Darsi Pace: tra sociologia e spiritualità

Commenti

  1. Benigno Belotti dice

    Grazie infinite, Antonietta, per questo tuo post, che ho letteralmente divorato e che, mi sembra, faccia con molta precisione il “punto nautico” del vascello DP nel caotico ma vitalissimo mare della rivoluzione antropologica in atto. Brava! Lo metto senz’altro nei Preferiti e mi ripropongo di ritornarvi, con calma, nei momenti in cui diventa difficile leggere la rotta e facile perdere la trebisonda… .
    Un caro saluto.
    Benigno

  2. Maria Carla dice

    SÌ, davvero GRAZIE Antonietta, per aver analizzato (e sintetizzato) con lucidità e precisione il grande “fermento” dei nostri tempi e aver offerto a tutti noi una vera e propria mappa d’ orientamento, utilissima in caso di perdita (o quasi) della “trebisonda”, come ci ricorda Benigno!
    Un grande abbraccio, mcarla

  3. Daniela Rondina dice

    Davvero un lavoro prezioso e ben fatto, c’è tanto bisogno di chiarezza e di lucidità, di punti di riferimento e di ricapitolazioni.
    Condividere lo sforzo realizzato per approfondire la comprensione di pensieri ampi e profondi è un regalo di un valore immenso.
    Pensavo in questi giorni che DP è in fondo una “caccia al tesoro”, il tesoro è sepolto nelle profondità oscure del nostro essere e il percorso è una mappa da decifrare, i formatori hanno raggiunto il punto X indicato dalla mappa e hanno scoperto che il tesoro consiste nell’aiutare le altre persone a decifrare la mappa.
    La vita in fondo è un bellissimo gioco!
    Con gratitudine e affetto
    Daniela

  4. Giuliana Martina dice

    Cara Antonietta,
    grazie di cuore per avere condiviso questa riflessione che sento venire dallo studio meditato, intrecciato alle pratiche di autoosservazione e meditativa nella ricerca del filo che unisce e dà senso alla storia personale e collettiva, nella fatica della comprensione cercata da dentro, dentro ambiguità ed errori, ascoltando il desiderio di cambiamento verso una vita migliore.

    La sfida che viviamo ci chiede di pensare in grande, dentro scenari temporali di portata secolare e dentro spazi di ampiezza planetaria, ci chiede di pensare in profondità, di conoscere meglio come funziona la nostra mente riscoprendo la forza creativa della parola. Stiamo vivendo una trasformazione ma manca la cultura della trasformazione.

    In Darsi pace ho trovato e continuo a trovare il luogo in cui condividere la fatica della ricerca e anche la gioia di vedere più chiara la direzione e la meta. Nello sforzo e nella fatica di comprendere, percepisco un respiro più ampio che viene dal saperci coinvolti in un unico dinamismo in cui ciascuno di noi si sente al proprio posto e scopre che solo stando lì trova il tesoro a lungo cercato.

    Un forte abbraccio, Giuliana

  5. Mi pare che questo punto di vista sociologico dia un’ulteriore chiave di lettura per l’integrazione del livello culturale-storico in cui si articola il metodo DP. La potenza dell’autoconoscimento, coniugato con una discesa meditativa nelle nostre profondità spirituali che ci fanno scoprire una più reale relazione con il divino, rischia di mettere in ombra il contesto storico in cui tutto questo prende corpo. Almeno per me. Sono ben consapevole che il lavoro su di me ha implicazioni strette con il mio stare in questo mondo, in questo punto della storia dell’umanità sulla Terra. Tuttavia, sento il rischio di lasciare scorrere questa dimensione come appunto un tratto culturale ancora in senso rappresentativo e poco vissuto nella mia carne.
    Questa prospettiva sociologica mi sta sollevando riflessioni sul sentirmi davvero parte di un movimento che va ben oltre i confini di DP. Io ho intercettato DP, il metodo mi convince per la sua peculiarità e cerco di praticarlo. DP però nasce dentro una fioritura più ampia e forse allora noi, che abbiamo deciso di voler consapevolmente contribuire a costruire un’umanità che capovolga i parametri antropologici di riferimento, abbiamo una responsabilità in più nel cercare legami e relazioni con tutti coloro che come noi sono in ricerca, non importa in che contesto specifico.
    Le appartenenze saranno allora da mettere in discussione: non è questione di essere iscritti alla tal associazione, di far parte di un certo movimento, in qualunque ambito, dalla tutela dell’ambiente alla difesa dei diritti, ma di incarnare nel proprio quotidiano quelle novità di prospettiva che stanno emergendo. Non è questione di proselitismo, ma di testimonianza, di essere così trasparenti da farsi umanità che nasce con un nuovo volto, ad ogni istante.
    Questo articolo mi ha fatto capire che non sono speciale perché seguo i Gruppi DP. C’è un intero mondo, ancora sommerso, ma pulsante e vivo, che è anche mio compito portare a parola.
    iside

  6. Concordo con Iside, e con la linea di fondo del documento: le appartenenze troppo rigide sono da mettere in discussione, non vanno intese in senso egoico (dentro/fuori) ma come polarizzazioni di interesse, centri vivi intorno a cui orbitare, in una logica più morbida, più relazionale. Penso al mio caso. Sono di CL o di DP? O tutti e due? O forse appartengo, quando appartengo, ad un ambito di pensiero, fecondato dal Mistero, che è in fondo unico, in fondo unitario? Io a volte lo vedo come scatoline diverse, ma è un problema di bassa energia.

    Penso sempre al fatto che in fisica, quando cresce l’energia, le diversità si smussano, quelle che sembravano forze con comportamenti diversi, si rivelano parte di un’unica cosa. E’ stupendo, quel che sembrava diverso, a tutti gli effetti, si armonizza, si rimodula, si muove ed appare come un’unica cosa. Quando la nostra energia interna si eleva, quando si eleva la frequenza, non ragioniamo più in termini “difensivi” di appartenenza ma riconosciamo la nostra pertinenza ad un ambito, all’ambito dell’apertura ad una vita nuova, alla Vita. Le sigle allora sono appena una comodità del discorso, ma niente di più.

    Così questo affaccio alla politica è inevitabile, è la voglia di fare tutto nuovo in forza di una forza che non è la nostra.

    Non è affatto nuovo, e può appoggiarsi a movimenti e partiti secondo quanto mostrano in disponibilità al nostro anelito. Tutto andrà valorizzato. Questo ipotizzato “grande movimento politico” potrà esprimere una forte esigenza di rinnovamento, e credo lo farà nella libertà, nella libertà di un uomo che sperimenta quel gusto di essere, e anche essere (quando sarà) in allegro disaccordo con questo stesso movimento politico, se e quando capiterà. Perché a me è molto chiaro che pretendere di avere ragione, in politica, in forza di un “Altro” – o di una maturata sapienza di pratiche e riflessioni – non è che violentare la libertà di espressione del Mistero, che agisce come e dove vuole. Non è più epoca del partito unico spirituale, del resto. Siamo in campo più aperto, felicemente aperto.

    Apriamoci dunque a tutte le strade, e gustiamo sempre una grande libertà.
    Che è quella che ci è stata promessa. Autorevolmente promessa.

  7. Antonietta Valentini dice

    Prima di tutto desidero ringraziare Benigno, Maria Carla, Daniela, Giuliana, Iside e Marco C. : sono contenta se questo testo è stato un aiuto per qualcuno.
    Io l’ho scritto perché avevo bisogno di capire: la storia infatti sta correndo veloce, anche quella di Darsi Pace.
    Stiamo vivendo in diretta un’accelerazione che, letta in chiave cristica e messianica, non è altro che l’evento dell’Incarnazione che preme per essere riconosciuto e favorito.
    Il livello iniziatico cristiano, con la sua concretezza e radicalità, è per noi il motore di tutto quello che potrà fiorire, anche nella cultura e nella società.
    Un caro saluto a tutti
    Antonietta

  8. giancarlo salvoldi dice

    Cara Antonietta, e cari interlocutori,
    questo tuo scritto è frutto del pensiero e della necessità della parola per condividerlo.
    Lo dico perchè alcuni teorizzano e praticano il silenzio, che è necessario e fecondo, in un modo tanto radicale che a me sembra diventare sterile.
    Abbiamo bisogno sia di silenzio che di parola, e mi pare che la tua parola sia frutto prima di silenzio, poi di autoconoscimento e poi di studio del mondo che diventa arricchimento per gli altri.
    Sei stata efficace a riassumere, sintetizzare e focalizzare, e a dipingere un quadro chiaro.

    Concordo col giudizio che dai sulla potenza di Darsipace che è navicella in mezzo a tante imbarcazioni, piene di Creativi culturali, rispetto ai quali abbiamo la responsabilità del fuoco messianico ( o meglio, della consapevolezza del fuoco messianico che già opera ovunque), di cui siamo solo portatori, indispensabili, ma senza presunzioni.

    I vostri studi sociologici dicono una cosa decisiva, e cioè che non è vero che siamo minoranza di illusi, perchè la salvezza è in atto ed opera largamente, ed io aggiungo che se siamo il 35% nella creatività culturale, c’è un’altra grandissima parte che concorda, ma al momento è ammutolita in “Matrix”.
    Allora possiamo buttarci alle spalle non solo la paura, ma anche timidezze e rassegnazioni, per dire a tutti la nostra speranza perchè tutti aspettano solo di percepirla e vederla realizzabile.
    Così la nostra quota di disperazione può esserci ma è contingente, ed è diversa da quella del “mondo”, che è nihilistica e quindi mortifera.

    A livello iniziatico molti praticanti di Darsipace riescono a raggiungere livelli altissimi ( e ritengo che questo accada anche negli altri gruppi di creativi).

    A livello culturale i gruppi creativi di DP sono stati costituiti ma sono neonati.

    A livello politico: va rilanciato il progetto democratico occidentale, laico, ma con una rilettura della storia che ne evidenzi il fuoco messianico, eredità giudaico-cristiana.
    Ma attenzione a non confondere la necessità e l’urgenza di costruire il livello politico con una sua prossima realizzalibità: la sola costruzione di strutture politiche nuove ha tempi lunghi e duri.

    Iside esprime la preoccupazione personale di non essere all’altezza del livello politico, e questo può essere un limite, ma anche una fortuna, perchè noi in generale rischiamo di pensare ed agire intensamente sul livello politico novecentesco e facciamo fatica a porci nell’ottica nuova.

    E’ essenziale mettere in discussione appartenenze rigide, anche se esistesse solo Darsipace, e a maggior ragione perchè per fortuna non ci siamo solo noi, e vogliamo non bassa ma alta energia.

    Un abbraccio a tutti, Giancarlo

  9. Antonietta Valentini dice

    Grazie Giancarlo per la tua riflessione, in particolare riguardo ai tempi di una realizzazione politica. A me consola il fatto di vedere finalmente una direzione, ma nessuna illusione riguardo alle difficoltà. Già sappiamo sulla nostra pelle che cambiare strutture consolidate, prima di tutto interiori, è un lavoro lungo e paziente.
    Un abbraccio
    Antonietta

  10. Cara Antonietta, ho riletto con grande soddisfazione questo tuo lavoro, che mi sembra molto incisivo, e direi necessario.
    Spero che tu vorrai proseguire in queste analisi, a me piacerebbe ad esempio approfondire i nessi tra livello iniziatico e livello politico, e cioè il nuovo concetto di laicità che stiamo elaborando in DP, che superi sia l’integrismo medioevale che la mediazione moderna, espressa fino alla DC, per intenderci. Credo che potresti trovare spunti interessanti nelle parti finali di Fede e Rivoluzione, dove tento di immaginare i nuovi possibili rapporti tra una Chiesa, divenuta meno rappresentativa e meno clericale, e un movimento rivoluzionario più consapevole della propria ispirazione messianica.
    Grazie di nuovo. Marco

  11. Walter Mutton dice

    Ciao Antonietta, ho appena finito di leggere con attenzione il tuo bell’articolo tanto giustamente apprezzato da chi ha commentato prima di me. Non ho niente di significativo da aggiungere per cui ti scrivo solo due righe per salutarti con affetto e ringraziarti.
    Walter

  12. Antonietta Valentini dice

    Grazie a te, caro Walter, del tuo affetto e della tua attenzione.
    Un abbraccio
    Antonietta

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