Mio padre in casa c’è sempre stato, una presenza fisica costante dalla quale io non percepivo l’amore come lo desideravo.
Quando mia madre venne a mancare, allora avevo vent’anni, speravo in un cambiamento, in una vicinanza affettuosa che colmasse il vuoto da lei lasciato. Invece senza accorgermene mi ritrovai a svolgere per lui le funzioni che mamma aveva svolto e ad accudire la sorella minore. Papà continuava ad esserci praticamente, a me e a mia sorella non lasciava mancare nulla, ma io stavo peggio, non mi sentivo vista se non in funzione dei compiti che svolgevo e non per la figlia che desiderava un suo sorriso, un abbraccio affettuoso, uno sguardo accogliente e amorevole. Dentro di me incolpavo ingiustamente la mamma, ora lo capisco, per l’eredità che mi aveva lasciato. Per trenta anni sono stata la brava bambina soffrendo il distacco affettivo e la chiusura emotiva di mio padre e perdendo la speranza di essere vista come figlia. Il mio cuore era a pezzi.
Sei mesi fa a mio padre è stato diagnosticato un tumore fulminante, secondo i medici gli restavano dai venti ai trenta giorni di vita.
Piansi disperatamente per due giorni e due notti, all’alba del terzo giorno un pensiero trovò spazio in me, così netto e forte da provocare in me un cambiamento: “Non c’è tempo da perdere!”
Un pensiero che in un battibaleno ha avuto la potenza di spazzare via il pianto e di riempire il mio cuore di speranza.
Non tutto era perduto, i giorni erano contati, ma io potevo ancora essere la figlia che desideravo essere.
Mi è difficile dire cosa sia accaduto, ho sentito in me come uno scioglimento, il passato non c’era più, c’era ancora mio padre e c’ero ancora io ed io potevo decidere come attraversare il tempo che ci restava da vivere insieme.
I suoi ultimi giorni di vita terrena sono stati i più importanti della mia vita, un regalo inaspettato per me, il passaggio di entrambi ad una nuova vita, le nostre tombe si aprivano ed io riuscivo a sentirmi figlia, a sentire la gioia di avere accanto a me un padre affettuoso.
In ogni suo gesto, nel corso della malattia e durante la degenza in ospedale, sentivo le sue attenzioni, il suo desiderio di avermi vicina, i suoi abbracci e i baci mi parlavano e dicevano l’amore che aveva per me, non per quello che facevo, ma per la figlia che si lasciava amare da lui.
Momenti di grazia che mi hanno permesso di attraversare la malattia e la morte di mio padre come opportunità per ricominciare a vivere, per scoprire ed accogliere l’amore di mio padre e rinascere figlia amata e desiderata.
Ora sono me stessa, figlia libera, sono viva, mi sento nella luce.
Il lavoro di questi anni in Darsi pace mi ha aiutato a guardare in profondità dentro di me, a lasciare andare a pezzi il muro di pretese, di rancore, di senso di colpa, di inadeguatezza, a guardare la realtà con uno sguardo più accogliente verso me stessa e verso gli altri.
Durante le condivisioni nel gruppo territoriale mi sono sentita vista, ascoltata e piano piano ho capito che potevo lasciare andare i pensieri che mi intristivano e addoloravano e potevo aprirmi alla novità di me, potevo ricominciare a vivere e a gioire.
Ho condiviso nel gruppo questa esperienza di rinascita il sabato santo, giorno del silenzio, il giorno di Maria.
Nel percorso iniziatico cristiano il silenzio di Maria apre all’ascolto dell’inconcepibile.
Gli ultimi giorni di vita di mio padre mi hanno portato nel silenzio della vita che non finisce, la vita che si rigenera nella gioia e nella pace.
Grazie di cuore, Luisa cara, per questa tua preziosa testimonianza, che infonde speranza di luce oltre ogni nostro sepolcro. Non solo quelli di pietra, che racchiudono i nostri resti mortali, ma quelli più temibili, che ci congelano i nostri cuori, impedendo alla vita di pulsare, calda, fluente, effusiva, amante… E gioiosa!
Grazie davvero, Luisa. Di cuore.
Un abbraccio,
angela
Grazie Luisa,
leggendo la tua esperienza mi hai dato la possibilità di rivivere il mio rapporto con mio padre che è morto di infarto quando avevo quindici anni,
è andato via una mattina, non l’ho quasi salutato e non l’ho più rivisto.
Anch’io ero in conflitto con lui.
Leggendo i bei momenti in cui il vostro rapporto d’amore è rinato mi ha commosso e ha fatto fiorire
in me l’ immagine di mio padre che mi abbracciava e mi consolava,
ho sentito il calore del suo amore che mi ha sciolto e aperto il cuore.
Grazie Luisa!
Grazie per quanto hai condiviso, testimonia che si può sempre (ri)cominciare, anche quando si ha poco tempo ed è una vita intera che si aspetta.
Anche mio padre è deceduto per una malattia tumorale quando avevo 23 anni, negli ultimi tempi il nostro rapporto era leggermente migliorato, ma nel complesso è sempre stato superficiale e basato sulla mia timorosa accondiscendenza. Purtroppo non ho potuto vivere come te un recupero, e mi è rimasto un immenso cratere, che fatico ancora, dopo quasi 20 anni, a “riempire”.
Cara Luisa, grazie di cuore per la tua condivisione.
Abbiamo nella carne orme plurisecolari di un “maschile” autoritario e di un “femminile” sottomesso in modo sacrificale che vanno riconosciute e purificate, in ciascuno di noi e nelle nostre relazioni.
Siamo chiamati ad un incessante lavoro di pulizia e di conoscenza della morte e della resurrezione attraverso il quale, come dice Bonhoeffer, diventiamo uomini, diventiamo cristiani.
Un eterno ricominciare che si fa realizzazione di una promessa da assaporare in un già e non ancora.
Il soggetto rivoluzionario è l’Io sono che riconosce di essere in relazione al Tu e nella relazione respira l’Eterno.
Ti abbraccio, Giuliana
Semplicemente GRAZIE!!
Mi rivedo in ogni tua parola Luisa, anche io ho avuto la grazia di poter “conoscere” mio padre… e diventare una figlia per “scelta”, felice, consapevole e riconoscente.
Un abbraccio
Agnese
Carissima Luisa,
sono molto commosso e ti ringrazio per questa tua storia di liberazione, che mi conferma nella verità profonda del lavoro interiore che svolgiamo nei nostri gruppi
Colgo il dolore del tuo racconto , di quando eri ancora inconsapevole del germogliare del seme della grazia che portavi in te. Se ha dato buoni frutti è perché hai saputo conservare nel tuo cuore il desiderio profondo e vero di una figlia che non si è arresa alla disperazione e alla rabbia . Da quel tuo risveglio interiore che ti esortava, sull’orlo dell’abisso a rivelarti ( “ ma io potevo ancora essere la figlia che desideravo essere “ ) il miracolo è avvenuto liberando te stessa e tuo padre dal vostro muro di silenzio !
Altro vorrei lanciarmi a dire, anche di personale, ma al momento non ho parole, come spesso noi padri non sappiamo che dire alle nostre figlie, creando muri silenziosi dietro i quali ognuno nasconde il proprio segreto , ma che si rivelano poi, solo difese inutili, al reciproco amore che non sappiamo gestire, percependo forse con tremore ciò che è citato nel libro dei Cantici: forte come la morte è l’amore “ .
Un caro abbraccio
Ivano
Cara Luisa,
sento forte quel che scrivi, anche perché ho vissuto con mia madre il passaggio che descrivi, nel 2016, dopo due grossi lutti e l’ incontro con D.P.
Ricordo perfettamente, quando dopo una meditazione, mi venne questo pensiero lucidissimo: “ognuno è figlio della propria storia, nelle reazioni diverse si trovano risposte diverse….
BASTA giudizio(il femminismo per molte figlie ha favorito scissioni)
BASTA pretese di essere capita ed interpretata ed accettata comunque.
MI DEVO spiegare bene!
La sera sono andata da mia madre, l’ho abbracciata e TENUTA nell’ abbraccio (io……il “rospo” di casa!?!) e le ho detto: “ora tu mi devi abbracciare e dire#povera cocca mia, quanto ti voglio bene# e ripeterlo finché stiamo abbracciate(lo so……fra la reazione BAMBOLA e la reazione GUERRIGLIERA…… io non sono bambola) .
Be’…….mia madre, pur stupitissima, mi ha assecondato e da quel giorno me lo diceva anche al telefono (lei che era stata sempre tanto sbrigativa e brusca !).
È stato un DONO immenso per la nostra felicità e anche per quella dei miei figli.
L’ ultimo periodo della sua vita è stato un idillio, eravamo due persone diversissime rispetto al passato ed ora mi manca molto (si è orfani ad ogni età! ) ma la dolcezza del ricordo è una grandissima consolazione.
Il genitore rimane dentro di noi ed essere scampata dal conservare incomprensione- disprezzo-astio mi fa sentire miracolata e di questo ringrazio Marco Guzzi e tutti quelli che grazie a D.P. hanno migliorato le proprie vibrazioni vitali.
Un abbraccione bello
Claudia
Cara Luisa,
la tua testimonianza e quelle degli amici che hanno scritto la loro esperienza, rivelano che frequentemente genitori e figli si fanno reciprocamente un male indicibile e soffrono le pene dell’inferno, mentre entrambi desiderano profondamente una relazione ed un amore vissuti.
La vigilia di Pasqua ( e oggi mentre scrivo è la vigilia di Pentecoste) nel gruppo lombardo di Palazzolo ho ascoltato la testimonianza intensa di Luisa e ne sono stato sconvolto.
Mentre Luisa parlava del suo lungo dolore di figlia, io leggevo in filigrana le sue parole pensando ai miei figli e al mio ruolo di padre che riteneva fosse buono, giusto ed anzi necessario contenere le espressioni affettuose, i baci e gli abbracci.
Così ho espresso poco l’affetto che avevo e ho lasciato più spazio del dovuto al distacco.
Tardi ho capito che non bastava che provassi affetto grande, ma che dovevo anche esprimerlo più forte e più chiaro.
In seguito ho passato anni della mia vita temendo che quella mancanza fosse un danno irrimediabile.
Ed invece ecco la buona notizia: ho scoperto che se si cambia si può ristabilire una relazione buona, si può recuperare l’essenza del rapporto.
Senza scavalcare le mie mancanze, ma rivivendole e prendendo consapevolezza ed attraversandole: posso testimoniare che con il percorso iniziatico in Darsipace la ricostruzione è possibile.
Il risanamento può essere del genitore che fa il percorso e recupera il rapporto coi figli, come può essere quello del figlio che fa il percorso e recupera il rapporto coi genitori: funziona nei due sensi, e la guarigione si irraggia e si dilata.
“Veni, creator Spiritus ……”.
Un affettuoso abbraccio, GianCarlo
Grazie Luisa.
Penso di comprendere quello che racconti.
Ho fatto anch’ io un percorso di riavvicinamento con mia madre negli ultimi anni e specialmente negli ultimi mesi della sua vita. Lo sto facendo anche adesso, dopo che DP mi ha fatto capire che si può. L’ ho fatto e lo sto facendo anche con mio padre. Questo lavoro mi sta togliendo tanta sofferenza e mi fa conoscere meglio me stesso.
Buon lavoro
Ciao Andrea
GRAZIE di cuore a tutti per le vostre riflessioni, il lavoro di questi anni in DP mi sta aiutando a conoscere me stessa. Ho scoperto che l’amore veglia anche sulla morte trasformandola in vita e la fede mi aiuta nella resurrezione. Un forte abbraccio Luisa
Cara Luisa,
Cara Luisa,
la lettura del post ha riportato la mia mente all’atmosfera carica di emozione e intensa partecipazione che si era creata nell’accogliente casa di Giuliana al momento della tua condivisione,
L’ascolto è stato per me grande dono e fonte di riflessione e insegnamento.
Ho avuto un rapporto difficile con mio padre, nell’ultima settimana in cui è sopravvissuto all’infarto sono riuscita ad abbracciarlo, baciarlo e dirgli “ti voglio bene” e lui non si è sottratto come era solito fare.
Grazie a te e a Darsi Pace che sempre di più aprono la mia mente e il mio cuore.
Un abbraccio.
Rosaria