Ricordo ancora molto bene la prima volta che sentii parlare di questi gruppi. Il fatto che Marco li definisse “iniziatici” mi fece immediatamente pensare a qualcosa come un circolo segreto, magari con costumi cavallereschi e spade per compiere sacri giuramenti. Inutile dire che in quel periodo, quando nutrivo sincero fascino per simili scenari, il mio animo non era molto in pace.
Anzi, potrei dire di essere giunto a Darsi Pace in una condizione di guerra interiore piuttosto radicale, che in qualche modo mi stava costringendo a prendere una decisione di svolta per tutta la mia vita. E così infatti è stato. Mi accorsi ben presto che le stesse categorie di identità in cui mi riconoscevo e in cui mi stavo formando come giovane adulto risentivano di una strana distorsione, ormai palesemente insostenibile, che mi conduceva ogni istante ad un bivio: seguire il mio impulso dominante alla rabbia e alla rigidità, in ogni ambito della vita, oppure trovare un modo di essere me stesso completamente inaudito. Un modo cioè per ricominciare.
Alla fine, per non impazzire a vent’anni, e mosso da profondissima attrazione nei confronti della persona e del pensiero di Marco Guzzi, quattro anni fa mi gettai in questa avventura.
Giunto ora ad una fase più avanzata del lavoro e avendone finora tratto soltanto benefici, essenziali e insostituibili a tutti i livelli per il mio cammino di vita, ho deciso di sintetizzare in alcuni punti fondamentali una serie di motivi salienti per cui un uomo o una donna di oggi potrebbero decidere di iscriversi a Darsi Pace.
Diciamo innanzitutto che l’attitudine di fondo di questo itinerario settennale si può condensare nella parola imparare. Essa contiene infatti l’ascoltare e il praticare, la pazienza del perseguire crescendo e il piacere del creare scoprendo. L’imparare è in sostanza l’essenza stessa della vita umana. In questa parola infatti risuona tutta la concreta e complessa gradualità di un cammino, di una lunga via che avanza nel suo stesso farsi. Ecco perché a partire da questo focus preliminare possiamo lasciar fiorire tutti i motivi che ci muovono non solo a iscriverci a Darsi Pace, ma ad accogliere la sfida stessa della nostra esistenza.
- IMPARARE A GODERE. Sin dal primo incontro della prima annualità ci viene insegnato ad osservarci con sempre maggiore profondità, nell’intimo del nostro corpo e del nostro pensiero, fino a riconoscere – con molta umiltà – la gran quantità di durezza, di ghiaccio e contrazione che abita quotidianamente nel nostro spirito, senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Questa rigidità interiore è qualcosa che in realtà ci fa stare molto male, disperde moltissima energia, e soprattutto ci impedisce di godere dei piaceri, anche piccoli, che abbiamo a disposizione. Piaceri anche assai comuni come un buon cibo, la compagnia di un amico, un viaggio o un’opera di semplice creatività, possono essere vissuti con molto più appagamento e integrità di quanto non lo siano nella condizione irrigidita in cui siamo il più delle volte immersi. In fondo noi non ci godiamo la vita, nemmeno quando spesso crediamo di goderne. Ecco perché una costante pratica meditativa è la terapia di guarigione del piacere più efficace che esista, senza alcun bisogno di ricorrere a mezzi estrinseci e spesso nocivi per la salute.
- IMPARARE AD ABITARE SULLA TERRA. L’uomo crede comunemente di saper vivere in questo mondo, dato che tutti ci siamo nati e cresciuti, e vista anche la nostra millenaria storia di adattamento alla natura. Tutto vero, ovviamente, ma il discorso è più complesso di quanto sembra. Proprio l’avanzatissimo sviluppo della tecnica moderna, unita a tutta una serie di mutamenti radicali della civiltà, sta mettendo oggi a serio rischio la possibilità di sopravvivenza della nostra specie sul pianeta. Questo fatto, d’altra parte, è solo il riflesso più ampio di una lunga sequela di modi umani di vivere ormai chiaramente insostenibili: l’attivismo disumanizzante del mercato, la crescente disuguaglianza sociale, la diffusa povertà di pensiero e di visione, le patologie psichiche dilaganti, e così via. Da tutto ciò si capisce bene che vivere sulla terra – ossia nella dimensione esistenziale in cui siamo collocati come umani – è una cosa molto seria e complessa, che richiede un lavoro continuo lungo tutta la vita. Il pensiero e le pratiche progressive dei gruppi Darsi Pace possono essere di immenso aiuto in questo senso all’uomo contemporaneo.
- IMPARARE A PENSARE CREATIVA-MENTE. Nei gruppi Darsi Pace si finisce quasi subito con lo scoprire che l’atto umano del pensiero è qualcosa di immensamente più grande e inebriante di quanto avessimo mai creduto. La cultura e la narrazione dominante ci comunicano infatti dalla mattina alla sera un’idea del pensiero incredibilmente povera e inutile, ossia sostanzialmente nociva e falsa. La pubblicità ci dice che dobbiamo pensare solamente a cosa consumare oggi o nell’arco di una settimana, i linguaggi iper-tecnici dell’economia e della scienza ci insegnano invece che il pensiero è essenzialmente fatto di calcoli e procedimenti logico-concettuali. Nessuno però si fa una domanda molto semplice: che cosa ha a che fare il pensiero con la creatività? …intendo, con la possibilità di dar vita a qualcosa che prima non esisteva, traendo ispirazione da fonti invisibili più belle, grandi e potenti del mondo visibile? Se decidiamo, in altre parole, di aprirci ad un’altra esperienza del nostro pensare, ci accorgiamo – con nostro stupore originario – che ogni atto conoscitivo, concreto e contemplativo della vita è in sé un atto veramente creativo, che come tale quindi dà molto piacere, ed è fonte di significato e di senso incarnato per la nostra esistenza. Aiuta inoltre noi stessi e il mondo in cui ci troviamo a guarire da tante allucinazioni materialistiche e nichilistiche. Un’esigenza dunque improrogabile!
- IMPARARE A RICOMINCIARE. L’insegnamento complessivo, costante e mai esauribile del cammino di Darsi Pace è quello che l’essere umano, sia come individuo che come umanità storica, può sempre e di nuovo ricominciare, se solo lo vuole e lo decide liberamente. Ricominciare vuol dire: ricominciare ad essere umani, ritrovare se stessi e il mondo come per la prima volta, essendo davvero la prima volta, alla maniera di un bambino che abbia tutta la vita davanti. Di solito noi ricominciamo dopo che qualche cosa è finito. La fine (di un’epoca o di un’esperienza di vita) si scopre in tal senso come il movente stesso di un altro inizio. Non c’è mai vero inizio senza una fine. Così, le grandi crisi storiche della civiltà, allo stesso modo delle nostre crisi personali, sono sempre sintomi di una fine che in sé può e deve essere coltivata in vista di un inizio, giacché sotto sotto essa racchiude un terreno molto fecondo per la nascita. Noi tutti, come umanità, viviamo una profonda crisi a tutti i livelli (dalla politica all’esistenza, dall’economia all’ambiente). Urge un autentico ri-pensamento creativo di tutte le categorie antropologiche vigenti fino a oggi. La fatica di questo sentiero finale-iniziale, sempre più impellente per tutti noi, costituisce il cuore pulsante del ricominciamento, ossia la sfida fondamentale che decidiamo di offrirci iniziando Darsi Pace.
Ricordiamo infine che una nuova misteriosa fase della storia del nostro movimento sta cominciando. Il movimento stesso, al suo ventesimo anno di vita, sta in un certo senso ri-cominciando: un’occasione per rinascere, per espandersi e incrementare il nostro spirito sempre più in profondità. Con questo animo di principianti, ossia iniziandi ad una nuova vita, ci prepariamo con gioia e curiosità a questa nuova fase, potenzialmente piena di sorprese al di là di ogni prevedibilità.
Buon inizio a tutti i praticanti! –
Hai ben descritto in modo essenziale e attrattivo gli aspetti fondamentali del cammino di Darsi Pace. Auguriamoci che molte persone di tutte le età decidano di percorrerlo. Una veterana, Mariapia
IMPARARE A RICOMINCIARE!
Ho appena finito il primo settennio e il bisogno di ‘ricominciare’ si è fatto subito sentire come se in questi primi e lunghi sette anni (per la verità percepiti da me come ‘volati via’) avessi esclusivamente preparato il terreno per una semina che ancora deve essere fatta!
Un po’ come preparare un orto che per dare frutto deve essere lavorato a dovere…e poi concimato…e annaffiato…e zappettato…e ripulito dalle erbacce…
Insomma, un lavoro che non finisce mai perché ogni raccolto ne prepara un altro che migliora la qualità dei frutti e rende il contadino più ‘sapiente’ …
Auguri a tutti coloro che vorranno IMPARARE a gustare la vita nel suo divenire, ciao, mcarla
Grazie Luca per la tua giovanile freschezza di pensiero.
Si, bisogna sempre RI-COMINCIARE da dove eravamo rimasti, dai nostri fallimenti, dalle nostre mancanze, dalle nostre incompiutezze. Ri-cominciare sempre il lavoro su noi stessi, per imparare a GODERE delle nostre guarigioni e liberazioni; ad ABITARE la terra senza avidità distruttive; a PENSARE con mente creativa e non nevrotica, imparando a vivere i nostri giorni in maniera più umile e fiduciosa , nell’ascolto del nostro spirito più profondo che ci unifica nella speranza di una Nuova Umanità, non più auto-distruttiva.
Grazie per gli auguri poichè ri-comincio quest’anno, con un certo timore e tremore, credo che scoprirò un po meglio, se ho davvero amato quello che fino ad oggi ho vissuto e creduto di Amare. Forse le cose migliori arrivano solo dopo aver vissuto quelle peggiori …..
Ivano
Io e la mia compagna abbiamo conosciuto Marco Guzzi circa 4 mesi fa, in un periodo per me nero per via del lavoro. Ci siamo subito innamorati della persona e quest’anno inizieremo il cammino. Io ho 43 anni ma mi sento perennemente principiante. Grazie per la tua testimonianza e a presto!
Caro Luca, mi concedo di chiamarti così, il tuo scritto è quanto mai puntuale e a dritto al nocciolo. Sono appena al secondo anno del primo triennio e leggere le tue parole è come ri-fare il punto e , come dice Marco, ri-trovare la motivazione, ri-lanciare come quando durante la pratica sentiamo il dorso piegarsi un poco. Personalmente , nel muovere i primi passi in questo cammino, le tue riflessioni sono linfa che alimenta la fame di pace in me ha bisogno di essere nutrita. Ci sono la freschezza e l’intensità del desiderio, che spesso disperdiamo in una inutile fuga, quando invece bisognerebbe fermarsi, guardarsi dentro e riconoscere tutte le ombre, chiamarle per nome anziché nasconderle nell’inutile tentativo che ce ne si possa dimenticare ed allontanare, ascoltarne le voci e comprenderne infine passionevolmente la condizione, che è la nostra. E così arrivare un giorno al perdono ed essere grati di aver ricevuto per-dono l’opportunita’ di poter sviluppare, attraverso questo umile riconoscimento, quella consapevolezza, quel desiderio di senso che sentiamo innato dentro di noi. In questo ri-trovo lo slancio e la motivazione che mi fanno incontrare un nuovo inizio ogni volta. Grazie