E’ passeggiare in riva al mare tutto solo che mi svuota. Si svuota la testa e divento piedi.
Cammino sulla sabbia del bagnasciuga e mi sembra di passeggiare tra le nuvole accompagnato dalle piccole onde che giocano a rincorrersi…poi la sabbia a tratti si trasforma in sassolini e il cammino cambia, impercettibilmente divieni più lento perché i piedi sprofondano quel nulla che ti fa fare più fatica…poco oltre una parte diviene sassi e allora non puoi non accorgerti che i piedi, premendo sopra i sassi, riempiono gli spazi vuoti sotto e lo sprofondamento è così evidente che i muscoli delle gambe fanno doppia fatica in confronto alla sabbia bagnata.
Per ultimo ci sono i blocchi di pietra, inamovibili, e camminarci sopra ti fa scoprire tutte le asperità che non sembra abbiano guardandoli distrattamente. E la mente va alla mia fanciullezza, quando il mio mare era il fiume e il mio gioco preferito era fare lo stambecco, saltellando da un sasso all’altro del fiume.
Se solo il camminare in riva al mare ha tutte queste opportunità e sfaccettature, mi rendo conto di quanto il cammino della vita possa essere zeppo di modi diversi di essere imboccato, e quanto sia utile, e necessario, adeguare il proprio passo, le proprie forze, il proprio equilibrio ad ogni tipo di terreno che incontriamo, ad ogni persona, ad ogni esperienza…
Mi sento fortunato riguardo a ciò, perché penso di aver ricevuto un carattere che sa adeguarsi e modellarsi ed è disposto ad accogliere. Essere un inguaribile ottimista mi ha aiutato a giudicare poco, e a inventarmi uno spazio, perché chi mi incontra possa trovare lo spazio per raccontarsi.
Mi rendo conto che questo mio modo d’essere non va bene per tante persone, quelle che hanno bisogno di qualcuno che sappia mischiarsi fino in fondo alla loro storia da…sostituirsi ad essi nel decidere. E’ proprio per questo che tengo le distanze da certe esperienze, anche di vita cristiana, dove c’è sempre qualcuno che ti dice cosa bisogna fare, dove andare, come pensare…e per tutti uguale! No, questo no, mi pare così assurdo che ci sia un’unica strada che, perché fai parte di quel gruppo, deve essere la tua.
Non sono facile alla critica, ma questa cosa non me la toglie nessuno perché lo sento dentro: l’uomo è libero, anche di sbagliare e di perseverare pure, se così deve essere per lui, fino a quando lui e lui solo decide, sceglie, imbocca una strada che è la sua, giusta o sbagliata, piccola o bella, in salita o sull’erba, ma è la sua, quella che deve scoprire giorno per giorno, quella che nessuno al di fuori di lui può fare.
E’ poi ovvio che tanti pezzi di strada si assomigliano e dunque è utile regalarci le esperienze, raccontarci come abbiamo superato un ostacolo, quali intuizioni e riflessioni fare di fronte a un pericolo scampato o superato…
“Io ho fatto così”, e nulla più è lecito dirci, non “tu devi fare così”: perché io devo fare la mia strada, devo costruirmela e sudarmela, a volte arrancando, a volte correndo, a volte non capendoci niente, ma solo percorrendola potrò capire chi sono e come sono fatto.
Penso che neppure Dio sa cosa troverò dietro l’angolo, perché si perderebbe la sorpresa, e, me lo vedo, non se la perderebbe mai e poi mai.
E poi… che libertà sarebbe!
Belle parole ma la paura di vivere è una brutta cosa e affrontarla non è facile perché il minimo dolore viene sempre amplificato.
Caro anonimo, pensa che al peggio non c’è mai fine, e ti terrai la paura di vivere.
Quando si è ricoverati in ospedale si vedono moltissime situazioni, alcune terribili, allora uno dice ” preferisco tenere il mio male che è meno grave della situazione in cui si trovano gli altri” e ha l’incentivo per recuperare in fretta quello che può e uscire nel mondo.
L’ho sperimentato varie volte.
Bella passeggiata. Natura, libertà ,respiro!
Che bello Giorgio “ … e divento piedi” che bel respiro!! Amo la spiaggia, il mare perché imparo a tornare alla spiaggia sempre e ogni volta in modo nuovo, amo il delicato e dolce suono della risacca, amo i sassi tanto che mi sento uno di loro … sono guarita cento e cento volte da profondi dolori solo lasciandomi andare, lasciandomi accarezzare da questi elementi.
Pur’io ho sempre pensato: lasciatemi sbagliare. Lasciatemi provare! … per poi accorgermi ancora e ancora che io stessa, pure senza rendermi conto; limito gli altri, con le mie idee i miei schemi e condizionamenti … che lavoro!!!
Grazie Giorgio, un saluto 🙂 affettuoso, Barbara
Bello questo inno all’errore! Anch’io sento molto il percorso di vita di ciascuno di noi come una strada in costruzione che ci si apre davanti, senza progetti precisi da seguire pedissequamente, ma come la chiamata ad una creatività che stupisce, anche Dio.
Per quanto mi riguarda, sento però il rischio dell’atteggiamento opposto, che scambia per condizionamenti da superare ciò che è semplicemente condizione del vivere. Viviamo dentro relazioni che sono la condizione appunto affinché ciascuno di noi possa esprimere se stesso, in un’inestricabile rete di rapporti in cui ciò che io sono non si può dare se non come ciò che l’altro dice che io sia. Non nel senso della becera convenzione sociale del “si dice, si fa”, ma come sostegno vitale che mi viene da chi mi precede, mi sta accanto e mi permette di vivere.
Come sempre, è questione di delicati equilibrismi sul crinale di una vita che è cammino ma appunto in punta di piedi, sempre sull’orlo del precipizio, sempre raccolta da quello Spirito che ci sostiene.
iside
Che bella sorpresa Giorgio questa mattina trovarti su darsi pace!!! Ti seguo sul tuo blog, mi porti gli eco di romena e ora ti leggo qui… È una bella sensazione incrociarsi nei crocevia dei nostri cammini…buone passeggiate a tutti….
“E’ passeggiare in riva al mare tutto solo che mi svuota. Si svuota la testa e divento piedi”. Queste parole mi hanno colpito perché ho pensato che è un modo di sentire simile ma anche diverso dal mio. Simile perché il camminare “da sola” in ambienti naturali mi aiuta a svuotare la mente e a riconnettermi. Camminare a piedi nudi sulla sabbia in riva al mare è per me una delle gioie della vita, e parte dai piedi, dagli occhi e poi arriva al cuore, questo mi fa sentire connessa con tutto e il sentimento non è la solitudine e neanche la ribellione, ma la gratitudine. Io non mi sento sola, ma profondamente abitata. Hai scritto “mi rendo conto di quanto il cammino della vita possa essere zeppo di modi diversi di essere imboccato” ,ho voluto condividere questo mio modo che sono sicura e spero sia di molti.
Stefania (Un’altra)