“Leggere un libro dal pensiero vigoroso con un forte desiderio della verità senza avidità di sapere
senza la pretesa di disputare ma per gusto, per amore della verità. Aprire la porta profonda ad ogni pensiero che arriva e lasciarlo giacere in pace fino a che esso venga a portare il suo frutto” (Maurice Bellet)
Non ho nulla in contrario alla lettura come puro intrattenimento, o come impulso culturale, anzi la trovo consigliabile per chi ha il problema di far passare il tempo o vuole ampliare il proprio sapere, ma da quando, forse a causa dell’età, del sapere non mi importa più tanto, e quanto al tempo, il mio problema è il contrario, chiedo alla lettura molto più di questo, le chiedo di aiutarmi a rispondere a domande importanti, di darmi lumi nella ricerca della verità.
Ecco perché quello descritto nel testo citato è uno stato d’animo che mi sembra di conoscere molto bene, è proprio quello che mi fa amare la lettura e me la fa ricercare e non ho mai pensato potesse avere a che fare con la preghiera.
Ma poiché Bellet è anche un fine teologo mi devo fidare, soprattutto perché, dopo aver provato il primo consiglio di preghiera, e averlo trovato rivelatore, ho deciso di sperimentarli tutti e 17 (questo è il secondo).
Mi pongo allora davanti alla questione come se non la conoscessi per niente, in una totale sospensione di giudizio, dicendomi che potrebbe scaturire anche qui, una nuova esperienza.
Cerco nella mente un libro dal pensiero vigoroso, come indica Bellet, mi viene facile pensare a Marco Guzzi e al suo libro che mi è piaciuto di più: ‘L’insurrezione’.
Lo ritrovo con facilità in mezzo alla pila degli altri suoi libri in un punto accessibile della libreria, che facilita veloci e frequenti consultazioni, lo prendo e inizio a leggerlo come se fosse la prima volta, dopo qualche pagina, con sorpresa, mi accorgo che per molti versi lo è. Un libro che si è amato meriterebbe sempre una seconda lettura, ciò che non si è fatto in tempo ad apprezzare nella prima, coinvolti nel seguire il procedere del discorso, viene alla luce e apporta nuove profondità e ampiezze.
Mi rendo conto che quella che cerco fin dalle prime righe, senza averne piena coscienza, è l’idea chiave, il cardine su cui si incentrerà tutto lo sviluppo successivo. Non ci metto molto ad incontrarla, raccolgo con interesse il filo di pensieri che si snodano per questa direttrice che promette di condurmi lontano, mentre insieme mi fa intravvedere vastità da capogiro.
‘I linguaggi dominanti di un mondo senza parole.’
E bello, avventuroso, seguire questo filo, e così naturale! Mi fa sentire partecipe dell’armonico dispiegarsi del pensiero, mi fa sembrare semplice procedere in questo modo, penetrando disinvoltamente nei più vari territori di conoscenza per carpirne i dati e ritrovarli interpretati nella sintesi che conferisce a tutto unità e chiarezza. Sembra addirittura che non sia poi così difficile procedere, che quasi quasi, una volta iniziato il processo ideativo, si potrebbe continuare anche da soli, senza più il testo a sostegno e stimolo.
Mi viene in mente un altro libro di Bellet: ‘Il pensiero che ascolta’, e non è proprio così? Forse sintonizzarsi sull’ascolto di una certa frequenza ideativa predispone la mente alla ricezione degli altri suoni con la stessa frequenza.
Subito dopo questo leggo: “Tentiamo di penetrare nella profondità di ciò che accade, e quindi di ciò che sta accadendo, introducendoci insieme in una dimensione del pensiero che abbiamo chiamato ‘ascolto’….essenzialmente l’ascolto è uno stato della coscienza, uno stato meditativo sempre ricercato, mai conquistato del tutto, e perciò sempre da riattivare…”
È palesemente un parallelo con ciò che stavo pensando. E sincronicità? Mi chiedo.
E arriva un’intuizione che mi spiazza: il pensiero che ascolta, non si potrebbe forse intenderlo proprio come stato intuitivo?
L’attesa di un bagliore, l’apertura di una via, presentire un ritrovamento, presagire la liberazione.
Mi ricordo che Assagioli, il fondatore della Psicosintesi, considera l’intuizione, nella sua forma più alta, una comprensione sovrarazionale della realtà che percepisce una totalità direttamente, nella sua essenza.
Una facoltà della psiche cui non abbiamo accesso diretto, incatenati come siamo dagli automatismi, dai pregiudizi, dalle abitudini; qualcosa che, stimolato dal pensiero che ascolta, interviene inaspettatamente e collega al miracolo dell’illuminazione, della folgorazione improvvisa, che si fa tramite di un passaggio tra il divino e l’umano, che in un attimo ci libera, ci rende capaci di vedere ciò che il pensiero ancora non sa, aspetti della realtà indagata, che hanno impresso il marchio inconfutabile della verità.
Ecco! La verità!
La verità a cui a siamo innalzati dal Mercurio alato, messaggero degli dei, o come ci suggerisce la splendida immagine di Raffaello, quella verità cui ci libera angelo, messaggero di Dio.
Perché là dove c’è verità, non c’è forse anche Dio?
Bellissimo Grazia il tuo post e bellissimo il percorso dei 17 modi di pregare.
Anch’io da una certa fase della mia vita, ho cominciato a sentire il bisogno di leggere solo libri che nutrivano il mio cuore!
E tutti, in modo particolare quelli di Marco ( l’interesse prioritario in questo periodo è: ” Mancano le Parole e manca il Pane, da Buone Notizie), li leggo introiettandoli e meditandoli, traslando continuamente e compenetrandolo il senso delle parole dei libri con il mio Senso interiore, arricchendo e trasformando così la mia anima!
Di tanto ero consapevole , ma mi è piaciuto molto leggere che questo è anche preghiera!
E in fondo perché stupirsi!
Se leggere significa entrare in sé, in conversione, e cercare la relazione con Dio, certo che è preghiera!
Un abbraccio Maria Rosaria
“Leggere un libro dal pensiero vigoroso con un forte desiderio della verità senza avidità di sapere”
Mi hai fatto pensare al mio continuo tentativo di riassumere, tutto quello che ho letto, in una singola frase che diventi guida, spiegazione, scudo. A volte ci riesco e mi sembra che quella frase appena scritta sia piena di senso. Poi ho l’impressione che quella frase muoia, perda il senso che aveva.
Probabilmente perché non si può rinchiudere la verità in una frase nata dalla ragione, è una specie di avidità, di desiderio di possesso. La verità è viva, nasce dalla profonda mente intuitiva, non può essere rinchiusa nella gabbia di parole dettate dalla ragione, si spegne e muore.
Un caro saluto
Cara Maria Rosaria, grazie di aver letto e apprezzato il post, il testo di Bellet, oltre a divertirmi molto, mi è sembrato degno di commento, sia per l’originalità dei suggerimenti sia perchè sapere quello che si fa mentre lo si fa, aiuta ad essere più integri, ti mando un abbraccio fino al prox incontro, vero o virtuale che sia.
Caro Aldo, non so se interpreto bene ciò dici, ma se se è così, posso testimoniarti che succede anche a me di memorizzare una certa cosa convinta che sia tutto ciò che di importante vi sia da ricordare, che con quella luce io potrò andare nel buio più nero e non perderò mai la strada, e subito dopo dimenticarla, oppure non trovarla più così rivelatrice. Ma ho capito che questo avviene perché la verità, come tutto ciò che viene dallo spirito, si crea di momento in momento, non è mai la stessa di attimo prima, come tu dici, volendo ingabbiarla, si spegne e muore. Grazie e ciao.
Apprezzo particolarmente questo articolo, forse perchè mi sento in continua ricerca e amo molto la lettura di testi ispiranti; credo, inoltre, che la preghiera sia un modo di rivolgersi a Dio e che ognuno possa scegliere liberamente il suo. Grazie per la condivisione!
Questo post mi commuove per la leggerezza, per la discrezione, per la chiarezza dell’argomentare. Anch’io, dopo la tua precedente indicazione del testo di Bellet sulla preghiera , sono subito andata a leggerlo. Superficialmente ho considerato adatti a me alcuni tipi di preghiera, ma non altri. Tra questi proprio quello della lettura… meditativa. Mi dicevo: basta! Di libri ne ho già letto tanti e in molti modi…ma, ora capisco: molti per arricchire la mia cultura, la mia intellettualità, non per staccarmi da me stessa , dal mio tronfio sapere, ingombrante e pesante. Ora mi ricorderò di leggere meglio: senza fretta, senza pretese, solo per crescere nell’amore e nella capacità di gustare la Verità. Per salire un gradino in più verso l’Alto! Mariapia
Grazie a te Rossella per l’apprezzamento, e a te Maria Pia per la consonanza, se c’è una cosa che ho capito bene in questi anni di Darsi pace, è che non basta sapere qualcosa intellettualmente, che bisogna sempre sperimentarlo, fa parte del processo iniziatico che può è vero, non concludersi mai, ma che deve essere praticato con fiducia e abbandono. Un abbraccio non solo virtuale.
Grazie!
è vero ci sono libri che possono accompagnarci tutta la vita, aprendoci sempre a nuove visioni…pensandoci
mi fa venire un pò le vertigini … la profonda altezza della parola!
bello, il pensiero che ascolta.
a proposito della verità, letta l’ultima frase ho subito ricordato Edith Stein nella sua affermazione:
chi cerca la verità, anche senza saperlo, sta cercando Dio. Saluti Bruna