HUMUS – Fiorire dal niente

Commenti

  1. Maria Letizia Santi dice

    Grazie, Maila, per averci donato questa bellissima poesia di Paul Celan! Per me personalmente è un duplice dono perchè paradossalmente amo la poesia, o meglio bramo di amarla, ma spesso non riesco a comprenderne il significato e ciò mi addolora. Mi addolora perchè sento che nei versi poetici a volte si nasconde qualcosa di profondamente espressivo della vita umana che potrebbe aiutarmi ad intravederne il senso, a viverla più coscientemente, a trasformarla,
    Ti sono profondamente grata e spero che questo post sia solo l’inizio di una esperienza per me nuova, affascinante, sorprendente. Un abbraccio
    Maria Letizia

  2. Grazie cara Maila,

    è molto bello questo tuo scritto, e mi convince sempre di più di quel che mi pare di aver capito della poesia, e cioè che è sempre ed invariabilmente una parola di guarigione. Così “imparare a guarire” veramente si appoggia in maniera decisiva sulla parola poetica, che riesce a parlare in un territorio che è ben oltre la logica razionale (la cui radicalizzazione è all’origine di tanto disagio psicologico), in un territorio soleggiato, risanante, dove le mille possibilità giocano e danzano libere anche dal principio di non contraddizione, felicemente poliedriche, polifoniche.

    Già Marco diceva qualche giorno fa che il discorrere quando si fa decisivo deve appoggiarsi o alla parola poetica o alla parola rivelata, deve comunque esondare dall’ambito dell’argomentare comune, che spesso ritorna su circoli viziosi e tortuosi e non ci libera, ci fa ammalare. Già la parola usata bene guarisce: cos’è mai, infatti, la psicanalisi se non una tecnica di guarigione attraverso la parola? Oltre questo, la parola poetica ha un potere di guarigione fortissimo. Laddove la parola usuale spesso è polarizzata e divisiva, lei è morbida e lenitiva.

    Abbiamo bisogno della poesia non tanto per vaghezza culturale, ma per star bene, per guarire. Quella “parola incantata” di cui siamo misteriosamente nostalgici, così accanitamente mancanti.

    “Nessuno ci impasta ancora di terra e argilla
    Nessuno guarisce la nostra polvere con una parola incantata.
    Nessuno.”

    A me rimanda, in qualche modo, al bellissimo testo di Echoes, dei Pink Floyd, specialmente laddove recita che “nessuno ci ha chiamato alla terra…”

    And no one called us to the land
    And no one knows the where’s or why’s
    Something stirs and something tries
    Starts to climb toward the light…

    Coniugare cielo e terra è il compito assolutamente soverchiante ed insieme totalmente necessario, per ricomporre, ricomporci, riproporci nuovi, come rinascenti, come appena nati. La poesia è un viatico fondamentale, per questo.

    Grazie.

  3. Grazie, cara Maila, sì Celan è davvero abissale, quando lo iniziai a leggere, alla fine degli anni ’70, mi colpì subito questo suo essere estremo, sempre nella Strettoia, tra cenere e Regno.
    Qui puoi ascoltare la sua voce, mentre interpreta Psalm:
    https://www.youtube.com/watch?v=KhbPbbJXu5Y
    Un abbraccio. Marco

  4. Ti ringrazio Maria Letizia per aver letto e apprezzato il mio scritto. Se ti piace questo modo di sentire e vivere la poesia vieni a trovarci sul nostro sito humuspoetico. C’è un bel gruppetto di ragazzi che sta svolgendo proprio questo lavoro. Vivere e diffondere la poesia non come genere letterario ma come essenza profonda dell’essere umano. Spero ci troverai delle chiavi interpretative interessanti.

    Grazie Marco C. Anche per me la parola poetica quando scaturisce da certe profondità abissali è sempre una parola che guarisce. Forse perché ci riconnette con una dimensione profonda, spesso trascurata,messa all’angolo e quindi sofferente. Lasciar parlare questa parte significa integrarla e l’integrazione delle parti è già via di guarigione.

    Grazie Marco G. Si conosco quell’interpretazione di Celan. Prima di questo scritto l’ho ascoltata molte volte. Mi colpì moltissimo la sua voce. È una voce che taglia, non so come spiegare, è proprio come lama affilata.

  5. Letizia Giurdanella dice

    Cara Maila
    mi piace questa interpretazione di “Niente” e di “Nessuno”. Proverò a farla mia! Molto bello questo testo pieno di suggestioni profonde! Grazie.
    Letizia

  6. Grazie Letizia,

    la poesia è viva quando sa evocarci appunto nuove suggestioni, accompagnandoci nelle nostre trasformazioni quotidiane.

    Un saluto

    Maila

  7. Giuseppina Nieddu dice

    Grazie, cara Maila per questo bellissimo Salmo di P. Celan riportato e ascoltato in lingua tedesca che non conosco. Grazie per la tua profonda lettura poetica.
    Le suggestioni che mi sono pervenute dall’interpretazione di Ni-ente e Ness-uno ( il mio cognome è Nieddu che in sardo vuol dire nero e nella mia giovinezza sono stata a lungo vestita di nero per motivi di lutto) confermano preziose suggestioni che da un pezzo accompagnano le mie piccole poetiche trasformazioni quotidiane e ne aprono di nuove, tutte profondamente consolatorie perché …una rosa è una rosa è una rosa.
    Ora so meglio perché su F.B mi chiamo rosa niedda( rosa nera), non solo perchè amo tantissimo questo fiore che coltivo e continuo a cantare oltre o oltre la spina ma anche perché forse, ora grazie a Celan e a te sarà uno dei miei Salmi preferiti… Si: “resteremo qui fiorendo: di niente, di nessuno rosa.”

  8. Grazie Giuseppina,

    sono molto felice che questa poesia ti abbia evocato suggestioni così intime, così legate alla storia della tua vita e del nome che porti! Trovo queste consonanze bellissime, un segno della vita che ci svela misteri che parlano di noi usando i canali più diversi.
    Grazie per il tuo commento.
    Un caro saluto
    Maila

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