Se ascolto più in profondità lasciando da parte i risentimenti e le maledizioni del (mio) mondo, se dimentico le immagini malefiche che mi attraversano, riscopro una sfera più tranquilla nella quale abitare: riscopro la vita. La vita è un guizzo, una saetta che giunge improvvisa, e ci interpella. È in prima persona che avviene il viaggio. Questo è il dono: la vita donata.
Io però, in questo viaggio, vorrei essere sempre perfetto, non stare mai male, essere sempre al top, perché ho paura delle mie debolezze, dei miei acciacchi, del mio malessere. C’è come un vuoto tremendo, una oscurità che temo, e che cerco di evitare magari con il cinismo o con il virtuosismo estetico, che si palesa poi nella farneticazione conviviale, o nei voli pindarici delle sette solitudini che ci accompagnano nei momenti bui.
C’è un dolore che passa attraverso i secoli, come una corrente alternata, una ferita, una cicatrice dolente che domina il cuore inconscio dei miei antenati. C’è una rabbia verso gli altri per non essere stato riconosciuto, c’è un insulto e c’è un’offesa, e infine una vendetta.
C’è disobbedienza e sangue all’origine della storia di ogni specie vivente, così come di ogni pensiero c’è un filo invisibile, una trama che lo ricollega a questo intreccio maledetto, una intima tensione ricolma di ansia e di paura, nell’imo di ogni attimo.
C’è un dolore abissale, un vuoto che non può essere colmato.
C’è paura di non poter essere amati.
Tutto questo è un involucro, più ampio delle descrizioni possibili delle parole: è un’atmosfera, un pentagramma sul quale si accordano, spesso stonando, le nostre giornate, una sciagura che ci tormenta, sconvolgendo lo sguardo che presto si ritira per non essere visto da altri sguardi. Da qui, da questo velamento, da questo rimuovere, cancellare e inabissare il malessere profondo che siamo, nascono poi le finzioni e le inautenticità che divengono modalità costitutive delle relazioni abituali, e dei rapporti sociali e politici che gli umani stabiliscono.
Le rappresentazioni istituzionali ne sono una riprova costante, oppure i luoghi di lavoro, dove diviene ancora più difficile potere sperare di essere se stessi all’interno di dinamiche che concernono interessi vitali e di sopravvivenza.
Il mondo è un inferno, e l’inferno è mondiale, con tutti i suoi gironi, i suoi geloni (come questo tempo glaciale, interiormente, e di riscaldamento globale esteriormente), gli strazi e le ingiustizie perpetrate sempre più ciecamente.
Tuttavia la speranza è che questa non sia la verità definitiva e ultima. Lo so: ce lo ripetiamo molte volte, e spesso è come un fastidio che proviene da un’area personale che non vuole più essere ingannata. Questo è il mondo, non prendetemi almeno per il culo parlandomi di false promesse di felicità. Lo scetticismo è una corazza e una difesa, una protezione.
C’è uno scoglio, una barriera, una muraglia, che però assolve la sua funzione solamente all’interno di un paesaggio sterminato, incontenibile. Questo forse è solo uno stato della verità, privo di fondamento fondato però? Posso invece abbandonarmi e andare più a fondo?
Se ti ascolto e basta, senza mettermi di mezzo, senza distorcere, è come una grazia che giunge, come l’odore rinfrescato dell’aria dopo una pioggia estiva. C’è come un perdono, ed uno scintillio di colori rinnovati, un sorriso che giunge più puro, salutare.
È il perdono che prepara la fede. È sentire che nonostante tutte le atrocità della storia, aldilà di tutte le colpe della nostra vita, di tutte le magagne irreparabili, sussiste una via, un sogno di luce nel quale ristorarci, preparato per noi continuamente, anche ora.
La salvezza è sentire di poter essere amati e perdonati e ristorati esattamente ora, a gratis.
In una poesia di Marco l’altra voce dice:
“Io vi rinfranco
gratis.
Non voglio sacrifici.
Ma esultanza.
È la sovrabbondanza
Dio. Mai la penuria.
Comunicatevelo.
E dilatatevi
Senza resistenze”
Dove la troviamo questa esultanza per credere, per comunicarcelo? Dove, nel nostro cuore, abita questa sorgente, questa forza, questa luce che rompe l’inganno della solitudine, della malizia, dell’odio, ed erompe come novità, come gioia pura di incarnazione personale?
Rimbaud dice: “Non sono prigioniero della mia ragione. Ho detto: Dio. Voglio la libertà nella salvezza: come perseguirla?”
Esiste una luce, esiste una salvezza, aldilà delle chiacchiere e delle frasi smorte e finte e avide che continuamente ci rimbalziamo sui teleschermi putridi di una umanità consumata e scostumata, contenta di prepararsi e imbellettarsi per andare all’obitorio?
Esiste il coraggio, l’ardore, la passione di reinventare il mondo?
Possiamo sperare in una luce più grande del mondo, in un altrove, che già ora parla e incanta e rinnova la carne segreta dei miei giorni?
Tutta questa sofferenza ha un senso redentivo?
“Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo” (Matteo 5, 13-14)
In latino il verbo “servo” sta sia per salvare sia per “conservare”, “preservare”, “badare a”, “stare attento”, “curare”. La salvezza è un serbare, un conservare l’umiltà dell’ascolto, un mantenersi nell’attesa, un servire l’avvento del nuovo; ma non nel senso della schiavitù passiva del bravo bambino o del buon chierichetto a cui tanta “religiosità” ci ha abituati, ma dell’abbassamento che innalza, dell’umiliazione che esalta: è una servitù affrancante, una servitù liberante.
La salvezza in altre parole significa fare attenzione a ciò che salva: lasciare avvenire il risorto, conservarlo nel ricordo e nel calore di un grembo che custodisce il riserbo, e che così lo preserva, preparandone i presupposti per la sua nascita in noi.
In questo senso comprendo il vangelo come una notizia che coinvolge il destino stesso della terra e dell’uomo e della donna di domani.
Una umanità precaria perciò è una umanità in preghiera, per davvero, e che forse, può riscoprire lo scopo autentico della sua missione.
Belle, profonde, vissute , serie domande nelle quali mi specchio ! In tante domande scavate nella propria carne, scopro anche la mia essenziale risposta: non perdere il sapore , non chiuderti nell’ombra, conserva il ricordo e la gioia intima che lo protegge…allora nascerai e sarai ciò che non credevi di poter essere. Ma poi sapro’ comunicarlo, senza lasciarmi travolgere da difensive farneticazioni conviviali ? Lascerò che siano gli altri ad accorgersene ! Chissà, forse sconvolgerò anche i loro pensieri ! O forse no…ma resterò sempre in attesa di ciò che spero….resterò in preghiera.
Grazie Francesco, buona settimana d’agosto.
Ivano
Spesso mi pongo questo interrogativo: “perché mi sono iscritta a Darsi Pace?”.
Sono trascorsi tre anni e ora posso rispondere: “Sicuramente perché cerco la salvezza.”
Ho bisogno di salvarmi dalla guerra di cui per anni sono stata spettatrice dentro di me, povera martire dell’io.
Ho bisogno di ridare vita a quelle terre devastate dal fuoco e dal ghiaccio dell’ego, riscoprire la dolcezza e la tenerezza di prendersi cura di un posto , renderlo abitabile, vivibile, adatto agli incontri e alle relazioni.
È un lavoro che richiede dedizione, costanza, attesa, silenzio.
Ho imparato ad ascoltarmi, perché non sapevo più chi ero. Il silenzio della vita non è una vita di silenzio, il silenzio della vita è l’arte dell’ascolto di sé, l’arte di far tacere le attività della vita per giungere all’attività della vita piena e a non identificarmi con il possesso o il perfezionismo. Il silenzio mi sta educando a leggere fra le righe della biografia dell’altro. Spogliamento nudità consegna e lo stupore di riemergere nel mio mondo pasquale. Per ricominciare. Come dici tu Francesco, lasciare avvenire il risorto, conservarlo nel calore di un grembo, preparandone la rinascita, accogliendo tutto. Accogliere tutto come dici tu Ivano, perché anche gli aspetti umbratili possono diventare materiale di costruzione per il nostro compimento umano, e mettere tutto a contatto con questa sorgente incandescente che purifica. Salvezza allora per me è anche una lettura sempre più consapevole della mia negatività, è sperimentare che l’ombra in quanto accettata perde la sua potenza devastante. Grazie cari amici, un abbraccio
Dopo un anno di questo percorso di cui ancora non ho ben compreso il senso e tantomeno dove mi porterà alla fine del triennio, posso constatare che pur in mezzo ad una grande sofferenza e disagio ben descritta da Francesco nelle cui parole mi ritrovo, si è come aperto un piccolo spazio nel mio cuore rattrappito,ove sento la presenza di un seme che vorrebbe crescere e germogliare. Lo ascolto e ancora non so il modo giusto per accudirlo e nutrirlo, non so ascoltare il silenzio o accettare l’ombra, ma sento di volere bene a questa speranza che così faticosamente lotta per sopravvivere. Per me, che spesso sento che questa vita mi ha già dato molto e anche tanto stancato per cui non avrei molti rimpianti a lasciarla, e’ una sensazione nuova che quasi mi fa sentire bambina, come se avessi un futuro. Tutto questo, che per me e’ molto, e’ avvenuto grazie a questo anno, così importante. Grazie alle lezioni, alle letture,ai vostri commenti e alle tutor, soprattutto la cara Giuliana che mi hanno insegnato a cercare di essere più accogliente con gli altri e con me stessa
M. Laura Fadda
Guarire nella salvezza è per me sentire nel succedersi degli accadimenti che la percezione della vita come macigno che mi schiaccia sempre più giù dentro relazioni insoddisfacenti si va spegnendo e lascia spazio alla coscienza del fluire nel quale ogni accadimento si fa opportunità di conoscenza profonda e di azione creativa che lascio accadere in me e nel (mio) mondo.
Inevitabile l’attraversamento del dolore e il duro confronto con il male.
Eppure, e il cammino di questi anni nel laboratorio Dp me lo conferma, solo riconoscendo il dolore del cuore diviso, dando nome agli “animali-energie” che mi abitano posso lavorare la terra interiore affinchè venga fecondata ed io possa partorire me stessa, far nascere il figlio interiore, un essere pienamente realizzato.
Grazie Francesco!
Ti abbraccio, giuliana
Ciao Francesco, leggendo il tuo ‘post’ e osservando con calma l’immagine che lo accompagna, mi è venuta immediatamente una domanda a proposito del ‘mistero’
dell’ Assunta, che proprio nel mondanissimo giorno di ferragosto si festeggia.
E la domanda semplicemente è questa: la nostra personale salvezza – di ognuno di noi intendo- in che modo ha a che fare con questo ‘mistero’ ?
Che cosa ci dice l ‘ Assunta a proposito del nostro percorso di guarigione-salvezza?
Qualcosa mi sembra di intuire ma mi piacerebbe ascoltare qualche voce più ‘illuminata’ di me ( che invece spesso brancolo nel buio
rispetto a certe ricorrenze religiose che non riesco
a ‘sentire’ ).
Grazie, mcarla
Caro Anonimo, mi piace molto l’obiettivo di partorire e far nascere il figlio interiore pienamente realizzato. E’ in questo parto la nostra salvezza. Il percorso è lento e difficile, ma ci credo ed ho la speranza-convinzione che potremo raggiungerla, la Salvezza.
Caro Francesco,
sento il tuo post con assoluta concordanza e comune “passione”, e avverto una grande gratitudine per quanto scrivi.
“È sentire che nonostante tutte le atrocità della storia, aldilà di tutte le colpe della nostra vita, di tutte le magagne irreparabili, sussiste una via, un sogno di luce nel quale ristorarci, preparato per noi continuamente, anche ora.”
Ma soprattutto, “La salvezza è sentire di poter essere amati e perdonati e ristorati esattamente ora, a gratis.” Il tuo post che scarta abilmente ogni “presa per il culo” con cui ci intratteniamo spesso con connivenza, mi colpisce esattamente al cuore, mi sprona ad una sincerità totale. Ecco, questo è ciò che mi interessa, proprio questo. Più passa il tempo più comprendo che ogni altro tipo di salvezza, che Dio mi perdoni, non mi interessa. Non ne voglio parlare, non la voglio discutere: non mi interessa, proponetela a qualcun altro. L’unica salvezza vera e totale è questa “gratis”. Fuori dalla logica straniante e straziante di tanta predicazione clericale, “Dio ti perdona però tu devi… tu devi…”
Fuori, Deo gratias!
In questi giorni estivi sto leggendo i diari di Etty Hillesum assieme alla biografia, appena uscita. E’ una esperienza che scuote e scombussola ogni moralismo stantìo in cui ancora ci intratteniamo. Che fa capire che Dio è più grande delle nostre rappresentazioni, che sovrasta allegramente i nostro “recinti mentali”, spesso molto borghesi. Questa ragazza che faceva l’amore con due uomini, senza alcun rimorso, amandoli entrambi, che aveva già avuto diversi amanti, che abortisce “semplicemente” perché non vuole essere madre, ancora senza apparente rimorso, questa ragazza – e non altri! – ha una esperienza di Dio sempre più forte e coinvolgente, e arriva a scrivere – proprio in quegli anni, proprio mentre le accadono tutte queste cose…
“Ti ringrazio, Dio, nel mio grande Regno interiore adesso dominino tranquillità e pace, grazie al forte potere centrale che Tu eserciti. Le più lontane zone di confine avvertono il Tuo potere e il Tuo amore, e si lasciano guidare da Te”.
Che, appunto, non ha niente a che vedere con la dottrina morale, nel discutere cosa di quello che un ha fatto è grave e quanto lo è .
Scrive J. Carron “La ricerca di giustificazioni per ciò che facciamo è da stupidi. Io non voglio che qualcuno giustifichi niente di ciò che faccio (soprattutto i miei errori). Io voglio che qualcuno mi guardi per quello che originariamente sono e mi possa ridonare uno sguardo originale sulla mia umanità, come Gesù. Per questo Egli entra in qualsiasi buio, in casa di qualsiasi Zaccheo del mondo, con una simpatia ultima”
Entrare in qualsiasi buio, forse è questa una primizia di salvezza. A cui possiamo affidarci, che può suonare interessante per l’uomo di oggi, stanco, stanchissimo di ogni costrizione morale, ed affamatissimo di un senso della vita.
Grazie!
Per errore ho scritto Anonimo. Poi ho visto la firma di Giuliana. Mi scuso con Giuliana.
Caro Marco, grazie a te per la tua risonanza.
Partorire il figlio interiore pienamente realizzato richiede di realizzare le nostre nozze interiori, riconoscere la molteplicità che è in noi per conquistare l’unità, entrare nelle energie più profonde, penetrarle – la conoscenza è “penetrazione”- risvegliarle per elevare il nostro essere alla dimensione spirituale, unità di anima e corpo.
Cara mcarla, mi lascio sollecitare dalla domanda non perchè mi senta illuminata ma in quanto affascinata dalla Donna che ci porta al cuore dei misteri cristiani.
Maria è l’essere umano che ha dato vita in sé al Figlio, ha assunto totalmente la propria maternità raggiungendo la somiglianza con Dio del quale diventa sposa oltre che madre, si lascia fecondare dallo Spirito santo che procede dal Padre.
Passare dall’Io in conversione all’Io in relazione significa prendere coscienza , in relazione a Maria, che noi siamo “vergini-madri”, lasciarci fecondare dallo Spirito che viene a sollecitarci per generare un’altra dimensione di noi stessi.
Possiamo rifiutare, siamo liberi di farlo, e allora diventiamo sterili oppure accettare come Maria e diventare colui o colei che non sappiamo di essere.
Maria partorendo il Figlio ha partorito un’altra “se stessa” che è più di se stessa e nella quale interno ed esterno sono una cosa sola. Maria ci insegna a vivere sulla terra con quella parte di cielo che la compone.
La festa dell’Assunta porta il futuro del mondo, anticipato dalla Vergine Maria donna umile che veniva dalla periferia del mondo di allora ed ha attraversato per prima le frontiere del cielo come dice Turoldo
Vieni e vai per gli spazi
a noi invalicabili,
anello d’oro del tempo e dell’eterno.
Un caro saluto, giuliana
Grazie Giuliana per il tuo riscontro e per la citazione “illuminante” di padre Turoldo (il cielo come passaggio a uno stato di coscienza che ci porta dal tempo all’eterno e che chiama tutti noi…così come ha chiamato Maria…).
Ciao, mcarla
Caro Francesco e cari amici,
grazie dei vostri bei contributi che in questa estate faticosa e difficile (come quasi tutte le estati:) ci ricordano il dinamismo della salvezza.
Volevo offrirvi un testo, tratto dal primo libro di poesie di Marco (Il Giorno), che, a partire dai fallimenti e dalle “magagne irreparabili” ricordate da Francesco, riapre l’ascolto alla Voce e al Nome che ci dona la visione corretta delle cose: una gloria che è un soffio sulle ceneri, ma anche la memoria e la dolcezza di una chiamata.
Buona domenica! Paola
Il quieto vaglio dei propri fallimenti,
delle magagne irreparabili, dei vuoti
trafitti dal bisogno: ortodossia
scabrosa della pena; e imbrividiti
al capitombolo disfarsi
nel gelido smeraldo della foce.
E’ l’agonia d’un’alba
di poveri villaggi rasi al suolo,
senza un’età per vivere, i bambini,
orme schiacciate nell’acqua
dalle mandrie al galoppo sui fondali.
Hai messo a ferro e fuoco il mio paese,
non resta che la torre di vedetta
in fiamme dinanzi alla tua furia:
prendila, stermina, dilaga
fino in fondo alle celle, alle segrete,
fino al brivido, al cuore, fino all’onda:
ora lo sento: Immanu’El
il vento che ogni volta mi piegava,
ora comprendo quanto m’hai chiamato
invano, con dolcezza, inutilmente
gridavi nei miei vuoti di memoria:
“Immanu’El, ricorda:
un soffio sulle ceneri è la gloria”.
Fede e preghiera unite a ragione e scienza hanno realizzato la meraviglia della Sagrada Familia: mi piace pensare che il mistico Antoni Gaudì dall’alto sia riuscito a salvare la bellezza della sua opera che è un vertice di creatività vera.
Avrei preferito anch’io riflettere sullo scritto di Francesco come hanno fatto gli altri così profondamente, e invece mi urge la necessità di parlare dei fatti di Barcellona.
I terroristi islamici hanno raccolto in un anno 120 bombole di gas per distruggere una meraviglia della cristianità.
Abbattere la Sagrada Familia, o la cupola di san Pietro, non è barbarie o follia ma un lucido disegno di chi vuole distruggere la cristianità cominciando dalla riconquista del “caro Al Andalus” come la Spagna califfale viene chiamata non solo dai terroristi ma dalla letteratura corrente “moderata”.
Nelle scorse settimane a Trevi alcuni praticanti di Darsipace riflettevano sull’impegno politico in relazione ai dibattiti che abbiamo organizzato su “Attuare la Costituzione”, ed è sicuramente un terreno da coltivare.
Ma alla luce di quanto sta accadendo oggi in Europa è il dato di realtà che ci impone la sua agenda.
Come io preferirei discutere di questo post, così vorrei discutere di riforma della Costituzione: ma ciò che urge e mi sembra prioritario è capire e far capire all’Italia e all’Europa se può difendersi, e come, e su quali basi.
Mi sembrano debolissimi i minuti di silenzio di mille persone che pensano o niente o troppe cose.
Sulla politica l’Europa è debolezza e confusione: Polonia e Ungheria coi muri, e Austria di socialisti e verdi coi blindati.
Sull’uso della forza sono ancora in campo gli “antenati” pacifisti strabici di cui facevo parte nel secolo scorso.
Il terreno da arare è quello della cultura: occorre rendere consapevole il mondo della cultura che fallirà fintanto che parlerà solo di petrolio ed escluderà il fattore religioso dall’analisi sulle cause del fondamentalismo e del fanatismo.
Sono certo che “Darsipace” abbia molte cose da dire, utili e necessarie: forse sono anche prioritarie?
Sul blog di “Argomenti 2000” di maggio ho scritto qualcosa cui rimando gli interessati per non dilungarmi qui.
Senza né allarmismi né buonismi, GianCarlo
Cari tutti,
grazie delle risposte e dei commenti.
Credo che il percorso che sperimentiamo giorno dopo giorno ci dia la forza
essenziale per ricordare le motivazioni autentiche per affrontare
da esseri umani il tempo che abbiamo a disposizione.
In un tempo così estremo e radicale, per ritrovare la luce
che ci indica la bellezza di un’aurora che stenta ad arrivare,
o forse solo ad essere vista, è necessario un cambio di sguardo,
una trasformazione radicale della mente e del cuore.
È questa l’urgenza, che stravolge l’assetto meccanico
e disperato del sistema nel quale vorrebbero intrappolarci.
Risorgere è l’unico Evento che oggi possa cambiare
e salvare la terra da arare per i prossimi secoli.
In questa speranza, e a partire da questo sguardo
solamente si può oggi esistere e resistere, per cantare
un’altra storia che sentiamo premere disperatamente
nel cuore e nell’anima vivente del nostro destino.
La fede che cerco è estremamente laica, estremamente biologica,
politica, poetica, economica: tutta da incarnare.
Grazie
Francesco
Ciao Giancarlo, potresti essere più preciso nella segnalazione del tuo intervento sul blog di “Argomenti 2000”?
Grazie, mcarla
Grazie Francesco Marabotti
giovane mara-vigliosamente lucido e visionario che cammina sui sentieri impervi e belli del cammino iniziatico di Darsi Pace. Cammino serio e aperto a un confronto-crescita intergenerazionale e internazionale, come richiesto dall’urgenza del nostro tempo aspro e duro. Con un copia-incolla condividerò su Face-book il tuo intervento conclusivo del post.
Grazie per tutti gli interventi, e un forte abbraccio a tutti i compagni viandanti di D.P e a coloro che lo guidano.
Grazie da una settantenne che ama tutti i giovani ardenti e spinti da sacra Sete che ci invita a cantare un’altra Storia.
Buon Canto… incarnato
Giuseppina
Caro Giancarlo,
osservo che intervieni nel post “Guarire nella Salvezza” per dire che la priorità non è questo argomento, ne l’applicazione della Costituzione su cui ti piacerebbe discutere ma piuttosto, dopo i fatti di Barcellona con quanto di spaventoso evidenziano bisogna concentrarsi sul terrorismo islamista. Ho letto il tuo articolo su http://www.Argomenti 2000 ” PERCHE’ IL TERRORISMO ISLAMISTA COLPISCE L’OCCIDENTE ? ” e sono d’accordo pienamente con te,per quanto scrivi in quell’articolo che ci allarma tutti sul fatto che la religione ha da tornare ad essere terreno di confronto culturale per tutti, se vogliamo capire l’islamismo terroristico e lo stessa cultura musulmana, non pienamente integrata nella Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo. Per cui, c’è molto da lavorare sulla cultura, per renderla luogo sereno di confronto e di ricerca sapiente e lungimirante, ammorbidendo sia le ostinazioni laiciste ( non quelle laiche e più serie) che gli integralismi religiosi presenti sia tra i cristiani che i musulmani.
Penso però , cercando di capire come funziona il laboratorio interiore di Darsi Pace, che le priorità dei nostri confronti non la possa stabilire che la redazione del sito di Darsi Pace , attenta alle esigenze di comprensione e trasformazione dei propri partecipanti, spesso ancora iniziandi in fasce, o ancora in formazione, che come priorità vedono il proprio percorso interiore , senza per questo impedire a chi vuole cimentarsi politicamente nel mondo esteriore, di farlo nei partiti che crede, per il bene comune…essendo bene comune anche l’azione del privato che coltiva la sua anima, prima di finire con il perderla nel combattimento con gli ego del mondo.
Altrimenti , si rischia di considerare il laboratorio di DARSI PACE come un partito politico e certamente lo è, ma non nel senso partitico dove tutti sono impegnati su di un fronte di azione comune, ma di Libera-azione.
Forse l’argomento a questo punto dovrebbe essere sviluppato fisicamente tra noi, perchè telematicamente diventerebbe una polemica certo utile ad entrambi, ma forse più lunga dei 107 commenti raccolti da Marco con i 5 Stelle. Due ex sessantottini , per altro coetanei, che si mettono a begare non si sa dove si vada a finire se sul piano della dimensione orizzontale o di quella verticale…
Spero di incontrarti da qualche parte. Hai il mio indirizzo email.
Un cordiale abbraccio.
Ivano
Dum Romae consulitur Saguntum expugnatur
Caro Francesco e caro Ivano,
nell’angoscia della tragedia di Barcellona ho preso il primo spazio disponibile per scriverne.
E’ stata una scorrettezza, e in più ho reagito senza pacificarmi prima.
Chiedo scusa e andiamo avanti col nostro lavoro. A presto, GianCarlo
Caro Giancarlo, non mi piace pensarti con” le pive nel sacco” sulla via del tuo ritorno ( si usa ancora questo detto? ) perciò vorrei contribuire al ristabilimento delle tue piene funzioni libere, creative e gioiose, con queste parole che ho colto ne’ IL CAMMINO DELL’UOMO di Martin Buber , che …pensa te …. diceva in una conferenza, proprio nell’anno in cui siamo entrambi nati , il mitico 1947 , quando con noi è nata anche la Costituzione della nuova Repubblica Italiana nata come LIBERA-AZIONE di Spiriti liberi , dopo aver purgato con le sofferenze della loro vita, gli orrori del XX secolo.
Dice Buber che bisogna conoscersi, ma non preoccuparsi di sè: ” invece di tormentarti incessantemente per le colpe commesse, devi applicare la forza d’animo utilizzata per questa auto-accusa, all’azione che sei chiamato ad esercitre sul mondo, Non di tè stesso, ma del mondo ti devi preoccupare ! ”
Spero sia appropriata anche se forse un po’ pomposa…al prossimo mio errore, mi consolerai tu.
Ti saluto in amicizia.
Ivano
Volevo ringraziarti Francesco per queste tue parole così autentiche, che accendono un braciere di sfavillanti speranze nel cuore.
Le radici della gioia autentica e della saggezza sono dentro di noi, possiamo raggiungerle, con l’abbandono devoto ed incondizionato, anche nel tormento della sofferenza. In questa fede dimoriamo.
Che Dio ti benedica.
Marco F.
Caro Marco,
grazie delle tue parole e del tuo commento.
L’autentica via della crescita è possibile soprattutto
grazie alla fiducia e alla relazione accogliente
nelle quali capisci che non sei solo
e che uno spiraglio di luce
può rischiarare il presente.
Grazie
Francesco