Pubblichiamo la conferenza che Marco Guzzi ha tenuto il 7 dicembre 2016 al teatro Faraggiana di Novara, su invito dell’amico Raffaele Fiore, medico, psicoterapeuta e omeopata.
Lucilla Giagnoli, in qualità di direttrice artistica del teatro, sottolinea nella sua introduzione il senso del titolo dell’incontro: un attraversamento della notte e dell’oscurità che è necessario per tornare a “riveder le stelle” e a sperare in un nuovo giorno, un motivo che è presente nella grande arte come anche nella sua esperienza di autrice teatrale.
Tra le risposte suscitate dalle domande del pubblico, in questa particolare giornata di festa, è interessante quella sul ruolo delle donne nella cultura: oltre il dato oggettivo di una minorità sociale che ha reso sempre difficile l’emersione del genio femminile nella storia del pensiero, il movimento di emancipazione della donna negli ultimi secoli è uno dei segni più chiari ed evidenti della trasmutazione antropologica che sta interessando la vita umana sul pianeta.
Per questo motivo la questione del riequilibrio tra maschile e femminile è centrale e molto presente nella riflessione dei Gruppi Darsi Pace ed è l’augurio per tutti noi nel comune anelito verso una umanità più libera e più felice.
Buona visione!
Scopro solo stamane, questo video di Marco del 2016 , che sulle paure della notte e le speranze di un nuovo giorno e certo non a caso, dopo il risveglio da una notte angosciose dove mi sono pensato al fondo mio abisso. Davvero una brutta notte, ma la visione di questo video, che da buon visitatore delle video-conferenze di Marco Guzzi, considero come il suo più potente, appassionato, commovente e riuscito Annuncio della Nuova Umanità che sta nascendo in noi, mi ha fatto ritrovare la consapevolezza dell’energia spirituale che sempre possiamo risvegliare in noi, specialmente quando il nostro io auto-entrato e distorto, dice tutto il contrario, mentendo , su ciò che in noi invece, vogliamo che viva e gioisca nella pienezza della sua libertà creativa.
Grazie Marco, sei un grande dono per tutti coloro che non vogliono arrendersi alle menzogne di questo mondo, ma restare aperti ad una speranza messianica che tutto sovverte , libera e sempre ri-crea noi stessi, il mondo, il cosmo.
Ivano
Grazie a te, caro Ivano, sì le notti sono spesso molto faticose da attraversare, e questo mondo appare a volte ricoperto da una spessissima coltre di tenebra …. forse proprio allora intuiamo cosa significhi che solo la fede ci salva, solo allora percepiamo che in quella notte rimane soltanto uno spiraglio, una piccola via di uscita: l’abbandono fiducioso, a peso morto, e da lì qualcosa di nuovo, uno spiffero di vita ci raggiunge, e ci dà il sospirato sollievo. Un abbraccio. Marco
Grazie Marco per il tuo sostegno e per direzionarmi spiritualmente nell’ abbandono fiducioso a peso morto della fede di cui, convengo , ne basta davvero anche solo un lumicino ( di più non mi è dato quando la notte è fonda e cupa ) per ritrovare la via di uscita dagli sprofondamenti del mio cuore. La fede del Figlio è la stessa di quella del seme che ha da rimanere seppellito, in umile silenzio, mentre la terra che è sempre fedele, non lo tradisce , ma lo fa germinare. E’ una verità questa, a cui ricorro anche fisicamente, quando sto male, tirandomi addosso una coperta e rimanendo seppellito per un tempo che non decido io, e attendo senza attesa e senza pensieri, ciò che verrà , dentro quel buio che si fa padrone di tutta la luce che mi manca, ma che però, all’alba del nuovo giorno, si disvela dolcemente, fugando ogni mia paura.
Ti lascio e ringrazio, con questa poesia di Padre Davide Turoldo, che per un sincronismo di sentimenti, capita qui, proprio ora, avendo aperto a caso una pagina dei Salmi da lui tradotti e commentati. Una poesia in tema con l’argomento della notte e della speranza che si accende, proprio grazie al buio.
QUESTA INTERIORE NOTTE
Questa interiore notte
ove luce nessuna rompe
un attimo la tenebra compatta ;
questa notte, coltre di morte
immobile mare ove il grido
è rottame inutile.
Notte nemica, ove nessuno
è presente a segnare il punto
del tuo viaggio:
nessuno a dirti la distanza
della terra, del cielo:
mia notte , spazio non di vita,
non di morte,
ove non è dato sapere
se una qualsiasi speranza d’approdo
sia ancora possibile:
questa inanimata notte
è mia dimora, Signore,
il mio elemento ove m’immergo:
e tu, tu o Assente,
la mia lontanissima sponda.
Un caro abbraccio.
Ivano