Autunno, tempo di ricominciare. In genere, è la primavera ad essere collegata alla ripresa, alla rinascita, al risveglio dal torpore dell’inverno, mentre all’autunno, con la caduta delle foglie, associamo più facilmente immagini di ritiro, di riposo che diventa perfino ibernazione per alcuni animali.
Invece da un punto di vista sociale, sono tante le attività che ripartono proprio in autunno: dalla scuola alle collezioni pubblicizzate per gli oggetti più vari, dalla palestra al corso di origami. Anche Darsi Pace non si sottrae ai ritmi della ripresa sociale: gradualmente si stanno avviando le diverse annualità, io mi preparo al secondo anno del mio secondo settennio.
Dunque, è tempo di riepiloghi. Si inizia facendo il punto della situazione: dove mi trovo? Che cosa sto imparando? Che cosa sta cambiando nella mia vita?
Molto poco secondo le logiche quantitative. Piccoli aggiustamenti, limature finissime che richiedono anni di certosino lavoro.
Accordarsi ad un nuovo stile di sentire, di volere e di agire non è spontaneo: è un lungo paziente addestramento, pieno di ricadute, di qualche incoraggiante entusiasmo, di rovinose scivolate, di stagnazioni che sembrano non finire mai.
Eppure se ci credo davvero, se metto tutta me stessa in quell’abbandono che imparo nella meditazione, se lascio le pretese e provo ad accogliermi intanto così come sono, mi sembra di sentire più in fondo una mano allargata che mi sostiene. Poi i pensieri riemergono furiosi, ma un’intuizione mi è rimasta e la ricerco.
Non so dire quando, ma ad un certo punto nel mio cammino, la meditazione è diventata quotidiana indispensabile pratica. L’auto conoscimento è diventato più assiduo soprattutto nei momenti di difficoltà: passato il vortice scombussolante, provo a mettermi a scrivere del mio sentire, delle sue tracce infantili, della possibilità di ascoltarlo e di scioglierlo in uno Spirito più grande.
Ascolto volentieri gli interventi di Marco Guzzi pubblicati sul blog, leggo libri che mi aiutano a pormi dentro una cornice più ampia. Se la mia storia ha un senso non può che averlo dentro la Storia che è di tutti.
Ripasso le parole del logo e mi fermo sulla “trasformazione del mondo”. Credo con tutte le mie forze che anche io, piccolo puntino nell’universo, posso essere canale di quel radicale cambiamento che vado cercando dentro di me e che così può tracimare fuori di me per il bene del mondo?
Qui entra in gioco il cerchio politico della visione di Guzzi.
Quanto sovversivo è il mio agire? Quanto scompiglia le logiche del mondo? Quanto sono allineata e conforme alle direttive economiche che mi vogliono mite consumatrice di ordinaria paccottiglia?
Guzzi dice che già sedersi umilmente per la meditazione è un atto sovversivo. Forse allo stesso modo ogni volta che mi sottraggo all’acquisto inutile di un oggetto mi faccio sovversiva. Semplici pratiche quotidiane come la scelta di mangiare biologico, di consumare cibi a produzione locale, di usare ciò che compro fino all’ultima goccia, di riutilizzare tutto ciò che è possibile, di ripiegare al riciclo solo come terza opzione dopo evitare e riusare.
E come sto a carbon footprint per dirla all’inglese? Con i viaggi sono ben messa, dato che le mie condizioni di salute non mi permettono spostamenti… facile! si dirà. Certo, sto facendo dell’inevitabile un utile dilettevole. Da tempo in realtà mi chiedo che senso abbia andare in ferie a migliaia di chilometri di distanza in luoghi superorganizzati, tutti uguali, su terraferma o galleggianti poco importa, dove un intrattenimento standardizzato e abbuffate smisurate dovrebbero essere l’ideale della vacanza. Mi sposto se ne vale la pena, o meglio, se vale la curiosità per esseri umani che mi vengono incontro e mi impregnano dentro, se mi avvicino davvero a quell’altro lontano che così si approssima quel tanto che basta per riconoscere l’umano comune anche in una lingua che non conosco, in una cultura che mi stupisce e magari mi lascia perplessa. Se cerco un’umanità relazionale anche il turismo non potrà più essere lo stesso.
Se cerco un’umanità relazionale nulla nella mia vita potrà più essere lo stesso.
Lo so, potrà sembrare una visione un po’ ingenua. Ci vuole ben altro che mangiare qualche carota in più e qualche bistecca in meno, per trasformare e salvare il mondo. Non sono scienziata dell’IPCC, non siedo ai tavoli dei G20. Ho poche cose per le mani, sono solo due monetine ma è tutto ciò che ho e non lo trattengo. È il politico quotidiano di cui sono responsabile. Sono accenni, abbozzi di coerenza, fosse anche solo per placare un po’ il senso di ipocrisia che non posso tacere se non “realizzo ciò che dico” come ci richiama Guzzi nella meditazione. E come si dice, anche il mare è fatto di gocce…
grazie
Cara Iside,
GRAZIE!
La tua riflessione mi dà molto conforto.
Un caro saluto.
Sabrina
Grazie, Iside, per la tua testimonianza che per me è un bellissimo dono.
La tua esperienza di vita mi dice di qualcosa di grande e di speciale, mi parla di umiltà, di coraggio, di perseveranza e mi infonde fiducia nella Vita, nella possibilità di fare qualcosa di importante nella piccola quotidianità della mia povera esistenza. Come te, anche se sono solo al terzo anno di Darsi pace, sperimento fasi alterne nel mio percorso interiore, piccole conquiste e grandi sconfitte, ma resta e cresce sempre la convinzione di essere sulla strada giusta e questa non è cosa da poco. Un abbraccio
Maria Letizia
Stando in Marocco per il matrimonio di un mio amico, mi ha interessato quando parli di riconoscere la comune umanità dietro le diversità. Un pluralismo culturale é cosa buona però non è sufficiente, una profondità di cuore e coscienza realmente integrativa dei diversi livelli culturali delle diverse culture mi sembra il cammino della evoluzione della coscienza
Cara Iside,
Eppure, mi andavo dicendo già da qualche tuo precedente post, dovrò pur trovare il modo di significarti quanto mi consuona ciò che vai scrivendo suo questo sito, e il modo in cui lo scrivi. Quanto mi ci ritrovo e quanto bene mi fanno certe tue considerazioni lasciate sfuggire un po’ così… come questa per esempio: ” Credo con tutte le mie forze che anche io, piccolo puntino nell’universo, posso essere canale di quel radicale cambiamento che vado cercando dentro di me e che così può tracimare fuori di me per il bene del mondo?”. Oppure quest’altra:”Ho poche cose per le mani, sono solo due monetine ma è tutto ciò che ho e non lo trattengo.” Ebbene, cara Iside, io non so il mondo, ma io mi sento molto fortunato, e grato, di raccogliere ciò che tracima dal piccolo puntino nell’universo che dici di essere. Ma anch’io sono mondo, o no? E allora lasciamo andare ogni dubbio e affidiamoGli le due monetine che abbiamo (siamo), che poi, come già fece con due pani e due pesci, è tutto quello che Gli serve per stupirci con effetti speciali, fino a farci dire in certi momenti “grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente!”
Grazie di esistere Iside.
Benigno
In effetti, l’umanità sempre più relazionale cui tentiamo di dare forma non potrà che cercare continuamente punti di incontro con l’altro lì dove l’altro si trova. La grande sfida è quella della negoziazione di che cosa sia l’umano che è comune, a partire da un atteggiamento di accoglienza non giudicante. Che non significa svendere se stessi, ma appunto lavorare intensamente affinché le differenze siano apprezzate sul campo, ogni volta che si rivelino arricchimento per tutti.
Dentro la silenziosa umiltà del riconoscersi piccoli, eppure nello sguardo che punta lontano, la mia identità di essere umano prenderà forma sorprendente, perché la conta dei miei capelli è già iniziata, nessuna lacrima rimarrà inasciugata. Sì, bastano cinque pani e due pesci per sprigionare l’eterno.
iside
Cara Iside,
tu dici:”la meditazione è diventata quotidiana indispensabile pratica”.
Aggiungo: io lo sto sperimentantando che la meditazione è per me “conversiva” ed “eversiva”.
Allora, creare Nuova umanità con la politica o con la conversione?
E’ un dilemma che produce contraddizione, o è ricchezza di due livelli diversi e complementari?
Per me è ricchezza , e mi vien da pensare a Marcuse che metteva in guardia contro il rischio che l’uomo fosse ridotto alla sola dimensione consumista.
Mi sembra che in Italia la cultura politica che vuole più giustizia e libertà abbia prodotto molti “uomini a una dimensione” appiattiti solo sulla politica, una politica che ha fagocitato tutto.
Infatti dopo il crollo del muro di Berlino sono nati il “piccolo è bello” e “il personale è politico”, ma già negli anni ruggenti vivevano correnti di pensiero che proponevano di cambiare il sistema attraverso strumenti come, ad esempio, le “microrealizzazioni”: ma erano sotterranee e snobbate.
Dopo il fallimento del comunismo, la ricerca di stili di vita alternativi nell’ambito economico e sociale aveva un motore potente nella disperazione, che spingeva molti ad aggrapparsi a qualche ancora di salvezza, che permettesse di continuare a coltivare forme di impegno politico.
Negli ultimi decenni però la ricerca di stili di vita meno violenti ed aggressivi, e più rispettosi dell’uomo e del Creato, ha trovato nuova linfa positiva e costruttiva, nella crescente consapevolezza che non esiste solo lo sviluppo economico ma anche quello umano nella sua dimensione spirituale.
E qui io vedo il possibile incontro e dialogo tra l’impegno personale nel “microeconomico”, che non trascura certo l’attenzione al “macroeconomico” della politica, e la politica delle grandi scelte di fondo spettanti agli Organismi nazionali e sovranazionali, che devono rispettare e sostenere la vitalità di una società che aspira all’umanesimo integrale (sorretto da quella spiritualità che il terribile “novecento” non è riuscito a soffocare ).
Mi sono così riallacciato alla riflessione di Gabriele Guzzi sull’economista Becchetti, che invece separa il micro dell’impegno personale dal macro della politica.
Su questa dialettica tra conversione e impegno politico, “Avvenire” del 7/11 dedica la terza pagina alla posizione dei cristiani davanti ai disastri provocati dal cambiamento climatico.
Se interessa ci sono interviste tra cui a padre Fortunato di Assisi, al fisico Massimo Scalia e a me.
https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/ora-lecologia-integrale-deve-conquistare-i-cristiani
Un caro saluto a tutti, GianCarlo
Letto e riletto il tuo ‘post’ , cara Iside, e mi viene di partire dalla tua ultima affermazione (“il mare è fatto di gocce”) per aggiungere:
GUTTA CAVAT LAPIDEM
(come al solito gli antichi la sapevano lunga…)!
SÌ perché tutto questo lavoro meditativo, di autoconoscimento e di studio storico/culturale non è altro che uno ‘stillicidio’ quotidiano
sulla crosta granitica del mondo
su cui ci è toccato di vivere!
E sono d’accordo con te quando scrivi che il politico quotidiano di cui ognuno di noi è responsabile possa realizzare “abbozzi di coerenza” nella direzione di uno stile di vita più integro.
Valorizziamo e pratichiamo quindi alla grande tutti quei comportamenti di consumo (e di turismo) intelligente che ci è dato mettere in atto quotidianamente nella convinzione che, sarà pure ognuno di noi solo “un piccolo puntino nell’ universo” ma può anche diventare davvero “un canale di cambiamento”!
Volentierissimo leggerò l’ articolo suggerito da Giancarlo!
Un saluto a tutti, mcarla