Nel libro “La vita della fede” Romano Guardini, dopo aver sottolineato le difficoltà sperimentate dall’uomo moderno ad accettare i dogmi, contrapposti ad un’idea di fede viva e spontanea, spiega il senso delle ‘regole della fede’ che la Chiesa ha progressivamente fissato nella sua storia bimillenaria.
“Lo scopo dei dogmi è sempre questo: preservare nella sua integrità il mistero contenuto nella Rivelazione. Ciò che viene dal Dio santo, incomprensibile, maestro di ogni verità, indipendente dal mondo, non può essere afferrato dal semplice spirito umano. Questo mistero non solo è inafferrabile per lui, ma fa uscire l’uomo dalla sua sicurezza e lo mette in torto. Il punto critico della Rivelazione sta proprio qui, dal fatto cioè di essere ciò contro cui l’uomo si ribella. Ogni errore dogmatico va, in fondo, contro il mistero perché cerca sempre, in un senso o nell’altro, a partire da un punto o dall’altro, di distruggere il mistero. Ciò non appare subito. Le eresie sono sempre propagate da uomini di viva religiosità; gli indifferenti non inventano eresie. Si tratta di uomini che mirano al bene, che vedono più a fondo, fanno emergere verità trascurate, lottano contro un impoverimento della vita cristiana o contro un abuso; sono persone serie ed entusiaste. Spesso proviamo anche simpatia per queste persone – così come siamo tentati di non vedere con simpatia l’autorità che si oppone ad esse…. Non per nulla la parola “ortodossia” può avere un suono così spiacevole. Questo non impedisce che la conseguenza finale dell’eresia, anche di quella propagata con le migliori intenzioni del mondo, e facendo prova delle più nobili qualità umane, sfori, alla fine, in una distruzione del mistero sacro e perciò stesso nell’annientamento della fede”.
Prosegue poi il grande teologo: “Spesso si dice: i dogmi sono proposizioni razionali, traduzioni in concetti di ciò che dovrebbe rimanere vivo. Chi parla così non li ha compresi. I dogmi contengono certamente dei concetti e delle proposizioni astratte, ma se guardiamo più da vicino come sono disposte queste proposizioni e come si articolano i differenti concetti, vediamo che questi si collocano attorno al mistero per proteggerlo. Il dogma è una solida e severa muraglia che custodisce la sorgente, la profondità, la vita” (La vita della fede, Morcelliana, pp. 93-103).
Forse la fase storica in cui si trova la nostra umanità, un terrae motus che è possibile interpretare come una crisi di crescita e di sviluppo della coscienza, chiede che questi ‘misteri’ della fede, che per secoli sono stati ‘rappresentati’ all’esterno nell’arte e nelle sacre liturgie, vengano sempre più esperiti personalmente e realizzati interiormente da ogni individuo, e non solo dai mistici e dai santi.
Può aiutarci a comprendere meglio questo auspicabile processo la riflessione di Carl Gustav Jung sul dogma dell’Assunzione di Maria, proclamato il 1° novembre del 1950, ultimo articolo di fede sancito dalla Chiesa di Roma, dopo che circa un secolo prima (8 dicembre 1854) era stato proclamato l’altro fondamentale dogma mariano dell’Immacolata Concezione.
Jung salutò la proclamazione del dogma come «il più importante evento religioso dai tempi della Riforma. Si tratta di una pietra dello scandalo per una mente priva di sensibilità psicologica» (Risposta a Giobbe, in Opere complete, IX, pp. 444-445).
In questo evento si era attuata la confluenza di innumerevoli movimenti popolari che da secoli avevano sostenuto tale verità, che Jung rileggeva in chiave psicoanalitica come espressione storica dell’anelito primordiale alla speranza, presente nell’inconscio collettivo, in risposta al grido del dolore umano, alla marea montante di angoscia e di sofferenza che minaccia la vita sulla terra.
Nell’affermazione della redenzione della madre/corpo/terra, Jung apprezzava in particolare l’estensione simbolica della Trinità a una “quaternità” che si apriva finalmente alla dimensione femminile e, quindi, alla totalità.
Egli ammirava il coraggio dimostrato dalla Chiesa cattolica nell’aver tenacemente voluto tale proclamazione, contro tante obiezioni interne ed esterne, cogliendo l’opportunità unica, in un tempo di disperazione e di smarrimento, di offrire espressione all’anima più che all’animus, di presentare cioè all’umanità in ricerca del significato del dolore una risposta in chiave materna, della logica del cuore, più che paterna della logica razionale.
Le affermazioni dogmatiche su Maria non vanno intese perciò come un privilegio esclusivo della Madre di Dio, ma rappresentano la prefigurazione di un destino di salvezza preparato per tutti, e che è possibile pregustare già su questa terra, alimentandone i semi: l’incorruzione, la partecipazione alla resurrezione, la gloria, la potenza creatrice, la spiritualità.
Maria è la mia anima riallineata con il proprio Principio, il mio io che crede nella nascita della donna nuova in me, dell’uomo nuovo in me, e si dispone ad esserne la madre: “Questo è il senso profondo della devozione a Maria: diventare noi stessi Madri del Dio che si umanizza tramite la nostra rinascita come persone-Cristo (…) Qualunque proiezione solo all’esterno della funzione mediatrice di Maria rischia l’idolatria” (M. Guzzi, Darsi Pace).
È questo il grande annuncio di liberazione e la grande speranza: che la nostra vita, anche la più lontana dalla luce, anche la più abietta e dispersa nell’alienazione, sia custodita dallo sguardo materno di Dio, e possa intraprendere ad ogni istante un cammino di ritorno alla propria fonte creatrice, per ritrovare l’immacolatezza e l’integrità e contribuire così al processo di ri-creazione che Cristo ha avviato sulla terra.
Tutti assunti! Chiamati a lavorare nel campo grande del Signore: operai dell’ultima ora come quelli della prima, buoni e cattivi, grano e gramigna insieme, fino alla fine dei tempi….
Rinviamo chi desiderasse approfondire l’argomento alla ricca bibliografia riportata nel Portale di Mariologia “La Theotokos”, e affidiamo alla parola poetica il compito di scendere, come una carezza, sulle nostre contrazioni, sulle difese e sulle resistenze ad accogliere la bellezza salvifica del mistero.
Oltre alla poesia “Il francescano”, vi segnaliamo un altro post già pubblicato nel 2010 e poi di nuovo nel 2013: il Trittico Mariano, con la ricchezza di commenti di tante amiche e amici che testimoniano il loro misterioso e profondo rapporto con Maria: http://www.darsipace.it/2013/08/14/trittico-mariano/
Buon Ferragosto!
Paola
Ringrazio Maria, di tutte le premure che riserva, quando si è affidati al suo portare…
Buon Ferragosto a tutti gli amici, a Paola, Marco e famiglia
Ciao Paola.abbiamo grande bisogno di testi così chiari in tempi dominati da un panteismo ateistico velato da pseudocristianesimo(ultimamente sono circondato da persone che mi vogliono convogliare “energia cosmica”!)nella speranza è diventare generativi davvero!
Grazie, Paola, per le riflessioni vere.
E’ solo da una decina di anni che provo la gioia di rendermi conto che sono due i corpi, trasfigurati, saliti nell’alto dei “cieli”, perchè oltre a quello del Risorto c’è anche quello di Maria ( e infatti si è sempre parlato di “dormitio virginis”).
Maria è viva.
Per questo è un modello attuale quando pensiamo al profilo antropologico nuovo, all’uomo non bellico che vorremmo.
Ma come avrebbe potuto Gesù tornarsene al Padre senza sua Madre?
Mio fratello mi ha insegnato ad applicare a me, come ad ogni persona, ciò che dico nell’ “Ave, Maria”.
A Marco ho dovuto chiedere più volte cosa significava “piena di grazia”, ed egli mi ci ha lasciato arrovellare, e, dopo tanto, mi ha dato la sua interpretazione: ” grazia è integrità e comunione d’amore” .
L’ho trovato vero e bello, ed ogni giorno nell’Ave lo ripeto.
Se crediamo ciò che crediamo di Gesù Cristo, è consequenziale che crediamo di essere chiamati anche noi a portare Gesù nel nostro mondo, come ha fatto Maria, di cui diciamo :”Benedetto il frutto del tuo seno”.
Quanto ai dogmi per me è una gioia festeggiare la Resurrezione, la Pentecoste, e l’Immacolata e l’Assunta.
Maria è la bellezza e la specificità dell’iniziazione cristiana, l’Io in relazione che mette al mondo l’Uomo Nuovo.
Donna che si fida di Dio e in questa fede legge gli eventi della sua vita e la storia del suo popolo.
E’ turbata all’ annuncio dell’angelo Gabriele e domanda “Come è possibile?”
Ascolta e crede; poi si mette in viaggio, si affretta ad incontrare la cugina Elisabetta e nel canto che nasce dal loro incontro le due donne annunciano l’una all’altra i prodigi che il Signore realizza nelle loro vite.
Maria Assunta, Immacolata Concezione, Arca dell’Alleanza, Porta del Cielo è oggi per me l’Io orante, l’Io che prega perché vive e vive perché prega.
La fede di Maria non sminuisce il suo pensiero razionale, ma le consente di toccare un più alto livello di conoscenza.
Il senso di disperazione, di dolore e di morte oggi sempre più diffuso mi richiama la necessità di questo stato, mi sollecita al pensiero che ascolta, ad una nuova forma di conoscenza capace di aprirsi all’ Inconcepibile, di farsi grembo vuoto in cui il Vivente trovi ascolto e accoglienza.
L’insurrezione di oggi richiede il coraggio, l’umiltà e la fede di Maria.
Grazie all’anonimo, a Davide, GianCarlo e Giuliana!
E’ proprio come dite: la potenza dello spirito mariano in me, del mio io finalmente ‘in-relazione’ con la fonte della vita, è strettamente legata alla trasformazione e al cambiamento.
Il Nascente preme in noi e vuole insorgere e solo la pazienza della Madre riesce a concepire e a portare a compimento il Nuovo.
Buona giornata! Paola