“Perché stiamo su Facebook?
Forse per fare ‘amicizia’?
Forse per replicare all’infinito
la nostra povera immagine,
il selfie dei nostri volti già sbiaditi?
Siamo forse qui, su Facebook,
perché non abbiamo altro luogo
in cui illuderci di essere ascoltati
e quindi, in definitiva, di esistere?
No, io sono qui perché
devo portare a termine una missione.
Devo dire una cosa, e devo dirla
a tutti gli uomini e a tutte le donne che incontro.
Questa cosa mi parla di cambiamenti radicali,
di un’aria nuova e fresca
che non appartiene a questo mondo
né ai suoi codici conoscitivi: di un’aria di festa.
Io sono qui su Facebook per contestare ogni limite,
anche quello sancito dalla morte,
e per fondare su questa follia
una comunicazione inaudita, ma ormai necessaria”.
Marco Guzzi
Il nuovissimo libro di Marco Guzzi raccoglie testi brevi che l’autore ha pubblicato su Facebook negli ultimi due anni su temi tipici della sua riflessione: il cambiamento epocale imposto dalle sfide planetarie in atto; il senso di angoscia e disperazione dilaganti; la coesistenza paradossale, nel vortice degli ultimi tempi, di ciò che è estremamente positivo ed evolutivo e di ciò che è pericolosamente distruttivo; il grande bisogno di un’infinita consolazione che accomuna gli esseri umani; la nefasta predominanza del fattore economico sugli altri ambiti della vita; l’insostenibilità di un «cristianesimo di massa» ridotto a consuetudine antropologico-culturale, a ritualità e a devozione.
I testi sono arricchiti da belle immagini e da appropriate citazioni di autori che possono essere considerati i profeti di quella nuova umanità che da secoli preme per nascere nel corpo del pianeta: da Pascal e Etty Hillesum, da Romano Guardini a Bonhoeffer, da Simone Weil a Martin Heidegger.
“Fare anche di Facebook
un luogo per pensare, per cospirare,
per preparare i cuori
all’ineluttabile rivoluzione.
Questo libro nasce da un esperimento reale:
tentare su Facebook una comunicazione alta,
ma al contempo popolare,
proporre un linguaggio semplice, ma forte,
sintetico, ma denso di significati.
Volevo fare della Pagina del movimento “Darsi pace”
un luogo in cui le persone potessero trovare conforto,
rallegrarsi, e a volte addirittura illuminarsi.
Volevo tentare un uso spirituale, missionario,
di un social network che sta degenerando
nella violenza verbale, nel narcisismo più infantile,
nella chiacchiera.
L’esperimento è riuscito, in meno di due anni
abbiamo aggregato migliaia di nuove persone
che hanno iniziato a dialogare
senza gridare, senza insultarsi, cercando insieme
quelle parole inaudite e fiammeggianti
che aspettano di irrompere nella storia
per rinnovare una civiltà inaridita”.
Marco Guzzi
Buona lettura, con l’augurio di poter essere in ogni luogo portatori di pace!
Non ho un profilo Facebook ma, con molto interesse, seguo sul sito di Darsi pace il dialogo tra Marco Guzzi e i suoi followers. Mi colpisce positivamente il titolo “Facebook il profilo dell’Uomo di Dio”: è come una promessa sorprendente ed entusiasmate, come tutto ciò che Marco dice in ogni incontro. Mi affascina questo audace tentativo di “fare anche di Facebook un luogo per pensare, per cospirare, per preparare i cuori all’ineluttabile rivoluzione”; questo uso dei social network esprime, a mio parere, un anelito di missionarietà, una passione smisurata per l’annuncio della Parola che salva e al contempo per l’uomo contemporaneo, smarrito e confuso nella ricerca di un senso della propria vita. E’ un andare incontro fin nella periferia del mondo ai bisogni degli uomini, di ogni uomo… Ancora una volta: grazie, Marco!
Con affetto.
Maria Letizia
Grazie, cara Maria Letizia, cogli aspetti fondamentali del nostro lavoro, e del movimento Darsi pace nel suo complesso. Noi infatti cerchiamo di essere assolutamente moderni, come diceva Rimbaud, anzi di anticipare i tempi, e al contempo di mantenere una radice profondissima dentro la storia millenaria del mondo. Così ci sembra di poter raggiungere gli uomini e le donne di oggi, che spesso brancolano nelle loro periferie psichiche o urbane, abbandonati a se stessi e alle chiacchiere dei vari mercati globalizzati. Ciao. Marco
Ancora una volta, Marco, sei riuscito a sor-prendere me che per anni ho disdegnato inglese ed internet e poi li ho accettati, ma che Facebook l’avrei giurato che mai e poi mai.
“Ne abbiam passate tante di tempeste” dice il cantautore siciliano, e io anche di conversioni: prima il pacifismo poi la nonviolenza per approdare infine ai lidi di Darsipace ( tempestosi la loro parte ma poi fruttuosi).
Non ho difficoltà a riconoscere che la mia reazione al primo “Vaffaday” è stata un rifiuto viscerale, ma dopo un po’ di ragionamenti che mi sono stati fatti in pacatezza, e quindi in lucidità, son riuscito a vedere anche quello che c’è di positivo in quei territori. Ho potuto rilevare che al livello politico funziono in modo simile a quello personale, dove dentro l’ombra ci sono anche luci, per cui anche l’ombra, che ha torto, contiene le sue buone ragioni.
Bene, questo per dire che ho lasciato cadere anche le mie resistenze contro Facebook, che erano in realtà resistenze all’uso violento e volgare di Facebook: abbiamo uno splendido modello di un suo uso pacifico, amichevole e costruttivo.
Grazie, GianCarlo
Grazie, caro GianCarlo, la difficoltà dello sguardo postegoico consiste proprio in questa inedita capacità di discernimento creativo: superare il giudizio schematico e sommario, e individuare nelle cose le loro potenzialità evolutive. Ciao. Marco
” Sono qui per portare a termine una missione…sono qui su Facebook per contestare ogni limite, anche quello sancito dalla morte, e per fondare su questa follia, una comunicazione inaudita, ma ormai necessaria:”
Grazissime di cuore Paola e Marco perchè insieme e sempre più ci testimoniate di essere i nuovi necessari missionari laici inviati a due a due, ad aprire la mente e il cuore all’intelligenza delle “Scritture”.
Grazissime per la vostra missione inaudita a Montecitorio, per la sfida di fare anche di Facebook un luogo per pensare, per cospirare, per preparare i cuori all’ineluttabile rivoluzione.
Grazissime infine per quanto ho respirato con voi, durante la vostra trasferta- missione in Sardegna, mia terra colonizzata per millenni e devastata dai piromani. Sono certa che il fuoco che avete acceso porterà un nuovo sguardo su questa nostra crisi epocale , con nuovi link, nuovi semi e frutti per attraversare insieme con senso di dignità e di “onore” la fatica della trasformazione che si impone per vivere e annunciare una ri-nascita cosciente dell’UNI-VERSO.
Un abbraccio aereo- spaziale a voi due e a tutti i darsi-pacisti. Con stupore e riconoscenza. Giuseppina.
Grazie di cuore, cara Giuseppina, la tua consonanza così risonante e affettuosa ci è di grande conforto. Un abbraccio. Marco
Caro Marco, oltre a comunicare la mia felicità per questo tuo nuovo libro voglio dire anche che io ti ho conosciuto attraverso un video postato proprio su Facebook, precisamente: “Il potere è spirituale”. Da allora la mia vita è cambiata, ho anche rivalutato Fb e ne sono contenta perché può essere davvero un veicolo di scambio di pensieri, informazioni e riflessioni e non solo uno stupidario collettivo… Inoltre credo che appropriarsi pacificamente di questi spazi ancora liberi è fondamentale per creare e moltiplicare buone e promettenti connessioni umane.
GRAZIE, Loredana
Il libro – per quanto mi pare, essendovi appena entrato – è decisamente interessante, ed ha ha un ricchissimo corredo di illustrazioni, che conforta e rallegra. Per come è concepito, mi pare un compendio realmente efficace del pensiero di Darsi Pace, corroborato e supportato dalle citazioni dei “grandi” che ci accompagnano alla (ri)scoperta di un modo nuovo di abitare la modernità.
E’ una comunicazione “sintetica” che apre molti scenari, li apre appena e li lascia alla iniziativa del lettore: come tale, un aggancio profetico, più che una trattazione esaustiva. Per quanto concerne il titolo, vorrei dire che Facebook – come tale – è in realtà appena un vettore, un modo di diffondere in maniera efficace questi contenuti, queste “pillole” di pensiero attivo, di ruminazione consapevole di questo tempo. Fosse un altro network, un altro canale di diffusione, sarebbe esattamente lo stesso. L’essenziale è avere strumenti per diffondere… l’essenziale.
Essenziale, sì. Che è qui ben riprodotto. Domani sarà Facebook o un altro strumento, che oggi non immaginiamo. Ma i contenuti saranno questi, o filiazione legittima di questi. Questa raccolta è preziosa, è uno strumento. Si incontrano –
capita a tutti – persone sintonizzate su questa linea di ricerca, su questa lunghezza d’onda. Credo che questo libro, più di altri della stessa collana, getti una possibilità di connessione rapida con queste persone, perché mostra una costellazione di pensiero organico, tanto organico che si può permettere di abbozzare piccoli quadri, senza pericolo di frammentazione.
Apro una parentesi. Vorrei significare la mia gratitudine e la mia sorpresa per aver trovato il post “Consolazione”, così vero ed autentico, così scoperto nel dire qualcosa che tutti fan finta di non sapere, di non soffrire, di non cercare, proprio all’inizio del libro. Quel post mi aveva colpito così tanto, nella sua scoperta verità, che avevo appuntato qualche nota qui, proprio su questo… http://www.darsipace.it/2016/12/01/consolazione
Ecco, se aprissi un libro e trovassi questo post come inizio, salterei sulla sedia, direi “finalmente, finalmente!”. Finalmente qualcuno non censura questo bisogno, riconosce questo bisogno. Finalmente qualcuno smette di fare finta, di “far finta di essere sani” (per dirla con Gaber), di far finta di non sentire questo bisogno, e dunque -perciò stesso – smette di fare il teatrino.
Ma questo è solo un esempio, una impressione personale che però mi colpisce profondamente.
Sembra un po’ roboante a scriversi, ma penso sia un libro missionario. Un messaggio in bottiglia nel mare di Internet, all’inizio. E oggi, nelle mani di chiunque voglia diffondere la possibilità – oltre ogni sigla, ogni schematismo, ogni appartenenza, inclusa quella “DP” – di pensare da uomini liberi.
Grazie!
Ancora grazie, fratello Marco per quest’ultimo libro dall’argomento così attuale e che fino adesso non è mai stato affrontato seriamente da alcun cercatore della Verità. Sono già sicuro che vi troverò utili indicazioni che mi sappiano orientare in questo universo formato dalle relazioni più disparate o forse è meglio dire disperate di questi ultimi tempi (si confronti la seconda lettera a Timoteo 3,1-5). Qualcosa dentro di me mi ha sempre bloccato dal crearmi un profilo facebook o quant’altro, forse perché ho creduto di non sentirne il bisogno ma anche perchè in fondo ho ritenuto di non avere nulla di veramente importante da dire (lo stesso faccio con il cellulare), ma poi a ripensarci bene sarebbe meglio dire che non ho nulla di così importante da dover “esibire” agli altri, visto che nella maggioranza dei casi mi pare di assistere a un vero e proprio “culto dell’io”, ovvero la “creatura al posto del Creatore” come dice Paolo nella lettera ai Romani (1,25). Le domande che ti poni tu, caro Marco, sono quindi anche le mie e anche se già intuisco lo sbocco positivo delle tue riflessioni volevo soltanto sottolineare ciò che a mio modo di vedere rappresenta un vero pericolo di questi social network: è come se all’affermazione di Dio “non è bene che l’uomo sia solo” di Gen 2,18, il “principe” di questo mondo replicasse: state tranquilli “non sarete mai più soli”, ma quel che è peggio “non sarete più capaci a restare soli” con tutte le conseguenze negative che ne derivano.
Grazie ancora, con tanto affetto Domenico
Grazie, cari amici, della vostra comprensione. Sì, io penso che dobbiamo perlomeno tentare di utilizzare ogni strumento disponibile per irradiare un pensiero, uno spirito, una visione diversa rispetto a quella dominante, caratterizzata dalla superficialità allarmistica, e dal varietà demente. La lotta è dura, ma anche divertente…… e la Rete, come diceva il Cristo, prende ogni genere di pesci, che poi però verranno selezionati…. Ciao. Marco