A volte le poesie ci aiutano. O forse sempre, sempre le poesie ci aiutano. Ci aiutano a capire, a capire in che mondo siamo, in che universo stiamo vivendo. O meglio, ci aiutano a capire in che universo scegliamo di vivere, momento per momento.
La scelta è affidata sempre e di nuovo alla nostra libertà. Possiamo sempre e comunque transire di universo, passando da spazi privi di senso e senza speranza ad ambienti cosmici finalmente intrisi di significato, orientati ad un fine, dove tutto — anche il dolore — acquista un suo peso specifico, una sua dignità di valore, proprio adeguandosi, aderendo al campo di onde generato da quella data finalità, da quel principio d’ordine.
Adeguandosi. Non opponendosi, in pratica.
La poesia è quella che soprattutto ci può aiutare a compiere questo lavoro cosmologico, questo continuo e reiterato ritorno all’universo buono, quando per vari motivi ci troviamo intrappolati in ambienti dove il senso si fatica a trovare.
La poesia è infatti sempre ricerca di senso.
Ma è una ricerca speciale, che trova già nell’attimo iniziale della scrittura, un primo accenno di risposta. Scrivere infatti è il risultato di un atto di fede. Scrivere vuol dire credere che l’universo sia raccontabile.
Il mondo, gli uomini, le stelle: ecco, sono raccontabili.
E’ già una prima significativa uscita dal non senso che ci avvolge a volte, aderente come un cellophane (secondo la bellissima immagine di Abacab).
La poesia ci sussurra che il mondo è (dopotutto) raccontabile.
Infatti, se le cose e le emozioni sono raccontabili c’è una storia. Se c’è una storia, c’è uno sviluppo. C’è una progressione. Niente è uguale a prima. La teoria dello stato stazionario non vale più: è solo un brutto sogno da dimenticare, per tornare ai veri sogni.
La poesia di David Turoldo Canta il sogno del mondo storia parla proprio di un sogno, e in questo parlare, in questo dire le parole del sogno ci aiuta a cambiare universo, a collocarci in quello più gustoso, più saporito, più soave e leggero.
Quello abitato proprio dai sogni. In verità, da un unico sogno, punto di origine, fontana sempre zampillante, di una costellazione di piccoli gustosi sogni personali, tutti molto colorati e superbamente variegati.
Ama
saluta la gente
dona
perdona
ama ancora e saluta …
… Canta il sogno del mondo
C’è quindi un sogno, nel mondo. Il mondo non è vuoto, non è vuoto di significato. Tutt’altro: c’è più che un significato, c’è un sogno.
Fermiamoci un momento: per carità, non diamolo per scontato. Quante volte pensiamo, ci muoviamo, ragioniamo, discutiamo, come se questo — esattamente questo — non fosse assolutamente vero? Quante volte ci troviamo posizionati a distanze siderali, ad anni luce dalla percezione, dal riconoscimento di questa presenza, della presenza di questo sogno?
Tantissime, sicuro.
Si tratta quindi di riconoscere questo significato, intanto, di riconoscerne la sua esistenza. E non è poco, è un primo passo molto importante. Direi decisivo. Un passo che interpella il cuore dell’uomo e la sua libertà, fino nelle sue pieghe più intime — arriva proprio dove l’uomo è uomo.
Notiamo, a questo proposito, che il poeta non dice affatto di inventarsi un sogno, non è la sua abilità inventiva che qui vuole mettere in campo, la sua capacità di astrazione concettuale.
Piuttosto, dice di cantare il sogno del mondo.
Vuol dire che questo sogno già esiste, non dobbiamo fare la fatica di inventarlo: dobbiamo solo riconoscere che c’è, riconoscere tranquillamente che già esiste. Il sogno del mondo, in qualche modo, è preesistente al poeta stesso, non è un’opera della sua abilità. La sua abilità dove si esercita, dove si proietta? Appena, nel riconoscere questo sogno, nello svelarlo. Nel farsi docile tramite, membrana vibrante, rilevatore sensibile e attento.
C’è un sogno nel mondo, possiamo trovarlo e cantarlo.
Un universo con un sogno dentro, non è un universo vuoto. Sono proprio due mondi diversi. E’ tutto speciale, un universo con un sogno.
Non lo può cogliere la scienza, anche se si può avvicinare, magari. Lo si può cogliere più direttamente con la poesia. Ma questo, appunto, è solo il primo passo.
Il secondo passo è accordarci a questo riconoscimento, mettersi in armonia con questo, risuonare sulle stesse frequenze, se possibile. Permettersi di risuonare con questo sogno, in modo da amplificarlo, farlo passare attraverso di noi.
Così, accettato questo, che esiste il sogno, e che possiamo accordarci ad esso, possiamo finalmente iniziare a percepire questa leggerezza di cui parla il poeta. Una leggerezza che può coabitare con tante pesantezze che ci capita pur di provare, da esseri umani quali siamo. Ma se attraversata da questa leggerezza, anche le pesantezze diventano meno pesanti.
E’ una questione di bilanciamento. Ed anche una decisione: canto il sogno del mondo non se sono bravo, o migliore degli altri, ma quando mi arrendo a questo sogno, permetto che fiorisca dentro di me.
E sorrido, e se mi capita, canto.
“E’ una questione di bilanciamento. Ed anche una decisione: canto il sogno del mondo non se sono bravo, o migliore degli altri, ma quando mi arrendo a questo sogno, permetto che fiorisca dentro di me. E sorrido, e se mi capita, canto”
Carissimo Marco,
grazie davvero per questo post che arriva dritto al cuore perché coglie il “midollo della vita” con la poesia, luogo di percezione reale del Tutto che ci attraversa, che ci rispecchia e in cui siamo rispecchiati. Si sente che sei esperto di cieli aperti e stellari. Decido di arrendermi con te a questo “sogno del mondo” anche perché INSIEME è più bello e non solo, CANTO con te! Un abbraccio riconoscente e grato. Chiara
Caro Marco grazie, a te a David Maria Turolodo!
Grazie per questo appello ad attingere alla profondità abissale dell’universo con la poesia e con il canto, per celebrare lo stupore di esisterci dentro.
Anche se non contengo il dono della poesia, posso lasciare che il sogno canti attraverso di me, in fondo tutti siamo capaci di lasciar sgorgare un suono armonioso.
Il canto ci avvicina alla storia da dove noi proveniamo, all’antico, all’uomo del passato che riusciva a connettersi con il mondo spirituale attraverso il suono dentro le parole, certamente prima di conoscere la parola scritta.
Il sogno e il nostro sforzo oggi è quello di poter riconoscere, nonostante il bisogno attuale dell’uomo di viversi individualmente, la presenza dell’altro e il bisogno che l’altro ha di vedere una mano tesa, un gesto di generosità là dove è necessario un aiuto concreto.
Lidia
Caro Marco, un post il tuo, scritto in vero stato di grazia, e tu la comunichi con molta naturalezza, ispirato forse da quel grande che era David Maria Turoldo, o semplicemente da un tuo sogno che stai sognando insieme al mondo. Un bel canto! Ciao Graz
…Quante risonanze in questo post, caro Marco, a partire proprio dai versi dell’amatissimo Davide M. Turoldo che abbiamo sentito risuonare insieme un anno fa nel Laboratorio di Poesia e Scienza, all’I.C. Corradini di Roma con i ragazzi della Scuola Media della prof. C.Ribichini!.
Si, si, la scelta definitiva e decisiva è proprio quella di “Cantare il sogno del mondo” e di arrendersi, di arrenderci al Canto in ascolto dell’Armonia dell’UNI-VERSO per permettere sempre nuove potature e fioriture, aprendoci alla possibilità concreta di Darci e Farci Pace per rendere GLORIA a DIO, liberandoci dalla nostra paura di amare… e di cantare.
Per questo anche se non ho una formazione musicale e canto a “occhiometro e ad orecchiometro” da tempo a Pisa faccio libera-mente parte di due cori amatoriali con impostazione molto diversa: CANTA CHE TI PASSA, con un repertorio popolare che viene proposto agli anziani degenti presso case di cura e RUAH, con un repertorio di canti gregoriani, medioevali e liturgici che dilatano mente cuore e Spirito.
Spero che anche a TRE-VI, si possa cantare la gioia di farlo INSIEME, per dare sempre nuova vita al Sogno,di cantare il Sogno del mondo.
Grazie
Giuseppina Nieddu
Caro Marco, che meraviglia questo tuo post! Un Universo con un Sogno! accordarsi al Sogno del mondo e cantarlo!
Un Universo con un Sogno! Un Universo coloratissimo, ricco dei colori di tanti sogni! Un Universo con un Sogno cantato in una varietà di note e frequenze, fuse in unica armonia!
Che bello un Universo sognato e cantato così!
In questo Universo desidero vivere e decido di traslocare ogni giorno, per uscire dall’incubo di un Universo monocromatico, pieno di note stonate che si contrappongono!
Grazie Marco, continua a raccontarci l’Universo con un Sogno, a cantare il suo Sogno!
Un grande abbraccio. Giovanna
Personalmente mi sento più a mio agio con la “promessa” che con il “sogno”. Certo il sogno mi rimanda alla visione dei profeti, al sogno di Martin Luther King, al sogno di Shakespeare. Tuttavia il sogno mi lascia un’inquietudine di precarietà: mi sveglio ed è svanito.
Invece la promessa ha un che di solidità perché presume un promettente che se ne renda responsabile. È vero che se la vita si apre come promessa, come una cosa bella che mi fa venire l’acquolina in bocca, poi subito è anche promessa oscurata, impallidita. Ma quella bellezza intuita nei momenti di grazia non posso pensare sia solo illusione. È ciò che ci mette in ricerca di quel Promettente che buchi l’oscurità, che ridia forma ai contorni sbiaditi e confusi di una promessa che rischia di sbriciolarsi sotto i colpi del male. Capita allora, nella passione della ricerca, di percepire anche solo un istante di un’eco lontana, di una voce che ispira fiducia, perché appunto la promessa ha bisogno di un affidamento oltre misura. Allora la speranza si accende, quell’intuizione è flebile eppure così potente che non voglio mollarla, perché solo così posso vivere: la “radiazione di fondo” è quel Promettente affidabile che regge la pena della mia fiducia, su cui poggia la mia speranza che quella promessa in apertura sia anche il compimento cui sono destinata, fin da ora.
Allora il mio gioco funziona: sostituisco “sogno” con “promessa”, mi sento più a mio agio, più rilassata, e anch’io divento “membrana vibrante”.
iside
@Chiara… grazie, grazie perché arrendersi insieme, ad un sogno, lo rende subito più concreto e solido. Un sogno sognato in due (o più) è qualcosa che emerge dalla singolarità di ognuno e chiama ad una realizzazione, arriva nel sociale, nella società. Inizia a cambiare le cose, quasi senza che ce ne accorgiamo.
@Lidia… non ci credo. Non ci credo che non contieni il dono della poesia. Essa è un bene comune, e non è necessario scriverla, ma viverla, respirarla, appena si può. Chi la scrive, quando può e riesce, lo fa per tutti. Si assume il compito di dare vita alle parole, perché lui e gli altri possano abitarle.
@Grazia… sei gentile e ti ringrazio. Con @Giuseppina, avete visto bene nell’indicare in Turoldo il vero motore di questo post, anzi io direi che il merito è suo. Io ho appena preso sul serio le sue parole: ecco che la poesia è davvero di tutti, per tutti.
@Giovanna la tua cordiali vicinanza è tantissimo per me e mi aiuta, e molto mi ha aiutato in periodi anche un po’ (interiormente) “turbolenti”, a seguito del mio post precedente. Che dire, grazie anche per questo!
@Iside, capisco tutto, ma per me il sogno è intoccabile. La promessa richiama uno schema già più organizzato sotto il punto di vista fisico e/o metafisico, il che va benissimo, probabilmente per molti. Io però (con la mia psiche bizzarra) a volte io ho bisogno del puro e semplice sogno, di “farmi nulla”, disfarmi della mia “visione del mondo” che diventa pesante e statica, con tutti i suoi addentellati teologici messi giù per bene, così bene che diventano di una graniticità salina, e farmi trainare dalla suggestione (potentissima) ed irregolare del sogno. Che apre nuovi orizzonti, oltre la mia scatola cranica. Che poi non è affatto in contrasto con la promessa, se vogliamo.
Caro Marco,
mi unisco al coro dei ringraziamenti per questo invito a sognare e a cantare! Apre il cuore!! Grazie.
Cara Iside,
“il sogno mi lascia un’inquietudine di precarietà: mi sveglio ed è svanito.
Invece la promessa ha un che di solidità perché presume un promettente che se ne renda responsabile.
Sulla relazione tra Sogno e Promessa, a me è venuta questa intuizione: il mio sogno è la promessa, e il promettente devo diventarlo io … Ne divento io responsabile…. Così, quando mi sveglio, ogni mattina, cerco di mantenerlo vivo … Inspiro …. e …. Sorrido per questo sogno!
Come dice bene Marco, il sogno non è affatto in contrasto con la promessa … anzi, aggiungo io.
Un caro saluto a tutti
Palma
Grazie Marco
apprezzo sempre i tuoi bellissimi e personalissimi post grazie per averci ricordato il grande poeta D.M.Turoldo
Annapaola
Grazie @Palma ed @Annapaola, per i vostri commenti!
Come ben scrive @Giuseppina, il merito di aver recuperato questa bella poesia di Turoldo è tutto nel lavoro stupendo che la prof. Ribichini e i suoi collaboratori stanno facendo alla scuola Corradini (vedi ad esempio http://edu.inaf.it/index.php/educazione-scienza-arte-spirito/) che ha trovato una per me fantastica occasione di ibridare “sul campo” scienza e poesia, in un ambiente accogliente e ricettivo. Sono tanto contento che in una scuola pubblica vengano portati avanti questi percorsi davvero “liberanti”, mi regala tanta fiducia: in fondo il mio post è cresciuto proprio in questo lavoro, sempre da fare e sempre bello.
Grazie Marco, per questo tuo Post che mi riporta alla giovinezza dei miei sogni, gli stessi che Padre Davide alimentava in noi, con la sua testimonianza di fede , di poesia e di resistenza alle illusioni e alle menzogne dei poteri di questo mondo.
Questa poesia ricordo che rimase appesa alla croce di legno della sua tomba, nel piccolo cimitero del Monte Canto, di Sotto il Monte , per molti mesi. In questi giorni alle spoglie di Papa Giovanni XXIII stanno facendogli fare un tour un po’ assurdo, secondo me, ma voglio amare di pensare che le loro due anime, per la vicinanza della loro ossa, l’una fedele e l’altra rivoluzionaria si ritrovano oggi, per ricordarci quel SOGNO DEL MONDO che il nostro sogno, quello più vero e profondo che è nel cuore umano, non già i sogni di forza e di spallate che muovono la politica , anche del nostro Paese, poichè sogni ancora troppo egoici , prepotenti e non pacifceati . Se una fede politica non nasce da quel SOGNO DEL MONDO , non potrà che riproporci l’incubo del vecchio e stanco mondo, che stanco di ragionare, userà il manganello. E’ tempo ancora di resistenza, ma nell’abbandono , come impariamo sempre meglio, a questo sogno della nostra infanzia più pura.
Ti abbraccio , grazie
Ivano
Chiedo la carità di rileggermi, correggendo da voi, gli errori grammaticali…troppa emozione ! Grazie
“E’ tempo ancora di resistenza, ma nell’abbandono , come impariamo sempre meglio, a questo sogno della nostra infanzia più pura.”
Caro Ivano, grazie per le preziose indicazioni con cui arricchisci il mio piccolo intervento. Direi, indicazioni di valore. Ed è propriamente di valore agganciare questo post alla situazione che stiamo vivendo, anche nell’ambito politico, perché la poesia e il sogno non sono entità evanescenti, ma (nel senso che noi li intendiamo) ben radicate nel reale. Anzi, esistono perché noi si guardi il reale con occhi ancora più aperti.
Una nuova politica deve arrivare, innegabilmente e innervatamente “poetica”, perché attenta ai bisogni dell’uomo, davvero. Una politica che si sposi con il sogno e del sogno ne prenda la grazia leggera del linguaggio.
Ahimé, a trascorrere i social in questo momento, di tale grazia (al di là delle specifiche posizioni) se ne avverte una acuta mancanza. Anzi, deborda un’onda di tracotanza: come se il sentirsi in ragione, giustificasse il degrado linguistico, e dunque di pensiero, e dunque paradossalmente (ma non troppo), di azione.
Ma nel mio sogno, quella grazia verrà.
Dunque, verrà, certamente, nella misura in cui io – al mio sogno – ci credo.
Grazie ancora a tutti e in particolare ad Iside che esprime la sua inquietudine di precarietà che il Sogno suscita in lei: mi sveglio ed è svanito…
Belle le condivisioni di Palma e a di Marco rispetto a questa inquietudine riguardo alla irrinunciabilità del sogno…
Forse perchè mi chiamo Giuseppina, fin da bambina mi ha sempre affascinato e inquietato il sogno di Giuseppe, padre “aggiunto” putativo di Gesù che sogna e ubbidisce all’Angelo e al cielo.. Ebbene per tanti anni da adulta, ho avuto un gran conflitto con questo mio nome Giuseppe…tappabuchi, anche perchè tutte le svolte più dolorose e più significative della mia vita hanno ruotato intorno a San Giuseppe. Ormai da tanti anni ho fatto pace con San Giuseppe e considero veramente un dono -messaggio importante per me i sogni anche quelli più evanescenti che mi danno indicazioni sulla “precarietà, figlia della Speranza” Davvero sorprendendomi continuano a darmi importanti indicazioni e indizi su come restare fedele al Sogno… così prima di dormire invoco dei “buoni” sogni e al risveglio ringrazio per …la inquietudine che alla fine si rivela sempre “per me” e per la Liberazione del mondo… Come dice un proverbio Latino- americano “quando due sognano insieme, il Sogno si avvera ” cosi’ Turoldo e Marco, Poesia e Scienza insieme ci promettono di continuare a Sognare INSIEME e di “aggiungere” anche la mia voce al Canto con gratitudine.