Continuiamo a ricevere le testimonianze di amici praticanti delle diverse annualità, che vogliono condividere l’esperienza del cammino compiuto fino ad ora.
Oggi, pubblichiamo la testimonianza di Claudio, che ringraziamo.
Allo stesso modo continuiamo a ringraziare tutti coloro che hanno voluto renderci partecipi del loro percorso, consapevoli di quanto, a volte, non sia facile condividere.
Come dice Marco in uno dei primi incontri… :”non siamo capaci di iniziare”. Così è per me in questo caso, questi tre anni sono stati molto ricchi ed importanti, ma ho difficoltà “a dare inizio” al racconto del mio cammino in DP.
Inizio descrivendo sinteticamente qual è stato il mio percorso di vita prima di approdare in DP. All’età di cinque anni ho subito il trauma di una malattia che mi ha ospedalizzato per un anno, la polio. Mi ha praticamente segnato per tutto il resto della vita.
In seguito ho frequentato la parrocchia del mio quartiere, San Leone Magno, fino al mio matrimonio avvenuto nell’anno 1982. Da quel momento è iniziato un graduale allontanamento dalla Chiesa, dalla religione, dalla vita parrocchiale, ma non dalla spiritualità in quanto non l’avevo mai praticata, in effetti non sapevo nemmeno cosa fosse.
L’immagine che avevo di me era quella della brava persona tutta lavoro e famiglia. Pensavo che l’insoddisfazione del rapporto con mia moglie ed i continui litigi facessero parte del “pacchetto matrimonio” insieme al mutuo da pagare, la pizza con gli amici, le vacanze. La nascita di mio figlio non migliorò il nostro rapporto, infatti dopo otto anni avviene la separazione.
Durante questo periodo i primi attacchi di panico mi comunicano che forse qualcosa non va per il verso giusto. All’epoca non sapevo nemmeno dell’esistenza di questo disturbo, ho capito in seguito che era un chiaro messaggio della mia anima. Compresi che la paralisi del corpo avuta a causa della malattia si era riversata anche nel mio stato di coscienza. Ma questa consapevolezza si palesa solo intorno ai cinquanta anni.
La mia “conversione” è nata da una impellente necessità, la vita mi aveva talmente messo sotto pressione che improvvisamente avvertivo l’esigenza di rispondere ad un’urgenza che gridava dal mio abisso. “Ascoltami o morirai senza avere vissuto…” e così ho dato ascolto a questa vocina, all’inizio flebile ed incerta fino a divenire oggi ferma ed ineludibile.
Ora sto in costante dialogo con Lei. E dato che la vita scorre su un fiume di paradossi, oggi, ne vivo uno anch’io, vivo in una solitudine-relazionale. Allontanandomi dal vecchio modo di stare al mondo mi sono avvicinato ai miei abissi utilizzando gli abissi degli altri. Filosofi, poeti, i grandi scienziati dalla mente umana, i “grandi” per esperienza vissuta (un esempio su tutti Viktor Frankl). Poi tante altre esperienze, sia di carattere psicologico che spirituale. Qualche viaggio in India, meditazione buddista di consapevolezza, costellazioni familiari, respirazione olotropica, analisi personale. Da circa tre anni sono volontario in un’associazione che si occupa della promozione della salute mentale attraverso i gruppi di auto mutuo aiuto, detti AMA. Questo in breve il mio percorso degli ultimi 15 anni, solo per iniziare a capire chi sono e dove voglio andare.
E’ solo l’inizio, il cammino è ancora lungo, ma ora ho incontrato Marco, Paola e tutti gli altri compagni di viaggio. Sento di avere ritrovato le mie radici cristiane, di avere compreso meglio il significato dei sacramenti, di far parte di una rivoluzione spirituale. Quindi, la mia solitudine è diventata relazionale, solitudine come presa di coscienza di una modalità di stare insieme che sta morendo, mentre con fatica cerco di rimanere in relazione con la fonte interiore che zampilla nel profondo di me ed in tutti coloro che mi accompagnano in questo entusiasmante viaggio. “L’unica sicurezza su come tu ti debba comportare ti può venire dalle sorgenti che zampillano nel profondo di te stessa.” (Etty Hillesum).
Allo stesso tempo in me c’è ancora tanta confusione, momenti di consapevolezza si alternano a stati di grande sconforto. Quando ascolto le parole di Marco mi sento nutrito, ho l’impressione di aver finalmente chiara la via da seguire. Poi, di nuovo questa inquietudine, sento che manca qualcosa e tutte le mie sicurezze svaniscono.
Il dubbio prende possesso di me, mi chiedo quale sia il mio progetto e se seguire il percorso tracciato da altri possa essermi d’aiuto. Poi lentamente, con fatica e grazie alla pratica della mattina, riemergo dall’inferno e mi concedo qualche altra ora di leggerezza, di espansione, di speranza. In alcuni giorni ho l’impressione che essere su questo pianeta sia una punizione, che sia una punizione anche avere un corpo. Altri giorni riesco appena a percepire che, invece, possa essere un dono, di essere un prescelto al quale viene data la possibilità di realizzare qualcosa di grandioso che però rimane celato. Insomma, è un cammino di grande tribolazione e insieme di grande entusiasmo. Comunque se ora mi guardo indietro ho la sensazione di essere stato sempre sostenuto e indirizzato, essermi imbattuto in DP rappresenta uno di questi aiuti.
Grazie a DP ho imparato che gli stati dell’io non sono solo genitore, adulto, bambino. Ma dal punto di vista cristiano sono principalmente io-egocentrato, io in conversione, io in relazione, io in Cristo.
Ho avuto in dono una pratica della quale giorno dopo giorno riesco ad assaporare sempre di più il gusto e la fragranza.
Ho imparato che dalla sofferenza ne posso uscire, anche più forte di prima.
Ho imparato ad accettare le mie parti di ombra e a viverle senza fuggire, per accoglierle ed integrarle in quanto ora comprendo che fanno parte di me.
Ho imparato a darmi pace, perché mi sento meno solo quando vedo che altri condividono con me le stesse emozioni, sofferenze, dubbi, speranze. Darsi Pace ha messo ordine in tutto ciò che forse già sapevo, ma che non riuscivo a vedere e a farne esperienza.
Ho anche imparato a restare vigile per non cadere in una “caricatura spirituale” del mio ego, vissuta per un periodo in cui mi sentivo un asceta ritirato dal mondo. Mi aiuta un famoso motto che dice…”chi tradisce la terra non raggiungerà mai il cielo”. La paura di vivere non voglio più giustificarla inseguendo un ideale spirituale, pertanto mi rendo conto che questa ricerca di “solitudine” è solo una fase di cambiamento, rimango aperto alla vita.
Oggi, il pensiero che il cammino continua mi è di grande conforto, mi attende un biennio di approfondimento e la ripetizione di uno dei tre anni a scelta. Anche questo mi sembra un dono.
Con immensa gratitudine.
La luce che ho visto sul tuo viso a Trevi e anche dopo è la stessa che irradia dalle tue parole.
Grazie di cuore.
Giuliana
Grazie Claudio. Mi ha molto aiutato leggere quello che hai scritto. Grazie anche per quel motto che non conoscevo ”chi tradisce la terra non raggiungerà mai il cielo”, devo tenerlo ben presente, perché la mia tentazione costante è quella di “Darmi pace” isolandomi dal mondo.
Un caro saluto
Grazie, caro Claudio, anche da me. Ho trovato tante risonanze nel tuo scritto e mi sono sentita anch’io grata per aver ricevuto il dono del cammino in darsi pace. Davvero nn siamo soli su questo strano pianeta e se scendiamo nelle nostre profondità incontriamo l’infinito che ci abita! Buon cammino, Claudio!
Carissimo Claudio, grazie per questa tua riflessione così completa, così aperta e tanto vera!!!!
Guardandoti e ascoltandoti avevo percepito benissimo un tuo evidente cammino, pur non sapendo praticamente nulla del tuo passato e delle tue problematiche.
Anche io avevo pensato di fare una sintesi di questi ultimi tre incredibili anni, ma poi vedendo come il nostro blog di annualità viene disertato avevo deciso che fosse meglio scrivere altrove, giusto per non perderne la memoria, ma non per condividere con chi a volte sembra soffrire per le altrui condivisioni!!!
Con calma, anche avendo un mezzo tecnico superiore al mio miserrimo cellulare, scriverò in uno spazio più ampio che non l’ ormai triste nostro blog annuale o il mio isolato diario.
Fra le cose che hai scritto mi ha colpito molto quello che dici della non-gioia del corpo.
Forse è desiderio avuto di leggerezza ulteriore, forse è non aver ancora vissuto esperienze che invece ti fanno percepire proprio il tuo corpo come “te stesso completo”, tempio psico-fisio-spirituale che ti fa esplorare altre dimensioni ed avvertire come un senso di forte appartenenza al creato e a tutto il cosmo.
Stati alterati di coscienza dirai tu…..si, certo, non si potrebbe vivere costantemente in quello stato, ma esplorarlo è un salto in alto-basso-intorno di una espansione unica.
Non parlo di sostanze stupefacenti artificiali, sia chiaro.
Il tuo chiaro schema dei fondamenti D.P. è molto efficace.
Questo terzo anno per me è stato un, probabilmente giusto, disincanto:quando mi sembra di avvertire anche fra noi qualche finta apertura, finto ascolto, ma il fatto è che io “alla libertà ci credo anche in vacanza”, ossia il nostro percorso non può essere settoriale e periodico, per lo meno non per me.
Grazie Claudio, sei una persona speciale.
Caro Claudio,
grazie del dono di esserci, delle tue condivisioni e dell amicizia nata così spontaneamente.
Ora ci conosciamo in un modo nuovo, non più secondo i valori del mondo, né di quelli solo spirituali-intellettuali ma come persone nuove consapevoli della storia della vita. Ora possiamo conoscerci, essere amici, volersi bene per l ‘Eternità. ..
Grazie a Giuliana, Aldo, Francesca, Claudia e Bianca per la vostra consonanza. Grazie anche a tutti gli altri “proficienti”, che insieme a noi hanno intrapreso il Sacro Viaggio. Vi auguro un’estate colma di doni.