Informativa sull'utilizzo dei cookie
La Fondazione Marco Guzzi - Darsi Pace ETS, in qualità di Titolare del trattamento dei dati personali, informa che questo Sito utilizza cookie per il suo corretto funzionamento, per personalizzare i contenuti in linea con gli interessi degli utenti, per fornire le funzionalità del Sito e dei social e per svolgere attività statistiche. Per ulteriori informazioni sui Cookie funzionali, Cookie di profilazione, Cookie di terze parti, clicca su "Maggiori informazioni"
Se non si accetta l'utilizzo dei cookie, non verrà tenuta traccia del comportamento durante la visita, ma verrà utilizzato un unico cookie nel browser per ricordare che si è scelto di non registrare informazioni sulla navigazione.
Utilizzando qualsiasi collegamento o pulsante al di fuori di questo avviso o chiudendo il banner rifiuti il consenso a tutti i cookie.
ImpostazioniRifiutaMaggiori informazioni Privacy & Cookies Policy
Che bello! Ancora un video sulla meditazione, un tema sempre attuale, un passaggio obbligato per chi voglia intraprendere un cammino iniziatico. Non mi stanco mai di sperimentare la bellezza della pratica meditativa e contemplativa che Marco Guzzi mi ha insegnato e di questo dono gli sono profondamente grata. Grazie, Marco, per questa perla preziosa, per questo tesoro nascosto che io non conoscevo e che ha rivoluzionato la mia vita e mi ha fatto riscoprire in modo inaspettato il significato più vero e autentico di verità alle quali credevo senza averle realmente sperimentate e vissute in pienezza. Già dal primo anno di Darsi pace la pratica meditativa mi ha accompagnato fino al terzo anno, che adesso sto ripetendo: all’inizio, lo ammetto, non è stato facile ma posso affermare per mia esperienza diretta che, perseverando, i frutti non si sono fatti attendere. Già da subito sperimentavo un piccolo sollievo, la possibilità di poter rientrare in me stessa nel silenzio, di ascoltare i miei moti interiori: è stata una piacevole sorpresa. Certo, non sono mancati momenti di difficoltà, di aridità ma, come dice sempre Marco, la pratica aiuta la pratica e adesso posso dire che le sorprese non sono finite: io che credevo di aver ottenuto già sufficienti risultati, oggi, proprio in questi giorni, sto sperimentando effetti insperati come, ad esempio, una maggiore conoscenza delle mie profondità, una migliore capacità di meditare e di “vedere l’invisibile”, di contemplare cioè e comprendere meglio i misteri della vita di Gesù e quindi di vivere ed incarnare la sua Parola; in altri termini la mia fede è cresciuta, rinvigorita dall’ascolto dello Spirito che tutti ci guida in questo straordinario cammino spirituale. Auguro a tutti di poter sperimentare questa gioia spirituale che io sto vivendo! Grazie ancora
Maria Letizia
Grazie di cuore, cara Maria Letizia, per queste tue parole, sì, è proprio così, l’esperienza interiore è sempre nuova, e sarà sempre nuova, sempre più inebriante, affascinanate, e risanante, fino a quando tutto il nostro essere, tutte le nostre cellule saranno intrise di Eterno, e risuoneranno di pura armonia. Un abbraccio. Marco
Quanti conoscono e praticano la meditazione rispondono ad un loro bisogno e trovano una risposta soddisfacente. E’ inevitabile che esistano meditazioni diverse nelle culture diverse e nel corso di tanti millenni, e questo da un lato conferma la bontà della pratica ma dall’altro complica le scelte.
In questa riflessione Guzzi parla del silenzio che si cerca nella meditazione ed evidenzia due “fuochi problematici”, e per me è già utile dire che c’è un problema ed è utile porre la questione in termini chiari.
Il primo fuoco problematico è cosa intendiamo per silenzio.
Il secondo riguarda quale debba essere il rapporto tra silenzio e parola.
Mi sembra importante l’affermazione che il silenzio non è la meta, perchè la meta è altro, e quindi il silenzio è il mezzo per raggiungere quella meta.
Forse per alcune tradizioni il silenziamento e il silenzio sono il fine ultimo e ovviamente rispetto grandi tradizioni ma non ne so dire nulla perchè io non posso sperimentare due vie diverse contemporaneamente.
Il rapporto tra silenzio e parola è quello che mi crea maggiore problema.
Infatti apprezzo molto il silenziamento faticoso e i momenti di silenzio che riesco a guadagnare.
Ma allo stesso modo apprezzo la parola, la comunicazione che è relazione, e l’annuncio.
Alcuni amici praticanti “Darsipace”, e che stimo, credo che tentino di rinunciare alla parola, che in un certo senso sta nell’area della “rappresentazione”, a favore di un silenzio da cui traspaia il proprio “essere” che costituisce la “realizzazione”.
I miei non possono che restare interrogativi aperti che rimando con leggerezza a chi è interessato.
Con simpatia, GianCarlo
Caro Giancarlo, per un cristiano il silenzio non è mai la mèta, in quanto la realizzazione noi la cerchiamo attraverso la fede, e la fede è ascolto della Parola, di quelle parole che il Verbo ci dice nel silenzio, e che ci salvano. Il silenzio, per un cristiano, è lo stato di Maria, che ascolta la Parola, e così concepisce il Figlio, il Vero Io. C’è anche un silenzio di fede, un silenzio delle attività intellettuali, entro il quale la Parola ci trasforma nella pura fede, ma anche qui, come san Giovanni della Croce ci ha insegnato, resta la parola implicita della fede. Questa è indubbiamente una differenza sostanziale con le tradizioni precristiane, come è giusto che sia, se la Rivelazione si compie proprio attraverso la rivelazione di Cristo-Parola d Dio. Un abbraccio. Marco