ABISSI DI LUCE

Commenti

  1. Ed e’ amore alla terra ch’e’ buona, se pure vi rombano abissi di acque, di stelle, di luce..
    S. Quasimodo

  2. Grazie Francesco, grazie di cuore.

    Il tuo scritto ha una perentorietà che va dritto al cuore. La parte iniziale va subito al punto, non ci sono orpelli, abbellimenti, giochini verbali. Mi piace. Non abbiamo tempo da perdere, infatti.

    “Che relazione sussiste fra il nulla che sto attraversando personalmente, aldilà delle chiacchiere che racconto a me stesso e che ci raccontiamo l’un l’altro, e il nulla abissale in cui è inscritta la storia del mondo?”

    Non ci sono orpelli. Appunto. Per dire. Non è Mozart, Chopin. E’ un incipit squisitamente bruckneriano – Bruckner 8 direi (in quattro note dice esattamente questa frase, in apertura di sinfonia) – prende di petto l’assoluto – la sfida totale, brutale – e non gira intorno a divertimenti formali. Eccola: https://www.youtube.com/watch?v=asJf3KmAg08

    Oppure è l’intro di Abacab dei Genesis (ci sta anche questo).

    La lotta contro il nulla è totale, e il nulla lambisce continuamente il confine della mia anima, della mia esistenza. La redenzione avviene in una lotta che è spasmodica, dove la lotta è appunto non cedere al nulla, non cedere quando sembra l’unica articolazione del reale.

    Il capovolgimento verso il sorriso è quando saremo passati nel nulle a scopriremo che “Il nulla del dolore in realtà è il luogo teologico e politico della salvezza” (una frase che ti viene ispirata dallo Spirito, non possiamo riuscire a dirla noi).

    Però bisogna passarci. Gesù è stato crocifisso. Non se ne è cavato fuori con una tesi teologica.
    E ha aperto una via nel dolore. Verso quel sorriso,
    che potremo abitare.

  3. Francesco Marabotti dice

    Grazie Marco,
    anche dei consigli musicali.

    Un abbraccio
    Francesco

  4. @ zedarioz ( #2048868 ) Il bello èquando la gente inizia a parlare di uomini contro donne appena c”è una donna che vince tanto. C”è una differenza abissale. Così come c”è una differenza abissale tra i tornei di prima fascia e i tornei come quello vinto da Sara e dalla Tsurenko questa settimana. Se hai visto le finali ti sarai reso conto della pochezza e del livello bassissimo espresso in campo. Ora, quando servi da sotto vuol dire solo 2 cose: o prendi in giro il tuo avversario, oppure hai un servizio talmente devastante che l”avversario, mettendosi tanto dietro, si espone ad una palla corta al servizio. Non ci sono altri casi. Se ci sono allora ci vorrebbe un mental coach di quelli bravi perché ti esponi ad un punto certo dell”avversario. Lo faceva qualche volta Chang, ma solo quando leggeva smarrimento nell”avversario, non certo perché non sapeva servire, anzi, Chang aveva un”ottima battuta. Quindi boh, per me è grave fare una cosa del genere.

  5. Caro Francesco,
    ti scrivo attirato irresistibilmente dal connubio di parola e nulla con il quale fai esplodere il bianco avorio (un altro possibile colore del vuoto, in definitiva) di questa ‘pagina’, di questo schermo…
    Avendo confidenza con i frammenti di nulla che in qualche modo cadenzano da sempre la (mia) vita (come quella di tutti?), sono rimasto colpito dalla connotazione data al particolare «nulla» che dà l’avvio al tuo viaggio attorno a questo tema – che poi non è un tema, bensì un tratto della tua esperienza. Ed è così connotato da diventare, giusto per esagerare un po’, un quasi troppo pieno…
    Ecco allora il nulla come «abisso», «autodistruzione», «dolore», «vuoto panico», «morte totale», che paiono configurarsi come un nero abisso solo nella volontà di vedervi dapprima una sorta di rispecchiamento e, quindi, dopo l’urlo di terrore, il drago contro cui combattere…
    E come ogni nulla quantistico che si rispetti – che cioè è vuoto solo nella misura in cui non sappiamo aspettare il ‘momento’ giusto o, se non ci fosse il principio di Heisenberg a impedirlo, magari anche il ‘luogo’ opportuno – ecco che il presupposto, terrificante nulla (che sembrerebbe tale, dunque, solo a uno sguardo di natura psicologica, di tentazione metafisica) diventa un «Abisso di Luce che ci abita e continuamente ci parla» e che, guarda caso, (ti) fornisce di parola, quella parola di cui sembriamo essere più ricetrasmettitori che sorgente primaria…
    Forse è proprio qui la chiave che fa avvenire la trasformazione, che trasfigura alla fine il paesaggio iniziale in un semplice «Aperto» che diventa non più lo sfondo nel quale ci perdiamo, ma al contrario lo scenario sconfinato dove tutto acquista senso in un eterno presente: dall’abisso del nulla al tutto della… parola.
    Ma parola e vuoto (silenzio) non sono forse la stessa cosa? Forse siamo noi che li chiamiamo alternativamente in due modi diversi perché non possiamo fare altrimenti, perché sempre dobbiamo interrogarli e giudicarli…
    Grazie delle tue parole e ricorda – lo so che lo ricordi! – che… “Was bleibet aber, stiften die Dichter”, come dice Hölderlin: “Ciò che dura fondano i poeti”. Così recitava una vecchia traduzione, forse datata, a cui però sono molto affezionato.
    Ciao.

  6. “Beati i miti, perché erediteranno la terra”

    Mi sembra che questo nulla che circonda la vita di ogni singolo essere umano e di tutta l’umanità, possa essere rischiarato da queste parole di Gesù.
    Ed è una sicura profezia, perché i violenti si distruggeranno l’un l’altro.
    Siamo una specie violenta (in Darsi Pace se ne comprendono le cause) che sta correndo verso l’autodistruzione di una guerra globale o verso l’annullamento della propria umanità, trasformati in insetti che si nutrono di insetti.

    Ma, “I miti erediteranno la terra” e dopo di noi verrà… anzi no, ho fede che stia già nascendo un’altra specie di umanità, meno competitiva, più relazionale, che avrà attraversato e guarito le distorsioni della propria mente e vivrà concretamente nel quotidiano l’aiuto reciproco e il calore quieto di un gruppo di amici.
    Loro sorrideranno, lasceranno andare il nulla ed erediteranno la Terra.

  7. Anzi, dicono i firmatari dell’istanza a nome del fiume Colorado, la legislazione ambientale legalizza l’insostenibilità e, accettando la nozione che la natura e gli ecosistemi sono proprietà di qualcuno, nel migliore dei casi si limita a regolare la velocità alla quale l’ambiente è depredato e distrutto. custom essay writing

  8. GianCarlo Salvoldi dice

    Caro Francesco.
    L’essere umano ha consapevolezza della vita, della Vita, dell’esplosione di calore e luce che è la vita.
    E ne ha fatto esperienza, sia intrinseca che estrinseca, da bambino e da adulto.
    E con lucida consapevolezza ne vede la precarietà, la bellezza fragile, la sua possibile sottrazione.
    Ha esperienze quotidiane di morte, nella sua vita, in quella degli altri, in quella del nostro bel pianeta.
    L’aggrapparsi alla vita è tanto naturale quanto pieno di spavento: è chi si offre come agnello alla possibile sua perdita (non in ottica sacrificale) che vede l’abisso e ne sta sul crinale, a metà tra il gioco e l’affidamento, nella libertà.
    Se riesce ad affidarsi con fede piena ci si può anche abbandonare, e può sperimentare che non muore, ma plana.
    Con quella fede piena di coraggio sperimenta anche la potenza della sua creatività, e la forza sconfinata che dallo Spirito/Sorgente può riempire il pensiero e il cuore: se la chiede e se si fa canale aperto a riceverla.
    “Mors et vita duello conflixere mirando”: la vita e la morte si sono battute in un conflitto da ammirare, ieri come oggi.
    E’ vero che l’umanità può autodistruggersi, ma intanto noi, in questo “angolo periferico” del cosmo ( ma dove è il centro? e chi lo dice? e se noi fossimo proprio al centro senza saperlo?) , siamo reale coscienza dello stesso, anche se qualcuno, dolorosamente, lo può percepire come freddo nulla.
    Il nostro pensiero e le emozioni grandi che lo accompagnano e l’incomprimibile anelito alla vita che ci abita, a me
    paiono sufficienti a dare il pieno e la luce e il calore all’intero cosmo.
    Basta che non ci lasciamo confondere da un “puerile” parametro spaziale, per cui non basterebbe la piccola dimensione del nostro pianeta e dei nostri cervelli e cuori: cosa cambierebbe se il nostro cervello fosse grande come la terra o come il sistema solare o come la via Lattea?
    Un abbraccio, GianCarlo

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