Questo testo nasce all’interno del gruppo di creatività culturale, dove stiamo cercando di sperimentare i frutti artistici del lavoro interiore che svolgiamo nei gruppi Darsi Pace. È una sintesi personale del lavoro fin qui svolto, che integra il livello culturale, con quello psicologico e e quello spirituale.
È diviso in tre parti, che verranno pubblicate in sequenza: la prima oggi ‘La crisi in atto e la rivolta’; la seconda giovedì 27 aprile ‘La rinascita dell’essere umano’; la terza giovedì 4 maggio ‘Abitare l’abisso, ovvero riscoprire l’adesso del rinnovamento’.
È anche un testo fondativo, nel senso che cerca di ripensare una nuova modalità di essere umani a partire da quell’ascolto che solamente può donare il filo conduttore di una riflessione per davvero al passo coi tempi. Un pensiero cioè che possa tornare a dirci quale direzione intraprendere nel prossimo millennio..
La crisi in atto e la rivolta
Non esiste università attualmente che possa insegnarci come vivere l’anelito infinito alla Sapienza che sentiamo profondo nel cuore. Non esiste luogo in grado di ospitare le nostre sofferenze, le nostre propensioni ad una vita diversa, ad un mondo migliore. Non esiste oggi un partito, una congregazione spirituale e nemmeno un movimento culturale in grado di esprimere ciò che siamo e ciò che vorremmo diventare. Questo perché siamo uomini e donne nuovi, diversi, stranieri e quindi un po’ strani, rispetto alle logiche e alle categorie di questa società; non definibili attraverso gli schemi di pensiero della mentalità contemporanea dunque, che alleva e favorisce menti sempre più dementi, perché recluse nella gabbia del consumismo e del materialismo iper-tecnologico di una umanità che ha perduto il contatto con la fonte autentica della vita.
Siamo esseri umani nuovi, perché tutto ciò che ci ha preceduto in un certo senso non ci basta più, ci sta stretto, sebbene ne riconosciamo il valore, laddove l’umiltà e il discernimento ci aiutano a riconoscere i nostri padri e le nostre madri spirituali. Il mondo che abbiamo alle spalle ci ha lasciato addosso troppe ferite, troppo sangue, troppa morte per potere ancora fidarci di chi ci vorrebbe risospingere indietro, nel nostro sempre attivo schema difensivo reazionario.
La paura non ci fa più paura, perché non abbiamo più nulla da perdere, semplicemente in quanto non siamo più nulla di definibile. Come cantava Dylan: “when you got nothing, you got nothing to lose”.
Il nichilismo ci ha riportati alla nostra natura autentica, al nostro essere sostanziale, ovvero al nostro vero nulla come apertura di una possibilità reale di rinnovamento. Questo movimento lo ha percorso tutta la civiltà occidentale come progetto gettato, direbbe Heidegger, della nostra umanità: ci siamo liberati, spurgati, di molte delle immagini distorte, mefitiche, metafisiche, belliche e sataniche del passato, in parte, e tutt’ora siamo in questo grande processo di analisi e sintesi di una nuova figura di umanità.
Ma ora più che mai, in questo 2017 vorticoso e apocalitticamente sempre più privo di orizzonti e di risposte evolutive per una riscossa, affinché possa nascere un ripensamento del senso del nostro essere al mondo e quindi una visione autentica con cui affrontare le sfide del presente, siamo alla ricerca di un nuovo inizio, di una nuova ripartenza.
La civiltà umana in tutte le sue manifestazioni è giunta al collasso, alla sua fine definitiva e catastrofica: questa è l’anamnesi che da almeno un secolo e mezzo contraddistingue il nostro tempo storico. Tuttavia, il nulla nel quale siamo inglobati a livello planetario e individuale, potrebbe essere la porta, lo spiraglio dal quale possano emergere nuove configurazioni della nostra umanità.
Non abbiamo bisogno di ritocchi, aggiustamenti, consolazioni filosofiche, operette morali o musicali, di scandali artistici contemporanei lì dove il vero scandalo è l’incapacità pro-creativa dell’arte contemporanea: abbiamo bisogno immediato di rinascere daccapo nella totalità del nostro essere: individuale, sociale, globale, politico, storico, economico, filosofico, artistico e poetico.
Ecco: poetico. Potrebbe suonare strano, ma è proprio la poesia come tonalità emotiva di luce della nostra anima la chiave di volta con cui affrontare questo tempo a mio modo di vedere. La poesia come rivelazione, come rivoluzione, come attraversamento della notte in cui ci troviamo a vivere anelando al mattino, come attesa del battesimo nell’acque purificate dell’alba della nuova umanità. Ricordate Rimbaud: “Il combattimento spirituale è brutale come la guerra umana; ma la visione della giustizia è un piacere riservato solo a Dio. Intanto è la veglia. Accogliamo tutti gli influssi di vigore e di tenerezza reale. E all’aurora, armati di un’ardente pazienza, entreremo nelle splendide città”. (A. Rimbaud, Una stagione all’Inferno, p. 291)
C’è una morte, e c’è un’attesa in questa veglia funebre che però non è lugubre, ma annuncio reale e regale di un nuovo mattino, di un’aurora che riformulerà tutte le nostre conoscenze, tutte le nostre manifestazioni concrete, perché trasformerà la nostra essenza, propriamente ci farà nascere di nuovo. Questo nesso fra esperienza poetica radicale, come rivelazione del rapporto fra l’essenza dell’essere umano e il mistero della sua esistenza, e quindi propriamente la domanda sul senso della storia, e la trasformazione che stiamo vivendo tutti a livello individuale e planetario può illuminare il tentativo di comprendere cosa stia accadendo sulla terra:
Come scrive Marco Guzzi: “Credo anzi che si possa sostenere, senza esagerazione alcuna, che tutta la grande poesia, e tutta l’arte e la cultura e la stessa storia mondiale degli ultimi cento cinquant’anni, non siano comprensibili se non come l’esperienza, più o meno consapevole, di una dolorosissima trans-figurazione dell’uomo, del passaggio cioè da una figura sostanzialmente ego-centrica di umanità, che sta evidentemente morendo e collassando un po’ dovunque, a una molto più aperta, relazionale, e quindi spirituale, che sta faticosamente emergendo da dentro di noi, sbucando dalle tenebre di questa terribile notte planetaria.” (Marco Guzzi, Parole per nascere, p. 6)
Cosa sta accadendo in questo preciso momento storico all’essere umano sul pianeta terra?
Una trasformazione radicale e completa, ultimativa e iniziale al contempo dell’essere umano in quanto tale potremmo rispondere. Ci sarà sempre chi sosterrà che è azzardato dare risposte così assolute, verità così definitive rispetto ad un problema che nessuno può tentare di risolvere. Questo qualcuno dovrebbe però anche dirci come dovremmo vivere in assenza di direzioni con le quali orientare la nostra vita, se ciò sia possibile, e indicare come. Il relativismo nel quale viviamo è sempre un pericolo con il quale confrontarsi: ma io credo che tentare una risposta, per quanto approssimativa, e nonostante ciò ben fondata e sempre in ricerca, sia meglio che rimanere intrappolati nella vaghezza e nel vuoto di significati. Tentare di interpretare con audacia e coraggio, e allo stesso tempo con umiltà e perseveranza la realtà che stiamo vivendo, è già un primo passo verso la guarigione, verso la soluzione e lo scioglimento delle nostre domande e del senso della nostra vita. Per questo l’azzardo è intrinseco a chi voglia rimanere nel fuoco della svolta, ovvero del cambiamento in atto.
“…la poesia come tonalità emotiva di luce della nostra anima…come attraversamento della notte in cui ci troviamo a vivere anelando al mattino…”
Bellissimo quello che hai scritto, caro Francesco, c’è dentro l’immagine di un fuoco che non si spegne mai.
Ciao a tutti voi del gruppo poetico e…ai prossimi due post!
mcarla
Partecipare al percorso dei gruppi Darsi Pace e poter essere testimone dei frutti attraverso la lettura di questo testo, è come un balsamo per lo spirito. E’ vero, non esistono oggi luoghi dove poter esprimere i nostri vissuti, dolorosi ma anche gioiosi, senza essere giudicati ed etichettati. Il 2017 è l’anno della rinascita delle relazioni, ma questa volta come “esseri umani nuovi”, che stanno costruendo con gradualità ed umiltà un nuovo modo di stare insieme, di condivisione e reciprocità in uno spirito di accoglienza e fratellanza. Mi sento di condividere in pieno che stiamo vivendo un nuovo mattino, una nuova aurora, guardando insieme nella stesa direzione.
Carissimi Francesco e Andrea (ricollegandomi al post precedente), proprio non trovo il sito http://www.humuspoetico.it per leggere ciò che lì è stato scritto.
È proprio un problema tecnico, il mio!
Grazie se mi potete chiarire il perché.
Ciao, mcarla
Grazie per le risposte, sì è proprio così: attraverso il lavoro nei gruppo sto anche io iniziando a sperimentare
la possibilità di esistere in una nuova forma del mio essere, essenzialmente poetica e pro-creativa,
per dare alla luce una inedita forma di umanità e di relazionalità condivisa.
Cara Maria Carla credo che sia un problema tecnico, perché al link che hai messo a me lo apre..
Prova semplicemente a scrivere humus poetico su google oppure humuspoetico.it
Buona giornata
Francesco
Grazie Francesco…vedo che per tablet e linee mobili l’ accessibilità ancora non c’è.
Proverò al computer!
mcarla
Sì, Maria Carla, ancora dobbiamo sistemare la visualizzazione dai dispositivi portatili, che per ora come vedi è disabilitata. Bisogna cercarlo dal computer.
Andrea
Che gioia leggere, sentire e assaporare la fecondità saporosa e balsamica di questa nuova forma di essere poeticamente procreativi di Francesco e del gruppo insurrezionale- poetico di D.P.!!!
In questa alleanza terapeutica, operativa e intergenerazionale si inizia a respirare aria nuova che spira proprio dalla notte dentro la quale siamo ancora avvolti ma non sommersi e che in silenzio continua a donare nuovi maestri laici, come il nostro Marco e giovani in ascolto e in ricerca , come voi che promettete di vivere pazientemente ed umilmente l’attraversamento del buio e del nulla annunciando la luminosità della notte.
Grazie ai grandi maestri e poeti che ci hanno preceduto, da Gesù Cristo a Francesco d’Assisi, a Teresa d’Avila e Giovanni della Croce , per arrivare sino ai pochi grandi poeti contemporanei, la liberazione interiore e del mondo affidata ad ognuno di noi , spera nei giovani come voi e promette una nuova feconda svolta capace di tessere relazioni pacificate.
Siete una luminosa consolazione…che desideriamo far circolare. Un abbraccio fiducioso e riconoscente .
Giuseppina
Spero che fra gli inauditi pensieri
di questi arditi vati e letterati
ci possano stare per un attimo
anche i miei versi vacui e scioperati.
Una così elevata e colta compagnia
certo non se la prende per l’ironia.
Le vostre parole sono sagge e familiari
riprendono Marco Guzzi pari pari.
Dopo avervi letto con attenzione
e una certa dose di ammirazione
un dubbio nella mente si è insinuato.
non è che Marco Guzzi va clonato?
P.S. Tranquilli, a parer mio, un po’ di umorismo piace anche al buon Dio.