In quest’ultimo periodo hanno risuonato spesso nel mio cuore le parole di Paolo: “Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”. Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo”. (2Cor 12,9)
Darsi Pace ha creato nella mia storia personale uno spartiacque: c’è la mia storia con Dio prima e dopo l’esperienza in questo movimento. Posso realmente dire che prima di Darsi Pace sperimentavo una certa staticità e immobilità interiore in buona parte inconsapevole; dopo Darsi Pace ho iniziato a registrare un MOVIMENTO interiore palpabile, capace di indicarmi con realismo i numerosi blocchi emotivi, razionali e fisici e coltivare lo spirito della consapevolezza, della dolcezza e della fermezza, per imparare a risorgere ogni giorno, ogni ora, ogni minuto.
La citazione di Paolo sopra accennata l’avevo scelta diversi anni fa per l’immaginetta ricordo della mia professione perpetua, senza però cogliere fino in fondo il significato reale di queste parole.
Oggi, mentre scrivo questo post mi commuovo perché mi sembra che la Presenza di Dio mi abbia sempre preceduto negli eventi e, pur intuendoli significativi, non ne comprendevo la portata e non ne realizzavo il contenuto.
Che cosa vuol dire che quando sono debole allora sono forte? Quando sono debole semmai vado in depressione, sento di essere inadeguata, non all’altezza della situazione o tutt’al più scattano momenti di euforia, di esaltazione che però spumeggiano in superficie scomparendo subito come bollicine. La parola debolezza di per sé non è desiderabile, ma anche la forza, se è aggressività e imposizione non ha niente di gradevole, anche se si parla in nome di Dio e della Chiesa.
Spesso ho sentito omelie o commenti sulla debolezza e sofferenza come un valore in se stesse, come se accettare la debolezza per la debolezza o la sofferenza per la sofferenza fosse tutto il meglio da fare per essere cristiani, esercitando una sorta di resistenza eroica per ottenere meriti o attenzioni. Queste interpretazioni erano entrate nel mio DNA; ricordo, in passato, esperienze di penitenze severe, di rinunce logoranti, e, contemporaneamente, sentivo in me un terribile immobilismo e una rassegnata stagnazione. Cosa potevo comunicare agli altri in questo stato? Vivevo infatti tante contraddizioni interiori e confusioni e il mio presunto “sapere” era limitato a qualche concetto di teologia che trasmettevo neppure con troppo entusiasmo.
Quando ho incrociato Darsi Pace qualcosa in me ha iniziato a “svegliarsi”. La luce della consapevolezza dapprima molto flebile nel mio cuore si è intensificata, dandomi la possibilità di “schiarire” i significati che prima davo a certe parole e che realizzavo in modo maldestro.
Oggi percepisco la Presenza di un Dio che mi assimila a Sé con una compassione viscerale. Lui che da sempre è testimone delicato e vigilante del mio “giocare a vuoto” la vita che mi attraversa, connotata da paure, resistenze e abitudini consolidate, attualmente, fa risuonare le parole di San Paolo con un significato diverso e nuovo perché c’è davvero un tesoro nascosto nella mia debolezza!
Ho paura di guardare la mia fragilità solo quando la giudico ma, se la amo, sgorgano fiumi di tenerezza; e proprio in questo luogo sensibilissimo dimora il divino. Da lì sgorga un AMORE che è stato misteriosamente negato, calpestato e ignorato da me e che, adesso, non mi chiede di resistergli come in passato ma di abbandonarmi a Lui.
Oggi comprendo come mai la spiritualità non è uno sforzo volontaristico ma un esercizio di abbandono a questo Amore nascosto nella mia debolezza, penetrando con gradualità e dolcezza reiterate dentro le mie ataviche resistenze. È un lavoro che mi fa sentire viva, non giro più a vuoto, la mia vita diventa piena di senso perché scopro che in fondo in fondo c’è un amore presente da me negato.
Mi vergogno quando mi sento amata, perché? Desidero l’amore e lo rifiuto allo stesso tempo, perché? Perché l’amore è impotente, lo posso negare in qualsiasi momento dentro di me, perché è delicato e gentile; lo vedo solo se decido di guardarlo, e anche se lo ignoro comunque rimane la sostanza del mio essere gratis. È a questo gratis che la mia seconda natura si oppone, non ritenendolo possibile! È una mia durezza che, in sottofondo, ritiene di essere autosufficiente e meritevole di qualcosa. Ma quando vado più in profondità, la gratuità dell’amore zampilla nella mia ferita aperta, nella mia debolezza che posso incontrare, a condizione che non la giudichi.
Questo è un processo lento che mi riempie di stupore e, talvolta, mi invade di profonda gioia. Il tesoro inesauribile e sempre nuovo dentro la mia debolezza, riconosciuta e ogni volta ri-abbracciata è diventato il motore della mia missione, perché preme da dentro per essere trasmesso e comunicato. Non devo aspettare di essere perfetta (non lo sarò mai) per comunicare Cristo che avanza in me.
Nella missione il protagonista è lo Spirito quando mi distendo nell’abbandono, quando le resistenze e le paure si sciolgono lasciando spazio all’amore che mi sostanzia nel profondo e che è connotato da tenerezza infinita e forza. Quando sono mossa da questa tenerezza profonda arriva anche la forza, proprio come il maschile e il femminile abbracciati insieme, inseparabili.
Questa è l’esperienza che ho fatto nei laboratori di fede con i giovani universitari qui a Siena e nella catechesi. Ho scoperto come la missione è un elemento fondamentale del processo iniziatico soprattutto quando lo Spirito inizia a toccare la carne, la psiche, plasmandola, perché, se sono TOCCATA posso TOCCARE anche gli altri ma non per una “bravura” quanto piuttosto perché l’Unico Spirito “al di sopra di tutti, presente in tutti e che agisce per mezzo di tutti, in tutti” (Efesini 4,6) ha la possibilità di agire se siamo canali “sgombri” da pregiudizi e giudizi.
Non solo, facendo i laboratori con i giovani ho gustato concretamente anche quella frase che sentivo spesso dire, senza sperimentarla però in prima persona, e cioè che “mentre evangelizzo sono evangelizzata”. Le parole che trasmetto ai giovani mi com-muovono, mi trasformano, mi danno uno slancio nuovo e, nella mia fragilità sperimento la forza. Nella fragilità c’è il mio cuore nel Cuore, che anela a integrare tutto in Sé per rendermi Uno. C’è un “gioco” diverso, non giro a vuoto, ho la sensazione di essere assimilata, riempita ogni volta in modo diverso e nuovo e l’Amore, così poco conosciuto, avanza sorprendendo-mi.
Ho sentito sempre una vergogna profonda della mia debolezza che nasconde appunto un bisogno di amore negato, in primis, da me stessa e consiste in una pressione innaturale a non cedere, per paura di mostrare un volto fragilissimo e ferito, oscurato appunto da me in me.
Quando però asciugo le lacrime del provare vergogna, sgorgano lacrime di gioia perché percepisco la grande tenerezza compressa che sta sotto: negata, ignorata, obliata insieme alla grande forza che l’accompagna.
Questa esperienza ha trasformato già molte cose in me e anche il senso della missione. Nella catechesi, nella pastorale, ma anche nella mia comunità so che posso ritornare sempre a questa fonte, a questo punto di emissione interiore tenero e allo stesso tempo forte e so che solo da lì la potenza di Cristo si manifesta in tutta la sua verità e bellezza altrimenti ricado nel fittizio, nell’illusorio, in un’attività (anche a fin di bene) che gira a vuoto.
Mi basta la sua grazia, che sgorga proprio dalla mia fragilità e debolezza.
Carissima Chiara,
in un mattino dove avverto concreto il rischio di ripiegarmi sulle mie debolezze, di giudicarmi, proprio ora “irrompe” il tuo post e con il suo incedere delicato e profondo insieme, è come se risanasse le mie parti più fonde, quelle che si vorrebbero nascondere dal mondo e dagli altri, nella vibrazione di bassa frequenza di essere “inadeguato”, di non essere all’altezza . Il tuo scritto rialza la speranza e spande un balsamo profumato proprio sulle parti doloranti.
Leggo “Ho paura di guardare la mia fragilità solo quando la giudico ma, se la amo, sgorgano fiumi di tenerezza; e proprio in questo luogo sensibilissimo dimora il divino. Da lì sgorga un AMORE che è stato misteriosamente negato, calpestato e ignorato da me e che, adesso, non mi chiede di resistergli come in passato ma di abbandonarmi a Lui.”
Questo lo sento verissimo, è una dinamica che sorprendo in me tante volte, e che fa sbocciare la speranza come un fiore che si apre alla stagione nuova. Un fiore che affonda le radici nella terra, che trae forza da ogni sporcizia e debolezza, e la trasforma e “redime” in un appassionato canto di colori, e di rinnovata fiducia.
Ti sono veramente grato per questo post, e non posso che rinnovare la gratitudine a Darsi Pace per questa possibilità di cammino, sempre (ri)aperta, per tutto quell’inesausto fiorire di rapporti umani meravigliosi, che ha generato e sta generando nella mia vita. Nonostante – o meglio, proprio “attraverso” – la mia enorme fragilità e debolezza. Il luogo, esattamente, da dove sgorga la grazia.
Un grande abbraccio!
Grazie Chiara, le tue parole sono molto belle e toccanti!
Debolezza, tenerezza e forza: anch’io giro da anni attorno a queste parole, con una segreta paura davanti alle prime due.
Non riesco ancora a riconoscere ed accettare tutta la mia debolezza, così la forza diventa spesso in me qualcosa di rigido, qualcosa che mi aiuta a sopravvivere ma non a crescere.
Raccolgo dalle tue parole la testimonianza di un maggiore abbandono possibile, anche di una vocazione a trasmettere quello che, non riconosciuto per tanto tempo, può diventare il vero motore della propria vita.
In fondo non dobbiamo inventare niente: infinita tenerezza e straordinaria forza già ci abitano, dobbiamo solo abbracciarle insieme, completamente.
Intanto ti abbraccio anch’io
Antonietta
Carissima Chiara,
Ascolto le tue parole come la brezza leggera di Elìa fuori della caverna al rivelarsi del Volto di Dio nella sua vita. Grazie perché so di persona che sono impregnate di vita vissuta, sono veramente VITA della tua vita, CARNE della tua carne, SPIRITO del tuo spirito! Bellissima preparazione alla Pentecoste alle porte… il vento gagliardo dello Spirito già spira nelle tue parole, il fuoco dell’Amore incide sui cuori parole indelebili….e spalanca cenacoli… Grazie!
Grazia
“Ho sentito sempre una vergogna profonda della mia debolezza che nasconde appunto un bisogno di amore negato, in primis, da me stessa e consiste in una pressione innaturale a non cedere, per paura di mostrare un volto fragilissimo e ferito, oscurato appunto da me in me.
Quando però asciugo le lacrime del provare vergogna, sgorgano lacrime di gioia perché percepisco la grande tenerezza compressa che sta sotto: negata, ignorata, obliata insieme alla grande forza che l’accompagna.”
Grandi, grandi parole, carissima Chiara, che aprono squarci immensi nel cielo non sempre limpido della mia autocoscienza! Te ne sono infinitamente grato.
Benigno
Pensavo di essere l’unica persona a vivere questa esperienza descritta in maniera molto esatta da te cara Chiara..
“Che cosa vuol dire che quando sono debole allora sono forte? Quando sono debole semmai vado in depressione, sento di essere inadeguata, non all’altezza della situazione o tutt’al più scattano momenti di euforia, di esaltazione che però spumeggiano in superficie scomparendo subito come bollicine.”
Io sono mesi che sperimento tutto questo e mi sembra di impazzire..ero alla ricerca di risposte che tardavano ad arrivare fino al momento in cui ho letto questo articolo. Con la tua testimonianza mi hai dato tanta carica nel proseguire il cammino e tanta tanta speranza. Grazie infinite! Maria Rita
Ho ricercato una poesia che nella mia debolezza, sia fisica che spirituale, tanto mi ha servito. E forse può ancora aiutare .
Grazie per aver stimolato con la tua riflessione questa bella ricerca! La riporto con piacere a tutti voi.
La meditazione
La nostra paura più profonda
non è di essere inadeguati.
La nostra paura più profonda,
è di essere potenti oltre ogni limite.
È la nostra luce, non la nostra ombra,
a spaventarci di più.
Ci domandiamo: ” Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso? ”
In realtà chi sei tu per Non esserlo?
Siamo figli di Dio.
Il nostro giocare in piccolo,
non serve al mondo.
Non c’è nulla di illuminato
nello sminuire se stessi cosicchè gli altri
non si sentano insicuri intorno a noi.
Siamo tutti nati per risplendere,
come fanno i bambini.
Siamo nati per rendere manifesta
la gloria di Dio che è dentro di noi.
Non solo in alcuni di noi:
è in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce
di risplendere, inconsapevolmente diamo
agli altri la possibilità di fare lo stesso.
E quando ci liberiamo dalle nostre paure,
la nostra presenza
automaticamente libera gli altri.
dal libro “Ritorno all’amore” di Marianne Williamson
Con affetto, un abbraccio pieno di vita e di forza.
Fabio.
La luce dell’ anima che ogni uno di noi ha nel profondo del suo essere è vista dall’ altro, che è abituato a cercarla e la condivide.
La sensibilità è un dono inestimabile dell’ anima che l’umanità ha a disposizione per comprendere e amarsi
?grazieonline pharmacy canada
Carissimi amici,
grazie per i vostri pensieri e per le parole così cariche dello spirito di ricerca e di verità.
Grazie Marco perché mi sono sentita sintonizzata nella speranza con te fin dal primo giorno che siamo entrati in relazione: dono incredibilmente bello e profondo dove il “rapporto umano diventa meraviglioso”.
Grazie Antonietta perché ti sento vicina, vicinissima, in questo esercizio di abbandono alla Tenerezza e alla Forza nascoste in noi, che hanno bisogno di essere abbracciate insieme e completamente.
Grazie Grazia, sorella di cammino perché so quante volte insieme abbiamo ascoltato la stessa “brezza” che ci spinge e ci sospinge se issiamo le vele e le lasciamo gonfiare dal vento.
Grazie Benigno ! Il tuo nome è un programma ! Benignità, benevolenza … qualità importanti . Squarciamo il medesimo cielo della Coscienza sotto cui stiamo e ci scopriamo accomunati dalla stessa ferita.
Carissima MariaRita, grazie perché mi sembra di capire che cerchi le risposte mentre sai attendere … due qualità che non stanno sempre insieme. Anche questa è una testimonianza.
Grazie Fabio ! La poesia che hai postato era proprio quello che ci voleva per integrare un aspetto importante che è quello di scoprirsi “potenti oltre ogni limite”; Fabio sento il tuo “abbraccio pieno di vita e di forza” risanante, consolante, mi raggiunge nella sua verità e autenticità. La tua testimonianza apre ampi spazi di speranza e amore.
Grazie MariaTeresa, è proprio vero: “la sensibilità è un dono inestimabile per l’anima” per questo va fatta emergere, va curata e coltivata.
Infine grazie all’ultimo grazie di “pharmacycanada”, una parola che racchiude tutto !! Chiara
Bellissime le riflessioni di tutti voi ma un GRAZIE particolare lo voglio inviare a Fabio che ci ha riproposto la poesia di M. Williamson, uno dei testi più semplici (ma allo stesso tempo più illuminanti) sulla nostra paura di “risplendere” in quanto figli di Dio!
E naturalmente grazie a Chiara per il suo bellissimo post!
mcarla
Chiara Cioli, thank you ever so for you post.Much thanks again.
Grazie Chiara,
bellissimo post.
Ricordarci di accogliere e accettare
le nostre debolezze e fragilità,
di non frapporci,
ci matura e ci rende
più forti perché guarisce
e lenisce il dolore.
Ciao
Francesco
Grazie Chiara per questo tuo dono . Pure nella mai povera esperienza spirituale, riconosco la verità di quando tu condividi dal profondo della tua esperienza . Se consideriamo la debolezza e la forza come due sentimenti separati tra loro, sono un guaio , in ogni senso, ma solo quando si sposano diventano due alleati creativi , come una coppia di amanti complementari, che si nutrono ciascuno delle qualità dell’altro. Quando nell’accoglienza della mia debolezzza, senza difese e nell’abbandono fiducioso a questo mi stato d’animo, scopro che in me nasce un tenero amore che mi ridà vigore e senso al mio agire quotidiano. Da dove mi arriva la forza dello spirito che a volte mi rilancia nella vita senza paura ? Credo proprio dalla mia debolezza, quando riconosciuta, accolta, e non più giudicata. Allora resto come sono e …..momento meraviglioso …… succede il miracolo di una benevolenza inattesa che mi sorprende , ma che , invece di considerare come un caso , sento di accogliere come un dono che mi giunge per effetto , di quel mio diverso sguardo, con il quale ho considerato la mia debolezza, senza giudicarla o viverla come un difetto. Grazie per avermi confermato in questo passaggio interiore, molto delicato . A questo serve la nostra fraternità di cuori e di anime. Un caro abbraccio.
Ivano.
Carissimo Francesco,
ammiro la tua capacità di riassumere in poche parole concise e chiare il cuore del discorso aggiungendo un particolare e cioè che accogliere la fragilità GUARISCE E LENISCE IL DOLORE. Quest’ultimo aspetto è davvero importante, grazie per avermelo ricordato.
Caro Ivano, è sempre una gioia scoprire di essere sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda, di essere uniti in profondità dagli stessi dinamismi e nel comunicarmi la tua esperienza posso anch’io sentirmi rinforzata dal calore della tua fraternità.
Un abbraccio. Chiara
Carissima Chiara questo post e tutti i commenti successivi, sono davvero un Dono di Chiara-Grazia che sempre mi sorprende e stupisce per le risonanze e “le coincidenze” meravigliose che sfuggono a qualunque calcolo di probabilità…
Davvero la brezza dello Spirito e della Pentecoste soffia e spinge le nostre vele per Darci e Fare Pace. Spero di vederci domenica prossima a Siena, nel vostro caldo Monastero che accoglie il gruppo regionale toscano e intanto condivido con voi questi miei versi che hanno cinguettato insieme agli uccelli, all’alba del 17 maggio, stesso giorno del tuo post…
PENTECOSTE
Spinge le spalle il futuro
come vela si gonfia di vento
cresce, vibra dentro, il nascituro.
Dentro il ventre Luce divento.
Silente voce mi avvolge e punge
richiede ascolto per il venituro
come essenza di rosa unge.
Rimanere e andare urge.
Spalle e piedi di fuoco accesi
unanimi camminano avanti
stupiti come viandanti.
Nei tratturi respiri sospesi
tracciano mappe di ponti
tra autostrade celesti e monti.
Pugnano 17 maggio 2018
Un caldo abbraccio a tutti, prima di tutto a Fabio, con la speranza di vederci tutti a Tre-vi e di essere sempre e ovunque preceduti e attesi dallo Spirito , UNO e TRINO.
Ancora Grazie
Giuseppina Nieddu