“Il Cristo di Cutro sorride, se lo guardi da sinistra, ti parla, se lo scruti dal centro,
e rassegna l’anima al padre, se ti metti a destra.
Il Crocifisso comunica il suo segreto in modi diversi a seconda di come lo guardiamo”
(guardando il crocifisso di Cutro)
Signore, mi metto dinanzi alla tua Croce, e ti guardo.
Che cosa vedo?
Vedo un uomo trafitto, disfatto, trucidato.
Una brutta cosa talmente ripetuta, vista e rivista,
da lasciarmi quasi indifferente.
Che cosa ha a che vedere con me
questo scempio? Perché
dovrebbe salvarmi
quest’uomo morto, questa Croce?
Dicono che hai tolto il mio peccato dal mondo.
Ma in che senso?
Avresti pagato per me il prezzo del sangue
accumulato a causa delle mie colpe?
Ma pagato a chi? A quale tiranno sanguinario?
E’ escluso che sia Dio. Su questo non ho dubbi:
il Dio che tu mi riveli non ha bisogno del sangue dei capri,
figuriamoci se pretenderebbe quello degli uomini
per perdonare: la sua misericordia
è gratis, è grazia, appunto.
E allora?
Voglio guardarti meglio, Signore.
E guardandoti meglio, con più amore,
mi viene una nuova intuizione:
quest’uomo in Croce
ci mette sotto gli occhi per sempre
ciò che facciamo dell’uomo, di noi stessi cioè,
separandoci da Dio nel peccato.
“Che cosa vi ho fatto?”
E’ l’Uomo, sei tu, che gridi dalla Croce:
perché mi uccidete? perché vi torturate?
perché continuate a farvi a pezzi, senza alcuna pietà?
La Croce rivela in pubblico
dinanzi al mondo stupefatto
una volta per sempre
l’opera tremenda di Satana
contro l’Uomo, contro la nostra verità,
la nostra carne.
E tu stai lì, in Croce, e muori.
Non maledici nessuno, non ti ribelli, muori.
Tu, che sei Dio, ti lasci ammazzare
senza reagire, inerme.
Lo fai perché io veda il volto indifeso di Dio?
Lo fai perché tutti vedano e comprendano:
Dio non uccide nessuno,
Dio non mette in croce nessuno,
Dio non chiede sacrifici a nessuno:
non punisce, non castiga, non corregge
nessuno,
Dio si sacrifica fino alla morte di Croce
perché tu capisca, perché io capisca
che posso amarlo senza paura,
abbandonarmi a Lui, alla Vita,
con tutto il cuore colmo di speranza,
perché Lui mi ama
senza condizioni.
E’ questa la fede che mi salva.
Credo di capire, Signore:
guardandoti, guardando questa Croce
posso smettere di avere paura, posso credere
che Dio mi ama e mi crea
Adesso
libero e felice
se muoio al mio separarmi, al mio credere di essere separato da Lui,
se muoio appunto alla mia morte
e al mio peccato.
Morendo s’impara ad amare?
E allora anche il dolore può essere soave
scioglimento, fuoco d’amore?
Hai accettato di morire, Gesù,
per mano di Satana
e dei suoi esecutori
per annientarne il potere, per sfatarne la menzogna,
per rivelarci l’amore incondizionato di Dio
e proprio così hai fatto fuori
il mio Avversario,
mi hai liberato per sempre.
Guardando questa Croce, Gesù,
vedo l’effetto del peccato sull’Uomo,
su di me,
vedo l’amore di Dio
per me,
e vedo la via della mia salvezza.
Vedo che l’Uomo risorge
dal Crocifisso,
da quest’esplosione
dei mondi,
disciolto dal dominio della morte,
unificato nell’unico Spirito
che spira
adesso
mio Padre.
Vedo la mia gioia, Gesù:
morendo si impara ad amare
nella passione che consuma
tutte le mie sbarre.
“Tu vedi, perché sei risorto,
adesso, fratello,
tu sei
la mia pace”.
(Tratto da “Imparare ad amare” www.marcoguzzi.it)
Autore dell’opera cutrese è Fra’ Umile (al secolo Giovanni Francesco) Pintorno nato a Petralia Soprana (PA) morto a 39 anni, il 9 febbraio 1639, in odore di santità (l’Ordine dei Frati Minori al quale apparteneva lo annovera tra i Beati). Nella sua breve stagione terrena pare che il monaco-artista abbia scolpito almeno 33 statue tra Crocifissi ed Ecce Homo. Le sculture sono sparse in Sicilia, a La Valletta di Malta e in Calabria. Il Cristo di Cutro è uno dei più famosi ed è l’unico ad avere la perla sospesa sulla punta del naso a mo’ di lacrima caduta dall’occhio sinistro. La scultura è databile intorno al 1636. Il popolo cutrese, da cui deriva anche la famiglia di Marco Guzzi, è orgoglioso di possedere un’opera taumaturgica ed artistica nel contempo, decretata Monumento nazionale dalla legge 1084 del 1939.
Guarda anche il video sul ritorno di Marco Guzzi nella “Terra dei Padri”.
Dolcissimo amore emanano queste parole…sono fresche mi appartengono…così anch’io mi sento addolorata ma libera dai sensi di colpa, dalla paura, dal timore. Così è la cruenta realta’ della Croce che anticipa la Resurrezione.
“Lui mi ama / senza condizioni.”
Se ascolto il mio cuore, sento che è il suo desiderio più grande, più bello e più grande: essere amato senza condizioni.
Le cinque parole più belle del mondo. Fatemi una frase più bella di così. Se ci riuscite. Io non riesco.
“… posso amarlo senza paura,
abbandonarmi a Lui, alla Vita,
con tutto il cuore colmo di speranza,
perché Lui mi ama
senza condizioni.”
Questo è estremamente liberante, a pensarci già zampilla un inizio di gioia, già zampilla una nascosta Pasqua tra le pieghe di un Venerdì Santo. Già c’è, lo sento. Perbacco! Essere amati senza condizioni è la buona novella, la più buona novella immaginabile. L’unica buona novella che ancora possa sorprenderci, l’unica buona novella in assoluto. L’unica novità perpetuamente più moderna del nostro sentirci moderni.
Custodisco questo pensiero, provo a giocarci un attimo, a nutrirmene.
No no attento, una parte di me dice no, c’è il trucco, si pretenderà pur qualcosa.
Devo essere all’altezza, devo cambiare.
E’ dura questa parte, è incattivita e rabbiosa. Va bene, la lascio essere, non devo essere cattivo con lei, chissà cosa ha sofferto. Che poi lo so, cosa ha sofferto, cosa ho sofferto. Decenni di separazione, di angoscia, di richiesta disperata d’amore, in me. Il vuoto addosso, e un grido d’amore, perfavore amami, ti prego, perfavore salvami.
Decenni, in me. Millenni, dietro di me, ancora dentro di me.
Va bene, ci lavoriamo. Dovrò amare anche il mio bisogno d’amore.
O piuttosto, lo dovrà amare Lui, io non posso. Non riesco, non capisco.
Capisco che Lui può, è la prova gustosa dell’Onnipotenza.
Che bello che Lui possa, amare ciò che io non riesco. Dà gusto.
Così io intanto riposo, avendo affidato a Lui il compito di amarmi.
Riprendo il pensiero, lo guardo, come un dono.
Davvero, senza condizioni? Ma come può esserci qualcosa più bello,
più bello di così? Quel “senza condizioni” è un proiettile, è una alleanza mistica di parole, è un soffio,
un’idea pazza, santamente pazza, che sgretola millenni di sensi di colpa e inadeguatezza. Ogni volta, ogni giorno,
li sgretola di nuovo.
Se lui mi ama senza condizioni, quando io lo sento,
io sono il furfante, il brigante più leggero di tutti:
il più contento.
Grazie, e auguri.
Ora, davanti alla Croce, sento la resa
l’attesa nel silenzio
non assenza di parola
ma apprendimento di una lingua nuova.
Il Crocifisso apparso nella sua passione
come un uomo sfigurato
ristabilisce la creazione nell’ ordine iniziale
bellezza dell’universo.
E’ l’ordine del giorno
la mia Pace.
Grazie e auguri anche da me.
Giuliana
Ieri, venerdi santo, alle tre del pomeriggio sono andato alla Via crucis dopo aver letto e riletto questa meditazione sul crocifisso. E mentre ancora l’anno scorso l’avevo vissuta come sempre con dolore, ieri ero commosso ma sereno e in pace. Forse anche perchè la mia meditazione degli ultimi tempi è centrata su Gesù, l’Io sono salva.
Quel Cristo di Cutro presenta l’immagine spaventosa di un uomo massacrato, ma riesce a far vedere oltre al Cristo storico anche quello vivente.
“La Croce rivela l’opera tremenda di Satana contro l’Uomo, contro la mia verità”.
Se oggi molti rigettano la Croce ciò è dovuto anche al fatto che è stata sempre presentata come sacrificale anzichè come l’ultimo sacrificio che Gesù voleva essere.
E forse anche perchè noi non riusciamo a sentire appieno, e quindi a testimoniare meglio, la luce che è, la salvezza che è, l’Amore che è.
Dio si presenta nel Cristo crocifisso, inerme, “perchè io capisca che posso amarlo senza paura…. perchè Lui mi ama senza condizioni”: perciò dal crocifisso scende gioia.
Mi sento in piena sintonia anche con Marco C. e con Giuliana.
In questa visione, di perfetta letizia, buona Pasqua a tutti noi
GianCarlo