L’ora del risveglio

Commenti

  1. Stefano Sandron dice

    Caro Luca, sentendoti parlare (scrivere) così bene dello stato di questo nostro momento storico, percepisco in me sempre di più che questo momento storico… è “questo momento”, da sempre e solo lo stesso “momento”. Da quando l’uomo è antropologicamente apparso sulla terra (forse da prima) il “momento” è sempre lo stesso se pur in continuo cammino ed evoluzione con noi, anzi direi che “questo momento” ci cerca e ci chiama costantemente a Sé, ancora più forte da quando Cristo è venuto sulla terra, nella carne, in questa carne, per rivelarci che tutto accade qui, in noi, in “questo momento”, se ci crediamo.
    Una voce attraversa l’universo e ci raggiunge, come una nota, da 14 miliardi di anni di distanza, per dirci che “questo è un momento meraviglioso”.
    L’intero universo non lo sa, all’Uomo Nuovo, a noi il compito di inoltrarsi in questo mistero ed intonarsi a questa nota e portare l’annuncio a tutto il creato, che sta tutto dentro di noi, ed attende la sua liberazione.
    Cristo ci viene a portare questo straordinario e tremendo annuncio.
    “Questo momento è sempre qui”. Questa voce ci raggiunge ma noi non sappiamo ancora ascoltarla, darle credito, Cristo c’è ne mostra la via, ed il metodo per ascoltare questa voce… la morte dell’ego per la Vita… la Vita piena donata per il corpo, con il corpo, nel corpo…
    Sempre Caravaggio, che tu citi con grande profondità (grazie per la tua descrizione attenta, che mi mostra dove sono io in questo dipinto), rappresenta in un altro quadro che a me è molto caro, un Cristo che con Umiltà (questa la mia interpretazione) si mostra a Tommaso (a me), con rispetto della sua (mia) fragilità umana, della sua (mia) incredulità e porta con estrema dolcezza la sua (mia) carne a toccare la Sua carne (in me), a professare una Verità di fede tra le più grandi e reali.
    In questo gesto del mostrarsi a Tommaso, io sento trasmettere alla mia carne (con tutto ciò che contiene), una dignità ab-soluta, Cristo morto e risorto, passato per il silenzio del sepolcro, portato il mondo passato e futuro a morire con Sé fino nella tomba, ci mostra la via attraverso la quale la carne divina incontra e si fa toccare dalla mia (nostra) carne, proprio in questo corpo biologico, e mi rende divino, questo l’orizzonte che mi si apre se scendo con una umile azione nel luogo della sepoltura, dove portare con me questo mondo che mi appartiene, cui il mio io appartiene, e li morto a me stesso posso sperare di incontrare Cristo, l’Uomo nuovo in me.
    Questo secondo me, il compito dell’occidente (tramontante), smetterla di inseguire il suo tramonto nell’illusione che il giorno non finisca mai, ma fermarsi, attendere la notte per vedere l’alba del nuovo giorno, che è già qui da sempre in “questo momento”, basta morire…semplice-mente (che non vuol dire facile come dice Marco), portando con noi nel nostro sepolcro la nostra storia, quella parte di mondo e di storia che ci trattiene. E per portarla con noi bisogna come mi pare tu accenni, conoscerla bene, studiarla, portare nello spegnimento anche nuove intuizioni, per potere trovare in essa quegli aneliti Cristici che cela tra le sue righe impastate di distorsioni ego-patiche, e donare al mondo nuove visioni purificate di noi e della nostra storia.
    Trascrivo qui un pensiero che, in questi luoghi di spegnimento, mi ha raggiunto e che i tuoi versi mi hanno ricordato.

    30/11/2018
    Umile-mente
    aderente
    col mio ventre
    alla terra.
    Le braccia aperte
    rompono il confine della paura.
    Qui solo
    mette radici
    e si fonda
    la Concreta
    Speranza
    di imparare a strisciare,
    poi gattonare,
    ad assumere una
    Postura eretta,
    e forse
    a camminare

    con Postura
    Regale.
    Sovrano
    tra sovrani, cui tendo la mano
    per alzarsi.

    Ma fino a quando vivrò
    nell’illusione di volare,
    di sapere correre
    continuerò ad inciampare
    sui miei pensieri
    frantumati e frantumanti,
    ed impatterò
    sulla rigidità
    delle mie
    asprezze e
    delle mie
    false sicurezze
    Che sono maschere di
    Paura

    Un ringraziamento di cuore a te Luca per il tuo impegno, per la tua ricerca di senso, per il tuo desiderio di dare un senso a questo mondo.

    Grazie,
    Stefano

  2. Grazie per avermi ricordato il Caravaggio, opera che desidero tanto ammirare e meditare la cui visita e’ da tempo nei miei programmi. Il tuo post chiarisce e illumina, complimenti e continua così. Un abbraccio Fabio

  3. Caro Luca, scrivi:
    “le crepe disfatte del mondo vecchio (quale per molti versi è il nostro)”

    Mi sorprende sempre questa corrispondenza tra la vita di una singola persona: nascita, infanzia, adolescenza, maturità, vecchiaia, morte; e la vita di una civiltà, del “nostro mondo” che è già vecchio, anche se sembra più vivere nel confuso attivismo dell’adolescenza. Vecchi che sono fermi all’adolescenza e che muoiono prima ancora di arrivare alla maturità.
    E’ questa la condizione del “nostro mondo”?
    Che non ha raggiunto la maturità e già marcisce?

    Ho Fede e Spero con te che quelle “crepe disfatte racchiudono già in sé le tracce ancora nascoste, non viste, di una nuova infanzia della storia.”

    Un caro saluto

  4. giancarlo salvoldi dice

    Curare noi stessi e la storia dell’Europa

    Caro Luca, fin da ragazzino ti sei fatto carico di secoli di storia dell’Europa , e del mondo.
    Io penso che è una storia da ri-leggere, e occorre che non sia più letta solo con la razionalità, come hanno fatto tanti grandi pensatori, ma anche col nostro essere e con la nostra esperienza.
    E’ necessario un lavoro di ricerca della verità molto difficile e faticoso, anche perchè ci porterebbe a fare i conti oltre che il nostro io egoico anche con le incrostazioni del nostro io ideologico-bellico.

    Sarebbe bello e liberatorio rileggere la storia dell’Europa esattamente nello stesso modo in cui noi rileggiamo noi stessi nel percorso iniziatico.

    In questo modo riusciremmo a vedere il peccato originale dell’Europa , che è come quello di ogni essere umano, poi le sue ombre, poi le sue difese, poi le sue maschere.

    Ma alla fine sapremmo farne risplendere la luce e la bellezza e il dono di libertà e vita che è per tutta l’umanità.

    Magari un giorno nascerà un gruppo di creatività “Darsistoria”, o “DarsiEuropa”, capace di individuare tutti gli snodi evolutivi della storia dell’umanità, tutti i passaggi cruciali, per poterli leggere nella loro ambiguità, nella loro bivalenza, nella dimensione evolutiva e creativa.

    Forse è impossibile avere una lettura neutra, perchè nessuno finanzierebbe una ricerca che non si schieri con gli interessi di una parte ideologica o politica o economica.
    Nessuno pagherebbe, ad esempio, una ricerca che aiutasse finalmente l’Italia a fare i conti con la modernità, con il risorgimento, con gli anni di piombo e infine con la globalizzazione.

    Ma a noi basterebbe avere queste consapevolezze e fare i primi passi, sulla linea di “un Evento nuovo che è già avvenuto”.

    Un abbraccio, GianCarlo

  5. Luca Cimichella dice

    Vi ringrazio molto per il vostro apprezzamento e partecipazione a queste parole.
    Vorrei dirti, Stefano, che i tuoi versi e le tue considerazioni colgono molto bene la frequenza che ho cercato di mostrare nel mio scritto. Per lo Spirito in effetti non valgono le leggi della fisica, e spesso io dico che mi faccio male non tanto quando cado a terra, ma quando cado in cielo. E’ lì che mi trovo spesso a volare troppo in alto, come Icaro: se precipito poi a terra è sempre perché prima ero già precipitato al di là dei miei limiti. Le opere di Caravaggio sono non a caso ancora oggi così vive e contemporanee, proprio perché ci parlano nudamente della nostra condizione tremendamente terrena, attraverso una luce che sgorga però come dall’interno della carne stessa.
    Per rispondere poi a GianCarlo, direi che il grande compito epocale di guarigione dell’Europa sta da secoli precisamente in questo: trovare terra, trovare cioè quella patria e quelle radici che non stanno nel “passato”, ma all’opposto ci precedono sempre in avanti, ci stanno di fronte, mai del tutto viste e conquistate. La modernità esordisce non a caso con il grido di Colombo che trova terra al di là dell’Oceano. L’Occidente stesso nasce dal viaggio interminabile di Ulisse, che ritorna infine a casa. Eppure Nietzsche, ai confini estremi della modernità, ci dice che il nostro è un tempo che ci condanna ad essere “i senza patria”.
    Noi, come civiltà, dobbiamo ancora capire il senso di questo essere senza-patria, e quindi la natura non terrestre della nostra Terra madre, giacché solo così potremo anche guarire tutte le nostre patrie nazionali e le identità umane in generale.
    L’Occidente oggi, in altre parole, è chiamato a ricomprendere il senso della Terra promessa come vera Patria, vera Terra che si fa corpo, carne e storia in noi adesso. Questo è Cristo. E questa è anche, volenti o nolenti, la missione originaria della nostra civiltà nel mondo (a maggior ragione lo è oggi, che fatichiamo così tanto a ricordarcene). Il Regno di Dio è qui tra noi solo se noi lo accogliamo, punto. Per poterlo accogliere tuttavia, dobbiamo essere innanzitutto coscienti di desiderarlo. Qui sta la fatica.
    Sotto questo segno, credo che nei prossimi anni sicuramente inaugureremo nuovi progetti culturali finalizzati a un’interpretazione poetico-rivoluzionaria della nostra storia (già dataci in fondo dal pensiero di Marco). E, aggiungerei, col preciso intento (assolutamente non-neutrale) di ricominciare a farla sul serio, la storia. –

    Grazie di nuovo a tutti,

    un caro saluto, Luca. –

  6. Giuseppina Nieddu dice

    Caro Luca, grazie.
    Mi commuove e mi edifica questa tua chiaroveggente e appassionata lettura del nostro tempo . Ci invita a lasciare con urgenza ineludibile la nostra lunga pausa pranzo (causa abbuffata) e a intrapendere nuova-mente la Via di salvezza che umilmente costruisca FU-TU-RO qui ed ora in un fecondo intreccio intergenerazionale, come esprimono poeticamente alcuni miei versi (Divampa fuoco di FU-TU-RO /IO e TU siamo dentro il rogo/Baciare per bruciare / con parole incandescenti / i nostri falo’ di Vanità’ dementi / avanzi di cultura dello scarto // con scatto reale rovesciare / in silenzio i potenti dai troni / abbassare umilmente i toni / con nuova visione senza droni / a mani vuote esultare // di magnifica misericordia / di memoria sovversiva / carica di potenza esplosiva / per costruire bomba atomica / di nuova Umanità inclusiva.
    Si, grazie a te e a quanti hanno iniziato a risvegliarsi e a risvegliarci, caro Luca.
    Un abbraccio
    Giuseppina

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