Jim Morrison e i Doors, è possibile un ordine poetico? Intervista a Marco Guzzi

Commenti

  1. Molto, molto bella l’ intervista e altrettanto il post che l’accompagna.
    Ritorna il grande tema della “sapienza dell’ incarnazione”, non a caso in questo giorno (che sarebbe stato anche quello del compleanno di Morrison) !
    Non posso che ringraziare il percorso proposto da DP per la consapevolezza via via crescente che sto acquisendo sul rapporto Verità/Vita e sull’aiuto concreto che mi sta dando nell’ affrontare momenti di vita particolarmente critici .
    Grazie, mcarla

  2. Cari ragazzi di ieri e di oggi, avete volato alto, bisogna che qualcuno lo faccia, se lo facessimo tutti insieme sarebbe meglio, ma non è ancora di questo mondo. Temo che andrò fuori tema, ma forse no anche solo per me stessa non sarà così, raccontandovi che parlare dei Doors mi riporta alle estati dei miei quindici e sedici anni, ero davvero baby, lui era un patito dei Doors, caschetto biondo e una certa somiglianza con Ray Manzarek, aveva il cuore in subbuglio. In qualunque dimensione si trovi, è fra gli angeli, ci giurerei, spero mi abbia perdonata. E’ passata una vita, ma temo di non aver ancora imparato, forse al settimo anno di Dp andrò meglio. Solo per oggi vi saluto con il suo nome. Un abbraccio a e da Claudio.

  3. Alessandro C. dice

    Grazie a te Giacomo, veramente una bellissima iniziativa questo dialogo con Marco sulla storia ed il senso della storia di Jim Morrison.
    Il prezioso insegnamento che ci avete regalato aprirà sicuramente tanti altri sentieri tutti da percorrere per una nostra crescita nella consapevolezza umile ma decisa nella direzione della Verità che siamo.
    E grazie anche a Jim che sicuramente si sarà sentito più compreso.
    Un sorriso Ale

  4. Che meraviglia questi dialoghi che conciliano nella semplicità (che significa generosità, perché rende chiaro quello che se proposto in un linguaggio più accademico sarebbe inaccessibile a tanti come me ) temi così grandi che invadono e costituiscono le nostre profondità imperscrutabili (o che vogliamo noi che lo restino) e che quindi ,se non comprese ,diventano e ci rendono ingestibili … Una luce sull’uomo e sul suo essere qui ora su questa terra . Grazie per questi incontri illuminanti !! Francesca

  5. Un’intervista grazie alla quale si vede limpida e si tocca con mano, la necessità di trovare il punto d’incontro, l’unione, l’integrazione tra le altezze delle ricerche e poetiche e spirituali con il vivere quotidiano. Un punto d’unione ancora ad oggi assente, quel punto capace di unire le altezze dello spirito con quel “ripiombare di botto sprofondando nel basso” di una vita vuota, senza senso, quando priva di spirito.
    Questo è secondo me il vero “anello mancante”nella storia dell’evoluzione umana.
    In tutte queste persone, poeti illuminati, ascoltando le loro storie insieme alla storia di Morrison, quel profondo“sentirsi diversi”, in loro si tocca una drammatica solitudine, solitudine da isolamento, quando additati, giudicati e condannati. Subendo le incapacità di accoglienza e condivisione umane proprio a livello pratico.
    Quando a volte pare anche ed ulteriormente, una loro stessa auto-condanna. Una profonda e drammatica scissione interna. Quasi assomigliante ad un …”non riuscire a –perdonarsi- “…
    Grazie, Barbara

  6. Renato Cirica dice

    Sempre chiaro e fondato il pensiero di Marco. Mi ha colpito, questa volta in particolare, la sapiente analisi del cammino spirituale (demonologico, diciamo così) cui ogni iniziato/cercante va inesorabilmente incontro. Nulla è più necessario oggi di questo accompagnamento spirituale.
    Grazie.
    Renato

  7. Renato Cirica dice

    Mi viene incontro questa pagina di Holderlin…

    “Mondo nuovo… e il cielo, volta di bronzo, pende sopra noi, una maledizione fiacca le membra dell’uomo, i gaudiosi doni della terra sono come pula, la madre ci schernisce con tutte le sue liberalità, ogni cosa è apparenza… O quando, quando?… Sulla siccità già si scatena il diluvio. Ma egli dov’è? Che egli scongiuri lo spirito di vita.”

  8. Caro Giacomo e caro Marco, che meraviglia! Se un ordine poetico deve nascere, voi ne avete sicuramente delineato le fondamenta, molto bello il vostro dialogo, qui più che altrove Marco distilla il suo nettare, Lucifero che non vuole scendere a terra, il Cristo vivente che apre – Lui sì – the doors of perception, sono parole che risvegliano risonanze profonde e già coniugano ordine e poesia.

  9. Stupendi tutti, attraverso le parole di Marco e Giacomo e di tutti voi,
    sento il vero Natale dell’essere umano!

  10. Grazie Marco e Giacomo che dilatate il mio nostro stupore. Questo vostro dialogo nutre l’anima. Incarna e attualizza il cammino processo iniziatico poetico. Trasforma maestri e allievi in profeti umili e liberi capaci di aprire le porte al Cristo, scalda la speranza del nascente che sempre continua a venire a visitarci per prendere stabile dimora in noi .
    Un abbraccio Giuseppina

  11. Grazie, densa di significati questa intervista, un appello ad interrogarsi a fondo, come tutti gli altri video d’altronde. La frase “purificare i nostri sensi”, mi ha fatto pensare “Ritornare a sperare e credere come bambini” e mi ha ricordato una piccola storia di Natale e poesia, spero di non annoiare raccontandola. Una bambina di sette anni, ascoltando la maestra leggere le poesie di Natale, sente dentro di sé una struggente nostalgia, allo stesso tempo pensa “Io non saprò mai scrivere qualcosa di così meraviglioso”, le poesie le erano parse un’ incantevole melodia. Per giorni continua ad avvertire questo insistente struggimento, ma non sapendo che fare decide di dimenticarsene. Qualche tempo dopo, in piena notte si sveglia, sente di doversi alzare per scrivere, ma per fare questo deve attraversare al buio il corridoio, il buio da sempre la spaventa, però lei deve andare e quindi affronta terrorizzata il corridoio buio. Prende carta e penna e scrive, senza alcuna esitazione, la sua poesia. Regalo di Natale? Che bello il lieto fine!? Il seguito e un po’ più amaro. Dopo aver scritto la poesia non sa che pensare, per lei è davvero importante, si sente felice, ma subito anche molto inquieta perché inizia a notare che non ci sono le rime come in quelle della maestra, ha un suo ritmo, ma niente melodiose armonie, è netta e fulminea, e soprattutto lei non è sicura di conoscere il significato di alcune parole. Torna a letto e si ripropone di chiarire il giorno dopo, altrimenti cosa dire “Questa poesia l’ho scritto io ma non conosco il significato delle parole?” Per abbreviare, la bambina vive giorni di tensione, osa proporre alla lettura degli altri la sua piccola opera perché ha bisogno che qualcuno la interpreti per e con lei. Genitori e insegnanti, cioè i suoi adulti di riferimento, davanti al suo scritto non esprimono alcun giudizio, ma sembrano seri e perplessi, nessuno commenta, chiedono soltanto chi sia l’autore. Come va a finire? La bambina apre la manina e, con dolore, lascia cadere il foglio nelle fiamme del camino. In quel momento decide che non desidererà mai più scrivere una poesia. Aveva forse richiuso la sua porticina perché nessuno l’aveva aiutata a cogliere il senso? Un saluto e auguri. Stefania Approf.1

  12. Cara Stefania, storia triste -più che noiosa- quella che ci hai raccontato…ma non è possibile conoscere il testo di quella poesia “senza rime” ?
    Ciao, mcarla

  13. Cara Maria Carla, ne convengo è triste. Piacerebbe anche a me che la recuperasse nella sua memoria, ma la piccola ha cercato di dimenticarla e ci è riuscita. Ricorda vagamente che parlava di luce e tenebre e una sola parola “fulgore”. Un caro saluto. Stefania

  14. Non sarà un caso che parlare di un poeta come Jim Morrison, ti abbia ricordato, carissima Stefania, quella storia, probabilmente è una poesia che va riscritta, potresti provare a farlo tu al posto di quella bambina, chiedendoti che cosa quella bambina tenesse così tanto a dire e dandole la possibilità di dirlo ora. Un abbraccio Grazia

  15. Grazie Grazia. Abbraccio contraccambiato. Stefania

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