a credere, a sperare, ad amare anche al di là di ogni regola, ogni mio sforzo, ogni mio volontarismo. Negli ultimi giorni mi ripeto ancora e spesso, come un grido, questa poesia di Marco:
FUORI LEGGE
Per amare la vita ho bisogno di tempo.
Non mi viene affatto naturale. Debbo sturare
Il lavandino, e l’abbaino
Spalancare sopra le scale.
E’ questione di cesso e di cielo.
Di visione; ma anche d’intestino.
Il mio amore è una sintesi carnale.
Una sostanza più che un’intenzione.
Una mistura più che un discorso.
Una pianta più che una legge
Da rispettare. Un frutto
Da mangiare più che uno sforzo.
Perciò
Datemi tempo per amare. Il mio albicocco
Dà frutti in estate. Fuori stagione
L’amore è acidità.
Rifletto i suoi versi e ci penso. Mi pare che un po’ aiuta, insegna, allevia il peso dei momenti duri.
Grazie ancora, e un affettuoso saluto a tutti voi.
Fabio .
Che bello! Ondeggiamo insieme. Ogni tanto l’utero si contrae e così nasciamo ancora e ancora di nuovo. Quando strizza troppo forte ci mette in subbuglio, ma poi nel rilascio della contrazione possiamo assaporare un assaggio di pace che esulta di creatività, nella speranza, quella vera.
Per Walter: a me pare che la creatività della Vita sia talmente aperta da essere novità a se stessa in ogni istante. Non sono prevista, nel senso di uno stretto piano prepensato a tavolino. E anche i riferimenti della Scrittura in questa direzione mi pare si possano leggere nel senso dell’intenzione buona della Parola che crea. Ma senza la libertà umana, la persona non si costruisce e la storia non evolve. Ciascuno è novità benedetta anche per il Padre che vede che è cosa buona nel momento in cui la creatura accade, non prima. Siamo dei destinati al senso che diamo alla nostra vita, la responsabilità personale è grandissima, seppure nell’affidamento ad un Oltre che mi garantisce il compimento di un’opera in cui io però mi gioco la mia parte cioè nulla di meno della vita tutta intera.
Un abbraccio a tutti, dallo stesso grembo
iside
Grazie Iside!
Anche io ho sentito forte di non essere prevista.. Visto che sono nata ‘per sbaglio’ da due genitori molto giovani e poco consapevoli.. Che con il loro sì alla vita hanno reso possibile che oggi io comprenda, almeno in parte, che ora l’universo non può fare a meno di me. Sulle mie contraddizioni e sul mio fare a volte esattamente l’opposto di ciò che desidero prevale la speranza di Chi tutto spera è tutto può nell’amore. Un caro abbraccio ❤️
Ciao, non so che altro aggiungere alle vostre parole così sentite e così profondamente vere…l’ abisso della sofferenza a volte sembra non avere fondo ma è proprio lì che la spinta all’ affidamento più totale ci chiama!
E’ molto vero: per amare sul serio c’è bisogno di tempo perché “fuori stagione l’amore è acidità “.
Auguri a tutti noi, mcarla
Cara Iside,
leggo il tuo bel post e mi si attivano anche i recettori di “AltraScienza”, inevitabilmente arriva l’onda “gravitazionale” e viene rilevata dai miei sensori, quando dici “Per vivere ho bisogno di qualcuno che mi ami, davvero. Non ho ricordi di quando ero nel pancione della mamma, ma deve essere un po’ così per tutto l’universo, anche adesso. Un universo dentro il grande ventre di Dio, caldo ed accogliente: esisto perché la Vita fluisce in me, in abbondanza, senza sosta. Ho bisogno di mio Padre che mi guidi da dentro, dall’esperienza che posso fare di Lui perché ogni mia cellula è da Lui.”
Non è un caso che menzioni l’Universo, ed è questo rovesciamento che mi attira. Il rovesciamento di un pensiero con cui siamo cresciuti, quello del “siamo sperduti in un universo smisurato, freddo, etc…”. Quante volte ci è stata raccontata questa storiella laica? E intendiamoci, era una storia che aveva tutta la ragion d’essere, probabilmente: come reazione ed adattamento di una scienza che finalmente camminava da sola libera da impasti e condizionamenti. E si scopriva così l’uomo, senza infingimenti. Affacciato su un universo smisurato e… freddo?
Il primo dato ora possiamo integrarlo, possiamo andare avanti. Fare un passo di più. Perché sappiamo che la percezione del mondo dipende anche dalla nostra anima, da “come siamo”. E dobbiamo fare i conti con questa frasetta che butti lì sembra quasi per caso, ma è la pietra angolare di TUTTO: “Per vivere ho bisogno di qualcuno che mi ami, davvero”.
E allora l’universo è molto più bello e ti fa venire voglia di guardarlo, se hai nel cuore questa speranza, questa prospettiva. Di essere amato DAVVERO, di essere voluto bene SEMPRE. Così ti viene voglia di uscire, se puoi, e guardare le stelle. E invece di indugiare in quel freddo razionalistico (che alla fine non spiega, non dà ragione dei fiorellini che stanno lì, accanto ai tuoi piedi proprio adesso, al frinire dei grilli…), ti accorgi della “luce delle stelle fisse / come un rifugio, capovolto”, come cantava il grande poeta Fabrizio De André.
No no Marco, non l’ho buttata lì per caso, appunto sembra soltanto…
Sì si, Altrascienza c’entra, c’entra eccome!
iside