DIES IRAE

Commenti

  1. Davvero qui la musica ha tutto un altro “tono” rispetto alle parole dure del testo. Non c’è ira, non disperazione, ma affidamento calmo ad un Dio così grande che non può essere sconfitto dalla mia piccolezza – almeno è ciò che a me hanno trasmesso questi ascolti.
    La scena finale di Mt 25, molto suggestiva sul piano immaginativo visivo e quindi anche molto sfruttata pittoricamente, mi sembra però rischi un colpo di pennello un po’ troppo largo.
    Possibile che quelli alla destra non sbaglino un colpo e quelli alla sinistra non ne facciano una giusta? Forse, come per il campo di grano infiltrato di zizzania, anche per la scena finale mi parrebbe più interessante una lettura sulla vita personale. Io continuamente oscillo tra quelli alla destra e quelli alla sinistra, il mio agire è costantemente ambiguo, inquinato dai mascheramenti, sollecitato dalle mie ferite ancestrali. Perciò il mio agire e il mio pensare e il mio sentire non possono essere che da purificare, ogni cosa io faccia, pensi, senta. Perciò per me la risurrezione è il tempo della verità, quando Dio opererà la purificazione delle mie ambiguità, dove risorgerà solo ciò che vale la pena rimanga per sempre e continui nella crescita eterna. La morte invece sarà la morte di ciò che non vale, che mi ha sfigurata fino a quel punto, la disintegrazione di tutto ciò che non serve alla vita, contro cui ho lottato, sono tante volte caduta, ma ho osato sperare che rialzarsi fosse ancora possibile.
    iside

  2. Mariapia Porta dice

    Cara Silvia!
    Grazie per averci informata su questa tua interessante ricerca, la tua competenza musicale è grande e ne fai un poco partecipi anche noi, anche me ,che pure in campo musicale sono alquanto ignorante. Quando assaggio qualcosa in questo settore storico-artistico, spero che si realizzi un mio desiderio: avere in un’altra vita la possibilità approfondire, di fare una conoscenza completa, non solo brevi spuntini.
    E’ vero che i brani che ci hai proposti suggeriscono il superamento della tristezza della morte per aprirci a una vitalità inaspettata! Mariapia

  3. Cara Silvia, che bello!
    La tua ricerca musicale e il tuo racconto mi hanno incuriosito e mi sono presa un po’ di tempo per l’ascolto, che è stato una sorpresa.
    Gli intrecci delle voci e degli strumenti, la loro perfezione, emoziona e regala un senso di compiutezza. La tensione musicale è forte ma si dipana dentro confini di fiducia e misericordia. Le tue parole mi hanno aiutato a percepire questo disegno di speranza dietro le note.
    Grazie!
    Antonietta

  4. Maria Letizia Santi dice

    Grazie, Silvia, per questa tua ricerca e per gli incantevoli brani musicali che hai offerto al nostro ascolto. Come ci avevi fatto notare tu durante l’incontro del terzo anno, queste musiche così dolci contrastano con il significato del testo e ci immergono nella speranza dell’infinita misericordia divina. Con questo tuo dono ci hai fatto sperimentare come la musica veramente riesce a farci vivere emozioni che a volte le parole non riescono ad esprimere, a metterci in contatto con le nostre profondità e con il mistero divino che tutti ci avvolge.
    Un abbraccio
    Maria Letizia

  5. Silvia Rambaldi, thanks so much for the post.Really thank you! Great.cialis

  6. Grazie Camilla! Benvenuta su getBready.netcialis cheap

  7. silvia rambaldi dice

    Carissime,
    grazie per i vostri commenti!

    Quando ho deciso di scrivere questo post, la mia intenzione era di proseguire la riflessione sulla musica che ho iniziato il 6 aprile 2017 con un post su J. S. Bach.

    Mi chiedo spesso quale sia il rapporto tra la musica e il lavoro spirituale e in quale modo la musica possa aiutarci a penetrare più a fondo significati vitali.
    Sto conducendo un esperimento su me stessa, articolato in due direzioni: ascolto i brani musicali in modo più meditativo, aprendomi a suggestioni e significati nuovi e, successivamente, mi impegno a comunicare ciò che mi sembra di aver recepito nel modo più semplice e comprensibile.

    Ora desidero, per completare il quadro, dare ancora qualche informazione, anche grazie alle suggestioni avute dal commento di Iside.

    Il IX incontro del III anno del triennio di base di Darsi pace tratta approfonditamente del tempo del giudizio universale inteso come fase della storia in cui ‘l’Ordine dell’Ego sta per essere dissolto una volta per tutte mentre tutte le sue opere vanno in frantumi’: così scrive Marco Guzzi nelle pagine 193-196 di Darsi pace.

    Cito: ‘viviamo il tempo finale del giudizio di tutte le nazioni, di tutte le culture, di tutti i modi di pensare, che si sono sviluppati sul pianeta su basi essenzialmente belliche. Siamo a una grande resa dei conti, e più si fa forte in noi e sulla terra l’evidenza della Luce Nascente, e la necessità, priva di alternative evolutive, di lasciarci assorbire nell’ordine della riconciliazione, e più le resistenze diventano cieche e micidiali.

    Ecco perché il giorno della salvezza era visto dagli antichi profeti come un Dies irae per tutto ciò che in noi o nel mondo vi si fosse opposto. Il tempo che viviamo può essere vissuto in due modi: salvezza, pacificazione interiore/planetaria, redenzione trasformativa o ira, guerra e distruzione.’

    Insomma, le trombe del giudizio suonano per quelle parti di noi che ancora resistono al cambiamento. In tal senso ho ascoltato un’altra messa in cui il Dies irae ben trasmette l’alternanza tra i due stati descritti, mantenendo vive fiducia e speranza: il Requiem in do minore di Luigi Cherubini (1760-1842)

    https://www.youtube.com/watch?v=vECnMav5zrc

    buon ascolto!
    un abbraccio
    Silvia

  8. Maria Pia Jacoboni dice

    L’altra sera in S.Colombano abbiamo ascoltato la ‘Missa defunctorum’ di Alessandro Scarlatti. Oltre a confermare l’ottima esecuzione del gruppo, l’esecuzione così intima, dolce, intensa mi ha veramente commossa. Aggiungo che il testo in latino ha fatto risvegliare in me l’ammirazione per quella lingua studiata a scuola, ma non soltanto l’ammirazione, anche la poesia che il senso di concretezza e di concisione la lingua mi ha trasmesso. Bellissima. Ho pensato: fortunato chi ha fede e crede. Non riesco ad entrare nel tuo bellissimo ragionare e sentire, ma la spiritualità intesa in senso lato appartiene anche a me.

  9. silvia rambaldi dice

    Cara Maria, Pia,
    ti ringrazio molto per le tue parole sincere.
    Per quanto riguarda la fede, mi permetto di citare alcune parole dal libro di Marco Guzzi ‘Yoga e preghiera cristiana’ (ed. Paoline), p. 63-64:
    ‘La fede è una precisa modalità di conoscenza, un’apertura conoscitiva verso dimensioni che possono essere conosciute attraverso un continuo abbandono del nostro punto di vista ego-centrato. Non è una fede cieca, ma una fede ragionevole in base alla quale io credo e mi affido a ciò che ho ascoltato e che mi ha convinto, lo metto in pratica per verificare passo passo la misura della sua verità.
    La fede è un cammino conoscitivo che trova rispondenza e verifica nelle emozioni più profonde della nostra carne.’

    Grazie ancora per la tua bella riflessione, ti abbraccio in questa unione spirituale
    Silvia

  10. Maria Pia Jacoboni dice

    Cara Silvia,
    che bello parlare di queste cose! E’ già spiritualità.
    Abbiamo bisogno di queste riflessioni: lascio alla mia spontaneità di ricavarne il meglio.

Inserisci un commento

*