Si è svolto a Trevi l’intensivo di fine anno dei gruppi Darsi Pace, a cui hanno partecipato quasi 250 nostri praticanti. È stato un grandissimo evento, che ci ha dato modo di conoscerci personalmente e di conoscere anche le realtà interne di questo movimento in continua espansione: i gruppi regionali, i gruppi culturali, il movimento giovanile L’Indispensabile, e così via. Abbiamo realizzato un piccolo video-sintesi di questa esperienza, oltre a questo testo di ricapitolazione.
Il titolo di questo intensivo era: “Io Sono, il soggetto rivoluzionario”.
Come sempre, ci siamo introdotti nel tema gradualmente e in una modalità iniziatica. L’Io infatti non può conoscere le cose se non trasformando lo stato in cui si trova. La conoscenza iniziatica si pone il problema dell’io, del soggetto che conosce. Se vogliamo conoscere l’Io Sono, e cioè l’essenza dell’Io, dobbiamo non solo interrogarci filosoficamente, ma partire proprio dal nostro io, che diamo per scontato proiettandoci all’esterno, nel mondo che crediamo oggettivo ma che in realtà produciamo con le lenti della nostra coscienza.
L’Io è, almeno in partenza, separato, confuso, scisso, triste, e perciò conosce il mondo che produce: un mondo assurdo, confuso, violento. Crediamo di essere delle figurine che si muovono in questo mondo, e crediamo che l’Io sia questa figurina, un personaggio di questo mondo. Questo è un tempo propizio per riscoprire che cos’è l’Io, per capirlo meglio. Stiamo scoprendo, o ri-scoprendo, che l’Io è in realtà il proiettore del film (non un personaggio) e che quindi ognuno di noi, nella sua verità, ha il potere di cambiare la realtà che produce.
Questa riscoperta è anche un ritorno, una con-versione, una svolta, una ri-voluzione.
«Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion, ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si aprì al sorriso, la nostra lingua si sciolse in canti di gioia.» (Salmo 125)
Partiamo sempre da una condizione di prigionia, di costrizione interiore, e il viaggio del ritorno è anche una gioiosa liberazione. Per questo motivo il cuore del lavoro di Darsi Pace, e quindi anche dell’intensivo di Trevi, è il laboratorio interiore. Bisogna infatti partire dalla trasformazione continua del proprio stato, perché spesso la nostra percezione interiore è spiacevole e confusa: da un lato sentiamo di essere “un disastro” mentre dall’altro lato dobbiamo agire, essere nel mondo, relazionarci con le persone e portare avanti la nostra vita. Abbiamo dentro un magma emotivo che non lasciamo emergere, perché continuiamo spesso a negare o rifiutare le nostre emozioni. Il primo passo allora è proprio aprirsi e portare queste emozioni alla luce di una consapevolezza non giudicante.
Il nostro “piccolo io” non crede che sia possibile trasformare sé stesso o il mondo: produce un mondo ingiusto, che percepisce come insopportabile, e che non è possibile modificare a partire dal medesimo stato. Una novità di questo tempo è che sta crollando infatti l’illusione di cambiare l’Io senza cambiare il proprio stato, e di cambiare il mondo senza cambiare l’Io.
La cultura egoico-cristiana si è fatta portatrice della speranza di salvare l’uomo ma senza un reale cambiamento dello stato dell’Io. Mentre i movimenti messianico-rivoluzionari hanno avuto esiti catastrofici perché hanno tentato di cambiare il mondo senza partire da un Io radicalmente convertito e trasformato. Questo è il motivo per cui oggi sia la politica che la spiritualità sono in crisi.
Cambiare il mondo e lo stato dell’Io è invece lo stesso movimento e deve ripartire dalla realizzazione del passaggio dal “piccolo io” alla vera essenza dell’Io: “io sono spirito creatore”.
«Voi siete la luce del mondo» (Mt 5, 14)
Abbiamo dunque svolto un esercizio di auto-conoscimento per iscritto, che abbiamo poi condiviso in gruppi con i formatori. Negli esercizi si può sperimentare la propria trasformazione personale, imparando a divenire consapevoli delle proprie ferite per aprirsi a un nuovo modo di essere. Nelle condivisioni invece si può sperimentare un’altra forma di lavoro interiore: quella dell’ascoltare gli altri per conoscere meglio sé stessi.
Nell giornata conclusiva abbiamo compreso meglio il senso della seconda parte del titolo: chi è il soggetto rivoluzionario? In realtà ogni Io liberato e trasformato agisce nel mondo come un principio di rivoluzione, di una rivoluzione avviata 2000 anni fa dall’Incarnazione e dalla Resurrezione. Solo che bisogna capire meglio che cosa significhi la parola rivoluzione, una parola di cui oggi stiamo riscoprendo meglio l’essenza.
Rivoluzione è un termine astronomico, che indica il moto di rivoluzione dei pianeti, che ruotano intorno al Sole. In senso figurato, la rivoluzione Copernicana diventa il radicale cambiamento di visione che inaugura la modernità: la Terra non è più al centro dell’universo, e questo cambia i rapporti dell’uomo (dell’Io) con l’assoluto e con il mondo. Da qui infatti discendono anche le prime rivoluzioni politiche, perché i poteri che pretendevano di essere al centro del mondo non hanno più alcun fondamento spirituale. Così viene decapitato il primo Re, Carlo I, in nome del popolo.
Allo stesso modo mentre la Chiesa Cattolica sta costruendo San Pietro, il Centro marmoreo della cristianità universale, Lutero provoca una (tuttora aperta) scissione proprio a causa degli scandali dovuti alla raccolta di fondi per San Pietro da parte del Papa.
Questo dinamismo storico e spirituale ha portato anche alle grandi rivoluzioni degli ultimi secoli, anche se stiamo cambiando progressivamente l’idea del soggetto rivoluzionario: fra il XVIII e il XIX secolo, da Robespierre a Mazzini, il soggetto rivoluzionario è il popolo in armi che insorge per ottenere la libertà e l’indipendenza. Nel XX secolo prevale invece il concetto marxiano: il soggetto rivoluzionario è una classe sociale, la classe operaia (e internazionale): sono i poveri, gli ultimi del mondo che si fanno portatori della rivoluzione.
Dopo il 1989 questa idea tramonta definitivamente e oggi stiamo comprendendo che il soggetto rivoluzionario è l’umanità nascente in noi, quell’umanità emergente che non vuole farsi distruggere. Perciò è un soggetto veramente universale. La rivoluzione è perciò una dinamica interiore e storico politica. Serve l’incontro fra una spiritualità cristiana rinnovata iniziaticamente e una politica rinnovata che riconosca di avere un sostrato messianico-rivoluzionario.
L’emersione di questa nuova umanità, di questa nuova soggettività, di questo Io Sono, è anche l’emersione di un’umanità divina.
Io Sono infatti è anche il nome di Dio. Il tetragramma YHWH significa Io Sono, il nome di Gesù significa YHWH salva, e cioè “Io Sono salva”. L’essenza dell’Io è un principio di salvezza e di rivoluzione. Infatti nella tradizione ebraica il tetragramma, il nome di Dio, è anche paragonato a una spada:
«Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore». (Eb 4, 12).
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