Confessioni di un giovane europeo

Commenti

  1. Grazie caro Luca,

    credo che questo post sia veramente un ottimo punto di partenza per lavorare su una comprensione della nostra idea di Europa, in piena sintonia di tempo con la scadenza elettorale che anche tu, giustamente, ci ricordi.

    Condivido l’avversione – quasi il disgusto – per certe storture evidenti della potenza statunitense, anche se mi paiono più profondamente storture insite in ogni sistema politico storicamente incarnato, a patto che si dispieghi abbastanza da poterle coltivare e purtroppo esibire al mondo: nefandezze e atrocità si trovano purtroppo in ogni grande struttura di dominio: se il liberismo statunitense ha prodotto mostri, il comunismo sovietico e cinese non è stato assolutamente da meno, come sappiamo. Dunque più profondamente – come tu stesso più avanti segnali con grande profondità – è un problema dell’uomo, o meglio dell’assetto dell’uomo che opera nel sociale e nel politico, con mente disallineata, o proprio alienata. In questo l’insegnamento di Marco Guzzi è veramente fecondo e ci fornisce una chiave di lettura preziosa di quanto di terribile vediamo nella storia, una chiave che (come il tuo stesso articolo) è ancor più preziosa perché rilegge in chiave evolutiva e dunque ultimamente costruttiva, ciò che anche di più terribile accade.

    L’affezione e l’amore all’Europa che declini in modo intelligente è uno stimolo, per noi, per non perdere questa occasione. Hai ragione, abbiamo due estremi da cui guardarci, un globalismo mercantile asfissiante che disprezza l’uomo in favore dell’economia, e un nazionalismo “di ritorno” (mosso anche da motivi comprensibili) che però nuovamente produce storture volendo “stuprare” la storia forzando il ritorno artificiale di un ciclo (quello del nazionalismo) come tu dici, oramai concluso.

    Così leggendoti, comprendo ancora meglio che la soluzione, o meglio il cammino, il lavoro, non è nel “rifiutare” l’idea di Europa fomentando vigliaccamente un odio e una diffidenza aprioristica (come purtroppo accade e rischia di portarci alla disaffezione, a me che come te si sente “cittadino d’Europa”, http://blog.marcocastellani.me/2018/11/cittadino-deuropa-apologia-del-bacio.html). Quello a cui possiamo ambire, e che tu fai vedere bene, è una Europa che sta forse nascendo proprio ora, che deve nascere e ri-nascere.

    Io voglio credere a questa Europa. Non credo né alla triste reiterata retorica dei “burocrati di Bruxelles” né al fatto che l’Europa così come appare ora sia il meglio che possiamo avere e che dunque ci si debba piegare alla logica di mercato.

    Credo in una Europa nuova e antichissima, e cercherò di dare il mio appoggio a chi ci crede, parimenti.

    Grazie caro Luca, un abbraccio.

  2. Caro Luca,
    molto interessante ciò che scrivi e bello ciò che dici nella conclusione: “La storia della Salvezza non mi pare altro che questo continuo salvarsi salvando e salvare salvandosi nel nome e nella luce dello Spirito”.
    Va calato nel quotidiano penso. Ogni qual volta siamo chiamati ad una decisione anche minima, o prendiamo parte in una diatriba, o quando le passioni nostre e altrui ci agitano, dovremmo riflettere alla luce del “salvarsi salvando e salvare salvandosi…” e in caso, anche solo per un dubbio, fermarci.
    Mi pare attinente a ciò che dici il bellissimo documento di Papa Francesco sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, se non lo hai già letto lo trovi qui

    http://w2.vatican.va/content/francesco/it/travels/2019/outside/documents/papa-francesco_20190204_documento-fratellanza-umana.html

    Ciao
    Maria

  3. valdo immovilli dice

    Quanto tempo passerà ancora
    perché la consapevolezza
    prenda il posto della distrazione.
    Perché solo quando noi smetteremo
    di distrarci “loro” smetteranno
    di morire.

  4. Caro Luca, il tuo post mi ha molto consolato. Hai colto qualcosa di essenziale, hai descritto la metamorfosi ineluttabile dell’Io europeo a partire da una riformulazione psichica, che dissolva la maschera neoliberista (la destra e la sinistra ormai omologate), e integri le più antiche ombre. E ciò riscoprendo, ad un nuovo livello, molto più iniziatico, il mistero della nuova umanità, inseminata dal Cristo nella storia, come seme di liberazione.
    Da qui potremmo avviare un processo trasformativo inedito, e inaudito, una vera rivoluzione antropologica.
    Ormai indilazionabile.
    Ciao. Marco Guzzi

  5. Claudia Vignati dice

    “Qui salvandos salva gratis”….come attualizzi chiaramente questa frase del ” Dies irae”!
    Grazie Luca

  6. Luca Cimichella dice

    Grazie a tutti voi per i preziosi riscontri e spunti.
    Quello che mi sembra in effetti è che la relazione strettissima tra “identità” e “soggettività” dell’uomo, in senso lato, debba essere ripensata su questo unico livello ineluttabile di trans-formazione. Così come c’è un modo di essere Io in Cristo, cioè nella pura relazione, nemmeno le nostre identità culturali possono scomparire nell’indistinto, come ci vuole far credere l’ombra nichilistica, oggi pervasiva. Lo Spirito si radica a terra, e quindi anche su un preciso suolo, un paese, in una storia di lingue e di tradizioni. Nel mondo in cui viviamo, ritrovare la coscienza europea come tale (basata sin dall’origine sull’unità dei molteplici) non significa rigettare il passato, ma adempierlo nella sua giusta direzione.

    Un caro saluto a tutti e grazie,
    Luca.

  7. Giuseppina Nieddu dice

    Grazie, caro Luca, per la tua appassionata, limpida “confessione” e per tutti gli interventi che ha suscitato.
    Anche a me il tuo post ha molto consolato. Ho 72 anni e condivido fortemente il tuo amore per la nostra giovane antichissima Europa. Credo che il lavoro-vocazione essenziale a cui tutti siamo chiamati per essere testimoni contempl-attivi sia, come dici tu, ” l’alfabetizzazione dello Spirito” come facciamo in D.P. per dare mani piedi e ali allo Storico Documento sulla Fratellanza per la Pace Mondiale.
    Dopo diversi anni, quest’ultimo fine settimana sono stata a Parigi ( per me luogo dell’anima.) Sono laureata in Francese e mi trovavo li’ nell’inverno ’68. Rientrai a fine aprile, per Pasqua, con la certezza che a Maggio, sarebbe scoppiato qualcosa.
    Ora ho respirato un caldogelido vento insurrezionale veramente ineludibile.. siamo chiamati a cantarlo anche noi con sguardo e cuore poetico insurrezionale…
    Mi permetto di inserire qui i versi nati proprio al mio rientro, con la fiduciacertezza Speranza che il combattimento in atto ci vedrà agire in alleanza con lo Spirito per fare di tutta la nostra vita un’opera d’arte. KYRIE AMEN ALLELUJA

    PARIS CANTO A PIU’ VOCI

    E’soffio di vento insurrezionale
    Sotto il cielo di Paris si reclama.
    E’soffio di vento insurrezionale
    E’canto a più voci di fine settimana
    millenario psicodramma universale.

    A Place République La Marianna
    alto leva bronzeo ramo d’olivo.
    Ai suoi piedi accovacciate
    Liberté Egalité Fraternité
    attendono impotenti senza armi
    vigilano silenti su barricate
    su gilets jaunes e gendarmi.

    Sotto cielo blu ghiacciato
    il cuore della Senna illuminato
    le iles de la Cité e Saint Louis
    come arca di Noé senza remi
    come catamarano arcano
    ospitano la vita raccontano la Storia
    battono il metronomo della Memoria.

    Dentro Notre Dame il canto ci conduce.
    Ai piedi dell’altare vibrano di luce
    d’azzurro vestiti ventiquattro fiori
    voci bianche di gregoriani cori
    come i rosoni risplendono
    ai cannoni.dell’organo si accordano.

    A Saint Séverin in deambulatorio
    di doppi archi gotici si aprono
    palmeti di alte splendide vetrate
    sotto l’albero di Jesse canta l’organo
    offre preghiere Assemblea e soprano

    In Saint-Julien-Le-Pauvre giusto di fronte
    già rifugio di malati e pellegrini
    romaniche cupe colonne e icone
    tra Oriente e Occidente ponte
    sI prega senza organo a cappella
    Il rito bizantino canta l’Archimandrita
    in arabo francese e greco con eco
    accende nutre ecumenica Vita

    Brillano gli occhi alla clochard anziana
    seduta a terra nel mezzo del Pont Neuf
    carota e erba dà al suo vivo coniglietto
    anche lui senza tetto, vestito di lana .
    Cantano insieme distesi sulla sottana
    sfida il freddo la loro vita grama

    Scorre la Senna scorre la coda ai musei
    splende il freddo sole dentro e fuori
    Il Centre Pompidou s’infiamma di colori
    dona il Beaubourg incontri e sapori.
    Splende Michele, artista Sardo Siculo
    Franco e Universale per vocazione

    è stretta di mano poetica visione.

    Pisa 8-2-2019

  8. giancarlo salvoldi dice

    Caro Luca,
    e come avresti potuto non odiare l’America tu, pur nato dieci anni dopo la caduta del Muro, quando molti di noi sessantottini l’hanno caricata di ogni colpa ed infamia?
    C’è stato un tirassegno universale da parte prima del comunismo, poi del fascismo e del nazismo.
    Cadute le dittature è iniziato un gioco autolesionista dell’Occidente contro sè stesso, che ha denunciato tutti i crimini e le ombre, ma ha volutamente dimenticato le luci e gli splendori ed ha perciò cominciato a rotolare in uno scetticismo generico e poi nel nihilismo.
    E il gioco dei narcisisti ed arroganti mette a rischio le basi della libertà e della democrazia.

    E’ essenziale quello che scrivi, ed era indispensabile la puntualizzazione nel tuo secondo scritto.
    ” Nemmeno le nostre identità culturali possono scomparire nell’indistinto”:infatti sarebbe nihilismo.
    Ed è vero, come è nell’uomo così è nelle nazioni: soggettività ed identità possono amare od odiare.

    “Patria” e “Nazione” sono bestemmie solo se declinate come odianti le altre, mentre invece sono positive se sapremo farle evolvere come “IDENTITA’ APERTE”, collaborative nella “biodiversità”.

    Per fare questo c’è solo il percorso che stiamo facendo con “l’alfabetizzazione dello spirito… nella dimensione della liberazione interiore”.

    Se siamo alla fine di tante cose, accogliamo anche che siamo alla fine del “progetto socialdemocratico che ha ispirato la coscienza moderna nella concezione dell’essere umano”.
    Era concezione “fondata sull’insegnamento secolarizzato del cristianesimo”.
    Ma allora a quell’insegnamento possiamo recuperare quella “fraternità” che è stata dimenticata?
    E insieme proporre l’alfabetizzazione dello spirito?

    Sono queste le tematiche che mi appassionano e mi entusiasmano e mi danno forza.

    Sono queste le tematiche che potrebbero rendere interessanti le prossime elezioni europee.

    E credo che su questo siamo tutti d’accordo e tutti possiamo contribuire.

    Un caro saluto, GianCarlo

  9. Concordo con le osservazioni di GianCarlo soprattutto quando ci invita a declinare “Patria/Nazione” in senso evolutivo, come “identità aperte” fondate su quella liberazione interiore che altro non è se non “alfabetizzazione dello Spirito” in atto…
    Unica via rivoluzionaria, non violenta e realmente democratica (come ci ricorda spesso Marco G.) perché ci chiama tutti indistintamente a fare nel quotidiano la nostra parte!
    Buona domenica a tutti,
    mcarla

  10. ” Nemmeno le nostre identità culturali possono scomparire nell’indistinto”
    Caro Luca, anch’io come Gian Carlo e Maria Carla, considero molto importanti queste parole. Occorre riscoprire la nostra identità, ovviamente cercando di purificarla dai suoi aspetti bellici. Altrimenti il risultato finale della globalizzazione liberista sarà una umanità informe di individui isolati senza più cultura, tradizioni, lingua, famiglia che vagheranno per il mondo telecomandati dai media, inseguendo solo occasioni di consumare o produrre.
    Un caro saluto

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