Cari amici, amiche, un altro anno di Darsi Pace è passato. Intenso, intriso di novità sorprendenti. Uso la parola sorprendente perché in questo anno sono stato sorpreso dall’utilità del mezzo telematico. Io amo venire a Roma, respirare gli umori, le emozioni e il sentimento che si percepisce dentro l’aula Zatti, ma in questo controverso anno ho avuto poche possibilità. Il silenzio e la solitudine mi sono state donate per avere maggiore forza interiore, maggiore vigore nella meditazione, maggiore coraggio per osservare l’inverno da questa finestra. La finestra della mia sala dove faccio pratica meditativa, lo studio e la conoscenza di me stesso. La pioggia, gli alberi spogliati, le strade bagnate, il cielo grigio sono immagini di ricordi che mi hanno sempre gettato un senso di tristezza, malinconia, di abbandono, di solitudine.
Ho una scrivania accanto alla finestra. Durante l’inverno attraverso le pratiche meditative ho ripercorso certe giornate amare, la rabbia, la divisione e la sua follia di legione straniera. Osservavo in silenzio conoscendo anche il sapore del sale di qualche lacrima di emozione sui tanti limiti, il senso di impotenza che offre certe profondità interiori.
Davanti al mio terrazzo c’è un giardino con delle rose, più distanti degli alberi di agrumi. Un limone, il più grande di questi alberi, sembra dare sicurezza e protezione a quelli vicini. Sono le immagini semplici che voglio donarmi e donarvi del mio inverno. Osservare, fare silenzio, far scivolare, rimanere impotenti davanti alla natura e al suo Creatore. Ho atteso la primavera da questo punto della mia casa, in questo silenzio attivo. Ho atteso la primavera dentro una impotenza concentrata. Ho scelto di asciugare le lacrime e attendere, di accompagnare questo bambino malinconico, depresso, pieno di rabbie in uno stato di accoglienza e perdono. Mi sono dato la possibilità, la responsabilità di desiderare nel cuore la primavera, che riporti luce, colori e odori rinnovati.
Bisogna farsi Padre del proprio bambino interiore. Attraversare l’impotenza davanti alla ferita.
Io sono non nel ‘si’ degli altri. Io rimango anche nel ‘no’, nel rifiuto, nella chiacchiera. Non sono diviso e non voglio esserlo. Sono in mezzo agli altri unificato con la sorgente della mia vita nel ‘si’ e nel ‘no’. Posso così vera/mente tollerare, aprirmi al rifiuto. Sono in queste profondità psichiche, esistenziali che inizio a sperimentare un pochino di Libertà. Questa libertà è anche il colore di una rosa, il giallo di un limone, questo angolo verde che mi è davanti.
Questo è stato l’anno della scelta, quella di assumermi la responsabilità di essere veramente un Adulto. Disostruire le sorgenti interiori attraverso la pratica meditativa, la contemplazione, la preghiera, per sentire vera/mente nuova/mente le emozioni nel mio corpo. Mi far star bene. Le parole durante la giornata si fanno più dense e controllate. Inizio a dare peso al valore delle parole. Sto imparando che il silenzio deve intervenire quando tutto sembra troppo. Rinuncio, o cerco di farlo, a false autonomie, false certezze, cerco di aprirmi alle precarietà a tutti i livelli della mia vita per affidarmi allo Spirito che deve essere contattato e non rappresentato.
Con queste intenzioni rinnovate e che ancora si rinnoveranno io vi saluto amici di Darsi Pace.
Con questo Spirito di speranza contattato umil/mente, ardente/mente desiderosa/mente attendo il Terzo anno di questo affascinante Laboratorio di vita.
GRAZIE!.
….’ Ho atteso la primavera da questo punto della mia casa, in questo silenzio attivo. Ho atteso la primavera dentro una impotenza concentrata. Ho scelto di asciugare le lacrime e attendere, di accompagnare questo bambino malinconico, depresso, pieno di rabbie in uno stato di accoglienza e perdono’.
Le tue parole, mi aiutano ad attraversare anche le mie emozioni dolorose, a non limitarmi a sfiorarle o evitarle, trattandole come amiche capaci di accompagnarmi nella parte più vera e più profonda di me.
Grazie a te Cinzia dell’attenzione. Siamo uomini di confine fragili e limitati ma saldi nella fede , che rinnoviamo ad ogni inspiro consapevole .
Quando non ti ho visto negli ultimi incontri ho intuito che qualcosa non andava; anzi direi quando non vi ho visto…..Per rispetto non faccio i nomi degli altri amici assenti, ma so quanto amate tutti partecipare e respirare l’aria dell’aula Zatti quindi se non vi vedo mi preoccupo. Chi come te Mirko per problemi fisici più o meno seri, chi perché con il papà ammalato, chi perché assalito da ansie e dubbi. E davvero mi sento impotente!
Una cosa devo dire però avete una forza interiore che mi colpisce e mi è di esempio.
Grazie!
Comunque io ci sono, così come Ale, Paola e Marco. Ti/vi aspettiamo Gabry
“Io sono non nel ‘si’ degli altri. Io rimango anche nel ‘no’, nel rifiuto, nella chiacchiera. Non sono diviso e non voglio esserlo. Sono in mezzo agli altri unificato con la sorgente della mia vita nel ‘si’ e nel ‘no’. Posso così vera/mente tollerare, aprirmi al rifiuto. Sono in queste profondità psichiche, esistenziali che inizio a sperimentare un pochino di Libertà”
Caro Mirco
qualche giorno fa cercavo di condividere con un’amica questo punto e precisamente il come “inizio a sperimentare un po’ di libertà”.
Io ancora che cosa sia l’integrità proprio non lo so, ma quel che ri-conosco, e quindi so, è che permanendo nel bilico di quel che sento e vedo in me di dolorosamente impotente nel badare a me stessa… cambia appena mi affido.
E cambia in un modo che mi stupisce sempre: ancor più chiaramente mi si evidenzia il mio limite o il mio errore, ma in una pace beata all’interno della quale io sento che qualcosa è veramente risanato e che io non sono più la stessa ma sono in grado di migliorare il mio comportamento nella relazione.
A distanza di anni devo dire che non sono proprio più la stessa e posso affermare che pur non sapendo checosa sia l’integrità, son certa di percorrere un cammino che tutto converge, proprio lì.
Ciao
Grazie Gabriella , grazie Rossella.
Grazie, Mirko, di questo tuo sguardo sul percorso fatto nel secondo anno… Anch’io, del secondo anno come te, mi son sentita accompagnata dall’apparente impassibilità della natura nel lavoro, sempre da ripetere, di sgombro della mente e del cuore da pesantezze datate… Quella tua finestra sul giardino/orto è come un interlocutore eloquente, testimone di un viaggio di cui ci hai consegnato delle belle primizie. Mi colpiva quella tua esperienza sul silenzio e sulla parola: “Inizio a dare peso al valore delle parole. Sto imparando che il silenzio deve intervenire quando tutto sembra troppo”. E quante volte mi capita che si formi l’ingorgo di impegni, bisogni, pensieri, problemi… “Quando tutto sembra troppo”… nel silenzio, ogni cosa trova il suo posto, e cade, coerente col suo peso, nel fondo che le è proprio, o scorre fluida nell’abbandono, e nella fiducia che la vita, anche d’inverno, pulsa, riposandosi, in attesa del sole della primavera. Ci ritroveremo, telematicamente, nel terzo anno. Un abbraccio. elisabetta
Grazie Elisabetta dell’attenzione . Il silenzio è veramente il vaccino contro le tempeste virulente di questo mondo. Un silenzio consapevole impegnativo da raggiungere ma vero balsamo rinfrescante per rinascere ogni volta . Il silenzio ci fa ricominciare ogni volta con la sua iniezione di speranza nuova , rilanciata . Ecco perché la pratica meditativa e le letture devono essere quotidiane. Devono diventare disciplina nelle nostre quotidianità . Io faticosamente sto prendendo coscienza solo di questo. Un saluto