“Mi tieni nelle tue mani come un pugno di sale e di luce, e d’improvviso la vita mi fa vedere lontano, lontano” (Luigi Verdi)
Non desidero seguire la via classica del racconto vocazionale dove in genere si descrive semplicemente quali sono i fatti e i motivi che mi hanno spinta a scegliere di diventare religiosa, vorrei invece provare a dire in poche battutte i motivi che mi spingono adesso a rimanere suora.
La mia vocazione mi è più chiara ora di quando sono partita all’età di 33 anni e adesso che ne ho 53 ne sono più affascinata di quanto lo fossi nei miei anni giovanili! La vocazione, qualsiasi essa sia, non parte mai, inizialmente, scevra da motivazioni spurie che il tempo e la costanza del cammino con Cristo settaccia, separando la pula dal grano. Paradossalmente è proprio questo setaccio che ha reso la mia vocazione sempre più piena e affascinante.
A 53 anni, guardando a ritroso il cammino fatto, posso dire a me stessa che rifarei la stessa scelta! Direi però che l’elemento fondamentale che ha reso sempre più avvincente il mio cammino è il Battesimo. Sì, proprio il Battesimo che mi accomuna a tutte le altre vocazioni; il Battesimo “vissuto” però, non solo quello ricevuto sacramentalmente! Cammin facendo infatti il Cristo, tenendo fisso lo sguardo d’amore su di me mi ha accompagnata e mi accompagna ogni giorno nei miei “inferi”, mi immerge nell’acqua della vera vita, dove qualche parte del mio ego muore e risalendo dall’acqua sperimento una rigenerazione che mi conduce ad una sempre maggiore integrità del cuore. Dentro questa integrità ho scoperto la libertà che mi fa crescere nella mia verità più profonda, superando chiusure, gabbie, oppressioni che mi deformano e mi renderebbero incapace di vivere per gli altri.
Ciò che rende tutt’ora salda la mia vocazione è il Battesimo “vissuto”, che poi è semplicemente il percorso di ogni cristiano, a qualsiasi vocazione appartenga. Che cosa rende peculiare allora la vita consacrata? La profezia. Mentre il Signore mi immerge nella sua vita divina per guarire il mio cuore e renderlo sempre più integro, allo stesso tempo mi apre al vento del nuovo, a ciò che ci attende e fa palpitare il mio cuore per la Nuova Umanità Nascente. A 53 anni ho compreso questo: la mia vita deve mostrare a tutti coloro che incontro che la trasformazione del cuore è possibile, che una Nuova Umanità sta germogliando sulla terra e che “la sofferenza è solo una spada piantata nel centro della nostra vita per separarci dall’effimero” (Giovanni Vannucci, Invito alla preghiera ).
Rimango in questo solco tracciato per me dal Cristo, per annunciare con Lui fino alla fine questa realtà concreta, vera e reale: stiamo diventando uomini nuovi, l’umanità è in travaglio, sta sorgendo la luce di una nuova aurora e in questo annuncio trovo la bellezza della mia vocazione, consapevole però, come dice S.Paolo, che anche “la pofezia scomparirà” quando prenderemo sempre più coscienza di essere immersi in un Oceano d’Amore!
Essere portatrice di questo annuncio è la gioia della mia più profonda chiamata ed è anche la peculiarità della vita consacrata da riscoprire ogni giorno come vocazione che deve sempre esortare al RISVEGLIO !!
Si,il Battesimo vissuto quotidianamente “mentre il Signore mi immerge nella sua vita divina per guarire il mio cuore e renderlo più integro”: grazie Chiara!
Letizia
Grazie Chiara per il rimando al libro di Vannucci. Cercherò di leggerlo1
mcarla
In quanto suora o meglio monaca non posso che confermare e condividere, ricordando sempre che abbiamo ricevuto un “tesoro in un vaso di creta” ed il nostro impegno umano e spirituale è saperlo custodire….sia umanamente che spiritualmente.
Chiedo scusa non avevo messo il mio nome….Sono sr. M. Cecilia
Grazie Chiara per questa bella riflessione sulla gioia del vivere la propria vocazione spirituale! Il mistero del battesimo, se vissuto come dinamica personale, è ciò che fa maturare questa vocazione e anima la nostra vita…
Ungaretti scrisse dei versi che secondo me sono profondamente “battesimali”: riferendosi ad un suo bagno nell’Isonzo durante l’esperienza drammatica della Grande Guerra scrive “stamani mi sono disteso / in un’urna d’acqua / e come una reliquia / ho riposato” (da “I fiumi).
Ungaretti nel ’16 non era affatto “cristiano”… viveva cioè un battesimo “nella carne”, e proprio in virtù di questa esperienza arrivò anche a dire “volti al travaglio / come una qualsiasi / fibra creata” (Destino): siamo tutti in un grandissimo travaglio storico, e proprio per questo forse abbiamo tutti bisogno (al di là delle credenze religiose) di sperimentare il battesimo non più solo in un senso sacramentale ma come esperienza carnale e personale, come scrivi anche tu nel post!
Tempo fa scrissi anche un intervento a riguardo… se ti interessa lo trovi qui http://www.darsipace.it/2016/02/01/ungaretti-barlumi-delliniziazione/
Ciao! Andrea
Comprendere di essere chiamati, di essere desiderati ed amati è esperienza sconvolgente, è liquidare i condizionamenti del passato e sentirsi dentro un abbraccio avvolgente che non trattiene, un abbraccio che benedice perché si fa e si dà nella libertà.
E’ il battesimo vissuto che nel laboratorio Darsi pace imparo a sperimentare nella carne, ogni giorno.
Mi sento figlia della modernità e anche figlia nel Figlio il cui spirito anima la ricostruzione del mio Io.
In questo tempo apocalittico sento sempre più urgente la necessità di ricostruire da dentro le macerie di una cultura che si è illusa di salvare l’uomo attraverso un progresso tutto terreno, ed anche la necessità di riscoprire che ” l’essenza dissacrante dell’annuncio cristiano toglie legittimità ad ogni potere religioso o politico che pretenda di assoggettare l’uomo in nome di un qualsiasi ordine sacro, bagnato quasi sempre del sangue dei poveri .”
(M.Guzzi, Dodici parole per ricominciare, pag.44)
Cara Chiara, grazie per la tua riflessione, la tua vocazione religiosa non è diversa dalla mia laica, lo Spirito nella quale si manifestano è lo stesso ed è Uno.
A presto, giuliana
Grazie Chiara’. Il tuo solco è il solco di ogni cristiano.. di ognuno di noi..grazie della tua testimonianza.
Grazie Chiara per le tue parole poetiche ed evocative dell’ esperienza del battesimo. Mi piace quando dici battesimo vissuto e non solo sacramentale. Il battesimo come immersione nella vita divina ,come dici tu. Solo in questo stato interiore possiamo comprendere che tutto, anche la sofferenza e le prove piu dure, possono portarci ad una nuova nascita. Nello stato dell ‘ ego ci sentiamo sconfitti dalle prove, un sentimento di impotenza ci prende , il flusso della vita sembra fermarsi.
Imparando attraverso il lavoro di ricerca interiore a riconoscere ciò che ci separa dal flusso della vita, ogni giorno possiamo portare alla luce ,dalla profonditá delle ” acque” profonde ,una piccola parte di noi, più sana, più viva e integra.
Ecco perché benedico il lavoro di darsi pace!
Grazie Chiara carissima della tua preziosa testimonianza
Cristina
Carissime amiche e amici,
grazie per le vostre risonanze! Stiamo lavorando insieme nei gruppi Darsi Pace, per il medesimo fine: “liberazione interiore e trasformazione del mondo”. Panikkar dice che “noi siamo specchi della totalità delle cose” e il Battesimo vissuto nella consapevolezza, percepisco che mette in risalto sempre più questo “specchio interiore” che ci accomuna e ci unisce, pur rimanendo ognuno se stesso senza “prime o seconde classi”, retaggi culturali ormai estinti (per la Nuova Umanità nascente!). Vi sento in me e riflessi in questo specchio interiore (il Cristo) come volti, come identità personali irripetibili dove le categorie non hanno alcun senso! Come è importante prendere consapevolezza reale di questo! Quindi grazie per le vostre condivisioni e se quello che ho scritto può essere servito ad approfondire la nostra comune IDENTITA’ è certamente un tassellino non idifferente, che ha il suo preciso “ruolo” …. e concludo con una citazione di Alessandro D’Avenia che mi piace molto: “ciò che conta di fronte alla libertà del mare non è avere una nave, ma un posto dove andare, un porto, un sogno, che valga tutta quell’acqua da attraversare”. Un abbraccio a tutti/e. Chiara
Grazie Chiara risuonano in me le tue parole sulla vocazione, la mia nel matrimonio, anche per me a 63 anni, sta diventando sempre più chiara e affascinante. Faccio mie le tue parole “non parte mai, inizialmente, scevra da motivazioni spurie che il tempo e la costanza del cammino con Cristo settaccia, separando la pula dal grano”. Sento la grazia del Battesimo che ha lavorato in me, senza che ne fossi consapevole, negli anni della mia vita mettendomi accanto mio marito e tutti coloro che hanno contribuito alla mia crescita interiore e soprattutto aver messo sulla mia strada Marco con il lavoro dei gruppi Darsi Pace, che mi aiutano a ricominciare ogni giorno nelle difficoltà. Un abbraccio
Ho fatto molta fatica a leggere il tuo articolo cara Chiara. Vorrei tanto capirlo ma purtroppo non ne sono all’altezza.