È un lavoro costante trovare la misura giusta nelle cose.
Non solo nelle grandi, ma anche nelle piccole.
Nel fare un piatto di pasta, di riso o di minestra. Non va bene né troppa né troppo poca.
Oppure nella misura di un vestito. Se il pantalone è troppo stretto in vita, non respira il bacino. Se è troppo largo ci cascano i pantaloni.
Si potrebbe dire che in ogni dimensione della vita trovare la misura giusta sia qualcosa di fondamentale. Nelle relazioni questo diventa evidente nell’esperienza. Non bisogna essere né troppo accondiscendenti né troppo rigidi. Non si deve sbrodolare addosso all’altro tutta la propria serie di problemi e nemmeno tenerseli tutti per sé, perché comunque è importante condividere le proprie emozioni.
La misura giusta però non credo che sia frutto di una ricerca ossessiva. La misura giusta è poetica, sgorga in un certo senso da sé. È una metrica ritmica, che promana da un equilibrio ballerino, che ama muoversi con le cose, e giocare.
Platone sostiene che l’universo stesso soggiace a regole armoniche grazie alle quali ogni cosa è formata ed è in relazione a tutte le altre. L’universo come una sinfonia di luce.
Nel Buddismo si parla dell’ottuplice sentiero, fondato nella via di mezzo: retto sforzo, retta parola, retto intendimento, retta concentrazione, retta azione, retta motivazione, retta consapevolezza, retta sussistenza.
Per lavorare attivamente sulle cause del nostro dolore o sofferenza(dukkha), ovvero sull’attaccamento, il sentiero è costituito dall’ottuplice sentiero, la cui costante è appunto una giusta misura.
Infine per Jung la salute psichica è una corretta armonia fra gli opposti, integrati in una sintesi sapiente che ne distilla l’essenza. La coniugazione è la via per una felicità piena. “La meta infatti non è la perfezione, ma la completezza.”
E la completezza è una giusta misura nelle cose. Che non significa essere parchi o sobri digrignando i denti, perché volevamo di più. Non significa reprimersi. Ma gustare una corretta relazione con il principio. Spero che questo discorso abbia trovato una giusta misura!
Caro Francesco non potevo leggere niente di più adatto e stimolante per uscire da questo mio “tempo” fatto di eccessi e di periferie, non sono mai mai nel “centro” per poter gustare con serenità una corretta relazione con il principio.
Grazie è stato prezioso leggerti. un abbraccio Susanna
Caro Francesco,
credo che non basti una vita per trovare la giusta misura.
Credere che sia possibile trovarla mi motiva a continuare a cercarla.
Nel laboratorio Darsi pace comprendo che cercare la giusta misura mi consente di vivere meglio le mie relazioni con gli altri e con me stessa, imparo a staccarmi dalle mie ossessioni e dai miei eccessi e questo non è per niente reprimermi, è imparare a stare nel presente.
La strada è chiara, a me sta decidere di percorrerla con perseveranza, pazienza, umiltà e coraggio.
Ogni giorno.
Grazie in un abbraccio, Giuliana
Grazie Francesco. Anch’io lotto spesso tra un eccesso di accondiscendenza ai miei lati vulnerabili e una rigidità che mi impongo. Attaccamenti a cui non voglio rinunciare e momenti in cui mi sento più libera e vorrei che questa stessa libertà fosse smisurata. Ma la vera libertà è nella giusta misura. Una ricerca continua che ci accomuna. Grazie per questa riflessione.
Grazie Francesco. Ho visto che fare il tentativo di trovarla quando mi rapporto con qualcuno, è già una giusta misura perché in quel momento ci sono. Buon lavoro. Ciao Andrea
Grazie Francesco,
le tu parole mi danno forza; purtroppo sto io tascorrendo un periodo di grande sofferenza piscologica dal quale mi sempra impossibile uscirne;
Responsabili della nostra sofferenza riteniamo essere sempre gli altri; non è così me ne rendo conto, devo trovare la forza per andare avanti con entusiamo come prima , a lottare ogni giorno per vincere la paura e l’angoscia in cui il mio corpo e la mia mente sono imprgionate.
Grazie
Carissimi,
grazie delle risposte.
È un lavoro continuo darsi pace,
fatto di cadute e riprese,
e di soste senza tempo lungo la via.
Incontriamo dolori antichi,
oscurità senza nome,
ma anche gioia e forza,
energie nuove che si sprigionano.
La giusta misura è l’equilibrio
che sgorga piano piano,
una sorta di centro di gravità
nuovo, vivo, attorno al quale
ogni cosa ritrova un senso.
C’è un’intelligenza all’opera,
e affidarsi è guarire.
Francesco
Grazie Francesco , le tue parole hanno proprio toccato il mio dolore.
Cerco continuamente la giusta misura, ma a volte la paura nel lasciarmi andare mi blocca.
Dentro di me so’ che e’ possibile uscire da questa prigione e solo questo percorso potrà’ aiutarmi nella ricerca di un equilibrio
Affidiamoci
Luisa
Grazie Francesco per questa bella riflessione. È vero, la completezza conta più della perfezione! Anche perché la perfezione non ci appartiene… Mi viene in mente il numero 7 biblico e il suo significato di completezza appunto, proprio perché composto dal 3 ( la perfezione, Dio, l’assoluto ) e dal 4 che rappresenta questo mondo ma anche l’uomo con il suo corpo. Forse il nostro problema sta proprio nel confondere la legittima aspirazione alla perfezione con la pretesa della perfezione. É l’antico e originario peccato dell’uomo, nella sua accezione di ” mancare il bersaglio “. Il compito che ci unisce in questo lavoro è quello di cercare di avvicinare la terra al cielo e di portare un po’ di cielo sulla terra. Buon lavoro, amici e fratelli!