Grafico funzione continua. La funzione X assume valori precisi ma muta continuamente: scorre
Mettendomi a fare meditazione, guidata dalla registrazione di un incontro del mio III° anno, mi ero seduta in balia di uno stato di preoccupazione, ansia e agitazione, per un mucchio di motivi che non starò qui ad elencarvi. Nei primi minuti sono emersi i pensieri legati a questi motivi. A seguire, avanzando un pochino nella prima fase di ascolto interiore, parallela a quella di ascolto fisico, ho osservato come quest’ansia e preoccupazione generalizzate si condensassero intorno alla paura. Non ad una paura generica, ma ad una paura specifica che io chiamo “la paura di vivere”, di esprimermi.
Ancora avanti, questa paura di esistere, di manifestarmi, di esprimermi, la sentivo legata non tanto alle paure di sbagliare, di fallire, di venire giudicata, che pure esistono, seppure attenuate rispetto al passato, ma ad una paura ancora più radicale e profonda, che posso esprimere così: la paura di esprimermi in quanto paura di determinarmi in una qualche forma specifica. Correre il rischio di manifestarsi, di scegliere una qualche forma implica il determinarsi, il limitarsi, il fissarsi e questo mi terrorizzava.
Vedevo bene questa paura e proseguivo nell’abbandono tentando di mollare anche questa paura in una crescente fiducia di appoggiarmi al Padre. Ad un certo punto, non stavo pensando a niente, nemmeno a realizzare l’abbandono, ed è emerso un pensiero che io considero un Dono. Provo ad esprimerlo.
Ad un tratto mi è stato chiaro che quella Paura non teneva conto del FLUIRE, ossia l’esistere veniva considerata come una realtà statica. Quindi scegliere una forma di espressione significava determinarsi una volta per tutte e per sempre in una forma fissata e la paura di questo è più che giustificata, perché sinonimo di morte, e non è tanto da attribuirsi a superbia, orgoglio e deliri d’onnipotenza, come una visione moralistica e perbenista porterebbe a credere, quanto ad una errata visione dell’esistere, propria di uno stato mentale che non tenga conto del FLUIRE proprio, invece, della sua natura.
Cambiando sistema di pensiero, invece, considerando l’esistere un FLUIRE, ecco che l’espressione di se stessi è solo un valore puntuale su un cambiamento continuo. Nel FLUIRE, il determinarsi, l’esprimersi, il trovare una forma specifica è un PUNTO su una funzione continua in cui la “variabile x” muta forma nel suo scorrere, nel suo fluire. In quest’ottica l’espressione dell’essere è determinata, sì, da precise coordinate, ma che presto cambieranno. Proprio dell’essere è una funzione, che, per di più, muta la sua forma in un evolversi, è il determinismo in un non-determinismo. Liberante.
Se l’esprimere se stessi non ha più l’aspetto di fissità, di staticità che induca costrizione, ecco che si fa spazio la libertà e la leggerezza, perché sottintende la consapevolezza che tra poco saremo ALTRO. Perciò proverò a muovermi semplicemente in ciò che ora sono, in ciò che ora è, solo sequenza di un film, con la fiducia che tutto è in movimento e si modificherà nel suo stesso fluire, grata di questo Dono che voglio condividere.
“Cambiando sistema di pensiero, invece, considerando l’esistere un FLUIRE, ecco che l’espressione di se stessi è solo un valore puntuale su un cambiamento continuo. Nel FLUIRE, il determinarsi, l’esprimersi, il trovare una forma specifica è un PUNTO su una funzione continua in cui la “variabile x” muta forma nel suo scorrere, nel suo fluire”
Questo è molto interessante, ed è parimenti interessante il tuo incipit esplicitamente matematico. Eh sì, perché la fisica moderna, il cui linguaggio è la matematica, e del resto nemmeno troppo moderna (vi sono belle pagine nel Tao della Fisica su questo) riscopre in maniera completamente rigorosa l’assunto di molte filosofie orientali, cioè il fatto che quello che esiste davvero non è un certo “oggetto”, una certa “particella” ma la “trasformazione”, il movimento di stato. La stessa materia è in realtà energia, ovvero intrinsecamente molto meno s(t)olida di quanto siamo abituati a raffiguararci, molto più guizzante ed impermanente. Le stesse particelle elementari, i mattoni ultimi di tutto, non sono pensabili rigorosamente che in continua trasformazione, tanto che non ha senso (e non da oggi) asserire di cosa sono fatte, perché si scompongono ogni volta in sottoprodotti diversi! Ci rendiamo conto di cosa significa, a livello profondo? Scusate parlo un po’ a braccio, potrei citare delle parti di testi che lo dicono molto meglio, ma a quest’ora mi viene meglio scrivere un po’ a ruota libera.
Comunque è bella questa cosa del fluire che libera da tantissime scorie mentali. Ma noi siamo rimasti indietro rispetto a noi stessi, in un certo senso. Alle nostre stesse scoperte, agli eco del mondo fisico che ci arrivano alla coscienza, ormai. Ci pensiamo cartesiani, punti in uno spazio: o meglio, questo è il pensiero di fondo, che gira in continuo. Sono qui, sono lì, sono diverso da te, sono statico. C’è un dentro e fuori, e non si mischiano, non si/ci contaminano (ok, con qualche parziale ma interessante eccezione).
La realtà è molto più frizzante e spiazzante di così. Non siamo abituati a pensarlo, ma ci arriveremo. Come diceva Marco Guzzi poche ore fa, ci dovremo per forza arrivare. Questo lavoro, questi interventi, sono dei passi in questa ineludibile e salutare direzione.
Saluti!
Grazie.
La riflessione è molto bella ed “illuminata”
Questa bella riflessione mi ha fatto ricordare il romanzo di D.H.Lawrence “Women in love”, dove il protagonista evita di vivere in una casa propria, e quindi vive solo in albergo, perché si sentirebbe troppo definire e” fissare” la propria immagine!
Questa riflessione, ben rappresentata dal grafico messo all’inizio, mi ha suscitato un’altra immagine forse non in linea con rigorosi e possibili modelli matematici. Scusate la mia ignoranza specifica in materia, ma per non allontanarmi da questa modalità di rappresentazione immagino sul grafico non più una sola linea, ma una miriade di linee che si intersecano fra loro per poi prendere direzioni diverse e il “punto” (io, noi….) ha la possibilità di spostarsi da una all’altra con leggerezza, ma anche con consapevolezza, ribaltando così qualsiasi idea di staticità o predeterminazione . Sono stata sempre convinta che la nostra esistenza è frutto di continue scelte che ne determinano il corso, senza per questo impedire di farne altre e altre ancora, in un dinamismo continuo che coinvolge perfino quella materia che abbiamo considerato fino ad ieri inerte. Vorrei a questo punto condividere un’idea, molto semplice ma allo stesso tempo per me illuminante, che è stata proposta nel corso dell’omelia in occasione della festa dell’Epifania. “La nostra esistenza non è predeterminata, non sono le stelle o gli oroscopi a poterci dire cosa accadrà, ma ogni anno ci viene consegnato un libro dalle pagine bianche su cui noi siamo chiamati a scrivere la nostra vita giorno dopo giorno”. Impegno che implica certo responsabilità, ma che ci fa percepire soprattutto come persone libere che possono fare della propria esistenza un bellissimo dono per sé e gli altri o…… un inferno. Certo ci sono gli elementi oggettivi con cui dobbiamo fare i conti, ma la nostra iniziativa in un senso o in un altro ci offrirà mille possibilità anche insospettate. E poi alla fine di tutto, anche se avremo sbagliato, non si dice forse che “il Signore sa scrivere dritto sulle nostre righe storte”?
Rosanna
Caro Marco dici bene, siamo indietro rispetto alle nostre scoperte, ci consideriamo cartesiani, perché noi siamo dove sperimentiamo di essere e il vissuto è più potente del saputo, perché “sapere” non basta, occorre “realizzare” e in questo la pratica meditativa è maestra. Un abbraccio
Soreta : )
Cara Rosanna, esattamente, infatti l’esistenza, così rappresentata, la vedo proprio come ho detto: una funzione che cambia se stessa, la cui “espressione matematica” muta se stessa. Allora non solo una x che muta su una “linea”, già evoluzione rispetto al pensarla come un punto, ossia, come una coppia o tripla di coordinate, ma una x multidimensionale che scorre su una funzione multidimensionale capace di mutare se stessa.
Un sorriso
Isabella
Caro Livio, sento un commento da appassionato meditante,
Grazie a te!
Grazie Isabella per questo pensiero. Ho passato una vita considerandomi in modo “statico”, definito, o meglio “definitivamente definito”. Ma sento di potermi liberare da questa gabbia. Abbraccio. Giampaolo.