Di parole in attesa

Commenti

  1. Walter Mutton dice

    Grazie ragazzi e complimenti accorati per il vostro impegno e il vostro studio. Siete anche molto bravi a spiegare cose molto sottili e perciò non facili.
    Non sono con voi fisicamente (e anagraficamente), lo sono spiritualmente… Walter

  2. Mi avete trasmesso in modo organico tante parti che anche io sento ormai indispensabili. Parole che almeno si esprimano e siano ascoltate nel qui ed ora che stiamo vivendo insieme. Quante volte ormai capita che tu stai dicendo una cosa ma l altro ti ha gia’ interrotto per associarlo a un altra esperienza sua o di altri già vissuta. È difficile stare insieme…perciò grazie per l esempio che ci avete dato nel lasciar che uno parlasse e gli altri ascoltassero fino in fondo…È difficile qd la parola che ti viene detta non corrisponde e tu scegli di morire anziché reagire subito. Poi magari dopo un po’ di silenzio ci torni su e riesprimi quello che volevi dire con parole più precise.
    E l altro capisce.
    Tanti modi da ritrovare per dare più senso come voi dite bene…
    Grazie

  3. Bravissimi, puntuali precisi efficaci, avete rianimato in me il profondo senso della parola e rinvigorito la volontà di avere cura delle parole che pronuncio e di quelle che ascolto…”le parole fanno mondo”

  4. giancarlo salvoldi dice

    Un silenzio da cui fiorisca la parola, bene-detta.
    La parola può proprio essere il fiore che torna a sbocciare all’alba, dopo il crepuscolo dell’Occidente e la sua notte.
    Parola espressione della coscienza di ogni persona e del suo essere, declinata nelle singole storie personali e nelle molteplici culture.
    Parola che viene dopo il silenziamento delle proprie maschere, nel silenzio disteso del proprio essere, in stile mariano.
    Nei termini proposti dalla poesia di Holderlin, giustamente letta in tedesco.

    Parola che vuole uscire, che cerca il “senso” perchè crede che la vita ha un senso.
    E ce l’ha per chi decide di darglielo, per chi decide di essere libero e quindi creativo, perchè la parola è potente e crea mondo.

    Daria parla a cuore nudo invitandoci così al coraggio di esporsi, in relazione vera, per conoscere se stessi conoscendo un po’ anche l’altro.
    Daria, Luca, Fabio, e gli amici di “Humus”, voi siete già inizio di realizzazione di quanto avete rappresentato con le parole, perchè sono “verbum” e “logos”, e colorate di emozioni, di cardiacità.

    “Trans-formazione” del “mondo-linguaggio”, come dice Luca, è sfida meravigliosa, è intrinseca al percorso iniziatico di “DarsiPace”, e riguarda tutti i nostri gruppi di cratività culturale.

    E ciascuno di noi può dare un contributo prezioso, cominciando a mettersi nella postura giusta che dia spazio a quel silenzio che è “gravido di parole in-attese”.

    Grazie per il vostro lavorare sodo ed entusiasiasmante, GianCarlo

  5. Brunella Lionetti dice

    Grazie…e applausi, in silenzio…sí, anche io concordo ( e da tempo sperimento) che silenziarsi è il primo, indispensabile passo da fare perchè le parole possano dirci qualcosa di vero, per noi: ossia, possano coincidere nei pensieri, emozioni e visioni, e così comunicandoli creare relazioni di senso. Necessita ritrovare una verginità della parola, nell’ ascoltarla prima e nel pronunciarla poi. E perchè possa accadere questo é essenziale un nostro percorso di purificazione … come sa chi lo sperimenta ( in Darsi Pace o altrove)
    senza il quale è come lavare I panni con l’acqua sporca! Inoltre, il tempo che viviamo all’insegna del consumo di tutto …e quindi, per primo, delle parole e delle immagini a loro attribuite … ci chiede con più urgenza la loro selezione: é vero, scegliere cosa mangiare; quale cibo davvero nutre e quale solo in apparenza, e anche quale cuoco lo prepara! Visto che oggi anche lui é diventato una star!
    M’interessa anche il rapporto tra parola e immagine: quali corrispondenze?
    Se noi intendiamo per parola, I segni dei rispettivi alfabeti del mondo, come si relazionano alle stesse cose, pur pronunciando segni diversi?
    Se un abitante di un villaggio giapponese e uno italiano vedono acqua, entrambi la riconoscono anche senza esprimerla a parole ( con le quali invece non la riconoscerebbero) e quindi essa esiste anche senza il nominarla, e possono berla!
    Ma, se non é presente, e bisogna chiederla, allora sì entra in campo la convenzione della parola!
    Perchè in questo senso, anche le parole che usiamo sono convenzioni, come le ore, I calendari e oggi I disegnini su w.app! Ma la Parola, quella che sotto intendono I Poeti, I Profeti, I Sapienti dove si trova, nelle cose che vediamo?
    Saluti cari. Brunella

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