Ho seppellito il mio lamento, pima che fosse lui a seppellire me. Non ho più voglia di stare in trincea né di aspettare che qualcuno venga a salvarmi. Troppe volte ho scelto di separarmi da me stessa e dal mondo, e non l’ho fatto per nobiltà d’animo.
Mi sembrava di essere in diritto di chiedere agli altri quei riconoscimenti che io per prima non ero in grado di dare a me stessa, mi sentivo in credito, non in debito, nei confronti della vita.
Spesso preferivo rinunciare a vivere piuttosto che sporcarmi le mani con me e con gli altri, toccando con la punta delle dita tutto quello che c’era in me, ciò che mi piaceva e ciò che non mi rendeva fiera, abbracciando l’altro anche nelle sue chiusure, quelle chiusure di cui continuavo a sentirmi vittima.
Ho fatto questo per anni, lunghi anni; non ero capace di fare altro. Soffrire e lamentarmi perché non avevo quella pienezza che mi aspettavo dall’altro come qualcosa di dovuto, un debito che la vita mi doveva in qualche modo restituire…
Non vedevo altro…
Vedevo la mancanza, molto meno spesso vedevo la ricchezza, la pienezza dei doni che la vita ha continuato ad offrirmi senza stancarsi….
Poi ho capito…Ecco ti devi slanciare tu verso gli altri. Ci sono così tante persone intorno a te, volti a cui sorridere, parole da posare in grembo a chi é solo, mani da stringere, risate per sorprendere e per sdrammatizzare, bocconi buoni da condividere, silenzi che non vanno necessariamente riempiti, ma condivisi nella presenza !
Sì, c’é voluta una vita, ma ora lo so che cosa VOGLIO ESSERE, cosa VOGLIO FARE : voglio essere « UN ARCOBALENO NELLA NUVOLA DI QUALCUN ALTRO », tanti altri, portare la pace, sempre, coi gesti e le parole…
Portare nella vita quella leggerezza di cui ho privato me stessa e gli altri per autocommiserazione, vittimismo, paura folle di sbagliare, di essere rifiutata o di dovermi impegnare…
Ecco, con Te Signore, sarò arcobaleno, raggio di sole che buca l’oscurità…perché se Tu hai potuto trarmi fuori dal mio abisso di paure infantili, anch’io potrò restituire ai fratelli un po’ di luce, una speranza di ricominciare, di trovare il gusto delle cose, che sia mangiare un gelato o stordirsi coi colori del tramonto..
Questo voglio fare nel tempo che mi resta, AMARE.
Amare tanti, tutti quelli che posso amare e farlo insieme a Te, perché senza di Te, realmente, non sono e non posso NULLA.
Grazie, carissima Monica, per aver condiviso questa bella e dolce conquista, che è un augurio per tutti noi e ci regala molta allegria, mentre inizia una nuova settimana di impegni, di lavoro, di fatiche e di gioie!
Restiamo in comunione, in ardente fervore, continuando a smascherare le strategie di fuga dalla vita e le prigionie che ci trattengono nella penuria e nella cupezza.
Ritroviamo ogni giorno la leggerezza, imparando a donare l’amore che batte nel cuore dell’universo.
Un saluto a tutti gli arcobaleni!
Paola
Bella l’immagine dell’arcobaleno portato dentro la nuvola scura di qualcun altro. Così, nella mia nuvola nera, sento il calore gentile del tuo arcobaleno. Stamane mi ritrovo come un sole d’inverno che ancora non scalda, in attesa di una nuova primavera, come quella che tu canti , col sapore di una speranza che mi convince ad accogliere e perdonare le mie pesantezze . Già mi penso anch’io capace di un abbandono, un po’ di più , al fluire leggero e benevolo della vita,
Spero di restare in questo sentimento di bellezza, almeno per tutta la settimana. Grazie.
Ivano
Grazie Monica, perchè nel tuo racconto mi sono rispecchiato, ancora un po’ per la parte , diciamo così, del vittimismo e del lamento, e di questo bisogno estenuante di riconoscimento altrui. Anche per me sento che sta per arrivare, che deve arrivare un “basta!”, col continuare ad aspettarsi dagli altri chissà che cosa, e cominciare una dolcezza nuova, o perduta molto tempo fa. Io so che dentro di me sono “morbido e dolce”, ma l’armatura sta resistendo ancora, e il suo smantellamento a volte mi fa paura………Anche io, per anni, “non sono stato capace di fare altro”, quelli erano i mezzi che avevo e che conoscevo per poter un po’ sopravvivere emotivamente. La meditazione giornaliera è gia un inizio di cambiamento….. Un caro saluto
Grazie, Monica, per la bellissima riflessione. Ritrovo una buona parte di me stessa in quello che scrivi. Le tue parole sono un prezioso incoraggiamento a non perdere la speranza. Grazie! Sabrina
Grazie Monica della bella testimonianza che dà speranza anche a me che è una vita,penso da ragazzina,che vive in questa tensione ad elemosinare amore e riconoscimento.Spero un po’ alla volta di risorgere anche io.Ti abbraccio
Immagine degna di quei poeti francesi che dicevano cose profonde in metafore lievi, al limite del giocoso.
Grazie,eva
Un stupendo progetto e un’intenzione da mettere in pratica subito. Ora. “Essere arcobaleno …” scintilla di luce e Sole per qualcun altro e per questo, a specchio, lo sarò anche per me.
Mi unisco con gioia a questo bel pensiero Monica, nella voglia di essere scintilla, piccolo raggio di sole, che, anche se ancora sento molto molto, molto in seme dentro me, … ne sento il profondo desiderio di germogliare.
Insieme a tanti e tanti altri nuovi germogli che qui ed in tanti altri luoghi cantano questo grande desiderio. Tante e tante persone. Raggi di Sole. Un abbraccio affettuoso, Barbara
Il tuo post mi commuove profondamente per la densità e la leggerezza con le quali racconti la tua trasformazione.
Il processo di liberazione che stiamo vivendo ci fa uscire dalle dipendenze che troppo a lungo ci hanno ingabbiato avvelenando le nostre relazioni.
Piano piano possiamo guarire, sentiamo di cambiare, di essere finalmente noi stesse, donne libere e sovrane.
E nella regalità che non cerca il dominio ma si fa servizio impariamo a camminare in compagnia degli altri uomini guardando l’Invisibile, ritornando alla Fonte creativa, ascoltando fiduciose la parola che si fa gesto, sguardo, silenzio.
In un intensivo di approfondimento Marco ci ha detto:
“nasciamo vecchi e se lavoriamo moriamo bambini.”
Carissima Monica grazie per averci dato la possibilità di rispecchiarci nella donna che, liberata da ciò che è vecchio, diventa un raggio di sole e mostra la bellezza e la gioia della bambina che si apre alla Vita.
Ti abbraccio, giuliana
Carissimi amici che avete lasciato un commento, amici i cui volti conosco e non conosco, che emozione toccare con mano come il coraggio della condivisione trovi il suo premio nelle parole che sgorgano dai nostri cuori così assetati di pace e di speranza! Non so da quale recondito angolo dell’universo sia giunto per noi questo messaggio, questo simbolo di pace, l’arcobaleno, segno di alleanza tra Dio e gli uomini, tra la terra e il cielo! Ma se abbiamo scelto di intraprendere il cammino di Darsi pace é perché ciascuno di noi avverte che non c’é bisogno più grande e che di questa pace possiamo divenire costruttori, una volta che lasciamo andare “l’armatura” come dice Giampaolo e permettiamo al “desiderio di germogliare” di avverarsi, di farsi carne. E’ vero, siamo stirpe regale , Giuliana, ( queste parole mi sono affiorate alla mente prima ancora di leggere il tuo commento!) e se ce lo ricordiamo reciprocamente, possiamo davvero sperare di imparare a “donare l’amore che batte nel cuore dell’universo”. Grazie ad ognuno e a tutti. Monica
Grazie, Monica per questo distillato.
E’ speranza, per me e credo per molti.
Sono rimasta commossa da queste riflessioni perché il processo di identificazione è molto forte, impegnata come sono a sanare vecchie dolorose ferite che da qualche anno si sono riaperte, a trovare nella vita un po’ di leggerezza e gioia.
Spero che tutta questa sofferenza venga meno, e mi conforta pensare che non sia stata del tutto vana,
come nella esperienza di Monica a cui va la mia gratitudine per la sua toccante testimonianza.
Grazie Monica del tuo post,
mi ci sono rispecchiato molto e credo di attraversare costantemente quello che dici: il risentimento, la ferita, la paura di aprirmi e di abbandonarmi nel rapporto con l’altro.
E l’inaudita speranza di un’altra modalità di esistere. Come testimoniano le tue parole.
Francesco
Cara Monica, grazie per la tua testimonianza che trasmette il profumo della leggerezza, il sapore pieno di una esperienza trasformativa reale, la commozione del mutamento interiore della disperazione in dono incondizionato. Tutto allora trova nuovo senso, la direzione da dare alla vita diviene arco di libertà, divenire il tratto di cielo che riunisce e ci conduce tutti in un unico, infinito, illimitato Amore.
Un abbraccio con partecipata speranza. Vanna
Cara Monica, ben dici “perché se Tu hai potuto trarmi fuori dal mio abisso di paure infantili, anch’io potrò restituire ai fratelli un po’ di luce” e me lo dovrei ricordare spesso, molto più spesso. Perché vedo, proprio come esperienza di vita quotidiana, di vita spicciola, che tutto quello che posso dare, di me, è possibile se rimango in questo flusso, se mi faccio bagnare da questa corrente. Altrimenti, se cerco di essere me stesso al di fuori, cedendo alla “angosciosa illusione dell’autonomia” (Giussani) mi inaridisco, e non sono più di interesse né per me stesso né per gli altri.
Così perché Uno mi tira fuori dalla paura, momento per momento (non una volta per tutte, ma in modo dinamico, che non fa fuori la mia libertà) io mi trovo a poter essere qualcosa – se Lui vuole – per gli altri. Ed è estremamente liberante, quando avviene, perché uno non ha nessun problema di merito: non se la può raccontare, niente abbiamo creato da soli. Se proprio si vuol trovare un merito, è appena quello di aver pronunciato quel timido “Sì” che rende possibile veramente “cambiare universo”, rientrare in quell’universo apparentemente uguale ma dove le cose sono interessanti, e anche la tua opera diventa più saporita (in modo che non decidi e non pianifichi te), perché impregnata di quel Sì. Perché accetti di farti “impastare” almeno un pochino.
Diceva John Lennon “Life is what happens to you / while you’re busy making other plans” e mi pare che renda totalmente l’idea.
Così la mente diventa colorata, “si profuma si decanta si rallegra” come ci diceva Marco in uno degli incontri recenti.
Ci vuole almeno una vita (almeno a me) per capire che “senza di Me non potete fare niente” non è un modo di dire (del resto, quel tipo non perdeva tempo a dire cose inutili), ci vuole almeno una vita perché uno le prova tutte per far da solo (almeno io sono fatto così). Ma ricadere in questa resa, in questo timido accenno di resa, in questo accenno di accenno di resa che istantaneamente semplifica tutto, vale poi tutto il tempo speso a tentare.
Un abbraccio!
Come risuonano in noi questi pensieri…. forse quando riusciamo a liberarci dalle nostre gabbie egoiche il nostro spirito si espande senza limiti finalmente e non gli bastiamo più, può riempire noi…. e allargarsi all’esterno… agli altri, a chi amiamo, incontriamo, incrociamo sul nostro cammino.
E si perde oltre allo spazio (IO) il tempo: non importa se tanto o poco, importa il momento ( che diventa eterno).
Ieri, in un momento di queste delicate e dirompenti aperture, ho provato anche io il profondo desiderio di riversare sugli altri questa pienezza, in te si è identificata in arcobaleno e luce, in me in albero accogliente: dimora, casa di quiete per gli altri…
Allora un augurio di buon ascolto a tutti per riuscire a percepire e nutrire questa piccola-faticosa-lenta trasformazione
Cara Monica, che meraviglia la tua profondità e la tua delicatezza: ma da te me l’aspettavo.
Già tanti anni fa, la prima volta che sei scesa dal tuo Lussemburgo, eri piena dei colori che oggi dispensi.
Tutto parte dal tuo cuore che hai saputo guardare “a nudo”, e che ti ha portata come arcobaleno verso gli altri.
“Ho seppellito il mio lamento prima che fosse lui a seppellire me”: l’avessi sentita io 50 anni fa questa poesia potente!
Ad essa fanno eco le poetiche parole di Paola: “Imparando a donare l’amore che batte nel cuore dell’universo”.
Grazie di tutte le riflessioni, Giancarlo
Anch’io voglio farmi arcobaleno per gli altri; penso sia una bellissima vocazione.