Sentirsi figlia a 50 anni

Commenti

  1. Grazie di cuore, Luisa cara, per questa tua preziosa testimonianza, che infonde speranza di luce oltre ogni nostro sepolcro. Non solo quelli di pietra, che racchiudono i nostri resti mortali, ma quelli più temibili, che ci congelano i nostri cuori, impedendo alla vita di pulsare, calda, fluente, effusiva, amante… E gioiosa!
    Grazie davvero, Luisa. Di cuore.
    Un abbraccio,
    angela

  2. Grazie Luisa,
    leggendo la tua esperienza mi hai dato la possibilità di rivivere il mio rapporto con mio padre che è morto di infarto quando avevo quindici anni,
    è andato via una mattina, non l’ho quasi salutato e non l’ho più rivisto.
    Anch’io ero in conflitto con lui.
    Leggendo i bei momenti in cui il vostro rapporto d’amore è rinato mi ha commosso e ha fatto fiorire
    in me l’ immagine di mio padre che mi abbracciava e mi consolava,
    ho sentito il calore del suo amore che mi ha sciolto e aperto il cuore.
    Grazie Luisa!

  3. Grazie per quanto hai condiviso, testimonia che si può sempre (ri)cominciare, anche quando si ha poco tempo ed è una vita intera che si aspetta.
    Anche mio padre è deceduto per una malattia tumorale quando avevo 23 anni, negli ultimi tempi il nostro rapporto era leggermente migliorato, ma nel complesso è sempre stato superficiale e basato sulla mia timorosa accondiscendenza. Purtroppo non ho potuto vivere come te un recupero, e mi è rimasto un immenso cratere, che fatico ancora, dopo quasi 20 anni, a “riempire”.

  4. Giuliana Martina dice

    Cara Luisa, grazie di cuore per la tua condivisione.

    Abbiamo nella carne orme plurisecolari di un “maschile” autoritario e di un “femminile” sottomesso in modo sacrificale che vanno riconosciute e purificate, in ciascuno di noi e nelle nostre relazioni.

    Siamo chiamati ad un incessante lavoro di pulizia e di conoscenza della morte e della resurrezione attraverso il quale, come dice Bonhoeffer, diventiamo uomini, diventiamo cristiani.

    Un eterno ricominciare che si fa realizzazione di una promessa da assaporare in un già e non ancora.

    Il soggetto rivoluzionario è l’Io sono che riconosce di essere in relazione al Tu e nella relazione respira l’Eterno.

    Ti abbraccio, Giuliana

  5. Semplicemente GRAZIE!!
    Mi rivedo in ogni tua parola Luisa, anche io ho avuto la grazia di poter “conoscere” mio padre… e diventare una figlia per “scelta”, felice, consapevole e riconoscente.
    Un abbraccio
    Agnese

  6. ivano caminada dice

    Carissima Luisa,
    sono molto commosso e ti ringrazio per questa tua storia di liberazione, che mi conferma nella verità profonda del lavoro interiore che svolgiamo nei nostri gruppi
    Colgo il dolore del tuo racconto , di quando eri ancora inconsapevole del germogliare del seme della grazia che portavi in te. Se ha dato buoni frutti è perché hai saputo conservare nel tuo cuore il desiderio profondo e vero di una figlia che non si è arresa alla disperazione e alla rabbia . Da quel tuo risveglio interiore che ti esortava, sull’orlo dell’abisso a rivelarti ( “ ma io potevo ancora essere la figlia che desideravo essere “ ) il miracolo è avvenuto liberando te stessa e tuo padre dal vostro muro di silenzio !
    Altro vorrei lanciarmi a dire, anche di personale, ma al momento non ho parole, come spesso noi padri non sappiamo che dire alle nostre figlie, creando muri silenziosi dietro i quali ognuno nasconde il proprio segreto , ma che si rivelano poi, solo difese inutili, al reciproco amore che non sappiamo gestire, percependo forse con tremore ciò che è citato nel libro dei Cantici: forte come la morte è l’amore “ .
    Un caro abbraccio
    Ivano

  7. Claudia Vignati dice

    Cara Luisa,
    sento forte quel che scrivi, anche perché ho vissuto con mia madre il passaggio che descrivi, nel 2016, dopo due grossi lutti e l’ incontro con D.P.
    Ricordo perfettamente, quando dopo una meditazione, mi venne questo pensiero lucidissimo: “ognuno è figlio della propria storia, nelle reazioni diverse si trovano risposte diverse….
    BASTA giudizio(il femminismo per molte figlie ha favorito scissioni)
    BASTA pretese di essere capita ed interpretata ed accettata comunque.
    MI DEVO spiegare bene!
    La sera sono andata da mia madre, l’ho abbracciata e TENUTA nell’ abbraccio (io……il “rospo” di casa!?!) e le ho detto: “ora tu mi devi abbracciare e dire#povera cocca mia, quanto ti voglio bene# e ripeterlo finché stiamo abbracciate(lo so……fra la reazione BAMBOLA e la reazione GUERRIGLIERA…… io non sono bambola) .
    Be’…….mia madre, pur stupitissima, mi ha assecondato e da quel giorno me lo diceva anche al telefono (lei che era stata sempre tanto sbrigativa e brusca !).
    È stato un DONO immenso per la nostra felicità e anche per quella dei miei figli.
    L’ ultimo periodo della sua vita è stato un idillio, eravamo due persone diversissime rispetto al passato ed ora mi manca molto (si è orfani ad ogni età! ) ma la dolcezza del ricordo è una grandissima consolazione.
    Il genitore rimane dentro di noi ed essere scampata dal conservare incomprensione- disprezzo-astio mi fa sentire miracolata e di questo ringrazio Marco Guzzi e tutti quelli che grazie a D.P. hanno migliorato le proprie vibrazioni vitali.
    Un abbraccione bello
    Claudia

  8. giancarlo salvoldi dice

    Cara Luisa,
    la tua testimonianza e quelle degli amici che hanno scritto la loro esperienza, rivelano che frequentemente genitori e figli si fanno reciprocamente un male indicibile e soffrono le pene dell’inferno, mentre entrambi desiderano profondamente una relazione ed un amore vissuti.

    La vigilia di Pasqua ( e oggi mentre scrivo è la vigilia di Pentecoste) nel gruppo lombardo di Palazzolo ho ascoltato la testimonianza intensa di Luisa e ne sono stato sconvolto.

    Mentre Luisa parlava del suo lungo dolore di figlia, io leggevo in filigrana le sue parole pensando ai miei figli e al mio ruolo di padre che riteneva fosse buono, giusto ed anzi necessario contenere le espressioni affettuose, i baci e gli abbracci.

    Così ho espresso poco l’affetto che avevo e ho lasciato più spazio del dovuto al distacco.

    Tardi ho capito che non bastava che provassi affetto grande, ma che dovevo anche esprimerlo più forte e più chiaro.

    In seguito ho passato anni della mia vita temendo che quella mancanza fosse un danno irrimediabile.

    Ed invece ecco la buona notizia: ho scoperto che se si cambia si può ristabilire una relazione buona, si può recuperare l’essenza del rapporto.
    Senza scavalcare le mie mancanze, ma rivivendole e prendendo consapevolezza ed attraversandole: posso testimoniare che con il percorso iniziatico in Darsipace la ricostruzione è possibile.

    Il risanamento può essere del genitore che fa il percorso e recupera il rapporto coi figli, come può essere quello del figlio che fa il percorso e recupera il rapporto coi genitori: funziona nei due sensi, e la guarigione si irraggia e si dilata.

    “Veni, creator Spiritus ……”.

    Un affettuoso abbraccio, GianCarlo

  9. Grazie Luisa.
    Penso di comprendere quello che racconti.
    Ho fatto anch’ io un percorso di riavvicinamento con mia madre negli ultimi anni e specialmente negli ultimi mesi della sua vita. Lo sto facendo anche adesso, dopo che DP mi ha fatto capire che si può. L’ ho fatto e lo sto facendo anche con mio padre. Questo lavoro mi sta togliendo tanta sofferenza e mi fa conoscere meglio me stesso.
    Buon lavoro
    Ciao Andrea

  10. Luisa Pedroni dice

    GRAZIE di cuore a tutti per le vostre riflessioni, il lavoro di questi anni in DP mi sta aiutando a conoscere me stessa. Ho scoperto che l’amore veglia anche sulla morte trasformandola in vita e la fede mi aiuta nella resurrezione. Un forte abbraccio Luisa

  11. Rosaria Savoldi dice

    Cara Luisa,
    Cara Luisa,
    la lettura del post ha riportato la mia mente all’atmosfera carica di emozione e intensa partecipazione che si era creata nell’accogliente casa di Giuliana al momento della tua condivisione,
    L’ascolto è stato per me grande dono e fonte di riflessione e insegnamento.
    Ho avuto un rapporto difficile con mio padre, nell’ultima settimana in cui è sopravvissuto all’infarto sono riuscita ad abbracciarlo, baciarlo e dirgli “ti voglio bene” e lui non si è sottratto come era solito fare.
    Grazie a te e a Darsi Pace che sempre di più aprono la mia mente e il mio cuore.
    Un abbraccio.
    Rosaria

Inserisci un commento

*