La violenza e l’uomo. Dall’io bellico all’io relazionale

Commenti

  1. Alessandro C. dice

    “Più forte è lo Spirito”.
    Così chiudi questo fortissimo incontro che sicuramente muoverà tanti cuori perchè quello Spirito attraverso te si è diffuso in modo chiaro, efficace, sintetico ma preciso a chi avrà occasione di seguirlo.
    Non ti ringrazio per non toglierti il piacere della giusta ricompensa futura.
    In attesa di maturare una revisione attualizzante della preghiera quotidiana ( e non solo…. ) seguendo la liturgia delle ore ci troviamo di fronte ai diversi passaggi di comprensione che l’evoluzione storico-culturale ci ha permesso, in alcuni passaggi è difficile restare presenti, il Dio degli eserciti è inquietante allora vorrei chiederti:
    come consigli di affrontare i passaggi difficili che comunque in parte ci rappresentano e storicamente ci hanno costituiti ?
    possiamo

  2. giancarlo salvoldi dice

    La diocesi di Mondovì ha fatto bene ad organizzare un corso su religioni e violenza.
    E Guzzi, con garbo, ha fatto bene a titolare il suo intervento “La violenza e l’uomo. Dall’io bellico all’io relazionale.”, che è sintesi perfetta del percorso cui è chiamato l’uomo, ed è lo stesso cui sono chiamate la società, la politica, la storia.
    In un saggio di tanti anni fa, di fronte a chi si concentrava soprattutto sulla produzione e sul commercio delle armi, sostenevo che solo se si disarma la mente e il cuore degli uomini si potrà disarmare anche le loro braccia.
    La maggior parte dei miei amici pacifisti era esattamente nella condizione che Guzzi descrive quando dice che gli intellettuali progressisti vagheggiano un uomo “trasparente” che può essere sottratto all’abisso del male togliendolo dalla miseria, scolarizzandolo, comprendendo le sue motivazioni psicologiche.
    I pacifisti pensavano che bastasse togliere dalla circolazione le armi per far finire le guerre.
    Come oggi alcuni pensano che basti non far circolare più il contante per far pagare le tasse, per produrre l’onestà.
    Sono tutte fughe dalla realtà, rifiuto di vedere la propria meschinità e miseria, la ferita originaria che genera la paura, che a sua volta genera la difesa e quindi la violenza: nel campo religioso come in quello politico.
    E’ vero che nelle religioni “sacrificali” e quindi anche in quella cristiana, si è pensato di poter uccidere in nome di Dio.
    Per cui sono state bruciate centoventi ( non migliaia) streghe in Europa , e di ciò abbiamo chiesto e la Chiesa dovrà continuare a chiedere perdono.
    Io penso che si debbano collocare tra le religioni anche le ideologie politiche vissute come religione.
    La religione “de la république” francese, tuttora vivissima, era animata da pulsioni sacrificali e assassine.
    Basta vedere come gli illuministi di “liberté, égalité, fraternité” sterminavano le famiglie cattoliche della Vandea ( io non voglio descriverlo, chi vuole saperlo lo vada a cercare), o come Napoleone per gli ideali progressisti abbia irrorato di sangue tutti i campi d’Europa e colonizzato l’Egitto, senza la condanna e anzi col plauso dei libertari.
    Hanno versato fiumi di sangue perchè erano nello stesso io egoico bellico che giustamente condannavano in altri.
    Credevano di poter fare sacrosante rivoluzioni liberatrici con torture e cannoni, senza convertirsi loro stessi: infatti alla fine son riusciti ad incoronare Napoleone come imperatore, non tanto meglio di Re Sole.
    Le vicende sanguinarie dei fascismi di Cile ed Argentina, dei comunismi di Stalin e di Mao le conosciamo tutti.
    L’uomo di oggi rispetto a 5000 anni fa è cresciuto nei campi della scienza e della tecnologia, e adesso deve crescere nel solco della Buona Novella di 2000 anni fa, e capire che la chiave di volta risolutiva anche delle guerre sta nel passaggio antropologico dall’io bellico a quello relazionale. E’ il motivo per cui non temiamo il buio, perchè questa luce di verità è potentemente invocata da quanti “sono nelle tenebre”, ne hanno bisogno vitale, anche se ancora non la vedono.
    Vorrei invitare chi legge a scrivere uno dei mille casi in cui le singole persone, i gruppi sociali, i popoli, riescono a sottrarsi alla propria responsabilità puntando il dito contro………?
    Grazie del contributo al dibattito, Giancarlo

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