Rappresentazione artistica della superficie del pianeta Proxima b in orbita attorno alla nana rossa Proxima Centauri, la stella più vicina al Sistema solare. In alto a destra rispetto a quest’ultima, s’intravede anche la stella doppia Alpha Centauri AB. Crediti: ESO/M. Kornmesser
Non è una notizia da poco, non è una notizia “come tante”. Sono stati autorevolmente confermati i rumors che giravano già da un po’ di tempo per Internet: sì, è stata scoperta una “Terra gemella”, un pianeta roccioso che orbita attorno ad una stella, con caratteristiche simili a quelle della nostra Terra.
Direi che è una di quelle notizie che contribuiscono a dare dei salutari scossoni al nostro modo di pensare l’Universo stesso. Dopo quella delle onde gravitazionali, che ci ha dimostrato (perdonate la drastica semplificazione) come lo spazio tempo sia una struttura morbida esattamente come lo descriveva la Teoria della relatività generale, disponibile a farsi piegare dal proprio contenuto. Come diceva Einstein un secolo fa, certo, ma come ancora non lo recepiva il nostro cervello, una roba strutturalmente cartesiana quando si parli della sua percezione del mondo, cartesiana fino nei suoi più reconditi interstizi.
Un pianeta simile al nostro, così vicino? E quanto simile? E che dire della vita? E come cambia il pensiero sul cosmo?
Provate a negarlo: per noi il mondo è una roba a tre dimensioni (altezza, larghezza, profondità), dove scorre un tempo che segue e marca il succedersi degli eventi. Un tempo che è radicalmente altra cosa rispetto allo spazio. Ebbene, nulla di più falso. Dimostrato dalla scienza: niente di più falso. Quello che esiste è una struttura quadridimensionale in cui tempo e spazio sono intrecciati. Vai a capirlo, davvero.
D’altronde, non c’è nulla fa fare: ci vuole (ancora) tempo. Anche per noi, anche per star dietro alle cose.
A pensarci, è ormai luogo comune dire che non stiamo dietro alle conquiste della tecnica, ed è una verità lapalissiana: facci caso, non appena hai finalmente compreso come funziona il tuo smartphone, un po’ al di là della superficie, delle cose minimali, ecco che non si sa come, è diventato improvvisamente vecchio ed è diventato improvvisamente necessario sostituirlo.
E’ invece più difficilmente percepito di come anche la scienza fisica (e soprattutto astrofisica) ci stia forzando a cambiare mentalità, ad adottare un nuovo modo di pensare. Ad abbandonare i vecchi schemi, che non interpretano più il reale, non lo interpretano più in maniera soddisfacente. Ad adottare schemi più elastici, più morbidi, meno “bianco o nero”, più ricchi di sfumature, meno intrappolati nel “vero o falso”, meno rigidi nella limitazione logica del principio di non contraddizione (che è falso, anzi è vero).
La luce è onda. Anzi, è particella. Anzi dipende. Sarà che bisogna iniziare a pensare in modo diverso? Altrimenti rimaniamo presi in queste apparenti contraddizioni…
Ecco dunque che la rivelazione delle onde gravitazionali, da un lato, e la scoperta di un pianeta simile alla Terra che orbita attorno alla stella a noi più vicina, rivoluzionano il nostro pensare “stanco” e statico all’Universo, e lo rivoluzionano da una prospettiva ampia, che abbraccia idealmente le zone più recondite e lontane e quelle a noi più prossime.
Più prossime, sì. Perché la cosa straordinaria è questa, in fondo: che il pianeta così simile al nostro, si sia trovato – tra tutti i posti dove si poteva trovare – nel posto più vicino possibile. Dietro casa, praticamente. In altri termini: tanto vicino che più vicino non si può. Davvero.
Di Proxima b, così vicina e così simile a noi, ce ne dovremo occupare per un bel pezzo. Così come delle onde gravitazionali, che davvero hanno aperto una nuova finestra sul cosmo.
E’ ben presto per dire se c’è vita, sul pianeta. I dati che abbiamo sono pochi e l’indagine è appena cominciata. Rimane di prezioso questo senso di eccitazione, rimane di prezioso – già da ora- questa consapevolezza del fatto che l’Universo continua a regalarci nuove sorprese. Che la cosa più falsa che possiamo pensare, è che sia tutto conosciuto, tutto già detto, già pensato.
O tutto troppo difficile per essere capito. No, l’Universo si indaga e si può spiegare. Ed è giusto che in questa avventura, in queste nuove scoperte, siano esse pallide increspature dello spazio-tempo o siano invece segnali indiretti ma preziosi della presenza di un pianeta che fa un po’ il verso alla Terra, si partecipi tutti.
Si possa partecipare, tutti.
Noi cerchiamo nel nostro piccolo, di farvi venire a bordo, di aprire la cupola – non solo dell’osservatorio ma anche e soprattutto della nostra testa, spesso così stranamente blindata – per mostrare che sopra di noi c’è questo, c’è uno spettacolo continuo, mirabolante. E che non serve biglietto, per assistere. Ma appena un po’ di curiosità, e di voglia di stupirsi ancora.
Perché lo stupore per la meraviglia del cosmo, c’entra anche in questi tempi così faticosi, così segnati da eventi tragici. Perché ha qualcosa a che vedere con la bellezza, e la bellezza è tanto più necessaria, lo sappiamo, quanto più i tempi sono difficili.
Grazie per la bella notizia. Grazie soprattutto per darci la possibilità di far sbarcare nella nostra testa più autentiche visioni del cosmo.
Buongiorno Eva. Grazie a te! L’indagine del cosmo è veramente una occasione preziosa per alimentare il nostro stupore, ovvero alzare lo sguardo… e restituire dignità al cosmo vuol dire restituirla a noi stessi, come punto – forse esclusivo – di quell’universo dove si giunge all’interrogazione sul proprio esistere. E’ una scommessa troppo bella per poterla lasciare indietro!
Marco
Grazie caro Marco, già a leggerti respiro ampliamente.
Le tue riflessioni , sempre risonanti e consonanti con il nostro umile lavoro interiore, mi trasmettono la gioia e la libertà del ricercatore che non si limita, non si ferma all’altitudine della scoperta, più penetra il mistero più è attratto a lasciar andare ogni conoscenza conquistata. Ci vuole umiltà vera per oltrepassare ogni limite della nostra comprensione ed essere pienamente disponibili a ricevere la luce della Sapienza.
Un abbraccio grato e illimitato. Vanna
Strano (o magari per niente!)…proprio ieri ho ripreso in mano un piccolo libro di pochissime pagine scritto da C.Bobin dal titolo L’ EQUILIBRISTA in cui si parla di uno strano personaggio che a un certo punto trova ciò che cercava:
la primavera(!!!)…” che non è questione di clima o di stagione” ma è qualcosa che rompe un cerchio (un
(una ripetizione, mi viene da dire)…”cosa che può scaturire nel punto più nero dell’ anno.E’ una sua caratteristica: qualcosa che può accadere in ogni momento per interrompere, spezzare e, alla fine dei conti, liberare”.
Tutto qui…
lo scritto di Marco mi ha ricordato questo pensiero di Bobin che volentieri vi passo.
Scusate l’interruzione del testo appena sopra,
mcarla
Carissimo Marco,
la lettura del tuo post ha fatto affiorare in me, come risonanza, la poesia Mattino di Ungaretti: “M’illumino d’immenso”, introducendomi in uno stato contemplativo. È la forma che mi consente di partecipare al processo evolutivo dell’umanità e del cosmo che tu presenti, mentre mi mancano le categorie e le conoscenze per una comprensione razionale adeguata.
Grazie perchè metti il tuo dono anche a servizio di tutti noi, e diventa anch’esso un tassello nel processo iniziatico che cerchiamo di compiere.
sr Maria
Cara Vanna, grazie per le bellissime parole che hai posto, a corollario del mio post!
Perdonami, se mi viene da risponderti con una cosa non mia, ma che esprime molto bene quello che sento, e anche la gratitudine perché in DP ho trovato un ambiente risonante con le mie istanze più intime e profonde, inclusa quella di esprimermi con la scrittura… Ma non saprei dire meglio di quanto fa Corrado Pensa, nel suo volume “Il silenzio tra due onde”:
“Periodicamente – se siamo praticanti – siamo pervasi da un moto di gratitudine per aver incontrato un sentiero di verità: il nostro parlare e il nostro scrivere diventano allora un modo per condividere le ragioni di questa gratitudine.”
Un grande grande abbraccio,
Marco
Carissima sr Maria,
grazie di cuore, e non da ultimo per la esplicita menzione di Ungaretti (aver evocato anche solo una sua risonanza per me è una gioia, perché è tra i miei poeti più cari, una ristrettissima cerchia che annovera anche Rondoni e un certo Guzzi…). Mettere un dono a servizio di altri è una cosa che faccio per egoismo, diciamo: è un dono (poco o tanto che sia, non importa) che non sopporta di non essere comunicato… ci starei male a tenermelo, te lo assicuro.
La gioia di evocare una risonanza nel cuore di altre persone, è una delle gioie più profonde e consistenti che mi sia mai stato dato di sperimentare nel mio percorso di vita fin qui 😉
“Lo stupore per la meraviglia del cosmo….ha a che vedere con la Bellezza”.
Marco, anche ora, nel leggere il tuo post, ho sobbalzato di contentezza all’annuncio di quest’altra sorprendente scoperta! Grazie al cielo ( è proprio il caso di rendergli merito) non sopporti di non comunicare attraverso lo scritto ciò che senti, scopri.
Un sorriso grato,
agata
Grazie Agata!
Ti confesso, per tanto tempo mi sono interrogato su come abbracciare la vocazione allo scrivere – che ho sempre sentito molto forte – con la mia (bella) professione. Credo che proprio il cammino in DP mi abbia fatto intravedere come delle cose che a volte pensavo opposte si conciliano invece… e possono farlo molto bene.
E’ proprio vero che nella misura in cui uno diventa un po’ più sé stesso, è più utile agli altri…
Mi sento di dirlo tranquillamente, proprio perché non c’è nessun merito personale, niente di cui vantarsi: tutto è dato, in fondo. E così è ancora più bello.
Ti ringrazio per le tue parole,
Marco
Le scoperte scientifiche, più o meno popolari, come quelle astronomiche su cui tu, Marco C. ci tieni informati, e te ne ringrazio, mi sollecitano a riflettere sul fatto che noi umani non ci accontentiamo mai di quanto già sappiamo, ma ci spingiamo sempre oltre, oltre anche le nostre apparentemente limitate possibilità e capacità cognitive e immaginifiche. L’oltre che sempre avanza è il nostro orizzonte, sia che ci occupiamo del cielo , della terra, della storia , della nostra interiorità.
Questo per me è il sigillo divino impresso nella natura umana, non ho bisogno di altre prove e sono piena di entusiasmo! Mariapia
“L’oltre che sempre avanza è il nostro orizzonte, sia che ci occupiamo del cielo , della terra, della storia , della nostra interiorità.” Cara Mariapia, è proprio questo il “messaggio” che cerco di trasmettere (o meglio verso il quale cerco di rendermi “trasparente”… è infatti un messaggio che mi attraversa, ma che non parte da me).
Questo dell’oltre potrebbe essere – se vi interessa l’interiorità di un astronomo – il tratto unificante tra la ricerca spirituale e quella del cosmo. Quello che rende tutto “uno”.
Un abbraccio,
Marco
Sono davvero entusiasmanti queste scoperte, ampliano gli orizzonti e il respiro davvero per tutti. Poco tempo fa ho letto “dell’occhio nella galassia IC 2163” formato dallo sfiorarsi di due galassie mi pare di aver capito, l’immagine era davvero suggestiva. Approfittavo per chiedere se si può osservare solo in qualche osservatorio speciale o tutti gli osservatori possono vederlo? Grazie, un saluto. Stefania
Cara Stefania,
grazie per le tue gentili parole.
Credo che tu ti stia riferendo a questa notiza, per la galassia IC 2163
http://www.media.inaf.it/2016/11/07/occhio-allo-tsunami-di-stelle-e-gas/
http://www.repubblica.it/scienze/2016/11/04/news/enorme_occhio_cosmico_disegnato_da_tsunami_di_stelle_e_gas-151324534/
Se è questa, purtroppo la risposta che devo darti è negativa: vista la distanza degli oggetti “in gioco”, che sono appunto altre galassie, solo i telescopi più grandi possono accedere a tali “visioni” (ALMA nel caso spacifico). Altro discorso, ovviamente, è per il caso di quei telescopi che operano fuori dall’atmosfera, come il Telescopio Spaziale Hubble che – pur essendo relativamente piccolo, per gli standard odierni – ha il vantaggio di operare in un ambiente grandemente vantaggioso: anche quello ha accesso alle immagini delle galassi più remote, per nostra fortuna!
Guarda che belle immagini può prendere Hubble, a proposito…
http://www.spacetelescope.org/images/archive/bestof/
Un abbraccio,
Marco
Cara Stefania,
grazie per le tue gentili parole.
Credo che tu ti stia riferendo a questa notiza, per la galassia IC 2163
http://www.media.inaf.it/2016/11/07/occhio-allo-tsunami-di-stelle-e-gas/
Se è questa, purtroppo la risposta che devo darti è negativa: vista la distanza degli oggetti “in gioco”, che sono appunto altre galassie, solo i telescopi più grandi possono accedere a tali “visioni” (ALMA nel caso spacifico). Altro discorso, ovviamente, è per il caso di quei telescopi che operano fuori dall’atmosfera, come il Telescopio Spaziale Hubble che – pur essendo relativamente piccolo, per gli standard odierni – ha il vantaggio di operare in un ambiente grandemente vantaggioso: anche quello ha accesso alle immagini delle galassi più remote, per nostra fortuna!
Un abbraccio,
Marco
Caro Marco,
grazie era questo, una mia curiosità un po’ infantile.
Buon lavoro in tutti i sentieri che poi diventano uno.
Abbraccio contraccambiato.
Stefania
Ciao Stefania,
nessuna curiosità infantile nella scienza (oppure, solo curiosità infantili, scegli tu…), e nella sua divulgazione.
Ora e sempre…
Un abbraccio,
Marco