Continuiamo a pubblicare le testimonianze dei nostri amici che sono giunti al termine dei sette anni del percorso Darsi Pace.
Oggi abbiamo la testimonianza di Laura che ringraziamo.
È una circostanza curiosa che mi trovi a riflettere su come abbia inciso in me il lavoro di Darsi Pace al termine dei sette anni di corso, mentre dentro di me infuria la tempesta.
Una di quelle situazioni in cui è potente la voce interiore che m’invita a lasciar perdere… perché “non ce la posso fare, tutto è inutile ! “.
Il fatto è che non ho nessuna voglia di darle retta: non ho intenzione di rassegnarmi. Anche se devo essere obiettiva: nella crisi d’identità, di disistima profonda ci sono ricaduta. Ma perché non voglio cedere a pensare che “con me nulla funzioni”?
Cosa posso sperimentare oggi, dopo un lavoro su me stessa durato 7 anni, che mi possa veramente aiutare? Provo a ripercorrere questa storia nella storia della mia vita:
Sette anni fa, a 45 anni, sono approdata a Darsi Pace attraverso un ‘casuale’ volantino, mentre ero nel pieno di una profonda crisi, di quelle in cui avrei voluto annullare tutta la mia vita e chiuderla lì.
Questo pur avendo tante cose belle nella mia realtà circostante (marito, figli, benessere) e un lungo cammino di fede cristiana alle spalle. Eppure sembrava che non fossi più capace di gioire, mi sentivo triste e angosciata. Incapace di vivere serenamente una quotidianità che in apparenza era priva di problemi.
Il pensiero che più mi tormentava era “a cosa è servito tutto il mio impegno se ora non so come uscire da questa tristezza?”. E, più di tutto, era impossibile per me accettare la conclusione che la vita fosse un’esperienza negativa .. come avrei potuto guardare negli occhi i miei figli (e ogni giovane) senza credere nella bellezza della vita e che valesse la pena viverla, anche nelle avversità?
Cercavo disperatamente delle risposte e Darsi Pace per me è stata la graduale risposta a questi interrogativi. Non sul piano di nuovi concetti a cui credere ma su quello dello sperimentare un nuovo modo di vedere la Vita, cominciando a prendermi cura del mio mondo interiore.
La scoperta più grande credo sia stata capire che era possibile lavorare su me stessa, direi poter educare i miei stati d’essere distruttivi invece che soffocarli.
Scoprire che tutto dipende, dallo stato dell’ IO in cui decido di abitare.
Non c’è nessuna sentenza di condanna per me, se non quella che posso pronunciare io stessa.
Non c’è un colpevole, che sia io o l’altro, uno che ha sbagliato tutto: no! C’è invece un ascolto che posso decidere di dare a questa o quella voce che ti sussurra dentro. Perché sono sostanzialmente due le voci che ci parlano: maledizione e benedizione. Su tutto.
Ecco quanto ho imparato fondamentalmente a DP:
solo dentro di me è la risposta a tutto ed il motore di tutto. Non esiste salvezza dal caos che mi porto dentro, se non proprio lì, da dove per istinto sono sempre fuggita. In quel malessere che a volte viene considerato patologico e combattuto con farmaci.
Un fatto concreto, di enorme importanza per me, è stato quello di potermi appoggiare al metodo di Darsi Pace per interrompere una cura medica, anti-depressiva, a cui ero giunta durante la mia grande crisi. Il discorso è complesso e non voglio negare il valore delle terapie farmacologiche, quando di quelle si ha effettivamente bisogno, ma, nel mio caso, è bastato sentir parlare della difficoltà del vivere in sé per ogni uomo per sentirmi “meno malata” e meno sola!
Ho trovato proprio nella ricerca interiore la forza per portarmi fuori dalle mie trappole mentali, poter imparare a trovare un equilibrio interiore tirando fuori le potenzialità sopite che abbiamo tutti dentro, senza più bisogno di rimedi chimici.
Così, oggi sono fermamente convinta che sia fondamentale aiutare ogni uomo a curare il proprio mondo interiore con le sue stesse risorse e capacità, prima di ricorrere ad altro.
Darsi Pace è diventato così un tempo e un luogo in cui imparare a prendermi cura di me, ascoltata e accompagnata da persone concrete che mi indicavano la strada. Apprendere la pratica meditativa, cominciare un diario, conoscermi di più mediante vari esercizi psicologici … tutto ha concorso affinché non delegasi più, invano, la mia guarigione ad altri.
Non potrei riassumere in poche righe quanta gioia ed entusiasmo ho provato, quanta fiducia ritrovata in me, nella vita e negli altri, ritrovando il gusto di fare quelle stesse cose che prima mi parevano insignificanti! Auto – osservazione per entrare in una relazione più profonda con me ed il divino che è in me. Sono passati anni e avvenimenti … e sono di nuovo alle prese con una, se pur molto più piccola, crisi: cosa sta succedendo ? Non ho forse imparato che ogni progresso spirituale, ogni Fede, va costantemente riconfermata, che è impossibile possederla come un oggetto, che anzi vada sempre ri-scelta?
E’ faticoso ma è così che funziona.
L’esperienza vissuta mi può aiutare. Mi hanno insegnato, fin da piccola, che la crisi è negativa, che dovrei aver sempre tutto chiaro e filato in mente, per questo quando si presenta ho paura.
Ed invece qui a Darsi Pace ho sentito parlare della crisi come opportunità di crescita e miglioramento, lo scenario è diverso ed infonde coraggio!
L’ascolto della parte più profonda di me, con il fine di cercare il ricongiungimento con la Fonte dell’Essere da cui attingere coraggio e forza, per ricreare ogni istante il senso della mia Vita.
E’ il lavoro del vivere e chissà perché nessuno ce lo insegna per bene!
Lo riassume in modo speciale Etty Hillesum nei suoi diari:
“Dentro di me c’è una sorgente molto profonda. E in quella sorgente c’è Dio. A volte riesco a raggiungerla, più sovente è coperta di pietre e di sabbia: allora Dio è sepolto. Allora bisogna dissotterrarlo di nuovo.”
“So ciò che provo” è una frase detta da Marco Guzzi in uno dei primi incontri , che mi ha fatto capire quello che volevo : credere solo in ciò che potevo sperimentare, di pari passo. Inutile andare avanti senza alcune parti di noi stessi, gli esercizi psicologici mi hanno permesso di risentire “quelle lacrime che non abbiamo versato quando siamo stati feriti”,un non ascolto che ha indurito il cuore. Ho rivissuto vivida la sensazione di quando da piccola cercavo di frenare il pianto, che però dentro rimaneva con tutta la sua disperazione e , potente, mi scoppiava all’interno, lasciando uscire solo profondi singhiozzi.
La consapevolezza delle proprie ferite non è sterile auto commiserazione, vorrei gridarlo a tutti, ma il passo più importante verso la guarigione.
Ecco, ripercorrere questo cammino mi fa già sperimentare un cambiamento. Sento il cuore che smette di dolersi e aspetta … che Laura decida di dare ascolto alla voce che crea unione e riplasma la mia figura, il mio sguardo. Per ritrovare la scelta di Fede in Gesù Cristo volontaria e cosciente, per la mia trasformazione, che mi libera dalle antiche schiavitù.
Per questo scopo, ogni crisi ha il suo valore, potenziale generatrice di Vita Nuova
Questa è la trasformazione dell’iniziazione cristiana, che mi permette di ritrovare la dinamica del battesimo nel mio cuore. Sono grata senza misura a chi mi ha spalancato una porta sull’orizzonte della liberazione dell’Uomo dalle sue prigioni interiori e il mio desiderio è che più persone possibili possano sperimentarlo.
P.S. Al primo intensivo di fine anno (2013) che feci a S.Marinella, nella spiaggetta della Casa per Ferie, vidi una barchetta di legno color turchese, con su scritto “SALVATAGGIO”. Io risi, sollevata, pensando che Darsi Pace era venuto a fare con me proprio un bel Salvataggio!
Che bello ?,grazie della tua condivisione .
Grazie, Laura. La tua condivisione esperenziale sottolinea la bellezza del dono che viene incontro alla consapevolezza della nostra fragilità . Il tuo sorriso , prezioso, come il battello di salvataggio che ti ha portato all’altra riva, continua a regalare sorrisi anche a me, per approdare all’Amicizia sempre più definitiva con noi stessi e col Mondo intero.
Grazie
Giuseppina
Semplicemente, grazie, grazie di cuore!
Antonietta
Bellissima testimonianza grazie
Grazie cara Laura per la tua testimonianza di fine settennio nella quale ritrovo molto di me.
“Accettare la nostra crisi di identità personale, storica ed ecclesiale come una straordinaria occasione di conversione e di ricominciamento, e cioè con spirito pasquale. Sono parole di Marco a commento dell’immagine proposta da Giovanni Paolo II (Novo millennio ineunte 58)
“Un nuovo millennio si apre davanti alla Chiesa come un oceano vasto in cui avventurarci”
Le riprendo sollecitata anche dalla barchetta di legno color turchese con su scritto SALVATAGGIO.
Il lavoro di questi anni mi rende sempre più consapevole di essere una barchetta che naviga in un ampio oceano; la navigazione in mare aperto richiede di essere avventurieri dello spirito, esploratori umili e perseveranti che non facciano finta di essere sani, capaci di fissare lo sguardo sulla terraferma che resta sempre futura, in avanti, e saldi nella fiducia che la barchetta è guidata dall’ alto. Così possiamo vivere in mare aperto senza troppa paura e continuare a fidarci della rotta che di notte ci offre soltanto la stella polare.
Ti abbraccio, Giuliana
Cara Laura, grazie perché con il tuo scritto si sono rivitalizzate in me la Fede e la Fiducia, spesso coperte di ” pietre e di sabbia”. Per quanto si conosca la ciclicità dei nostri stati è sempre utile che qualcuno ti ricordi che dopo la notte arriva l’alba! Un abbraccio pieno di entusiasmo: tutto quello che tu effondi! Maria Rosaria
Ciao Laura, la tua voce molto viva e piena di slanci, testimonia una volontà di fare, di essere, che nasce da strati molto profondi, una spinta che parte dal nucleo, bello sentirti e provare quello stesso slancio. Grazia
La Bellezza che ancora vado cercando ! Eccola qui ! Grazie Laura .
Riprendo queste tue parole , come punto di ri-cominciamento del mio lavoro interiore : “La scoperta più grande credo sia stata capire che era possibile lavorare su me… .. poter educare i miei stati d’essere distruttivi invece che soffocarli” .
La tua esperienza, nella sua limpidezza, fa nascere in me l’impegno per smetterla di litigare con le mie negatività, spesso fino allo stremo, convinto di poterle addomesticare. Invece di resistere, bisogna arrendersi e spostarsi davvero in un’area più umile di richiesta di aiuto nella fede, ogni volta che servirà.
In questa fiducia, l’Amore al quale ricorriamo scioglie il nostro male , se davvero ci abbandoniamo davvero, rinunciando cioè a diffidare di noi con accuse di indegnità, e accettando il granello di fede di cui disponiamo per disporci in una speranza senza pretese, alla grazia divina.
Ciò che condividi del tuo settennato, è l’esperienza meravigliosa che già possiamo sperimentare lungo il percorso di Darsi Pace, anche ai livelli iniziali, un già di grazia che ci apre ad una speranza perseverante e ci fa partecipare alla dinamica eterna della vita che , sempre in noi può risorgere e vincere ogni nostra morte.
Buon ri-cominciamento, ora e sempre, a te , a me , a tutti.
Ivano
Grazie della tua condivisione.
Ci sentiamo tutti un po’ più uniti quando si mettono in comune le proprie esperienze in autenticità.
Bene. Molto bene!
????
Sono molto contenta di aver trovato la vostra partecipazione alla mia esperienza, vi ringrazio uno ad uno (ma senza fare tutti i nomi!) della comunione di spirito che avete creato !
Il rischio della nostra esistenza è di viverla in superficie, distrattamente, attribuendo un esagerato e inappropriato valore a ciò che ci capita invece che a ciò che scegliamo di essere.
Ben venga ogni fatto, parola, paesaggio che ci riporta dentro noi stessi, nel luogo in cui possiamo sempre scegliere di ri-crearci.
Un gran bel sorriso a tutti, nell’attesa di vederci presto a Trevi
Carissima Laura,
ti sono veramente grato per questo post (e sono grato a Darsi Pace che sta pubblicando questi resoconti, che sono sempre profondi e mai semplicemente “apologetici”), che mi capita di ritornare a leggere, scegliere qualche passaggio, ruminarlo… e mi fa molta compagnia, e conforto.
Perché mi ci sono ritrovato dentro per tantissime cose.
Girato al maschile, quel passaggio, soprattutto quel passaggio, quello mi fa tanta compagnia: dove scrivi che “pur avendo tante cose belle nella mia realtà circostante (marito, figli, benessere) e un lungo cammino di fede cristiana alle spalle. Eppure sembrava che non fossi più capace di gioire, mi sentivo triste e angosciata. Incapace di vivere serenamente una quotidianità che in apparenza era priva di problemi.”
Ecco, ovviamente (ma non troppo, in questi tempi liquidi…) sostituendo “marito” con “moglie”, ma tenendo fermo tutto il resto, incluso il lungo cammino di fede cristiana, mi sono detto… “accidenti, ma questo sono io! Qui si sta parlando di me!” E dunque ho seguito con attenzione più decisa.
E abbraccio ogni parola che hai detto, mi conforta la compagnia di persone che “sentono come me” e dunque vivo ogni tua parola, con quella dolcezza rassicurante che ti viene dal capire che no, non sei solo in quel che senti. Puoi smettere di colpevolizzarti, mi dico: perché io giudicavo molto negativamente il mio stato di disagio, mi accusavo e torturavo per quello, me ne vergognavo, visto che una parte di me lo leggeva come profonda ingratitudine verso le cose che ho, e che sono indubbiamente belle e buone.
Superare questo giudizio, anzi “lasciarlo essere” in me, senza fare troppa guerra, ed avviarmi verso questo percorso verde, fresco, di possibile guarigione… “imparare a guarire” e farlo senza fretta, assaporando i passi che si compiono… a volte ci riesco e quando ci riesco, è come se un balsamo lenisse le fatiche, le misteriose ansie, i disagi… la calma evidenza che sto lavorando su me stesso, in fondo “sta andando tutto bene” (come mi scrisse Guzzi una volta), e soprattutto, avere finalmente un quadro anche del disagio, uno schema interpretativo che non mi relega nelle pieghe della ferita personale, ma mi collega a qualcosa di grande, ad un travaglio immenso, di tutto l’universo, che tutto il cosmo sta vivendo. E’ esaltante il cambio di prospettiva!
E poi, sempre “già e non ancora”, ma questo è nella dinamica delle cose, ed è bellissimo che ogni serio percorso (spirituale, terapeutico…) non ti prometta mai guarigione rapida, ma ti inviti a percorrere un cammino.
Spero ci si possa incontrare a Trevi, un carissimo saluto!
Grazie Laura per questa condivisione.
Ti capisco quando descrivi il tuo stato. Sentire questa incapacità di gioire di quello che si ha e che è tanto, questa mancanza di senso nelle cose, pesantezza e un fondo di tristezza. E non saper quasi rispondere quando mi chiedo il perché. E poi apparentemente per caso scoprire un po’ alla volta che la causa è una lenta separazione da me e dalle cose e che la soluzione è nella cura del mio stato interiore. E scoprire che è bello che questo lavoro artigianale sia lento e progressivo e che la voglia di avere risultati subito è un altro errore. Penso che il prossimo mio passo sia quello di avvicinarmi sempre più a quella parte mia separata e impaurita, amarla curarla e fare insieme il cammino.
Buon lavoro
Andrea
Cari Marco ed Andrea, sono molto contenta che abbiate condiviso i vostri pensieri, nati dall’esperienza della vostra vita. Trovo che sia rassicurante sapere che anche nei momenti di buio, perchè si è perso il senso – il filo della nostra vita- non siamo soli e sperduti, in quanto molte persone hanno provato e provano emozioni simili .
La voglia di uscirne vivi ed attivi è più forte delle tendenze distruttive, ricominciando sempre da capo dalla riunificazione dentro noi stessi . Con questo augurio, vi saluto affettuosamente
Laura
Cara Laura,
proprio all’ ultimo incontro di Trevi mi sono meravigliata di ritrovare ancora le stesse paure di base facendo l’esercizio del sabato……ma come? Ho fatto tanti cambiamenti e comunque ora mi sento di base sempre felice….
eppure sotto-sotto……ancora le stesse paure dei miei momenti più truci e pericolosi????..
Allora ho cominciato a guardarmi intorno, a vedere se i cambiamenti altrui fossero visibili nelle persone che vedo da tre anni…ho pensato alle tipologie elencate dalle diverse scuole di psicologia….
lui che, pur avendo io aperto il mio cuore , con una parola maldetta e casuale mi colpisce proprio dove la carne è più dolente…
l’ altro che, tanto preso dal proprio ragionare, blocca il passo dimenticando che per tutti l’ intervallo è breve …..
lei che sembra stia sempre mirando al bersaglio e non guarda nessuno…..
Questo per dire, come spiegato tanto bene nel libro sulle fiabe (crocevia n.3)
che ognuno di noi ha la sua carrozzeria (facendo un parallelo con la automobili) ed è bene curare ed usare al meglio ciò che siamo, con il buon uso, le giuste revisioni ed i buoni liquidi…..lo scopo è guidare, esplorare, curare, gioire del muoversi, del trasportare, del condividere……una 500 non diventerà una Bentley……se sono una “feeler” ed ho una forte sub personalità “schizoide” questo sarà il mio marchio nei momenti di crisi, ma……saprò guidare sempre meglio e avrò addirittura imparato a chiedere aiuto!
Grazie
Salve Claudia, grazie per aver messo nel discorso comune anche la tua esperienza !
E’ proprio così : ognuno si porta dietro la carrozzeria e l’impianto meccanico con cui è nato, a volte sembra pure che questo annulli ogni eroica iniziativa di cambiamento … ma con il tempo ci rendiamo conto che imparando a nutrirci di una Parola Nuova avviene la vera trasformazione.
Mi spiego : la 500 rimane tale ma riducendo man mano le parti deteriorate e portando a nuovo splendore la forma originaria, si avrà una macchina che esprime se stessa potenziando ciò che di buono e di bello possiede !
Imparando ad essere docili all’azione dello Spirito, saremo t u t t i (compresi quelli che abbiamo accanto) più belli … Che lo Spirito Santo ci inondi di sè in questa Pentecoste !
Un abbraccio, Laura